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La prima cosa che ho notato, dopo pochi minuti dall'inizio di "Ta ga Tame no Alchemist", è che la storia che stavo guardando era molto diversa dalla trama che avevo letto. Probabilmente quella si riferiva al videogioco a cui è ispirato, ma questo film prende un'altra piega, intrecciando il mondo fantasy di Babel con il nostro. La parte epica della battaglia tra colpi di spada, magie e veicoli corazzati è affiancata ad una riflessione intima sulle proprie capacità: la protagonista, attanagliata dalle angosce della propria inettitudine, dovrà prendere coscienza di sé e della propria forza.

Tutto inizia in un mondo dove l'alchimia è una magia che tutti usano per i più svariati motivi, per la guerra, per la medicina, fino alle faccende domestiche; tutto all'ombra di una grande "Torre di Babel" nella quale è custodita la fonte dell'alchimia. Il funzionamento di questo mondo è spiegato chiaramente fin dall'inizio, così come la vicenda che scatena gli eventi narrati: un serpente-drago attacca la Torre e gli umani con un esercito di "maghi oscuri", privando il mondo della magia. Iniziamo così ad intravedere alcuni dei coprotagonisti che abitano questa terra fantasy e i principali "phantom", evocazioni di eroi appartenuti al passato che aiutano gli umani nelle battaglie. All'improvviso ci si ritrova nel nostro mondo, o meglio in quello di una liceale giapponese un po' imbranata sia negli sport che nello studio. A causa di una evocazione viene trascinata a Babel, provocando la sua sparizione nel nostro mondo e ponendola di fronte ad una realtà di guerra e sofferenza. Chiamata come salvatrice dell'umanità in crisi, si troverà invece ad essere una debole, una giovane goffa e indifesa da essere protetta, deludendo tutte le altre persone. Da qui partirà la sua battaglia sia fisica, per sconfiggere in combattimento i nemici e scoprire i suoi poteri innati, che mentale, per acquistare la consapevolezza di non essere solo un peso per gli altri.
La debolezza della ragazza è palese anche nel nostro mondo, nella sua realtà. A scuola viene rimproverata perché distratta, nello sport perché impacciata, a casa dalla madre perché "se non sei brava a fare niente, evita di fare qualcosa". Nel mondo di Babel si trova fin da subito a disagio, persino i bambini la deridono come incapace, per non parlare dei guerrieri forgiati da mille battaglie che riponevano nella sua evocazione tutte le loro speranze. Dovrà piano piano capire che anche lei è importante, come ciascuno che la circonda. Nessuno è uno strumento, un oggetto che può essere più o meno utile, ma ognuno è un essere con una sua dignità, persino il peggiore dei nemici.

Dal punto di vista tecnico l'uso della CGI è veramente imponente in tutte le macchine, i maghi oscuri, i mostri, le magie, però si amalgama bene ad un'animazione tradizionale che in alcune sequenze presenta anche dei virtuosismi. La durata di quasi due ore non è per nulla pesante e scorre bene, alternando scene d'azione, di vita quotidiana e d'introspezione. Il tutto condito da un discreto reparto sonoro, che regala due canzoni molto belle. Il design dei personaggi è molto particolareggiato, tranne per la protagonista, che è la classica studentessa in marinaretta, così come quello di macchinari e magie ricorda proprio lo stile dei videogiochi; per quanto riguarda i paesaggi e l'ambiente, è moto scarno e resta poco di questo mondo che sembra fatto soli di sassi e muri rotti.

Resta il problema di numerosi personaggi secondari che vengono introdotti verso la fine, ma dei quali non sappiamo niente, quasi a voler buttarli nella mischia solo per far contenti i fan della serie videoludica.
In conclusione, è una storia fantasy ricca d'azione, ma che sorprende parlando del riscatto di una persona, di come dobbiamo capire che noi siamo importanti e di come lo sia anche chi ci circonda.