Recensione
Dark Water
7.5/10
Film molto particolare, perché pur essendo un horror si presenta in maniera assai decisa anche come una drammatica elegia dell'amore materno. Questo sentimento è infatti il vero perno della vicenda: la protagonista Yoshimi è una madre fragile eppure forte, mossa dall'immenso amore per la piccola Ikuko e proprio il fatto che la stessa Yoshimi sia stata abbandonata dalla madre le fa capire molto bene quanto sia importante per i bambini avere una madre che li accudisca e quanto sia doloroso perdere tale figura (un dolore che anche la bambina scomparsa ha conosciuto fin troppo bene). Tanto più che il mondo degli adulti in generale fa davvero una pessima figura in questi film, tra insegnanti di asilo esageratamente severi, ex-mariti che si divertono a spaventare la coniuge per farla cedere e portinai pigri e indolenti.
Il tutto è accompagnato dalla presenza dell'acqua, che in questo film non è elemento di vita ma portatrice di ricordi tristi (come quella della pioggia) e di dolore e morte, come quella sporca che inonda l'appartamento delle due protagoniste.
Oltre a questa parte dei contenuti, il regista Hideo Nakata è piuttosto bravo a creare un’atmosfera inquietante sfruttando gli ambienti del palazzo fatiscente in cui Yoshimi deve abitare, capace di evitare la noia non tanto grazie alle scene movimentate (che sono poche) bensì usando il mistero e la tensione. Il tutto è intervallato dalle misteriose apparizioni dello zainetto appartenuto alla bimba scomparsa e da flashback color seppia (lo stesso dell'acqua sporca) che gradualmente ci spiegano il triste fato della piccola.
Ottimo poi il climax finale, bel mix di suspense e dramma, capace di spaventare e insieme commuovere, e il fattore commovente è ancora più forte nell'epilogo.
Cast di per sé discreto, però è molto brava Hitomi Kuroki nel ruolo di Yoshimi.
Per concludere è un film veramente bello, un raro esempio di horror con un’anima.
Il tutto è accompagnato dalla presenza dell'acqua, che in questo film non è elemento di vita ma portatrice di ricordi tristi (come quella della pioggia) e di dolore e morte, come quella sporca che inonda l'appartamento delle due protagoniste.
Oltre a questa parte dei contenuti, il regista Hideo Nakata è piuttosto bravo a creare un’atmosfera inquietante sfruttando gli ambienti del palazzo fatiscente in cui Yoshimi deve abitare, capace di evitare la noia non tanto grazie alle scene movimentate (che sono poche) bensì usando il mistero e la tensione. Il tutto è intervallato dalle misteriose apparizioni dello zainetto appartenuto alla bimba scomparsa e da flashback color seppia (lo stesso dell'acqua sporca) che gradualmente ci spiegano il triste fato della piccola.
Ottimo poi il climax finale, bel mix di suspense e dramma, capace di spaventare e insieme commuovere, e il fattore commovente è ancora più forte nell'epilogo.
Cast di per sé discreto, però è molto brava Hitomi Kuroki nel ruolo di Yoshimi.
Per concludere è un film veramente bello, un raro esempio di horror con un’anima.