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Prendete un po' di "Il mio vicino Totoro", un po' di "Kiki - Consegne a domicilio" con un pizzico di "Laputa" e una spolverata di "Pom Poko", otterrete "Sen to Chihiro no Kamikakushi". Mi raccomando, il piatto va servito caldo.

Che dire? Nonostante la mia ironia, questo per me non è un brutto film, per niente. Il comparto grafico è ancora una volta di una bellezza inenarrabile, e Miyazaki ha saputo abituarci a questo. La colonna sonora è assolutamente all'altezza della situazione, anche se non fra le più memorabili. Però ho l'impressione che questa esigenza d'essere family-friendly a tutti i costi abbia in parte bruciato le potenzialità di questo titolo. Personalmente, mentre guardo un film tendo a dimenticarmi del suo target e a cercar d'essere il più imparziale possibile. Dico tutto ciò perché la parte iniziale del film ha creato in me delle aspettative che in buona parte vengono disattese.

In poche parole, potremmo definire questo film una dichiarazione d'amore nei confronti del folklore shintoista, oltre che un'occasione di crescita per la piccola Chihiro, con un'immancabile accenno di romanticismo. Solo che, in un modo o nell'altro Miyazaki preferisce rivolgersi ai bambini più che agli adulti. Può darsi che da bambino sarei riuscito ad apprezzare questo (e altri film di Miyazaki) molto di più di come li apprezzo ora, ma in età adulta tendo a percepirvi un'ingenuità che per me indebolisce il coinvolgimento, l'interesse e l'intrattenimento. Questo non perché una storia debba a ogni costo essere un portavoce di pessimismo, ma quanto è più attraente una storia cruda che, nonostante il nero opprimente che ha in sé, conclude sé stessa con uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, ma senza lieti fine fiabeschi?