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6.0/10
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Nel pieno delle guerre civili che insanguinarono il Giappone dell'era Sengoku, un samurai della famiglia Tokugawa viene incaricato di porre fine a quell'insensato spargimento di sangue. A questo scopo decide di addestrare una squadra di assassini con lo scopo di eliminare tutti gli oppositori del suo signore Ieyasu e permettergli di unificare finalmente il paese.
Raccolti dieci giovani orfani, si ritira in montagna dove comincia il loro addestramento, che si protrae per dieci, lunghi anni. Al termine di tale periodo, i cinque sopravvissuti, capeggiati dalla bella Azumi (Aya Ueto), sono diventati dei letali spadaccini e vengono inviati ad eliminare gli ultimi oppositori dei Tokugawa. Ma già dopo il primo omicidio si trovano braccati da sicari intenzionati a prendere le loro teste...

Azumi conferma purtroppo quella che è quasi una costante nel cinema del sol levante: quando infatti una pellicola è tratta da un qualche manga ed è interpretato da una delle migliaia di idol che impazzano in Giappone, quasi sicuramente ci si troverà di fronte ad una produzione mediocre.
Non siamo al disastro totale, tuttavia nonostante la nomea di "cult" spesso associata al film, si riscontrano evidenti limiti. Innanzitutto una messa in scena di dubbio gusto, che accosta una fotografia dai colori davvero troppo accesi, protagonisti di bell'aspetto ma dalle dubbie capacità interpretative e costumi davvero pacchiani (la Ueto indossa un'improbabile mise azzurrina con shorts e... calzettoni bianchi!).
A questo si aggiunge una trama persino interessante nelle premesse, ma banale ed insensata alla prova dei fatti. A partire dal fatto che dopo dieci anni di addestramento per diventare degli assassini spietati, isolati tra i monti senza nessun contatto con l'esterno, i cinque protagonisti appaiano più come degli adolescenti imbranati ed insicuri piuttosto che dei letali sicari.
Ma il peggio lo riscontriamo nei nemici, figure teoricamente "storiche" che, una volta scoperte le intenzioni omicide del gruppo di ragazzini, invece di andare con i loro uomini a sistemare la faccenda preferiscono sguinzagliare sulle loro tracce la peggiore feccia del Giappone medievale: banditi e assassini che non risparmiano nemmeno i gatti che incrociano per strada. Una scelta fatta con il non troppo velato scopo di giustificare gli omicidi commessi dai protagonisti, che possono superare i loro tormenti interiori proprio grazie all'insensata ferocia dei nemici e rimanere dunque nel campo dei "buoni". Il tutto, ovviamente, condito da dialoghi piatti, di un'ingenuità disarmante. Se non fosse per l'abbondante spargimento di sangue, verrebbe da pensare ad una pellicola pensata per un pubblico di adolescenti, oltre che ovviamente per i fan degli idol coinvolti.
Detto questo, ci sono anche dei punti a favore della pellicola: Aya Ueto è bravina, si impegna molto nella recitazione e riesce a risultare persino credibile nei combattimenti, il che non è poco, basti pensare all'improponibile Yumiko Shaku vista in "Princess Blade"!
L'altro punto forte della produzione è rappresentato dai combattimenti, davvero ben coreografati, abbastanza realistici e violenti, con abbondanti dosi di sangue, come da tradizione del genere chambara, il cappa e spada giapponese. Naturalmente si assiste a situazioni in cui un solo guerriero riesce a sterminare decine di avversari contemporaneamente, come accadeva, - ad esempio - in "Samurai" (meglio noto a livello internazionale come "Lone Wolf & Cub"): Azumi non è Itto Ogami, ma la Ueto non sfigura quasi mai, se non quando, tra una battaglia e l'altra, ci regala qualche ridicola posa da idol (inguardabile nel finale quando si pavoneggia con un mantello nero, evidentemente introdotto per renderla più cool).
In definitiva un prodotto consigliato unicamente agli appassionati del genere (o della Ueto), disposti a perdonare le molte manchevolezze della pellicola in nome di uno spettacolo rilassante e senza troppi pensieri, ben girato e una volta tanto interpretato in maniera accettabile.