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"La storia della Principessa Splendente" è un film che se possibile va oltre lo straordinario, per quanto mi riguarda è forse il miglior film marchiato Ghibli in assoluto, e molto probabilmente il più bel titolo cinematografico che io abbia mai visto ad oggi. Come realizzare un film che trasuda Giappone da ogni minimo dettaglio, ma riuscire a renderlo ugualmente universale: questa è la manifestazione definitiva del genio di Isao Takahata.

Dal punto di vista grafico si tratta di animazione disegnata a mano e colorata digitalmente, dando l'impressione di un pastello sia nei lineamenti dei personaggi che nelle loro tinte. La produzione di questo film è difatti costata un'enormità di denaro, il che forse spiega uno dei motivi per cui una grandissima fetta di animazione odierna è ormai costituita dai pupazzetti tridimensionali in computer grafica. Con la tecnologia del resto è tutto più semplice e meno dispendioso, ma a vederla così si rischia anche di rendere tutto molto più spersonalizzato e anonimo, è la morte dello stile. Ragion per cui questo film è invece vita all'ennesima potenza. Alcune delle scene più movimentate sono volutamente grezze, sporche e rapide, a tratti in un modo che ricorda un po' lo Yoshihiro Togashi degli ultimi capitoli di "Yu degli Spettri". In qualche caso le animazioni appaiono in puro stile stop motion.

Le musiche di Joe Hisashi si rivelano altrettanto geniali in questo contesto, all'occorrenza cupe e malinconiche, vivaci e luminose, con sprazzi di tensione, o tappeti sonori meditativi. È una colonna sonora dove gli stati d'animo espressi lungo il film sono tradotti nel minimo dettaglio.

Kaguya è uno di quei personaggi al quale non sarà mai possibile rendere giustizia con le parole. Una principessa che vive di conflitti devastanti e di sensi di colpa. Il personaggio subisce una frammentazione del proprio io: la prigione di un mondo dove sei obbligato a essere quello che non sei, e la perdita di fiducia in te stesso. Molte scene contengono pochi dialoghi, perché non ne servono di più: quel che accade nel mondo interiore di Kaguya si coglie spesso senza che venga spiegato verbalmente. Sembra una donna proveniente dalla dolce innocenza di un mondo matriarcale, calata all'interno di un patriarcato feroce. Del resto la luna, che è pressoché onnipresente all'interno del film, è un simbolo femminile. Ma in più, la luna rappresenta il distacco dalle passioni terrene, causa di tormento e sofferenza, ma delle quali la vita sulla Terra non può fare a meno.

Di azione ce n'è pochissima in "Kaguya-hime no Monogatari", ma il dispiegarsi della vicenda è talmente tagliente che non se ne sente per nulla la mancanza.
Guardare questo film non è facile per me, perché è uno di quelli che mi ha provato di più emotivamente, ma lo considero a tutti gli effetti un momento di apice assoluto nella storia del cinema.