Recensione
Ranking of Kings
9.0/10
Recensione di ColePhelps
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"Ousama Ranking" è un'epifania, il rendersi conto di quanto la qualità e la passione dietro un prodotto d'animazione possano ancora, in un mercato piuttosto saturo, risvegliare emozioni sincere nello spettatore. Dietro a un'estetica fiabesca e apparentemente infantile, si nascondono infatti messaggi e concetti che bucano lo schermo, che premieranno chi deciderà di godersi la pregiata direzione artistica e la sapiente costruzione di personaggi che nascono come topoi, sagome che sembrano semplici da comprendere e che si evolvono in un caleidoscopio di sfaccettature.
Il mio consiglio è di abbandonare ogni tentativo di voler osservare il semplice dato oggettivo: le azioni e le peripezie di Bojji sono sì una meravigliosa storia fantasy dotata di un world-building che ha solamente iniziato in questi ventitré episodi a meravigliare e stupire lo spettatore, ma sono soprattutto le tappe del processo di crescita, di cosa significhi essere un figlio, un genitore o, in generale, una persona migliori. Un colpo di spada non rappresenta un mero strumento di offesa, ma qualcosa di molto più elevato. È la scelta di come si voglia portare avanti la propria esistenza: è più importante essere migliori del prossimo o tendergli la mano con la gentilezza di una stoccata che non ferisce?
E ogni singola azione o figura che si pareranno di fronte al nostro eroe saranno portatori di messaggi; proverò ad esaminarne alcuni, ovviamente questa è una mia probabilmente fallace e personalissima interpretazione, ma, se anche dovesse aiutare qualcuno ad approcciare questo anime con un piglio diverso, allora sarà valsa la pena scrivere questa recensione. A partire da questo punto saranno presenti alcuni spoiler (seppur difficili da comprendere senza contesto), consiglio vivamente la lettura solo a chi ha portato a termine la visione.
Partirei con la figura di Daida, borioso e tremendamente ambizioso nella prima sezione dell'anime. Possiamo interpretare la sua presenza come quella del classico antieroe che corrisponde alle aspettative della società molto più dello sventurato protagonista. Ma il peso di tutto ciò farà scomparire totalmente la volontà di Daida, relegato in un universo interiore imposto dal padre, Bosse. La proiezione del genitore, della sua volontà, finirà per far scomparire totalmente la persona che voleva assomigliargli di più. Una dimensione in cui è facile rispecchiarsi: il fatto che Daida perda il controllo del suo corpo indica un processo di redenzione, accettare che la vita ci appartiene, che nulla è stabilito e designato sin dalla nascita e che il prossimo non è uno strumento per raggiungere un obiettivo, ma l'oggetto della nostra crescita. Dalla più cupa disperazione, nasce quello che è forse il personaggio che muta di più nella serie, rimanendo però coerente alla sua personalità: la dichiarazione a Miranjo è sempre un atto ambizioso, quello di attuare il massimo perdono, di comprendere chi ha influenzato le visioni della persona a cui lui aspirava e di essere quello che il padre non è riuscito a diventare, l'uomo che sarebbe riuscito a rendere felice chi ha toccato il baratro e ha assaporato più da vicino il sapore della morte.
Il concetto della crescita vede nelle figure adulte molteplici sfaccettature: in Bebin e Mitsumata il calore inaspettato della gratitudine, figure celate che danno il loro apporto quando meno lo si aspetta. Una sorta di rappresentazione della diversità delle manifestazioni d'amore, ma che scaldano allo stesso modo quando si impara a comprenderle. In Hiling, invece, la capacità di amare incondizionatamente anche all'infuori dei legami di sangue, a rimarcare che il concetto di famiglia è sempre in costruzione e quest'ultima è composta da chi, in effetti, tiene veramente a te. È un affetto rigido, protettivo, che vuole evitare ogni male ai propri pargoli e servitori. E assume un valore immenso l'ultimo episodio, dove dopo diverse concessioni di piccola entità ai suoi due figli compie il sacrificio che molti genitori non vorrebbero mai compiere: lasciare andare, cedere la libertà e l'autoaffermazione a Bojji. Ma sono ancora tanti altri i messaggi perpetrati: la fedeltà ma anche la capacità di discernimento fra bene e male di Apeas, il più umano nei suoi struggimenti morali, Despa e la disponibilità ad agire per il bene comune, anche quando sembra così lontano dagli interessi personali, oppure Domas, pronto a tutto per espiare i suoi peccati.
In ultima battuta, un appunto su Kage, sineddoche degli ultimi come motore e vera anima del mondo. Una delle ultime battute della serie dice: "Come può un essere del genere essere così luminoso?"; e allo spettatore riesce molto semplice formulare una risposta: "Perché non c'è persona più importante nella vita di una persona che un amico sincero, disposto a tutto per la nostra felicità". Non importa che aspetto abbia, che status sociale occupi o che oscuro passato lo perseguiti, non è questo a sancire il suo valore. Kage incarna alla perfezione tutto ciò, e nel toccante epilogo tutti quanti possono rivedersi in lui, così come in ogni manifestazione di affetto e in ogni complimento fatto a Bojji.
Un accenno sull'aspetto tecnico e le musiche: la grafica sprizza qualità in ogni scena, con sezioni suggestive, movimenti di camera ispiratissimi, e in generale l'animazione rimane quasi sempre di qualità e direzione eccelse. Il contrasto fra nitidezza delle figure e degli sfondi e la truculenza (fisica e morale) della storia funziona alla grande e aumenta notevolmente l'impatto emotivo di diversi istanti. Un plauso alle opening e alle ending, con una particolare menzione alla seconda sigla d'apertura: "Hadaka no Yuusha" di Vaundy, senza paura di esagerare in questo caso, rappresenta uno dei punti più alti di questo secolo d'animazione. Musica e immagini si sposano alla perfezione, con uno storytelling che in un minuto e trenta secondi riesce a fare un sunto perfetto del secondo arco narrativo.
Consiglio vivamente "Ousama Ranking", perché trasuda qualità e passione in ogni ambito, il che è una vera e propria rarità. In questi ventitré episodi crescerà Bojji, ma garantisco che, in qualche modo, un pezzetto di qualche personaggio rimarrà per sempre con voi e vi accompagnerà nella vostra avventura o, molto più banalmente, nella vostra vita.
Il mio consiglio è di abbandonare ogni tentativo di voler osservare il semplice dato oggettivo: le azioni e le peripezie di Bojji sono sì una meravigliosa storia fantasy dotata di un world-building che ha solamente iniziato in questi ventitré episodi a meravigliare e stupire lo spettatore, ma sono soprattutto le tappe del processo di crescita, di cosa significhi essere un figlio, un genitore o, in generale, una persona migliori. Un colpo di spada non rappresenta un mero strumento di offesa, ma qualcosa di molto più elevato. È la scelta di come si voglia portare avanti la propria esistenza: è più importante essere migliori del prossimo o tendergli la mano con la gentilezza di una stoccata che non ferisce?
E ogni singola azione o figura che si pareranno di fronte al nostro eroe saranno portatori di messaggi; proverò ad esaminarne alcuni, ovviamente questa è una mia probabilmente fallace e personalissima interpretazione, ma, se anche dovesse aiutare qualcuno ad approcciare questo anime con un piglio diverso, allora sarà valsa la pena scrivere questa recensione. A partire da questo punto saranno presenti alcuni spoiler (seppur difficili da comprendere senza contesto), consiglio vivamente la lettura solo a chi ha portato a termine la visione.
Partirei con la figura di Daida, borioso e tremendamente ambizioso nella prima sezione dell'anime. Possiamo interpretare la sua presenza come quella del classico antieroe che corrisponde alle aspettative della società molto più dello sventurato protagonista. Ma il peso di tutto ciò farà scomparire totalmente la volontà di Daida, relegato in un universo interiore imposto dal padre, Bosse. La proiezione del genitore, della sua volontà, finirà per far scomparire totalmente la persona che voleva assomigliargli di più. Una dimensione in cui è facile rispecchiarsi: il fatto che Daida perda il controllo del suo corpo indica un processo di redenzione, accettare che la vita ci appartiene, che nulla è stabilito e designato sin dalla nascita e che il prossimo non è uno strumento per raggiungere un obiettivo, ma l'oggetto della nostra crescita. Dalla più cupa disperazione, nasce quello che è forse il personaggio che muta di più nella serie, rimanendo però coerente alla sua personalità: la dichiarazione a Miranjo è sempre un atto ambizioso, quello di attuare il massimo perdono, di comprendere chi ha influenzato le visioni della persona a cui lui aspirava e di essere quello che il padre non è riuscito a diventare, l'uomo che sarebbe riuscito a rendere felice chi ha toccato il baratro e ha assaporato più da vicino il sapore della morte.
Il concetto della crescita vede nelle figure adulte molteplici sfaccettature: in Bebin e Mitsumata il calore inaspettato della gratitudine, figure celate che danno il loro apporto quando meno lo si aspetta. Una sorta di rappresentazione della diversità delle manifestazioni d'amore, ma che scaldano allo stesso modo quando si impara a comprenderle. In Hiling, invece, la capacità di amare incondizionatamente anche all'infuori dei legami di sangue, a rimarcare che il concetto di famiglia è sempre in costruzione e quest'ultima è composta da chi, in effetti, tiene veramente a te. È un affetto rigido, protettivo, che vuole evitare ogni male ai propri pargoli e servitori. E assume un valore immenso l'ultimo episodio, dove dopo diverse concessioni di piccola entità ai suoi due figli compie il sacrificio che molti genitori non vorrebbero mai compiere: lasciare andare, cedere la libertà e l'autoaffermazione a Bojji. Ma sono ancora tanti altri i messaggi perpetrati: la fedeltà ma anche la capacità di discernimento fra bene e male di Apeas, il più umano nei suoi struggimenti morali, Despa e la disponibilità ad agire per il bene comune, anche quando sembra così lontano dagli interessi personali, oppure Domas, pronto a tutto per espiare i suoi peccati.
In ultima battuta, un appunto su Kage, sineddoche degli ultimi come motore e vera anima del mondo. Una delle ultime battute della serie dice: "Come può un essere del genere essere così luminoso?"; e allo spettatore riesce molto semplice formulare una risposta: "Perché non c'è persona più importante nella vita di una persona che un amico sincero, disposto a tutto per la nostra felicità". Non importa che aspetto abbia, che status sociale occupi o che oscuro passato lo perseguiti, non è questo a sancire il suo valore. Kage incarna alla perfezione tutto ciò, e nel toccante epilogo tutti quanti possono rivedersi in lui, così come in ogni manifestazione di affetto e in ogni complimento fatto a Bojji.
Un accenno sull'aspetto tecnico e le musiche: la grafica sprizza qualità in ogni scena, con sezioni suggestive, movimenti di camera ispiratissimi, e in generale l'animazione rimane quasi sempre di qualità e direzione eccelse. Il contrasto fra nitidezza delle figure e degli sfondi e la truculenza (fisica e morale) della storia funziona alla grande e aumenta notevolmente l'impatto emotivo di diversi istanti. Un plauso alle opening e alle ending, con una particolare menzione alla seconda sigla d'apertura: "Hadaka no Yuusha" di Vaundy, senza paura di esagerare in questo caso, rappresenta uno dei punti più alti di questo secolo d'animazione. Musica e immagini si sposano alla perfezione, con uno storytelling che in un minuto e trenta secondi riesce a fare un sunto perfetto del secondo arco narrativo.
Consiglio vivamente "Ousama Ranking", perché trasuda qualità e passione in ogni ambito, il che è una vera e propria rarità. In questi ventitré episodi crescerà Bojji, ma garantisco che, in qualche modo, un pezzetto di qualche personaggio rimarrà per sempre con voi e vi accompagnerà nella vostra avventura o, molto più banalmente, nella vostra vita.