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8.0/10
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Premessa: ho scoperto Death Note solo ora, all’inizio del 2025; quindi non soltanto l’ho guardato, commentato e recensito a molti anni dalla sua nascita, ma anche dopo che su di esso era già stato scritto tutto e il contrario di tutto. Inoltre non conosco il manga da cui è tratto, quindi mi limito a giudicare l’anime.
Parto subito dalla questione più dibattuta, ovvero: la differenza abissale fra la prima e la seconda parte dell’opera, contraddistinte dalla morte di un importante personaggio. In effetti è innegabile che, da un certo punto in poi, il livello cali paurosamente; ma, per vederla in un altro modo, i primi episodi hanno fissato l’asticella talmente in alto che era difficile sia per gli autori mantenere quegli standard, sia per gli spettatori perdonare i difetti successivi.
Per quanto mi riguarda, i primi episodi mi hanno letteralmente incollata allo schermo. La storia è originale e avvincente; i personaggi sono ben costruiti e i colpi di scena efficaci. Avere come protagonista quello che normalmente sarebbe il “cattivo” o, quantomeno, un antieroe è sicuramente il punto di forza di questa serie. Un protagonista con cui a tratti ci si immedesima e che a tratti si detesta; per cui si fa il tifo, ma che si vorrebbe anche vedere sconfitto. A fargli da spalla un simpaticissimo shinigami che ama le mele e che lo accompagna senza prendere posizione. E, a contrastarlo, un avversario misterioso e geniale, un “buono” altrettanto anticonvenzionale con cui si fa fatica a immedesimarsi totalmente. Lo spettatore viene quindi ipnotizzato in una entusiasmante partita a scacchi, in cui è difficile decidere da che parte stare.
La colonna sonora è spettacolare (ho adorato soprattutto la prima opening) e accompagna efficacemente i momenti di maggior tensione. Dal lato tecnico non sono un’esperta, ma direi che il livello di disegni e animazioni è piuttosto buono, anche se in certi punti tende a essere altalenante quanto la narrazione, specialmente nella seconda parte.

! ATTENZIONE: PRESENZA DI SPOILER !

Per quanto sia innegabile la presenza di due parti principali, anche la “prima parte” in realtà è segnata da diversi punti di svolta, in cui vengono introdotti nuovi personaggi e la storia prende una piega diversa. Il primo cambiamento vero e proprio avviene dopo la rinuncia al quaderno e la conseguente scarcerazione di Light, ovvero con l’inizio del cosiddetto arco della Yotsuba. Qui il livello della serie comincia a essere altalenante e ci vogliono un paio di episodi di assestamento per tornare alla suspense iniziale. Questo arco raggiunge il culmine con l’avvincente inseguimento di Higuchi e il tanto atteso risveglio di Kira.
Subito dopo, con l’episodio intitolato “Silenzio”, dobbiamo dire addio a L. Era una morte da tempo annunciata, ma molti speravano non avvenisse e in diversi hanno criticato le modalità con cui si è scelto di eliminarlo. In effetti, un personaggio chiave come L. poteva andarsene in modo più “sgargiante” (per dirla con Uzui Tengen), però io ho trovato molto toccante la scena quasi biblica dell’asciugatura dei piedi, e il tempismo con cui Rem passa all’azione è perfetto. Non si poteva fare diversamente. Inoltre, per quanto riguarda la scelta in sé di eliminare un personaggio importante come L., io personalmente non sono contraria, anzi: la trovo una scelta coraggiosa. Purtroppo, da qui in poi, il livello della serie prenderà una curva discendente, con l’eccezione di alcuni episodi particolarmente riusciti.
L’inizio della “seconda parte” mi ha fatto venire voglia di mollare. I due eredi di L. non mi ispiravano alcuna simpatia; Light, dopo un’iniziale furia omicida, era tornato nell’ombra e i nuovi personaggi americani, con aerei e missili a propria disposizione, mi sembravano davvero esagerati. Inoltre il salto temporale non è stato gestito benissimo, e i vari passaggi dei quaderni sono piuttosto confusionari.
Con l’episodio “Padre”, avvincente e triste, la serie comincia a risalire e, nel successivo “Giustizia”, N. guadagna qualche punto, avvicinandosi un pochino al suo predecessore. Light torna al centro dell’azione, mostrandoci di nuovo il Kira a cui eravamo, nel bene e nel male, affezionati.
L’arruolamento di Mikami e Takada, che arriva un po’ tardi nella storia, porta una ventata di novità e fa anche presagire l’inevitabile rovina di Kira.
Gli ultimi episodi procedono con alti e bassi. Dispiace vedere poco Ryuk, che ormai è un osservatore passivo degli eventi, e soprattutto il personaggio di Mello viene abbandonato, per poi ricomparire con un ruolo decisivo che risulta, a quel punto, poco chiaro.
L’episodio finale era quello da cui mi aspettavo i fuochi d’artificio che, purtroppo, non sono arrivati.
La spiegazione di come N. abbia scoperto e sostituito il vero quaderno, ovvero dell’elemento decisivo che ha determinato la sua vittoria, è confusa e poco credibile. La reazione di Light alla sconfitta poteva essere resa meglio e i volti deformati di Light e Mikami tolgono loro la dignità che meritavano. La fuga di Light morente alla luce del tramonto, con le scene del passato che riaffiorano alla sua e alla nostra memoria, è invece davvero struggente.

! FINE PARTE CONTENENTE SPOILER !

In definitiva, quindi, Death Note è una serie davvero bella e appassionante che purtroppo non è riuscita a mantenere i livelli eccelsi dei primi episodi per tutta la sua durata.
Qualcuno ha scritto, in una precedente recensione, che “bisogna giudicare le opere per quello che sono, e non per quello che vogliamo esse siano. Altrimenti non stiamo analizzando l'opera, ma stiamo gonfiando il nostro ego a tal punto da invaderla”. Sono in parte d’accordo, per esempio se parliamo della scelta di far morire un certo personaggio o della vittoria/sconfitta finale. Ma credo anche che il fruitore dell’opera abbia il diritto non soltanto di giudicarla, ma di immaginare come sarebbe stata se certi aspetti fossero stati realizzati meglio. L’opera d’arte, una volta uscita dalla penna del suo autore, assume una vita propria e interagisce in modi inaspettati con i suoi destinatari.
Io ritengo, in modo del tutto autonomo dai commenti letti, ma in sintonia con alcuni di essi, che la seconda parte di Death Note avesse davvero un grande potenziale, ma che non sia stata realizzata al meglio. Questo fatto lascia un po’ con l’amaro in bocca proprio coloro ai quali la serie è piaciuta.
Ne consiglio comunque la visione, nella sua interezza: con la consapevolezza che non è un’opera perfetta, ma che nonostante questo è stata pensata per arrivare a quella conclusione, l’unica a mio parere possibile.