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9.5/10
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Mamma mia. Da che parte si può cominciare nel descrivere "Suzume no Tojimari"? Quale prospettiva concettuale utilizzare? Makoto Shinkai chi? E Miyazaki dove?
Respiro.

"Suzume" è divisivo come tutte le opere di Shinkai, del quale non sono un fan, ma che dello stesso non posso che apprezzare la magnificenza (sì, ho scritto bene) dell'involucro nel quale ci dà in pasto il suo ultimo lavoro. Siamo in un'epoca dove l'apparire è più importante dell'essere, dove tira più il "bello" del "vero", dove bisogna emulare il canone imposto dalla corrente mainstream nella sua accezione più grandangolare del termine. Vi piace più una città piena di luci che illumina le iridi ad ogni sguardo? O il paesino dormitorio di periferia? Ecco...
Fatte queste dovute precisazioni e vagamente posizionato "Suzume" al suo posto nel firmamento, posso affermare che Shinkai ha sfornato un piccolo capolavoro (ho scritto di nuovo bene) e ha reso fruibile il suo lavoro.
Mi spiego meglio. I 121 minuti trascorsi insieme a Suzume, Sota, Daijin e compagnia vogliono darci l'impressione di essere profondi, usando sì delle importanti leve emozionali, ma che scorrono intenzionalmente veloci e non affondano gli artigli nel inconscio dello spettatore più critico e dal background più profondo e consapevole. Il fine ultimo era centrare il bersaglio, rendersi ulteriormente visibili, cavalcare l'onda della notorietà post-pandemica dei prodotti dell'editoria e dell'animazione del Sol Levante. Si doveva decidere se rendere l'opera ottima per la critica e per lo zoccolo duro oppure ottima per una vastità di pubblico che prima non c'era. Optando di fatto per quest'ultima.

Entrando invece nell'altra "macroarea", squisitamente analizzando il lato tecnico, non si può non affermare che, laddove mancano i contenuti, invece la potenza visiva ed estetica del film è sbalorditiva, lascia incollati allo schermo dall'inizio alla fine, i fondali, le luci, la fotografia, la colonna sonora, come sempre sono gestiti magistralmente, siamo davvero, secondo me, di fronte a una sconcertante eccellenza. Tanto di cappello.

In "Suzume no Tojimari" di carne al fuoco ce ne sarebbe tanta, tantissima.
Addirittura si potrebbe pensare a un prequel o ad uno spin-off, per completare l'opera e dare un taglio veramente di spessore e autoriale a tutti i punti volutamente non trattati o gestiti in modo a dir poco superficiale, a favor di biglietti staccati al box office.
Shinkai dovrebbe provarci, ci riuscirebbe di certo e probabilmente diventerei un suo irriducibile fan.
Al netto dei punti deboli, dei punti di forza e dei voluti compromessi concettuali intrinsechi, il film è comunque sicuramente consigliato e promosso.