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Spesso purtroppo mi capita di leggere manga con protagonisti adolescenti con un intelletto pari a quello di un adulto navigato e la cosa spesso stride, qui finalmente i protagonisti sono tutte persone adulte in un opera matura e spesso riflessiva.
Spesso i seinen vengono letti anche dai ragazzini, in questo caso mi sento di consigliare la lettura ad un pubblico maturo.

Ecco la trama: In Giappone pare che il numero dei suicidi aumenti sempre più ma il paese, incapace di affrontare tale spesa, ha deciso di liberarsi dei suicidi recidivi abbandonandoli su un'isola deserta.
E proprio in questo contesto primitivo, in una terra senza leggi e regole, abbandonati a se stessi, che l'essenza vera delle persone viene a galla.
Morire, rinunciare a lottare, o cercare di continuare a vivere? Su questa domanda ruota bene o male l'intero manga.
Kouji Mori è un artista davvero interessante e in quest'opera mostra, in maniera realistica e coerente al contesto, l'animo umano in tutte le sue sfaccettature: quelle brutali, egoiste, distruttive, violente, ma anche i lati umani, l'amicizia, l'empatia, l'altruismo, la gentilezza, il sacrificio, il senso profondo di vita e morte.
Il protagonista, Sei (significa non a caso "vita" in Giapponese), cercherà in questa isola, insieme ad altri come lui, di trovare un nuovo significato alla propria vita, o almeno provarci. Cosa lo aspetterà?


** ATTENZIONE SPOILER**
La condivisione di ferite passate con gli altri abitanti dell'isola, tutti suicidi recidivi, e la condizione di dover collaborare per sopravvivere porta da subito ad una empatia che crea legami più solidi di quanto non ci si possa aspettare.
La ricerca di cibo, l'organizzazione dei ruoli, porta il nostro protagonista a cooperare con Ryo, eletto da tutti come leader, con Tomo ragazzo timido ma gentile, con Sugi l'occhialuto e con Ken; presto la frequentazione si trasformerà in una preziosa e solida amicizia, ognuno con la propria storia tragica alle spalle e un ruolo preciso in questo manga, mai banale.
Viene dato molto spazio al come sopravvivere nella natura con i mezzi a disposizione, l'autore è molto meticoloso in questo e a volte spiega in maniera semplice ed esaustiva alcune tecniche istruttive.
Nonostante nell'isola si possano trovare case abbandonate con attrezzi utili, la sopravvivenza in un territorio per lo più primitivo porta i nostri personaggi a fare numerose scoperte: l'adrenalina durante la caccia ai cervi, la gratitudine verso l'animale che donerà la propria vita per la tua sopravvivenza, l'apprendimento di tecniche come la pesca, l'affumicatura della carne, la creazione del sale e di armi per la difesa, l'importanza dell'allevamento di capre e galline, le difficoltà e le tensioni legate all'insorgere di conflitti con altri gruppi e alla convivenza con altre persone, e anche la nascita di una storia d'amore.
L'autore bilancia perfettamente tutti questi elementi senza mai annoiare , chiude tutti i cerchi narrativi senza lasciare nulla in sospeso e il finale è esaustivo, a me è piaciuto.

Le riflessioni e le storie dei protagonisti sono interessanti.
"Solo qui riesco a sentirmi in pace. Sono da solo, e divento una cosa sola con la foresta. In questi momenti sono pervaso da un senso di completezza. Non mi sono mai sentito così quando ero in città.. Mi sentivo sempre inquieto, assettato e sempre afflitto. Nella mia vita precedente mi sentivo un fallito.
Ottenere sempre di più, avere sempre di più, conquistare sempre di più ... così veniamo cresciuti.
Sono sicuro che questa società competitiva sia arrivata a pensare che le cose e i successi ottenuti tramite la competizione siano qualcosa degna di lode.
Tuttavia, a differenza della spinta a ottenere di più, ci si è del tutto dimenticati della spinta a "SENTIRE" di più.
A dimostrazione di ciò, c'è il fatto che nella società giapponese il tasso di suicidi non fa altro che aumentare. Queste sono persone che hanno un lavoro, una famiglia, persone a cui non manca nulla, eppure si suicidano.
Per gli altri è impossibile capire, però per queste persone la vita di tutti i giorni diventa un tale tormento da spingerle a farla finita.
Io penso che la capacità di essere felici sia essenziale.
Non è che il problema è la società moderna stessa che considera questa abilità essenziale come superflua?
Non siamo noi che non proviamo mai la "felicità" di sentire il vento tra i capelli, di goderci il sole? Non siamo noi che non ci sentiamo appagati dal verde in un parco, o da un lungomare in estate, o una bevanda calda d'inverno?
Tanto tempo fa le persone avevano la capacità di sentirsi felici così.
Però i nostri genitori e i nostri insegnanti ci ripetono continuamente che dobbiamo essere vincenti, dobbiamo ottenere sempre più, dobbiamo far carriera.
Coloro che non riescono a vincere, coloro che falliscono li considerano dei buoni a nulla, è logico.
Tuttavia la vita umana è un continuo vincere e perdere, un alternarsi di successi e fallimenti. Ed esistono modi per mettersi il cuore in pace: i semplici piaceri della carne, la soddisfazione di capire qualcosa, l'estasi di esperire la bellezza, la gioia di comprendere un altro essere umano.
Vorrei che non dimenticaste queste abilità essenziali.
E vorrei che i genitori e gli insegnanti e la società in generale, la prendessero più in considerazione."
** FINE SPOILER**

Parlando dello stile di disegno, i volti a me personalmente non piacciono, un pò si assomigliano tutti se non per il taglio di capelli o per qualche elemento che li differenzia (gli occhiali o la bandana), ma gli sfondi e i dettagli sono ben definiti e curati.

La Goen apprezza molto questo autore, infatti pubblicò anche "Holyland" e ha portato in Italia "Suicide Island" , seppur con pubblicazioni molto irregolari (tipiche della Goen) , ci sono stati due anni addirittura in cui non uscì neppure un volume, per poi riprendere nel 2020 e completare velocemente la serie di 17 volumi totali che sono comunque di buona qualità.

Consiglio questa lettura praticamente a tutti purchè sia un pubblico maturo, per la crudezza di alcune tematiche trattate.