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Nel 1998 debutta su Weekly Shonen Jump il manga di "Hunter x Hunter" di Yoshihiro Togashi. La trama vede il piccolo Gon abbandonare la sua isoletta e partire alla ricerca del padre che non ha mai incontrato. Per ottenere il suo scopo, il ragazzino decide di sottoporsi al difficile esame per diventare un Cacciatore (Hunter, appunto).

I Cacciatori, nel mondo creato da Togashi, sono figure leggendarie, uomini e donne dotati di particolari talenti derivanti dal Nen, un'energia spirituale presente in ogni essere vivente, che vanno alla ricerca di tesori altrettanto leggendari, ma possono anche occuparsi della salvaguardia di animali o catturare pericolosi ricercati. Insomma, dove c'è odore di avventura potete scommettere che spunterà un Cacciatore pronto a seguirla. Proprio questa fluidità del mestiere del Cacciatore ha permesso all'autore di coinvolgere Gon e gli altri protagonisti in svariate avventure apparentemente slegate da loro ma, nei fatti, unite da un unico scopo: la ricerca dello sfuggente padre del piccolo protagonista. Ogni arco narrativo lascerà una traccia che Gon, con l'aiuto di alcuni amici che incontrerà nel suo cammino (a volte insidioso), dovrà seguire per riuscire nel suo proposito. A mio avviso i punti di forza del manga sono due: i personaggi e lo sviluppo dei vari archi narrativi.

Gon sembra il classico ragazzino pieno di voglia di avventura, positivo ed entusiasta, ma è anche capace di profonde riflessioni che spiazzano sia il lettore, sia i personaggi che gli stanno attorno nel manga. Lo stesso discorso si può applicare anche a molti degli altri personaggi dell'opera. Ognuno di essi sembra incarnare un tipico stereotipo del genere shonen, ma c'è sempre un lato del loro carattere che gli fornisce maggiore tridimensionalità. Lo stesso discorso si può fare con le trame dei vari archi narrativi. L'autore, profondo conoscitore dei meccanismi degli shonen, gioca spesso a rovesciarne i cliché e a porre anche interrogativi al lettore. Senza fare spoiler, ma c'è un arco narrativo dove assistiamo quasi ad un ribaltamento dei ruoli tra eroi e quelli che dovrebbero essere i villain della storia. Togashi gioca con le attese del lettore e, quando è narrativamente possibile, cerca di spiazzarlo. Ovviamente è fatto tutto con criterio, non cerca mai il colpo di scena tanto per sbalordirci, ma è tutto funzionale alla trama. Non sempre però il manga c'entra il bersaglio.

Capita spesso che le tavole siano "assalite" da numerosi balloon di dialogo che frenano e rallentano troppo la narrazione, risultando a volte pedanti e pesanti da digerire. Quasi didascalici. Secondo me, se in alcuni casi avesse lavorato per sottrazione, avesse tolto qualche informazione decisamente superflua, ne avrebbe giovato l'intrattenimento generale di alcune saghe, soprattutto di quella attualmente in corso. Ecco perché al manga ho dato un 8,5.

In conclusione il mio consiglio è ovviamente di leggerlo, nonostante la periodicità sia abbastanza irregolare. Privarsene equivale a lasciarsi sfuggire un'avventura che ha molto da dire