Recensione
One-Punch Man
10.0/10
Semplicemente un capolavoro. Fatta questa breve premessa, ora vi spiego il perché di tale affermazione, ovviamente distinguendo tra obbiettività e soggettività, dato che "One-Punch Man" è il mio anime preferito in assoluto.
Iniziamo partendo dal fatto che solo chi è un vero fan degli shonen ma sufficientemente maturo per guardare i seinen può apprezzare appieno la genialità, l'originalità e la magnificenza di quest'opera.
L'anime è la parodia per eccellenza di tutti gli shonen, in particolare quelli da combattimento, con al proprio centro il suo anomalo protagonista, Saitama. A differenza dei classici protagonisti che subiscono una crescita sia mentale che fisica durante la storia, migliorando di battaglia in battaglia, tra vittorie e sconfitte, per poi diventare i personaggi più forti solo alla fine, Saitama ha già raggiunto il suo apice addirittura prima dell'inizio dell'anime; con apice intendo che non può più andare oltre, non ha più limiti da superare, è infinitamente forte e imbattibile, altrimenti andrebbe a scontrarsi con quello che è l'opera, dato che diventerebbe solamente un protagonista shonen più overpowered degli altri. E già qua si nota una delle genialità partorite dalla mente di One. "Come è diventato così forte?", vi starete chiedendo, ebbene seguendo per tre anni un regime di allenamento di cento piegamenti, cento addominali, cento squat e dieci chilometri di corsa al giorno; ed ecco che l'autore demolisce di nuovo uno dei tanti cliché shonen, ovvero quello degli allenamenti sovraumani e spropositati. Anche se l'allenamento di Saitama è comunque disumano, considerando che l'ha fatto in una singola seduta, fino allo sfinimento, ogni giorno per tre anni - sì, perché altrimenti tutti ne sarebbero capaci, suddividendolo durante la giornata - rimane comunque ridicolo rispetto agli allenamenti alla Goku, Naruto, Ichigo e compagnia bella. Eppure, con un allenamento estremamente facile per gli standard shonen, ha ottenuto una forza spropositata, a costo dei suoi capelli e gran parte delle sue emozioni, presentando un aspetto estremamente banale, come se non fosse il protagonista ma una comparsa, da rendere il tutto paradossale considerata la sua potenza, buttando giù l'ennesimo cliché dei protagonisti ed eroi forti e bellissimi.
Saitama è in preda a una crisi esistenziale: avendo iniziato ad allenarsi per poter combattere i mostri e proteggere le persone, facendo l'eroe per hobby, come dice lui, col passare del tempo è diventato sempre più forte, fino a non avere più nulla da temere in battaglia, rendendolo completamente apatico; la prima stagione si concentra sulla ricerca del protagonista di un degno avversario, a cui verrà affiancato come allievo il cyborg Genos, il classico protagonista shonen, e sulla sua scalata nella Associazione Eroi, dopo aver deciso di diventare un eroe professionista, assieme al cyborg. Quest'ultima è usata dall'autore per criticare aspramente i sistemi della società giapponese, poi alla fin fine di quella generale, ovvero una società estremamente competitiva, dove si giudica prima l'aspetto e poi le qualità delle persone, dove i principali interessi sono il denaro e la fama. Ciò comporta un perenne conflitto tra Saitama e il resto del mondo, dato che quasi tutti lo credono a prima vista un rammollito, dato il suo aspetto, inconsapevoli della sua vera forza, inoltre Saitama è uno dei pochi a incarnare il vero eroe, a differenza di tanti suoi colleghi. Sì, perché "One-Punch Man" è in verità un seinen: a prima vista può sembrare solamente uno shonen originale, ma in verità affronta questioni etiche ed esistenziali, accusando il sistema corrotto e oppressivo della società.
Sul comparto tecnico c'è da dire solamente questo: oro, oro puro, complimenti a Madhouse per la qualità dei disegni e delle animazioni, la migliore che abbia mai visto. E purtroppo mi tocca partire proprio da qui con la seconda stagione, siccome c'è stato un cambio di studio con il J.C. Staff, ed è inutile dire che hanno fatto un pessimo lavoro, soprattutto considerando il precedente. Per la storia non ho nulla da ridire, l'ho adorata come la prima: Saitama continua a soffrire della sua apatia mentre combatte mostri, incontra nuovi personaggi e scala la classifica degli eroi, Genos, come il classico protagonista shonen, diventa sempre più forte. Solo che in primo piano non c'è più Saitama, ma Garou, il cacciatore di eroi, l'ennesimo tipico personaggio shonen, ma essenziale per mantenere interessante l'anime, dato che Saitama come protagonista assoluto ha potuto funzionare alla perfezione per una stagione, ma si sarebbe rivelato pesante e monotono con un'ulteriore.
In conclusione, lo consiglio assolutamente, non solo ai fan degli shonen ma anche a quelli dei seinen, dato che affronta tematiche serie e presenta messaggi celati. Per me è la perfetta unione tra i due generi; detto questo, voto diesci! Come direbbe il buon Alessandro Borghese.
Iniziamo partendo dal fatto che solo chi è un vero fan degli shonen ma sufficientemente maturo per guardare i seinen può apprezzare appieno la genialità, l'originalità e la magnificenza di quest'opera.
L'anime è la parodia per eccellenza di tutti gli shonen, in particolare quelli da combattimento, con al proprio centro il suo anomalo protagonista, Saitama. A differenza dei classici protagonisti che subiscono una crescita sia mentale che fisica durante la storia, migliorando di battaglia in battaglia, tra vittorie e sconfitte, per poi diventare i personaggi più forti solo alla fine, Saitama ha già raggiunto il suo apice addirittura prima dell'inizio dell'anime; con apice intendo che non può più andare oltre, non ha più limiti da superare, è infinitamente forte e imbattibile, altrimenti andrebbe a scontrarsi con quello che è l'opera, dato che diventerebbe solamente un protagonista shonen più overpowered degli altri. E già qua si nota una delle genialità partorite dalla mente di One. "Come è diventato così forte?", vi starete chiedendo, ebbene seguendo per tre anni un regime di allenamento di cento piegamenti, cento addominali, cento squat e dieci chilometri di corsa al giorno; ed ecco che l'autore demolisce di nuovo uno dei tanti cliché shonen, ovvero quello degli allenamenti sovraumani e spropositati. Anche se l'allenamento di Saitama è comunque disumano, considerando che l'ha fatto in una singola seduta, fino allo sfinimento, ogni giorno per tre anni - sì, perché altrimenti tutti ne sarebbero capaci, suddividendolo durante la giornata - rimane comunque ridicolo rispetto agli allenamenti alla Goku, Naruto, Ichigo e compagnia bella. Eppure, con un allenamento estremamente facile per gli standard shonen, ha ottenuto una forza spropositata, a costo dei suoi capelli e gran parte delle sue emozioni, presentando un aspetto estremamente banale, come se non fosse il protagonista ma una comparsa, da rendere il tutto paradossale considerata la sua potenza, buttando giù l'ennesimo cliché dei protagonisti ed eroi forti e bellissimi.
Saitama è in preda a una crisi esistenziale: avendo iniziato ad allenarsi per poter combattere i mostri e proteggere le persone, facendo l'eroe per hobby, come dice lui, col passare del tempo è diventato sempre più forte, fino a non avere più nulla da temere in battaglia, rendendolo completamente apatico; la prima stagione si concentra sulla ricerca del protagonista di un degno avversario, a cui verrà affiancato come allievo il cyborg Genos, il classico protagonista shonen, e sulla sua scalata nella Associazione Eroi, dopo aver deciso di diventare un eroe professionista, assieme al cyborg. Quest'ultima è usata dall'autore per criticare aspramente i sistemi della società giapponese, poi alla fin fine di quella generale, ovvero una società estremamente competitiva, dove si giudica prima l'aspetto e poi le qualità delle persone, dove i principali interessi sono il denaro e la fama. Ciò comporta un perenne conflitto tra Saitama e il resto del mondo, dato che quasi tutti lo credono a prima vista un rammollito, dato il suo aspetto, inconsapevoli della sua vera forza, inoltre Saitama è uno dei pochi a incarnare il vero eroe, a differenza di tanti suoi colleghi. Sì, perché "One-Punch Man" è in verità un seinen: a prima vista può sembrare solamente uno shonen originale, ma in verità affronta questioni etiche ed esistenziali, accusando il sistema corrotto e oppressivo della società.
Sul comparto tecnico c'è da dire solamente questo: oro, oro puro, complimenti a Madhouse per la qualità dei disegni e delle animazioni, la migliore che abbia mai visto. E purtroppo mi tocca partire proprio da qui con la seconda stagione, siccome c'è stato un cambio di studio con il J.C. Staff, ed è inutile dire che hanno fatto un pessimo lavoro, soprattutto considerando il precedente. Per la storia non ho nulla da ridire, l'ho adorata come la prima: Saitama continua a soffrire della sua apatia mentre combatte mostri, incontra nuovi personaggi e scala la classifica degli eroi, Genos, come il classico protagonista shonen, diventa sempre più forte. Solo che in primo piano non c'è più Saitama, ma Garou, il cacciatore di eroi, l'ennesimo tipico personaggio shonen, ma essenziale per mantenere interessante l'anime, dato che Saitama come protagonista assoluto ha potuto funzionare alla perfezione per una stagione, ma si sarebbe rivelato pesante e monotono con un'ulteriore.
In conclusione, lo consiglio assolutamente, non solo ai fan degli shonen ma anche a quelli dei seinen, dato che affronta tematiche serie e presenta messaggi celati. Per me è la perfetta unione tra i due generi; detto questo, voto diesci! Come direbbe il buon Alessandro Borghese.