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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Che cos'è l'amore? Come si manifesta, quando, perché, a quale scopo e a quale fine e in che forme? E poi, soprattutto, chi o cosa, come, dove, quando, quanto e perché lo amiamo? Queste sono le domande a cui si cerca di dare risposte nella vita, domande che non trovano risposte immediate, perché, come sappiamo, l'amore non è una cosa immediata, è una cosa che ha bisogno di tempo, pazienza, calma, costanza, dedizione, per superare anche le difficili prove e ostacoli, soprattutto interiori, che la vita, il destino, le persone pongono su di noi.

Questo anime movie si pone con una leggerezza unica, ma densa di significato e/o, per meglio dire, significati, che sulle prime sono difficili da trovare, ma che si possono comunque trovare anche nella vita di tutti i giorni, se solo una persona si ferma ad avvertirli, percepirli e trovarli, e quindi constatarne la vastità, la profondità e la "connessione" con la propria vita/esistenza/essenza.

Tutto ciò qui ha inizio, come sempre, con un incontro all'apparenza casuale, ma non tanto, da parte della protagonista che trova dei vecchi foglietti recanti i titoli di alcuni libri che trova alla biblioteca dove lavora il padre e dove lei si reca molto spesso, anche e soprattutto durante il periodo delle vacanze estive, pur essendo anche gli esami di ammissione alle scuole superiori imminenti e dovendo anche lei studiare. Lo stesso giorno in cui deve vedersi con la sua amica incontra uno strano ragazzo, il quale sta leggendo uno dei libri che lei ha dimenticato e nel quale ha trovato paradossalmente, ma non tanto, i testi delle sue canzoni, visto che Shizuku è anche un'aspirante cantante. Questi, però, non le rivela subito il suo nome, mentre, paradossalmente, conosce il suo, e Shizuku rimane in un certo senso amareggiata, visto che ha letto i testi delle sue canzoni, definendole banali, e già il primo impatto non è dei più rosei. Il secondo incontro ha luogo con un gatto con un comportamento molto singolare e bizzarro che incuriosisce la ragazza e la conduce a uno strano negozio di antiquariato/artigianale dove incontra uno strano signore che ripara i prodotti di antiquariato, e di essi racconta le storie alla ragazza, che rimane sbalordita dalla semplicità, e in particolare rimane affascinata da una statuetta recante il nome di Barone, con sembianze feline ma anche antropomorfe, la quale comincia a prendere vita nella sua immaginazione. Shizuku improvvisamente constata che è in ritardo e deve sbrigarsi a portare il pranzo a suo padre in biblioteca. Nel frattempo, Shizuku deve anche prepararsi per gli esami e svolgere le faccende di casa, visto che sua sorella, così come i suoi genitori, la spronano a dare sempre il meglio di sé per un futuro migliore. Ma la ragazza vive nel suo mondo e, a peggiorare la situazione, ci si mette anche l'incontro con il ragazzo nella bottega del signore, che dimostra di essere un liutaio e falegname già capace, e che le rivela il suo sogno di partire per Cremona in Italia per diventare un artigiano del legno come suo nonno, però contro il parere dei suoi genitori, che proprio come quelli di Shizuku preferiscono che lui si concentri sullo studio e che cominci a pensare a una carriera più redditizia. Il nostro ragazzo si rivela anche essere un ottimo suonatore di violino, e decide di accompagnare la ragazza nel canto della sua canzone, al quale si uniscono anche il proprietario della bottega e i suoi amici con i loro rispettivi strumenti musicali. Alla fine della fiera, in uno stato di eccitazione mentale, il ragazzo rivela essere quel Seiji Amasawa di cui Shuzuku aveva trovato i foglietti con gli stessi libri che aveva preso in prestito dalla biblioteca, ed ecco qui la rivelazione incredibile. I nostri protagonisti a questo punto si congedano per un po', anche perché gli esami sono vicini e devono darsi da fare con lo studio. Purtroppo per Shuzuku questi non vanno a buon fine, e soprattutto la sorella maggiore non è molto felice del fatto che lei stia sottovalutando l'importanza di crearsi una posizione nella vita, ma la ragazza controbatte affermando che sta seguendo i propri sogni. Il padre, sentito tutto, decide di fare una riunione di famiglia e spiega a Shuzuku che è importante che lei segua i suoi sogni, ma sottintende che è altrettanto importante avere delle basi solide per seguirli. Detto questo, ciascuno si congeda. Alla fine Shuzuku ritrova Seiji, prima che lui parta, e poi suo nonno, il quale le racconta la storia della statuetta con sembianze feline e antropomorfe insieme a un'altra statuetta simile ma di genere femminile. Rivela essere l'allusione alla sua storia d'amore giovanile, con una ragazza tedesca di nome Louise, la quale non aveva potuto rincontrarlo a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e che solo a conflitto terminato aveva potuto cercarla, ma che forse non era più interessata a lui e pertanto era stato costretto a tornare dalla Germania in Giappone con molta amarezza. Alla fine, sentita questa storia, Shuzuku trova l'ispirazione per il suo racconto "I sospiri del mio cuore", un'allusione in linea con il messaggio dello stesso anime, ovvero seguire quello che il cuore ci dice per non avere rimpianti in futuro. Alla fine ritrova anche Seiji, il quale è tornato dall'Italia, poiché il suo maestro gli ha detto che deve fare ancora molta pratica e che deve riprendere a studiare, proprio come Shuzuku, visto che l'aveva promesso ai suoi genitori. Il film si conclude con i due ragazzi che guardano un tramonto che ha dell'incredibile, sembra veramente realistico, proprio come se fosse stata presa una fotografia e inserita nel comparto grafico del film, il quale si conclude con la famosa canzone "Take Me Home, Country Roads" di John Denver, la quale costituisce la traccia portante della colonna sonora del film insieme alle tracce del film, ciascuna in linea con le singole scene del medesimo.

I personaggi sono semplici e molto spontanei, ma nella loro semplicità sono pieni di immaginazione e di segreti, quasi come se fosse stata descritta un'atmosfera di stampo stifteriano attorno a loro, quasi a dire che alleggia un senso di pace e quiete che normalmente non si trova sempre in una città, ma che c'è. L'ambientazione è quindi armonica ed equilibrata, anche perché i colori sono realistici e danno appunto quel senso di realtà che ha sempre caratterizzato le opere del maestro Miyazaki. La narrazione dei fatti è molto lenta, al fine di permettere anche allo spettatore di immedesimarsi nel miglior modo possibile nella vicenda e/o in uno dei personaggi. E bisogna dire che funziona. Io almeno, parlando per me stesso, mi ci rivedo abbastanza, soprattutto nella protagonista, per i suoi gusti e forse anche per le abitudini. Ma questo è ciò che siamo e che è anche in linea con il messaggio dell'opera, essere sé stessi e trovare la propria strada per il proprio destino, sbagliando e riprovando.
Voto: 8,5