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8.5/10
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Quando è uscita la notizia che il manga di Beastars, edito da noi da Panini, sarebbe stato trasposto in un anime, ho avuto sentimenti contrastanti. Se da un lato ero contenta perché credo che sia un'opera scritta davvero bene e quindi vorrei che la conoscessero molte più persone, dall'altro ero anche timorosa di vedere il risultato, conscia che spesso vige la regola non scritta che "L'anime è bello ma il manga è meglio".
Quando quindi finalmente la serie realizzata dallo Studio Orange ed uscita ad ottobre sul contenitore +Ultra di Fuji TV è approdata alla metà di marzo su Netflix Italia, mi sono approcciata alla sua visione con tanta trepidazione e curiosità. E in pochi giorni ho letteralmente "divorato" i 12 episodi che compongono la serie e che coprono i primi 47 capitoli del manga. E mi sono innamorata per la seconda volta di questa incredibile storia.

Di cosa parla infatti Beastars? In un mondo popolato da animali antropomorfi, erbivori e carnivori coesistono gli uni con gli altri. Per gli studenti della scuola di Cherryton la vita quotidiana è piena di speranze ed amori ma anche di disagio e timore. Il protagonista, il lupo grigio Legoshi, è un membro del club di teatro.
Nonostante l'aspetto minaccioso, il giovane è in realtà dotato di un animo buono e gentile; per tutta la sua vita è però stato temuto ed odiato dagli altri animali a causa dei pregiudizi, a tal punto da esserci ormai abituato. Ma un evento gravissimo stravolge la sua vita e quella dei suoi compagni, mandando in frantumi il fragile equilibrio fra le specie.

Attraverso lo scontro fra carnivori ed erbivori, Paru Itagaki riesce a raccontare gli istinti più profondi del genere umano e a criticare le ipocrisie della società moderna. La storia mette in luce le paure nei confronti di ciò che è diverso da noi e smantella uno ad uno i pregiudizi e le ovvietà. I carnivori sono mostri assetati di sangue mentre gli erbivori sono creature indifese pronte solo per essere mangiate. Niente di più falso: qui abbiamo un trio di personaggi che scardina questa affermazione. Legoshi è un grosso lupo grigio, emblema perfetto di forza e voracità con le sue spalle larghe e le sue zanne possenti; in realtà è timidissimo, adora gli insetti, è educato e premuroso.

Haru è una coniglietta nana dal pelo completamente bianco, ma è tutto fuorché remissiva e timida: nonostante sia vittima di bullismo da parte delle altre compagne, reagisce e non si sottomette, facendo della sua bellezza un'arma per sentirsi viva e non essere compatita.
Louis è un cervo rosso, leader indiscusso della scuola, fiero, elegante e adorato da tutte le femmine dell'Istituto Cherryton. In realtà si porta dietro un doloroso passato, una ferita aperta che gli fa mettere in discussione tutta la sua vita. Non è un caso che sia l'attore principale del club di teatro: Louis recita davanti a tutti, anche a se stesso e l'incontro con Legoshi gli permetterà di affrontare i suoi demoni.

Da un lato abbiamo quindi erbivori che odiano la loro debolezza e non vogliono sentirsi prede nemmeno di fronte al carnivoro più temibile. Dall'altro lato invece c'è Legoshi che odia la sua forza, perché teme di non riuscire a controllarla soccombendo ai propri istinti e trasformandosi così in un mostro assetato di sangue.
Sarà il confronto fra di loro a far capire che può esistere una convivenza pacifica solo se prima si accetta la propria natura e se si riescono a trasformare i punti deboli in punti di forza. Solo aiutandosi a vicenda si possono apprezzare le peculiarità di ognuno.

Le vite di questi tre giovani si intersecheranno in maniera imprevedibile, dando vita ad una serie di colpi di scena magistrali. Ma tutto questo si può tranquillamente leggere nel manga, quindi perché vedere la serie animata?
Perché lo Studio Orange è stato incredibilmente intelligente: ha preso i disegni e la storia creati da Paru Itagaki e l'ha esaltata, aggiungendo esattamente le uniche cose che mancavano e cioè i colori, le luci, le musiche e i suoni. Sono riusciti così nell'impresa di confutare l'assioma enunciato all'inizio del "l'anime è bello ma il manga è meglio".
L'anime è bello tanto quanto il manga. Pur essendo specializzato in produzioni 3DCG, lo Studio Orange fonde le tecniche più innovative con quelle più tradizionali, prendendo il meglio di entrambe.

Shinichi Matsumi (Pom Poko, Porco Rosso, Shingeki no Bahamut: Genesis) è il regista, Nao Ootsu (Saga of Tanya the Evil, Banana Fish) si è occupato del design dei personaggi, Eiji Inomoto (Ghost in the Shell Arise) ha diretto la computer grafica e Satoru Kousaki (Wake Up, Girls!, Oreimo, Monogatari Series: Second Season) ha composto la colonna sonora. Abbiamo poi Ken Hashimoto come color designer e Shiori Furusho come direttore della fotografia.
Anche chi come me è sempre un po' diffidente verso la CG, qui non potrà che ammirare la bellezza delle immagini. Pur non essendo perfette, siamo a livelli molto alti.

La fluidità dei movimenti è dovuta al fatto che lo Studio usa una motion capture separata per le espressioni del corpo e del viso, ed anche in una sequenza breve come questa gli animatori si sono serviti di una ballerina professionista per avere tutti i dati e rendere convincente anche una sequenza di pochi minuti.
Nao Ootsu ha dato solidità e profondità ai disegni su carta di Paru Itagaki. Sono animali ma si muovono come gli umani, e allo stesso tempo sono usate caratteristiche tipiche degli animali per farci capire le loro emozioni senza bisogno di parole. Le orecchie di Legoshi e la sua coda sono più espressive di qualsiasi discorso.
Molto importante inoltre è forse un aspetto che non tutti notano ad una prima visione: tutti i personaggi si muovono, non solo quelli in primo piano, ma anche quelli che restano sullo sfondo, dando un senso di pienezza e autenticità.

Il motivo per cui l'animazione di questa serie soddisfa anche gli spettatori più esigenti e tradizionalisti è che fonde intelligentemente la tecnologia moderna con quella più classica. Se le tecniche tradizionali si adattano meglio alle esigenze di quella scena specifica, lo staff dello Studio Orange non ha paura ad usarle.
Gli animatori hanno ripetutamente ribadito che non considerano l'animazione 3D intrinsecamente superiore al 2D ma piuttosto complementare, e i risultati si vedono. Movimenti, luci e colori sono studiati per avvolgerci in questa storia e farci trascinare in un turbinio di emozioni, empatizzando fortemente con tutti i personaggi.

Ma non ci sono solo le immagini: una parte fondamentale della buona riuscita di questo anime sono senza dubbio le musiche e i suoni. La colonna sonora è stata realizzata da Satoru Kōsaki, autore da molti anni di musica per videogiochi e anime: basti citare Lucky Star e La malinconia di Haruhi Suzumiya.
Per Beastars ha dichiarato che quando ha pensato a quale tipo di musica poteva adattarsi a questa storia, gli è venuta in mente la musica gitana, perché ha influenzato la musica classica fondendosi con le culture locali. Nostalgia, vitalità ed esotismo sono tutte unite in questo genere; il tema della serie è un valzer, ma se suonato da strumenti musicali dal vivo, sembrerebbe un'esibizione di strada e se suonato su un pianoforte sembrerebbe Chopin. Ha la capacità di trasformarsi completamente a seconda degli arrangiamenti.


Inoltre Kōsaki ha pensato che sarebbe stato interessante associare uno strumento ad ogni specie: ai carnivori gli ottoni e agli erbivori gli strumenti a fiato. Inoltre, la dimensione degli strumenti corrisponde alla dimensione degli animali, quindi per Legoshi si è usato il trombone mentre per Haru un flauto.

La cantante YURiKA ha realizzato le canzoni "Le zoo", "Sleeping instinct", "Marble" e "Floating Story on the Moon". L'opening "Wild Side" eseguita da ALI è invece realizzata interamente in stop motion, con un dispendio cospicuo di budget e di lavoro.

Beastars è disponibile su Netflix sia con il doppiaggio originale sottotitolato che doppiato in italiano. Sebbene io veda quasi sempre gli anime nella versione giapponese, questa volta ho voluto sentire anche la versione italiana soprattutto perché volevo concentrarmi sulle immagini, senza essere distratta dalla lettura dei sottotitoli.
E non mi sono pentita di questa scelta: confrontandole con quelle nipponiche, ho trovato le voci italiane azzeccate. Manuel Meli è Legoshi, Flavio Aquilone è Louis e Giulia Franceschetti è Haru, giusto per citare i ruoli principali. L'adattamento dialoghi è stato curato da Marco Liguori, mentre la direzione del doppiaggio è stata affidata a Daniela Inserra.

A conti fatti Beastars è davvero un anime ben riuscito, grazie ad una trama solida e ad uno studio come Orange che ha capito cosa doveva essere fatto per esaltare al massimo le qualità del manga. Quindi nessun difetto? Se vogliamo essere pignoli, si può notare in alcune sequenze una leggera legnosità nei movimenti, ma sono davvero brevi attimi che non inficiano la qualità generale della serie.
Forse mi sarebbe piaciuto vedere maggiormente la potenza fisica di Legoshi che rispetto al manga appare più magrolino e con le spalle più piccole. Ma vedergli agitare la grossa coda o muovere le orecchie a seconda dei suoi stati d'animo è stato un colpo al cuore. Per non parlare delle musiche, soprattutto quelle strumentali che accompagnano perfettamente i sussulti emotivi di attori e spettatori.
Attendiamo quindi fiduciosi la seconda stagione.