Recensione
Happiness
6.5/10
Recensione di DarkSoulRead
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“Perché è cosi bella la neve che cade su questo mondo folle?”
“Happiness”, che verrebbe quasi da storpiare in “HappiLess”, dato che non racconta come si ottiene la felicità, ma come la si perde, è la summa dei temi più scomodi e disturbanti trattabili in un fumetto, dal satanismo agli abusi sessuali, dal suicidio all’incesto, dal bullismo alla depressione, messi insieme e raccontati dalla voce gelida e penetrante di Usamaru Furuya.
L’estro creativo del sensei è stavolta rinchiuso negli argini di racconti slice of life più ordinari in termini di mera messinscena, e risulta meno esplosivo che in altre sue opere.
Il volume parte un po’ in sordina, con i primi racconti sottotono e meno sconvolgenti emotivamente parlando di quello che è lecito attendersi dall’autore, migliorando sensibilmente negli atti finali con storie più centrate e coinvolgenti, che però non sempre lasciano il segno sperato, nonostante l’impatto degli argomenti trattati.
La storia più riuscita delle otto scelte dall’autore è quella che da il titolo al manga, “Happiness”, un’agghiacciante racconto in bilico tra vita e morte che graffia l’animo del lettore, risultando l’amaro ritratto di una società alla deriva.
Tra i punti più alti dell’opera cito la toccante “E se…“ che in pochissime pagine riesce a commuovere con estrema dolcezza, mostrandoci il post-mortem da una prospettiva originale.
Meritevole di menzione anche “Una stanza piena di nuvole”, il più visionario dei racconti in raccolta, dove una giovane affittuaria truffata dipinge la propria stanza a mo' di cielo per avere la vista che gli era stata inverosimilmente promessa dal locatore.
I personaggi protagonisti, spesso giovani ragazze smarrite e in crisi esistenziale, passano al vaglio di un Furuya disilluso e rabbioso, che ci vomita addosso tutto il suo disprezzo per l’umanità senza la minima remora, ricordandoci Inio Asano all’apice del suo masochismo. Purtroppo manca un fil rouge che leghi concettualmente e simbolicamente i capitoli, che risultano piuttosto scorporati l’uno dall’altro, la follia umana presente in ogni racconto non basta a rendere le storie tasselli di un mosaico più grande. Il tipico ermetismo criptico dell’autore risulta quasi del tutto assente in questo volume (o meglio è presente solo in minima parte), non ci sono infatti le classiche decostruzioni e sperimentazioni a cui il sensei ci ha abituato, tuttavia non manca spazio all’interpretazione del lettore, che come in altre sue opere gioca un ruolo importante, specialmente in certi paragrafi.
Il tratto di Furuya, sottile ed espressivo, consegna all’occhio la solita ineccepibile resa grafica, dalle linee psichedeliche e angoscianti de “La Canzone del Diavolo” al surrealismo pittorico di “Indigo Elegy”; il disegno leggero e al contempo dettagliato dell’autore si lascia apprezzare per tutto il volume, pur non toccando le vette visive espressioniste degli esercizi di stile di “Palepoli”, né la forza visionaria delle incantevoli splash page di “La musica di Marie”. Le tavole, costruite minuziosamente soppesando tutti gli elementi che le compongono, rivelano un equilibrio di dettagli armonico e perfettamente ponderato, che ci regala una consecutio-immagini sempre fluente e godibile. La passione per l’erotismo del sensei si evince dalla sensualità delle scene di nudo,
da cui emergono gli istinti sessuali dell’uomo, nella loro forma più ferale e primitiva.
“Happiness” è un’opera controversa, una raccolta dalla qualità narrativa altalenante come spesso accade nei volumi antologici, differenziandosi dall’agglomerato grazie a temi forti ed anticonvenzionali, e all’inconfondibile firma di un virtuoso del manga, che, con un approccio più pragmatico, pur non al culmine della sua fervida ispirazione, conferma invidiabili dote artistiche.
“Happiness”, che verrebbe quasi da storpiare in “HappiLess”, dato che non racconta come si ottiene la felicità, ma come la si perde, è la summa dei temi più scomodi e disturbanti trattabili in un fumetto, dal satanismo agli abusi sessuali, dal suicidio all’incesto, dal bullismo alla depressione, messi insieme e raccontati dalla voce gelida e penetrante di Usamaru Furuya.
L’estro creativo del sensei è stavolta rinchiuso negli argini di racconti slice of life più ordinari in termini di mera messinscena, e risulta meno esplosivo che in altre sue opere.
Il volume parte un po’ in sordina, con i primi racconti sottotono e meno sconvolgenti emotivamente parlando di quello che è lecito attendersi dall’autore, migliorando sensibilmente negli atti finali con storie più centrate e coinvolgenti, che però non sempre lasciano il segno sperato, nonostante l’impatto degli argomenti trattati.
La storia più riuscita delle otto scelte dall’autore è quella che da il titolo al manga, “Happiness”, un’agghiacciante racconto in bilico tra vita e morte che graffia l’animo del lettore, risultando l’amaro ritratto di una società alla deriva.
Tra i punti più alti dell’opera cito la toccante “E se…“ che in pochissime pagine riesce a commuovere con estrema dolcezza, mostrandoci il post-mortem da una prospettiva originale.
Meritevole di menzione anche “Una stanza piena di nuvole”, il più visionario dei racconti in raccolta, dove una giovane affittuaria truffata dipinge la propria stanza a mo' di cielo per avere la vista che gli era stata inverosimilmente promessa dal locatore.
I personaggi protagonisti, spesso giovani ragazze smarrite e in crisi esistenziale, passano al vaglio di un Furuya disilluso e rabbioso, che ci vomita addosso tutto il suo disprezzo per l’umanità senza la minima remora, ricordandoci Inio Asano all’apice del suo masochismo. Purtroppo manca un fil rouge che leghi concettualmente e simbolicamente i capitoli, che risultano piuttosto scorporati l’uno dall’altro, la follia umana presente in ogni racconto non basta a rendere le storie tasselli di un mosaico più grande. Il tipico ermetismo criptico dell’autore risulta quasi del tutto assente in questo volume (o meglio è presente solo in minima parte), non ci sono infatti le classiche decostruzioni e sperimentazioni a cui il sensei ci ha abituato, tuttavia non manca spazio all’interpretazione del lettore, che come in altre sue opere gioca un ruolo importante, specialmente in certi paragrafi.
Il tratto di Furuya, sottile ed espressivo, consegna all’occhio la solita ineccepibile resa grafica, dalle linee psichedeliche e angoscianti de “La Canzone del Diavolo” al surrealismo pittorico di “Indigo Elegy”; il disegno leggero e al contempo dettagliato dell’autore si lascia apprezzare per tutto il volume, pur non toccando le vette visive espressioniste degli esercizi di stile di “Palepoli”, né la forza visionaria delle incantevoli splash page di “La musica di Marie”. Le tavole, costruite minuziosamente soppesando tutti gli elementi che le compongono, rivelano un equilibrio di dettagli armonico e perfettamente ponderato, che ci regala una consecutio-immagini sempre fluente e godibile. La passione per l’erotismo del sensei si evince dalla sensualità delle scene di nudo,
da cui emergono gli istinti sessuali dell’uomo, nella loro forma più ferale e primitiva.
“Happiness” è un’opera controversa, una raccolta dalla qualità narrativa altalenante come spesso accade nei volumi antologici, differenziandosi dall’agglomerato grazie a temi forti ed anticonvenzionali, e all’inconfondibile firma di un virtuoso del manga, che, con un approccio più pragmatico, pur non al culmine della sua fervida ispirazione, conferma invidiabili dote artistiche.