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Tatsuhiro Satō è un giovane che da quattro anni vive praticamente recluso nel suo piccolo appartamento di Tokyo e incarna perfettamente lo stereotipo dell'hikikomori giapponese: si mantiene a malapena con i soldi che gli inviano i genitori e ha interrotto qualsiasi legame con il mondo esterno. Un giorno mentre è occupato a non fare nulla nel suo appartamento bussa alla porta un'anziana accompagnata da una giovane ragazza. Questa successivamente si mette in contatto con Satō affermando di conoscere il modo per curarlo dalla sua malattia. Misaki, questo il suo nome, gli porge quindi un contratto e lo invita a seguire alcune lezioni private che terrà per lui la sera, al parco.

Sebbene il giovane inizialmente provi diffidenza e tenti in tutti i modi di cancellare l'offerta dalla sua mente, alla fine accetta e ogni sera si reca al parco vicino per ascoltare le lezioni della ragazza. Misaki appare timida e introversa almeno quanto Satō, ma si rifiuta di fornire al ragazzo informazioni su di sé, soprattutto perché si interessi tanto a lui e come fa a conoscere tutti i particolari della sua vita. I giorni si susseguono e Satō sembra effettivamente sollevarsi dalla sua condizione di hikikomori, almeno finché vecchie conoscenze dal passato non tornano a farsi vive scaricando i loro problemi sul ragazzo e mettendolo nuovamente con le spalle al muro.

Ben disegnato e colorato, racconta ironicamente la condizione degli Hikikomori giapponesi senza cadere nel demenziale o nello scialbo. La prima parte (fino alla 14 circa) si mantiene su un ottimo livello, ben dosando humour e momenti più seri. Nella seconda parte si perde un po' il filo della storia iniziale e ne comincia un'altra, dove si scoprono i segreti dei personaggi principali. Da lì in poi perde quel fascino iniziale e diventa quasi un anime come un altro, sempre però mantenendo quell'accezione e quel confine tra i due stili narrativi (comico e drammatico) il più sottile possibile. Il finale da un lato è ottimo solo a metà, perché sebbene Sato e Misaki abbiano una buona conclusione, la storia di Yamazaki poteva essere meglio sviluppata e non relegata allo sfondo.