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Prima di tutto vorrei dire che mi piace la musica anche se, non sono mai stato fan di quella classica,tuttavia il titolo di questo anime mi intrigava ma, il pensiero di trovarmi a vedere una serie stile “Holly e Benjy”, dove al posto del campo c’era un auditorium e al posto del pallone un pianoforte, mi disturbava alquanto. Così ho fatto un primo tentativo di visione, ma dopo pochi minuti, tutti i miei timori sembravano confermati, e ho interrotto il programma. Non so per quale motivo, ma alcuni giorni dopo ho deciso di riprendere questo anime, e devo dire che ne è valsa la pena!
Per cominciare, questa creazione bilancia piuttosto bene le scene serie con quelle umoristiche, riuscendo ad emozionare ma anche a sdrammatizzare, forse con qualche piccolo eccesso. Molti episodi mi hanno lasciato una malinconia di fondo, e in alcuni momenti è riuscito a commuovermi, d’altronde se non lo avessero fatto, non starei qui a recensirlo. Se l’obiettivo era riuscire a suscitare emozioni allo spettatore, dal mio punto di vista, lo fa e lo fa alla grande.
Vorrei elencare le cose che mi sono piaciute a partire dal primo protagonista di questa storia:
La musica!
E quello che è l’eterno dilemma tra tecnica ed emozioni, tra un’esecuzione perfetta, che fa esaltare pochi intenditori, o una imperfetta che invece scalda il cuore delle persone comuni, fra ripetere lo spartito come potrebbe fare una macchina senza sentimenti, o vedere il piano come un mezzo di per connettersi a qualcosa di più intimo e profondo, che all’inizio nemmeno si sa di avere, per poi farlo arrivare con tutta la sua potenza, a chi ha la fortuna di ascoltare.
Quale di queste due approcci è più importante?
L’autore fa capire chiaramente dove cada la sua scelta, per lui la musica è un mezzo di espressione, dove il diritto di comunicare le proprie emozioni, non è una esclusiva dei soli compositori, che siano Mozart, Bach o Beethoven, ma anche di tutti coloro che dopo anni di studio rieseguono un componimento, facendolo loro, magari rimanendo non fedeli allo spartito, ma ai sentimenti che quell’opera ,scritta secoli prima, riesce a far loro emergere. L’autore fa dire a Hiroko “Un piano tira fuori tutto quello che un musicista ha dentro di se, le tue emozioni nascoste, la parte di te che non conosci”, “suona ciò che provi” e ancora “La musica ti lega con le persone che conosci e con gli sconosciuti, con tutte le persone del mondo” mentre Kōsei dirà “lo spartito non è divino e nemmeno perfetto,è solo una creazione umana estremamente emotiva”. “La musica è più forte delle parole” .
Attenzione Spoiler
Passiamo ora al secondo protagonista, Kōsei Arima

Kōsei da bambino è un talento della musica, costretto a vincere tutte le gare da una madre morente e dispotica , che esegue alla perfezione gli spartiti, come fosse una macchina. Ma ad un certo punto crolla, e durante una esibizione perde la capacità sentire le note che suona. Da allora smetterà di esibirsi. Ha due amici fraterni Tsubaki e Ryōta , che frequentano la sua stessa scuola. Grazie ai vari flash back , si scopre come il suo rapporto con la musica si sia sviluppato:
All’inizio, quando la madre era ancora in salute, era un momento di gioia da condividere con lei. Poi diventa una forma di tortura che la donna esercita sul figlio, creando in lui dei fantasmi, che lo perseguiteranno per anni. Quindi grazie a Kaori, diventa il mezzo con cui sarà costretto ad affrontare questi demoni, incarnati nell’immagine della madre, che lo tormenta senza pietà. Poi la musica diventa il mezzo per riappacificarsi con la donna, il tramite con il quale poterle dire addio. Infine diviene lo strumento grazie al quale Kōsei , trascendendo lo spazio e il tempo, riuscirà per un’ultima volta a suonare con la sua amata .

Tsubaki Sawabe
E’ un’amica d’infanzia di Kōsei, è il personaggio più coerente delle storia,e se ci fosso un premio per il miglior personaggio non protagonista, andrebbe di sicuro a lei , in molti episodi della storia ruba la scena anche allo stesso Kōsei. Vicina di casa e compagna di classe del ragazzo, gioca a baseball nella squadra della scuola. Pensa di avere un amore fraterno verso il pianista ed ha assistito a tutto il calvario dell’amico. Soffre nel vederlo sempre infelice e ridotto a ” vivere a metà”, così con entusiasmo, accetta di aiutare Kaori a farlo salire di nuovo sul palco, ma rimane atterrita quando, durante l’esibizione, si rende conto che l’intesa tra la coppia è ben più di quella, che avrebbero due semplici partner musicali. Pur manifestando evidenti segni di gelosia , nega a se stessa , per gran parte del racconto, l’amore che prova per Kōsei. Si accorge di odiare la musica, perché sin da piccola, era stata sempre tra loro: il piccolo Tsubaki non poteva giocare con lei, perché doveva esercitarsi al piano, poi da adolescenti questa arte, permette al pianista di incontrare ed innamorarsi Kaori, alla fine il ragazzo, per inseguire la sua ritrovata passione, decide di prendere un liceo musicale in un altro distretto, lontano da lei . Quando comprende di amarlo, da grande sportiva, si impegna con successo nello studio, con il solo fine di poter frequentare una scuola vicino a quella scelta da Kōsei. Capendo di non essere ricambiata, in un momento di collera, tirerà esternerà tutta quella cattiveria che può avere, una persona rifiutata dall’amato . Nonostante da quel momento cerchi di evitarlo, continuerà a preoccuparsi delle sue condizioni di salute. Con un piccolo incidente, alle finali di piano, farà uscire dal nuovo blocco Kōsei, che capisce di non essere solo su quel palco, e di non esserlo mai stato.
Un sequel di questa storia lo vedo piuttosto inutile, mentre per me ci sarebbe un buon potenziale, per creare uno spin-off, con protagonista questa ragazza, ma senza Kōsei.

Ryōta Watari
Anche Ryōta è un amico di infanzia di Kōsei, è capitano delle squadra di calcio, sicuro, atletico, donnaiolo e pieno di fan, pur cosi diverso mostra un affetto sincero verso l’amico. Nel primo episodio il ragazzo, si fidanza con Kaori, anche se contemporaneamente frequenta una certa Keiko. In quell’incontro dovrebbe essere Kōsei a fare da “amico spalla” al calciatore , invece sarà proprio Ryōta, insieme a Nao Kashiwagi , a ricoprire il ruolo di “spalla saggia” in questa creazione. Lui del pianista, lei di Tsubaki.
In questo personaggio avevo trovato tutta una serie di incoerenze: vedere un quattordicenne, superficiale e play boy, che va al capezzale di una ragazza conosciuta da poco e che sarebbe solo una delle sue tante amorose, mi sembrava ridicolo. Ma poi la foto presente sul suo telefonino nel finale, rimette tutto a posto, e la sua frase detta a Kōsei “è normale innamorarsi di una ragazza a cui piace un altro” acquista un altro significato.

Kaori Miyazono
La ragazza compare nella vita di Kōsei in un giorno di Aprile, la sente suonare in un parco e ne rimane subito folgorato, tuttavia lei è innamorata del suo amico Watari che sembra contraccambiare , questo fa sembrare il suo amore verso di lei impossibile.
Anche Kaori è una musicista, una violinista per la precisione , ma è l’esatto opposto di Kōsei. Lui chiamato un tempo “metronomo umano”: è schivo, riservato, timoroso e di poche parole. Lei esuberante, allegra, sicura di se, e soprattutto fa suoi i brani che interpreta , e come dirà un giudice infuriato “potrebbe litigare con Beethoven”.
Per motivi che all’inizio rimangono oscuri, decide di prendere a cuore il problema di Kōsei e lo trascina in una sua esibizione, in cui lui la deve accompagnare con il piano.
È il personaggio più affascinate della serie ma anche il più enigmatico, è l’unica della quale vengono nascosti accuratamente i pensieri, e quei pochi che vengono svelati, o sono rivolti al suo desiderio di raggiungere gli altri con la sua musica, o a Kōsei . Non si capisce né cosa ci trovi nel giovane pianista, né per quale motivo metta tutto quell’entusiasmo in qualsiasi cosa che faccia, purtroppo solo alla fine si comprenderà il perché.

Il presidente di giuria
Il giudice del concorso, sembra il solito trombone emotivamente arido, messo lì per rappresentare l’ortodossia inviolabile della forma, tuttavia quando si incrocia con il ragazzo, questo personaggio dimostra una certa profondità, rimproverando Kōsei , non per la sua performance “disastrata” o “eretica” , ma per il fatto che, in quel luogo, bisognava esibirsi per celebrare la musica, non per cercare se stessi. Con poche parole arriva al punto della questione.

La malattia di Kaori
Arriviamo alle note dolenti, la malattia di Kaori. Personalmente non avevo dato molta importanza allo svenimento di Kaori , e al successivo ricovero, visto che tutti quanto i partecipanti, ne uscivano stremati, tuttavia, scorrendo gli episodi,si può vedere che l’autore inizia a seminare piccoli indizi già dalla terza puntata, quando Kaori, sola sull’autobus, prenota la fermata successiva, che è quella dell’ospedale universitario. Io stesso sono andato a cercare sul web qualche informazione sulla malattia delle ragazza, e non mi sembra che l’autore l’abbia mai spiegata, comunque questo evento, è così centrale nella narrazione, che non può considerarsi una dimenticanza.
Conta la sostanza: quando Kaori scopre di avere pochi mesi di vita, decide di dare il massimo di se stessa, e di realizzare il suo più grande sogno d’infanzia, suonare insieme a Kōsei! Per farlo, entra nella vita del ragazzo e da il “là” a “Bugie d’Aprile”.

I concerti
Come scritto all’inizio, era la cosa che più mi teneva lontano da questo anime. Pensare di dover ascoltare minuti e minuti di musica classica, con ragazzi che si scontravano all’ultimo diesis, con maestri fomentati che facevano la moviola ad ogni inciso, non era molto invitante, mentre è qui che il regista e il compositore hanno trasformato, quello che poteva essere un punto debole dell’anime, in un punto di forza.
Sono riusciti a rendere viva ed avvincente, come fosse una partita di calcio, qualcosa che in genere, almeno visto in tv, appare noiosissima. Il dramma che vive Kōsei è descritto in modo magistrale: le note che scompaiono, lui che sprofonda nell’abisso, la tastiera che emette un suono soffocato, l’immagine della madre dalle sembianze di una strega malvagia, che lo perseguita, lo maledice, che gli sussurra cose terribili, che gli grida “devi vincere!”. Lo stacco sul pubblico, su quello che sente, dove anche chi non è un esperto, può percepire lo strazio di quel suono, l’agonia dell’interprete. E poi finalmente quando, dall’abisso in cui è immerso, Kōsei vede la luce, arriva il drastico cambio di melodia, lo stesso componimento angosciante fino a pochi istanti prima, diventa qualcosa di diverso. Allora le note prendono la forma sfere colorate che fluttuano libere nella sala. Il pubblico, avvolto da quella armonia, si ritrova proiettato in paesaggi poetici e incantati, e poi quell’ultimo concerto dove Kōsei , ma anche il regista, il compositore e i disegnatori, hanno dato il massimo.

Tra le righe
Come scritto precedentemente, la prima cosa che emerge in questa creazione di Naoshi Arakawa , è la sua visione della musica, come mezzo per raggiungere prima ed esprimere poi, le proprie emozioni per poi arrivare ai cuori degli ascoltatori.

-Primeggiare a tutti i costi
Sembra esserci, una certa critica al competitivismo, e nel bisogno di primeggiare, che fa parte della società giapponese: la madre di Kōsei, è praticamente dipinta come un demone che tortura il figlio con il solo obbiettivo di renderlo il migliore. Una delle immagini che tormentano Kōsei, durante la sua esibizione, è proprio quella della donna, che gli chiede di rimanere fedele allo spartito per vincere. Contava solo vincere . Ryōta, l’amico di Kōsei, gioca al calcio non tanto perché si diverte , ma perché sogna la gloria, che ne può ottenere, diventando famoso. Takeshi, il coetaneo pianista, ha un complesso di inferiorità verso Kōsei, perché non è mai riuscito a batterlo e rinuncia ad andare in Europa, quando scopre che il suo rivale si è iscritto ad una gara in città.

-Sostenersi l’un l’altro
Questa è anche una storia di amicizia, magari un po’ troppo idealizzata, dove al bisogno, chi sta meglio si carica addosso il peso, di chi in quel momento non ce la fa. Cosi alla fine del terzo episodio, Tsubaki e Ryōta, i due “atleti”, portano in bici Kōsei e Kaori verso auditorium, visto che, andandoci di corsa, i due musicisti sarebbero arrivati stremati. Tsubaki da piccola riporta a casa un Kōsei ferito, caricandolo sulle spalle. Da grandi Kōsei contraccambia, quando la ragazza subisce un infortunio di gioco. Kōsei fa lo stesso con Kaori quando la porta su e giù dalla terrazza dell’ospedale( gli ospedali giapponesi non hanno un ascensore, eh?) E Kaori? Beh, lei lo fa con Kōsei dall’inizio della storia!

-Il clima
Il clima sembra invece riflettere lo stato della relazione tra Kōsei e Tsubaki. All’inizio è limpido come una giornata di Aprile. Cominciano a comparire le prime nubi quando, fuori dall’ospedale di Kaori, Tsubaki chiede a Kōsei , di che cosa avesse parlato in privato con la violinista, ma il ragazzo glissa. Diventa un diluvio quando la giocatrice di baseball prima si dichiara e poi fugge maledicendolo. Arriva il gelo invernale, quando i due non si parlano più. Ad Aprile, finalmente, i ragazzi si ritrovano.

-Il tempo che non si ferma
Più di una volta viene evidenziato come Kōsei, dal momento del ritiro, abbia cominciato a vivere a metà, come se per lui il tempo si fosse fermato a quel giorno. Tsubaki, invece vorrebbe che tutto rimanesse fermo , lei sempre insieme ai suoi due amici e soprattutto a Kōsei, ma poi comprende che la vita inevitabilmente scorre, e che tutti a fatica, stanno cercando la loro strada.

-Il gatto nero
Questo animale è presente nella sigla e forse in tutte le puntate della serie. Ha sicuramente un valore simbolico che non riesco a cogliere a pieno. Kōsei da piccolo aveva un gatto nero, ma dopo essere stato ferito dall’animale, la madre se ne sbarazzò. Nei primissimi secondi del primo episodio, sembra rappresentare, il Kōsei raggiunto da Kaori. Alimenta, poi, il monologo interiore del ragazzo prima e durante il concerto. Al ventesimo episodio, quello ferito e morente, rappresenta sicuramente Kaori,ma si vede anche quando Kaori e il ragazzo sono insieme, ed è dietro le spalle di Kōsei e Tsubaki quando lei si dichiara. È ovviamente presente nella scena finale, che ricorda quella iniziale.

La bugia di Aprile e quella di Settembre
La bugia che fa partire la storia e che da il nome a questo anime, risulta piuttosto credibile e ben motivata, fa di Kaori una abile stratega e una sottile manipolatrice, ma dal mio punto di vista, di bugia c’è ne un’altra: quella che l’autore, “Naoshi Arakawa” , il 16 settembre 2011 , ha raccontato in modo magistrale ai suoi lettori prima e spettatori poi, cioè che quello che stesse rappresentando, fosse una storia d’amore.

Kōsei e Kaori
Ci sono tutta una serie di stranezze nel personaggio di Kaori, e nel rapporto che ha con Kōsei , soprattutto se si vede questo anime, come se fosse la storia romantica tra i due. Alcune cose verranno chiarite esplicitamente nel finale, altre però rimarranno sotto traccia.
Per cominciare, è lei ad aprire il racconto, e questo farebbe pensare che ne sia la protagonista. Subito dopo la sigla, si capisce che, ad essere il personaggio principale, sia Kōsei .
Già dal primo episodio si fa credere che la relazione tra Kōsei e Kaori sia il tema centrale in questa storia ma, verso la metà del racconto, a causa,o con la scusa, della malattia, la ragazza quasi svanisce dalla narrazione. In qualsiasi storia sentimentale che si rispetti, ad un certo punto del racconto c’è la separazione tra i due protagonisti, ma è permesso allo spettatore/lettore di seguire le vite di entrambi, fino al ricongiungimento finale, se commedia, o alla perdita di uno dei due,se dramma. Ma questa dinamica, qui non si sviluppa.
Quindi “Bugie d’Aprile” è una storia d’amore? Per intenderci, Kōsei conosce Kaori al primo episodio, se ne innamora all’istante senza nemmeno vederla, ma solo ascoltando la melodia da lei suonata nel parco e grazie a quelle note, il mondo intorno a lui smette di essere fatto di un unico e tetro colore. L’intesa che mostrano durante la loro esibizione è travolgente, e che Kaori lo ricambi diventa evidente con il procedere della narrazione, senza il bisogno di arrivare alla lettera finale.
Ma poi, di sera, in quel campo pieno di lucciole, quando lei gli chiede “cosa c’era nel tuo cuore,? A che cosa ti sei aggrappato? ” e lui risponde “avevo te”, cosa accade? Niente, i due nemmeno si sfiorano. Questa poteva essere tranquillamente la scena finale in uno shojo, dove i protagonisti, dopo tante peripezie, finalmente trovavano la forza per dichiarare il loro amore. Invece qui, un attimo dopo, il ragazzo si allontanerà da lei, mentre Kaori sussurrerà tra se “non ci sarò per sempre ad aiutarti”.
Quindi Kōsei e Kaori si amano? Si, e perdutamente, ma questa è una storia di Amore?
No, non lo è. Questa è la storia di un eroe, Kōsei, e del suo riscatto. Un eroe che è caduto, e che non si è più rialzato, un eroe che “vive a metà”, lontano dalla sua passione e dal suo destino, “senza il piano è come se fossi vuoto”, “sono uno che ha gettato il suo prezioso sparito”. In questo racconto, il vero rapporto tra i due, non è il classico lui/lei di un shojo ma, è quello di allievo/maestro , dove Kaori è il nuovo maestro di Kōsei, dopo che il primo, la madre del ragazzo, ha fallito. Certo è un maestro diverso da Miyagi San, ma anche Miyagi aveva i suoi demoni. Kaori è il maestro che fa riprendere il viaggio a Kōsei. È lei nel primo episodio, a prenderlo per mano e riportarlo all’auditorium, luogo in cui Kōsei non voleva più entrare. È lei che lo nomina suo accompagnatore per la gara, che lo insegue come un segugio mentre lui si nasconde, che lo mette in condizione di non poter rifiutare, che lo incoraggia dietro le quinte, “non guardare le note, guarda me” , che lo aspetta quando lui si ferma, che lo guarda e poi riparte “Da capo?”, gli risveglierà i ricordi e gli insegnamenti positivi della madre”[il piano] se lo sfiori delicatamente sorriderà”,che gli dice“devi credere che le stelle illumineranno il sentiero” e Kōsei non riuscendo ancora ad ascoltare le sue note, avrà il violino di Kaori, come stella ad illuminare il suo sentiero. E poi ,dopo la gara, il ragazzo dirà “chi è stato aiutato sono io, non ha lasciato che mi arrendessi”, ”per aver spazzato la polvere che si era posata su di me, ti ringrazio”.
Quando Kaori si ammala, continua instancabilmente a spronarlo dal letto dell’ospedale e addirittura, come fa presagire Hiroko, ne diviene l’agnello sacrificale: “La morte di Saki è stata un grande dolore per me e Kōsei , ma forse è stata necessaria per Kōsei il musicista?”, “la morte della sua cara madre ha innescato qualcosa in lui”,”Allora lo aspetta un percorso pieno di sofferenza”, “se Kōsei continua questo percorso, dovrà perdere qualcun altro per fare altri passi”.
Cosi lei, suo mal grato, lo costringe a rivivere tutto il calvario vissuto già con madre: la malattia, l’ospedale, l’infermità, la perdita.
Nel loro ultimo incontro, sotto la neve, sul tetto dell’ospedale, lui le confessa che non vuole suonare alle finali, che è da una settimana che non si esercita e che solo un miracolo avrebbe potuto aiutarlo. Lei, ormai stremata, si alza in piedi e inizia a suonare un violino immaginario, che solo loro due possono sentire “Vedi , i miracoli possono accadere”.
Alla fine, come tre anni prima , Kōsei si ritrova di nuovo li, sul palco, a pezzi, davanti a un piano che non riesce a suonare, pronto a mollare, ma ancora una volta, da quando ha conosciuto la ragazza, troverà la forza e il coraggio per riprendere il suo cammino .E le ultime parole che avrà per lei, non saranno “Ti amo”, ma “Sono io che ti ringrazio”.
Kaori ha compiuto la sua missione.

Perché 8 e non 10
Purtroppo in questo anime ci sono alcune cose che non mi hanno convinto:
Mentre la scenografia è sicuramente ben curata, non mi sono piaciuti i volti dei personaggi femminili e soprattutto quello di Kaori, capisco che fare gli occhi grandi e i nasi piccoli, faccia parte della scuola di disegno giapponese, ma ogni volta che guardavo la ragazza mi sembrava di vedere un alieno.

I ragazzi, parliamo di giovani adolescenti, mi sembrano tutti un po’ troppo maturi, o nelle capacità di autoanalisi o nei comportamenti. Poi ci sono un’insieme di incongruenze narrative, che in alcuni casi sarebbe bastato poco per correggerle, senza contare che il personaggio della madre e la sua relazione con Kōsei, sono stati gestiti al peggio.

Saki Arima la madre di Kōsei
Sono sicuro che nella storia rappresenti il primo maestro del ragazzo, quello che fallisce,ma il percorso che spiega il suo fallimento, è un disastro.
In genere la figura del maestro è autoritaria: può essere odioso, può sembrare un persecutore del protagonista e mostrarsi insensibile, ma è colui che, grazie al suo atteggiamento, permette al nostro eroe di crescere. È colui al quale l’eroe alla fine dell’addestramento dirà “grazie”, qui come esempio mi viene in mente il sergente di “ufficiale e gentiluomo” . Ma la Saki malata è in realtà simile ad un altro sergente , quello di “Full metal Jacket”. Lei è un maestro malvagio, che al di là delle intenzioni, diviene il carnefice del suo allievo, e ne tira fuori il peggio invece che il meglio.
Che la donna, per esigenze narrative, debba ricoprire questo ruolo è ineccepibile. Tuttavia, è assurdo che , nella narrazione incarni entrambe queste figure: prima ”Involutore”, il piccolo Kōsei a causa sua non toccherà più il piano per anni, e senza Kaori non lo avrebbe più fatto, e poi “emancipatore”, sarà la frase di Saki, impressa nella mente Kōsei “[il piano] se lo tocchi gentilmente ti sorriderà” a permettergli di cambiare la sua melodia agonizzante, in una più dolce, che consentirà al ragazzo di riemergere dall’abisso.
Ci sono poi tutta una serie di paradossi, seguite da giustificazioni strampalate, che dovrebbero permettere allo spettatore di comprendere il comportamento della donna ,ma che a me hanno solo confuso e a volte irritato: quando il piccolo Kōsei le si ribella, in un ricordo sembra sorpresa, in un altro soddisfatta. Hiroko dichiarerà “in quel momento aveva visto il suo bambino crescere” , a me non sembra che il bambino stesse crescendo molto bene. E poi è quasi comico che, tra una percossa e l’altra la donna, si preoccupi di cosa ne sarebbe stato del figlio dopo la sua morte, “che madre orribile” perché? “non ho niente da lasciare a mio figlio”, va beh. “Sarà in grado di lavarsi i denti?”, intanto assicuriamoci che li abbia ancora tutti . “il mio tesoro troverà la felicità?”, speriamo, di certo non grazie al tuo aiuto. E poi la perla di saggezza “i tasti vanno toccati gentilmente, come se stessi abbracciando un bambino”.
Dopo gli orrori iniziali, i pensieri del giovane pianista riguardo la donna saranno: “Questo brano profuma di mia madre”, “Le parole di mia madre, i suoi gesti,il suo profumo, si sono trasformate in note che sono volate in cielo” , vada per i profumi, e forse qualche parola di conforto, ma qui caro ragazzo possiamo tranquillamente dire che i suoi gesti, ti hanno dato una bella spinta nell’abisso.
Il pianista ad un certo punto dirà “il fantasma di mia madre era un’ombra creata da me”. E no Kōsei, il fantasma di tua madre era un’ombra creata da lei. Fortunatamente l’ultima parola che ha per lei è “Addio” e non “Grazie ”, perché un carnefice si può anche perdonare, ma non ringraziare.
Proprio le percosse sono per me la linea rossa che, una volta passata, non avrebbe più dovuto permettere a questo personaggio di essere anche una figura positiva.
Visto il grande lavoro che è stato fatto nel costruire questa storia ed animarla, si poteva, con qualche piccolo sforzo, rendere i comportamenti della donna, molto ma molto più credibili.
Peccato.

Hiroko Seto
Compare a metà della serie, Tsubaki la ricorda vagamente, è una famosa pianista e amica della madre di Kōsei. Durante vari flash back, si scopre che conosce il ragazzo da quando è nato, e addirittura è stata lei stessa a convincere la madre del piccolo, a farlo diventare pianista. Si sente in colpa dopo che Kōsei crolla, tuttavia sparisce completamente dalla vita del bambino, ormai orfano di madre , con un padre assente e senza lo straccio di un altro famigliare (alla faccia dell’amicizia e del senso di colpa!). In questo caso, l’autore fa giustificare il comportamento di Hiroko con una scusa che sembra un arrampicamento sugli specchi, seguito da un triplo salto carpiato all’indietro. Solo dopo l’ incontro all’auditorium,quando ormai Kōsei ha quattordici anni , rientra nella vita del ragazzo divenendone l’insegnante e “vice” maestro , ma sarà anche colei che svelerà il vero ruolo di Kaori nella storia .
Per rendere questa “assenza” più plausibile, sarebbe bastato poco : aggiungere fin dall’inizio, una figura genitoriale accanto a Kōsei , c’era li pronta la madre di Tsubaki, oppure si poteva dare questo ruolo proprio Hiroko, nascondendo allo spettatore le sue qualità di pianista, svelandole successivamente, solo quando il ragazzo decideva di tornare sul palco. O ancora, si poteva presentarla, sempre a metà della narrazione, ma non come grande amica della madre, ma come una grande rivale, che nel ricordo delle sue competizioni con la donna, decideva di diventare l’insegnante di Kōsei. Queste sono delle idee buttate li, ma mi sembrano già più plausibili di quella scelta dall’autore.

Nagi Aiza
È la sorella del rivale di Kōsei, Takeshi, simpatica per carità, ma già l’incontro tra lei e Kōsei è surreale. Ha l’aspetto di una bambina, tuttavia è una tredicenne. E qui qualcuno ha preso una cantonata, o nella traduzione dal giapponese, sia l’audio inglese che i sottotitoli in italiano, confermano questa età, oppure direttamente l’autore. A 13 anni una ragazzina non dimostra 10 anni ma 16, semmai sono maschi a sembrare più piccoli. Inoltre, le viene data la capacità di introspezione di un monaco zen ultra-settantenne.
Alcuni indizi mi hanno fatto pensare che sia lei la candidata a diventare la nuova amata di Kōsei: hanno comunque pochi anni di differenza(1,2,3 boh), lei è bionda come Kaori, compare quando la violinista scompare a causa della malattia, in alcuni episodi diviene la protagonista e , soprattutto, è l’unica nella storia dopo Kaori, a duettare con lui. Tra i due ne esce fuori un valzer! Chissà magari quando Nagi arriverà allo stesso liceo di Kōsei …

I genitori di Kaori
Sarebbero dovuti comparire da subito, durante le due performance di Kaori, visto che quelle potevano essere le ultime esibizioni della figlia e la seconda lo è stata, però si potrebbe trovare una giustificazione emotiva.
Kōsei al centro dell’universo
Kōsei è silenzioso, sul depresso, goffo, magrolino, poco atletico, schivo, porta occhiali giganteschi, suona il piano e fa concerti di musica classica, non rock con la chitarra elettrica, eppure tutte le ragazze della storia, sono innamorate di lui. È vero che durante la sua prima esibizione, quando le piccole Kaori e Emi lo ascoltano, ancora non è il metronomo umano, ma stiamo parlando di bambine. La cosa incredibile è che lui sia circondato da ragazzi popolari: Ryōta, capitano della squadra di calcio e Takeshi, pianista e rivale di Kōsei, hanno schiere di fan, eppure Kaori, Tsubaki, Emi e poi anche Nagi, perdono tutte la testa per lui. Questa cosa è poco credibile.

Confusione tra pensieri e parole
A volte non si capisce se quello che dicono i protagonisti, sia veramente quello che pronunciano o solo ciò che pensano.

La colonna sonora Originale
Non posso dire che le sigle di questo anime siano brutte, ma visto che parliamo di una storia sulla musica e visto il grande lavoro che è stato fatto negli arrangiamenti classici, si poteva fare molto di più.

I sottotitoli
Di certo qui non è colpa dell’autore. Non conoscendo il giapponese, ho provato ad ascoltarlo in inglese con i sottotitoli in quella lingua. Sicuramente mi ha spiazzato l’accento British, sono abituato a vedere film e serie americane, ma poi mi sono accorto che quello che veniva detto, non veniva quasi mai riportato letteralmente sul testo, questo mi rendeva impossibile seguire il testo contemporaneamente alla voci. Passando ai sottotitoli in italiano, quel problema è rimasto e inoltre ho trovato: frasi lasciate in sospeso, parole troncate, che anche word avrebbe corretto automaticamente, sostantivi senza articoli. Insomma mi è sembrato un lavoro approssimativo, fatto in mezza giornata.