Recensione
Sequel autonomo di "Akame ga kill".
Non necessita di leggere i prequel per capire cosa succede. La storia si svolge letteralmente in un altro continente. E anche se Akame si trova in questo nuovo ambiente (che ricorda molto il Giappone dell'era dei samurai) per trovare una cura alla sua condizione questo è solo un McGuffin.
La protagonista è Hinowa. E le vicende, anche se ritroveremo personaggi dei precedenti manga, sono completamente a sé stanti.
In passato "Akame ga kill" è stato spesso paragonato a "Il trono di spade", un paragone che mi ha fatto sempre storcere il naso. Ma in questo caso arriverei a dire che è abbastanza valido. Ci sono fazioni, c'è il sesso, ci sono i combattimenti fra eserciti, relazioni complesse fra i personaggi, gli intrigi... e, da come si propone la storia al momento attuale, c'è da aspettarsi che la storia si svilupperà in un arco di tempo di svariati anni (narrativi, non di pubblicazione). Non più uno shonen alla "Naruto" con morti e senza forza dell'amicizia che risolve tutto, ma un vero seinen con una trama che si dirama, e un focus su più personaggi.
Il cattivone di turno è un vero conquistatore che anche se per il più vuole aumentare il proprio potere e dominio, e non si preoccupa di uccidere chiunque si metta in mezzo alle sue ambizioni e prendere come concubina (o anche moglie, in rari casi) qualsiasi donna gli stimoli il pipino (indipendentemente dalla loro volontà, ovviamente) tiene al benessere della propria popolazione, se non altro per riflesso del proprio prestigio come sovrano. Quindi un totale cambio di tono dai cattivoni super over the top dei precedenti manga. Anche i protagonisti non muoiono con troppa facilità. Rimane la tensione del non sapere chi vivrà o morirà, ma i personaggi rilevanti di questo manga sono decisamente più longevi.
Quindi un manga fantasy-storico basato sui combattimenti. Con una trama relativamente matura, una certa dose di erotismo, e anche un po' di commedia che spezza la serietà della trama. Presenza femminile molto forte come rilevanza nella storia e nelle scene d'azione, ma senza scadere nell'odioso femminazismo "woke/SJW" all'americana.
Non necessita di leggere i prequel per capire cosa succede. La storia si svolge letteralmente in un altro continente. E anche se Akame si trova in questo nuovo ambiente (che ricorda molto il Giappone dell'era dei samurai) per trovare una cura alla sua condizione questo è solo un McGuffin.
La protagonista è Hinowa. E le vicende, anche se ritroveremo personaggi dei precedenti manga, sono completamente a sé stanti.
In passato "Akame ga kill" è stato spesso paragonato a "Il trono di spade", un paragone che mi ha fatto sempre storcere il naso. Ma in questo caso arriverei a dire che è abbastanza valido. Ci sono fazioni, c'è il sesso, ci sono i combattimenti fra eserciti, relazioni complesse fra i personaggi, gli intrigi... e, da come si propone la storia al momento attuale, c'è da aspettarsi che la storia si svilupperà in un arco di tempo di svariati anni (narrativi, non di pubblicazione). Non più uno shonen alla "Naruto" con morti e senza forza dell'amicizia che risolve tutto, ma un vero seinen con una trama che si dirama, e un focus su più personaggi.
Il cattivone di turno è un vero conquistatore che anche se per il più vuole aumentare il proprio potere e dominio, e non si preoccupa di uccidere chiunque si metta in mezzo alle sue ambizioni e prendere come concubina (o anche moglie, in rari casi) qualsiasi donna gli stimoli il pipino (indipendentemente dalla loro volontà, ovviamente) tiene al benessere della propria popolazione, se non altro per riflesso del proprio prestigio come sovrano. Quindi un totale cambio di tono dai cattivoni super over the top dei precedenti manga. Anche i protagonisti non muoiono con troppa facilità. Rimane la tensione del non sapere chi vivrà o morirà, ma i personaggi rilevanti di questo manga sono decisamente più longevi.
Quindi un manga fantasy-storico basato sui combattimenti. Con una trama relativamente matura, una certa dose di erotismo, e anche un po' di commedia che spezza la serietà della trama. Presenza femminile molto forte come rilevanza nella storia e nelle scene d'azione, ma senza scadere nell'odioso femminazismo "woke/SJW" all'americana.