Recensione
Scambio d'identità
4.0/10
Recensione di Keehlm Fungiolo's baseball bat
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Caroline è proprio stanca della sua vita, qualche volta vorrebbe essere un'altra persona! Quando incontra Gabrielle, quasi identica a lei, si sente proporre uno scambio di identità che accetta con troppa leggerezza. Gabrielle è perseguitata da uno stalker.
La donna non sa più cosa fare e le chiede di sostituirsi a lei per qualche ora: prima che l'equivoco venga chiarito, Gabrielle farebbe perdere le sue tracce e l'uomo dovrebbe rassegnarsi al fatto compiuto.
Caroline indossa gli abiti dell'altra ma scopre che quello che le ha raccontato non è del tutto vero.
Inoltre, l'uomo che la sta seguendo non ha nessuna intenzione di darsi per vinto. In questo guazzabuglio di situazioni inverosimili, non poteva mancare la sindrome di Stoccolma, quella per cui ci leghiamo sentimentalmente al nostro rapitore (strategia di sopravvivenza per mantenere l'equilibrio psichico).
Molti i difetti.
La sindrome di Stoccolma sembra coinvolgere tutti: anche i genitori di Caroline pensano che innamorarsi del proprio persecutore sia una cosa piacevole, senza capire cosa le è successo veramente.
Si parla di una persona che non compare mai, se non nei racconti e nei ricordi del fratello.
Un gruppo di ragazze beve bibite e caffè al tavolino di un bar: una di loro fa cadere la tazzina ed esclama "a cuccia, bello!" (?...). I disegni non sono resi al massimo (qualche personaggio ha gli occhi storti) ma qui si perde proprio la comprensione della scena.
La donna non sa più cosa fare e le chiede di sostituirsi a lei per qualche ora: prima che l'equivoco venga chiarito, Gabrielle farebbe perdere le sue tracce e l'uomo dovrebbe rassegnarsi al fatto compiuto.
Caroline indossa gli abiti dell'altra ma scopre che quello che le ha raccontato non è del tutto vero.
Inoltre, l'uomo che la sta seguendo non ha nessuna intenzione di darsi per vinto. In questo guazzabuglio di situazioni inverosimili, non poteva mancare la sindrome di Stoccolma, quella per cui ci leghiamo sentimentalmente al nostro rapitore (strategia di sopravvivenza per mantenere l'equilibrio psichico).
Molti i difetti.
La sindrome di Stoccolma sembra coinvolgere tutti: anche i genitori di Caroline pensano che innamorarsi del proprio persecutore sia una cosa piacevole, senza capire cosa le è successo veramente.
Si parla di una persona che non compare mai, se non nei racconti e nei ricordi del fratello.
Un gruppo di ragazze beve bibite e caffè al tavolino di un bar: una di loro fa cadere la tazzina ed esclama "a cuccia, bello!" (?...). I disegni non sono resi al massimo (qualche personaggio ha gli occhi storti) ma qui si perde proprio la comprensione della scena.