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Se avete presente il più classico dei classici cross-over speciali dei Power Rangers divisi in due puntate, dove i protagonisti presenti vengono aiutati (o devono aiutare) quelli della stagione precedente, ebbene: eccovi già il canovaccio di questo film, pompato dalla solita foga Trigger sì, ma nella declinazione che il regista Akira Amemiya aveva stabilito cinque anni fa agli inizi.

"Gridman Universe" è pertanto, e anzitutto, seguito diretto di "SSSS.Gridman", riesce a sistemare quel paio di questioni abbozzate o lasciate in sospeso nell'anime originale (autoconclusivo), buttandoci però nel mischione quanto di buono realizzato nell'anime parallelo "SSSS.Dynazenon", il cui cast però funge principalmente da supporto, proprio come accade in molti cross-over di qualsiasi tokusatsu.

Funziona? Sì, non sempre tutto fila liscio, sia chiaro, però la forza travolgente di un messaggio banale, ma mai scontato, unito a personaggi a cui ci si è affezionati nel tempo e, soprattutto, a comparto e maestria tecnici di prim'ordine (continuo a ritenere questa serie l'unico esempio riuscito di connubio tra animazione 2D e CG; ce ne sono altri ottimi, ma come ci sono riusciti qui è su un altro livello) rendono il tutto una vera gioia.

In fondo, sta qui tutto il senso della magia Trigger: due ore spensierate che però lasciano qualcosa, oltre all'entusiasmo di tornare bambini, la consapevolezza di ciò che è davvero importante.
Il solito minestrone rigirato e riproposto? Superficialmente, è l'ennesimo anime in cui dei robottoni combattono contro i mostri, ma se la base del canovaccio va avanti da oltre 50 anni e questi matti riescono ancora a coinvolgere partendo da basi decennali, aggiungendoci ogni volta nuovi strati e spunti, evidentemente significa che c'è ancora parecchio da raccontare. E "Gridman Universe" colpisce il bersaglio.

Menzione d'onore alle solite musiche di Shiro Sagisu e a Kai Ikarashi, del quale continuo ad attendere l'inevitabile esordio alla regia.