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    Due ragazze si incrociano fuori da scuola prima dell’inizio delle lezioni, e si dirigono verso l’aula di musica in un lungo silenzio pregno d’attesa. La simmetria spaziale in cui si muovono, scandita dai loro passi e dalle pulsazioni dell’ambiente, definisce una fuga impressionista carica di cadenze, di astrazioni visive e sonore: la fusione di diegesi ed extra-diegesi, il linguaggio del corpo e il ritmo del montaggio mettono a fuoco quella che1 [ continua a leggere]
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    «Le persone talentuose che sanno esattamente chi sono non cercano nulla. Quelli che non sanno chi sono... sono loro che lottano più duramente per vincere, in modo da provare qualcosa.»

    Ping Pong the Animation. Ovvero lo spokon secondo Masaaki Yuasa.
    Se vista nell'ottica della flessione di titoli degni di nota che la sta trascinando in questi ultimi anni, l'animazione giapponese può dirsi arrivata a un punto morto. All'interno dell'ondata di pr1 [ continua a leggere]

    8.5/10
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    Aoi Miyamori, Shizuka Sakaki, Emi Yasuhara, Midori Imai e Misa Todo sono cinque studentesse appassionate di animazione che, per il festival scolastico del loro ultimo anno di liceo, decidono di realizzare artigianalmente un cortometraggio anime da proiettare nella propria scuola. Le amiche, all'alba del loro ingresso nella società lavorativa, si scambiano una promessa: in futuro dovranno riuscire a realizzare una loro opera originale, curandone1 [ continua a leggere]

    9.0/10
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    Era il 2004 quando un titolo passato quasi in sordina in patria, diretto da un regista di mezz'età sconosciuto ai più, fece le sue prime apparizioni nei festival nazionali. Come un vero e proprio pugno in faccia, il film sconvolse fin nelle fondamenta il cinema d'animazione giapponese: distanziandosi dagli ormai abusati tòpoi che monopolizzavano il mercato, l'allora trentanovenne Masaaki Yuasa (questo il nome del regista) e i produttori del vulc1 [ continua a leggere]
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    Un'opera narrativa nasce sempre con un intento preciso. Se nell'atto di recensire è lecito - e forse doveroso - contemplare innanzitutto il modo in cui un'opera ponga sé stessa nei confronti del pubblico, non meno lecito - e non meno doveroso - sarà tuttavia chiedersi se tale modo di porsi abbia effettivamente un effetto positivo.
    Va da sé che opere come Re:Zero -Starting Life in Another World-, facenti del proprio muro portante la narrazione,1 [ continua a leggere]

    9.0/10
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    Mushishi, serie animata del 2005 tratta dall'omonimo manga di Yuki Urushibara, può definirsi alla stregua dell'identità interiore di un Giappone ormai iper-modernizzato, ma che al contempo ha sempre gelosamente conservato quelle caratteristiche ancestrali che si concretizzano nel legame spirituale con la natura, nel rapporto con gli antenati e nella fedeltà alle proprie tradizioni. Anche nel vastissimo campo dell'animazione i modelli pratici di1 [ continua a leggere]
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    Jang-woo, laconico dipendente di una fabbrica di gelati e titolare di un'umile lavanderia ereditata dai genitori deceduti alcuni anni prima, vive la propria modesta esistenza in una remota cittadina costiera della Corea, barcamenandosi ogni giorno tra casa e lavoro e prendendosi cura della sorella minore Eun-ji. Nella notte in cui l'uomo decide di vendere l'attività famigliare per potersi permettere una vita più agiata a Seul, la sorella scompar1 [ continua a leggere]
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    Sono tante le opere che dalle premesse non lasciavano trasparire nulla di nuovo rispetto a quanto già era stato detto innumerevoli volte, salvo poi superare ampiamente le previsioni. Come sono tante le opere che infine hanno ugualmente deluso le aspettative, rivelandosi nulla di più che un tentativo di autonomia mal riuscito. Hai to Gensou no Grimgar ("Grimgar di fantasia e cenere"), serie televisiva prodotta dall'ormai sempre più acciaccato stu1 [ continua a leggere]

    4.0/10
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    (Poco) fantasy e (molto) moe: ecco come è riassumibile Gate: Jieitai Kanochi nite, Kaku Tatakaeri, d'ora in poi semplicemente Gate, serie televisiva realizzata da A-1 Pictures e divisa in due split cour da dodici episodi l'uno, che nasce come adattamento dell'omonima light novel scritta da Takumi Ianai e illustrata da Kuroishi. Un canovaccio che oramai da alcuni anni è diventato prassi, per il quale molto (troppo) spesso le storie seguono strutt1 [ continua a leggere]

    5.0/10
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    Inutile girarci intorno: Boku Dake ga Inai Machi ("La città dove io non ci sono"), in Italia meglio noto con il titolo internazionale di Erased, ha deluso le aspettative. Anzi, non le ha semplicemente deluse: le ha calpestate e frantumate, svuotandosi della potenza narrativa che pareva contraddistinguerlo durante le fasi iniziali in favore di una serie di rovinose e disastrose cadute. L'anime, prodotto da A-1 Pictures e adattato dall'omonimo man1 [ continua a leggere]

    3.0/10
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    Ormai si sa, lo studio Key attira le masse come il miele attira le api. Dal 1999 ad oggi ci hanno allietato le esistenze con la storia strappalacrime di un ragazzo in una città montana, la storia strappalacrime di un ragazzo in una città marittima, la storia strappalacrime di un ragazzo in una città normale e la storia strappalacrime di un ragazzo nell'aldilà. Come si può facilmente evincere leggendo queste righe, è palese che il punto di forza1 [ continua a leggere]

    8.0/10
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    Chiudete per un attimo gli occhi. Immaginate di trovarvi improvvisamente di fronte a un tizio anonimo, di media statura e completamente calvo, che avviluppato in un'improbabile calzamaglia color giallo canarino vi fissa svogliatamente con un ancor più improbabile sguardo da pesce lesso, affermando di essere un supereroe per hobby. Quale sarebbe la vostra reazione dinnanzi a costui? Credereste che in realtà vi trovate al cospetto della creatura p1 [ continua a leggere]