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Zetsuen no Tempest mi fa arrabbiare, perché aveva tutte le carte in regola per essere una serie da 9, ma pare essersi sabotata con le sue stesse mani, a un punto tale che l'opera è in una picchiata qualitativa costante, con solo sul finale alcune scene ritornate leggermente apprezzabili, che sono tali più perché la stanchezza di essersi trascinati per 24 episodi ha abbassato le nostre difese mentali, rendendo sopportabili cose che, probabilmente, non dovrebbero esserlo.

Ma per poter essere chiaro devo parlarne bene, e per parlarne bene devo fare spoiler.
Siete avvertiti.

L'inizio di Zetsuen no Tempest è semplicemente intrigante.
Nel mondo esiste un clan di maghi chiamato Clan Kusaribe, che venera un albero sacro chiamato Albero della Genesi, il quale concede loro poteri magici. Ciononostante, per una serie di motivi, il Clan ha fatto esiliare su un'isola la principessa dell'Albero della Genesi (in poche parole, il mago più potente nonché capo del Clan) e ha iniziato il rituale per evocare un altro albero, avverso a quello della Genesi, chiamato Albero di Zetsuen.
In contemporanea, seguiamo Takigawa Yoshino, che scopriamo essere un ragazzo intelligente e pacato, amico di un altro ragazzo chiamato Mahiro Fuwa, dall'indole ben diversa e assente da più di un anno. Ovvero dalla morte di sua sorella minore Aika, con cui Yoshino aveva una relazione sentimentale a insaputa di Mahiro.
Visitando la tomba della famiglia Fuwa, Yoshino viene improvvisato minacciato di morte da una misteriosa donna armata di pistola, che gli fa domande al riguardo di Mahiro, domande a cui Yoshino non sa rispondere. Quando sembra sul punto di star per venire ucciso, improvvisamente Mahiro appare dal nulla e lo salva, facendo sfoggio di capacità sovrannaturali. Il tutto mentre dal mare inizia a spuntare una strana conformazione legnosa sferica dotata di un occhio: un frutto di Zetsuen, che inizia a volare verso il suo albero per farlo risvegliare.
Mentre corrono verso la spiaggia, Mahiro rivelerà a Yoshino di aver trovato su una spiaggia un artefatto che lo ha messo in contatto con Hakaze Kusaribe, la principessa esiliata del Clan Kusaribe, che gli ha insegnato come usare la magia nella speranza di poter contrastare il risveglio dell'albero di Zetsuen.
Mahiro gli rivelerà che ora ha due obiettivi: vendicarsi della morte della sorella e salvare il mondo.

Per quanto complicate, queste potevano essere le premesse di una serie molto interessante.
L'elemento narrativo della Sindrome del Ferro causata dai Frutti dell'Albero di Zetsuen, una sindrome che trasforma tutti gli esseri viventi non maghi in statue di ferro, creava ambientazioni dal mood interessante. Città e case di campagna abbandonate, silenziose, che i protagonisti si ritrovano ad attraversare e ad occupare clandestinamente, creando un'atmosfera alquanto malinconica, resa anche inquietante dalle persone divenute ferro lungo il percorso.
Anche il sistema magico si dimostra atipico, fondato sulla "logica del mondo" e sul non poter recare subito offesa, ma piuttosto difendere. Caratteristica, questa, che permette di creare battaglie dal sapore fresco e da gestire in modo particolare, come quella contro Kusaribe Natsumura.
Infine, il rapporto tra i due protagonisti era particolare, magari non originale, ma prometteva di poter essere approfondito in modo molto interessante.

Il problema è che tutto questo è vero per i primi cinque episodi.

Andiamo per gradi.
Prima di tutto, il comparto tecnico inizia a calare visibilmente dopo il quinto episodio. Non diventa mai brutto, ma le animazioni e la regia risultano molto più dozzinali e mediocri. Tutto questo è vero a un punto tale che, a serie inoltrata, mi sono genuinamente chiesto se me la fossi sognata la qualità tecnica dei primi episodi (specialmente il primo), tanto da rivedermeli per non dubitare delle mie facoltà mentali.
La cosa ironica è che basta confrontare la prima opening con la seconda per rendersi conto del calo tecnico della serie, tanto questo è evidente.

Il problema maggiore, però, è che a livello di scrittura la serie collassa.
Per me la magia si è rotta quando, in un altro episodio incentrato sul passato dei protagonisti, scopriamo che Mahiro non è solo furente per la morte della sorella, ma era anche... innamorato di lei.
Viene rivelato nello stesso episodio che non sono fratelli di sangue, ma non ho potuto fare a meno di chiedermi "Ce n'era davvero bisogno?"
Secondo me, no.
Anche perché questo melodramma pseudo-incestuoso è gestito male, ma davvero male, con il personaggio di Aika Fuwa che, se prima sembrava interessante nel suo non essere stato ancora del tutto approfondito, con questa gestione criminale della scrittura diventa insopportabile.
L'intenzione era di creare una ragazza dalla personalità particolare e difficile, ma ciò non viene fatto al meglio e Aika risulta per diventare odiosa, un personaggio che non sai mai veramente cosa voglia dalle persone attorno a lei, e che rende difficile empatizzare non solo con lei, ma anche con le persone che dicono di amarla e volerle bene.
Non è buona scrittura questa.

Dopo quell'episodio, la mia speranza era che fosse un piccolo scivolone capace comunque di porre basi interessanti, e che la serie si riprendesse.
Non potevo sapere che quello era il primo passo nell'abisso.

Ciò che vi ho descritto accade infatti tra gli episodi 6 e 7, dopo i quali il nostro duo arriva effettivamente al punto dove il Clan Kusaribe sta tenendo il rituale di risveglio dell'Albero di Zetsuen.
Una svolta di trama che può sembrare prematura, poiché la serie ha 24 episodi e, anche ammesso l'affrontare il Clan Kusaribe rappresenti solo la prima metà della serie (come effettivamente è), sembra davvero troppo presto per essere già alle battute finali di un arco narrativo.
Questo succede perché, dopo l'episodio 7, ci sono cinque, ripeto CINQUE, episodi di pippe mentali dove i personaggi non fanno altro che parlare tra di loro. Degli episodi noiosi, che dovrebbero essere interessanti perché attorno alla base del clan si sta tenendo un conflitto tra il governo e i maghi, ma che invece non fanno altro che essere pesanti poiché la scrittura scende in picchiata.
Con Samon Kusaribe (colui che ha preso il posto di Hakaze e sta guidando il rituale di risveglio) che, come antagonista, fa una figura pietosa. Un uomo con un piano così geniale che si fa prendere per il culo da due ragazzini delle superiori, e per la quasi totalità del tempo non tenta neanche di combattere ma parla e si dispera.
Il tutto condito da un effetto grafico orrendo per i suoi pensieri, e da un generale feeling di star guardando le battaglie psicologiche di Death Note scritte da chi non ha capito cosa le rendesse così emozionanti. (Strano non ci sia un certo San Domenico da Boscotrecase tra gli autori del manga)

Finiti questi episodi dove capiamo che la scrittura è diventata davvero di basso livello, tra momenti noiosi e soluzioni che sembrano deus ex machina poiché non adeguatamente introdotte (prima fra tutte: la scoperta che non si riesce a risalire all'assassino di Aika poiché probabilmente è un mago di Zetsuen, concetto mai neanche lontanamente palesato prima di quel momento), il tutto si risolve con il ritorno di Hakaze nel presente (sì, era nel passato. Troppo lungo da spiegare) e il suo tentativo di risolvere la situazione tra l'Albero della Genesi e quello di Zetsuen (che, per vari motivi, non è così semplice come sembrava all'inizio).

A questo episodio segue un episodio di recap.
Perché, chiaramente, dopo cinque episodi noiosi, un altro che ribadisca praticamente solo cose che già si sanno era un toccasana, soprattutto se gestito in modo così tanto ridondante.
Poi, si apre la seconda parte della serie.

Una seconda parte che mi ha fatto sentire tradito.
Perché le premesse alla base di questa seconda parte sarebbero pure interessanti (in poche parole: l'Albero della Genesi ha ucciso due miliardi di persone ed è diventato un giudice sommo del pianeta Terra che impedisce ogni forma di conflitto e violenza), ma la gestione brusca e frettolosa della prima parte fa sembrare un peccato che essa sia finita, mentre il cambio di mood della seconda non è introdotto con dolcezza.

Infatti, la seconda parte ha un'atmosfera molto diversa.
Oltre a essere ambientato in un mondo civilizzato, abbandonando i complessi urbani abbandonati della prima metà, ci sono molte più battute e leggerezza, soprattutto a causa della rivelazione del goffo Megumu Hanemura come mago di Zetsuen.

In questa parte, il comparto tecnico cala ulteriormente e la scrittura dei personaggi va totalmente a farsi benedire. Infatti, se già nel finale della prima assistevamo a perle di rara bruttezza, come Mahiro che decide di non schierarsi a favore dell'Albero di Zetsuen perché Yoshino gli promette di rivelargli l'identità del ragazzo di Aika se non lo fa, in questa seconda parte la caratterizzazione dei personaggi viene ridotta ai minimi termini, e le loro riflessioni e cambi di fazione diventano incomprensibili.
La gestione della trama diventa criminale, con episodi pieni di momenti noiosi e trovate narrative semplicemente stupide, e i pochi momenti buoni, come il crollo emotivo di Yoshino quando parla della sua reazione alla morte di Aika o il suo rappacificarsi con Mahiro dopo avergli detto della relazione con la sorella, danno quasi fastidio perché fanno pensare "Se solo tutto il resto fosse scritto decentemente".
Tutto questo porta a un finale dove, dopo un finto cliffhanger, la risoluzione al conflitto principale dei protagonisti contro l'Albero della Genesi è un altro deus ex machina.
C'era da sorprendersi del contrario.

Nonostante lo abbia criticato, ci tengo comunque a lodare il lavoro dello studio Bones, perché ho dato un'occhiata ai disegni del manga e sono semplicemente brutti. Pur se le animazioni e la regia bella sono solo nei primi episodi, il character design è diverse spanne superiore nell'anime rispetto all'opera di partenza.
Considerando che quasi sicuramente l'adattamento è fedele, ironicamente sembra quasi un peccato si siano impegnati tanto su un'opera la cui scrittura non portava a nulla di buono.

Questo è tutto.
Zetsuen no Tempest è probabilmente uno degli anime che più odierò nella mia vita, perché mi ha ferito.
Da scrittore, vedere una storia così bella, dalle grandi potenzialità, fare una fine del genere mi ha fatto male. Ci sono persone che venderebbero l'anima per avere una grande idea, e vederne una così maltrattata è una violenza.
La mia è stata una relazione tossica, perché ho continuato a guardare quest'opera nel ricordo di ciò che mi avevano dato i primi episodi, e nella continua illusione di ciò che sarebbe potuto essere.

Mio caro Zetsuen no Tempest, hai tanto citato "Amleto" e "La tempesta" nella tua narrazione, ma non potevi sapere che il nostro rapporto sarebbe stato descritto perfettamente in "Sogno di una notte di mezza estate".

“Amami oppure odiami,
entrambe le cose sono a mio favore.
Se mi ami, io sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odi, io sarò sempre nella tua mente.”

Sono stanco.
Stanco della mia natura di uomo, e di quella di scrittore.
Devo andare.
Auf wiedersehen.

P.S. In realtà, molto probabilmente, Shakespeare quella frase non l'ha mai scritta; ma tanto, anche Zetsuen usa le citazioni shakespeariane un po' a caso.