Recensione
A Certain Magical Index II
7.0/10
Si dice che il tempo calmi e plachi gli animi portando giudizio. Quante volte vi sarà capitato di guardare una serie e bollarla immediatamente come un disastro (o come un capolavoro) per poi ritornare sui vostri passi a mente più fredda e serena? Io posso dire senza remore, che aspettare un po’ prima di postare questa recensione mi ha aiutato non poco.
Alla fine dell’anime in questione la mia valutazione si poteva riassumere in queste tre righe: “No, no, no e ancora no! Cosa cavolo hanno combinato i produttori di To Aru majutsu no Index? Qualcuno mi può spiegare in che modo si possa riuscire a rendere un prodotto di base vincente in un’accozzaglia caotica?”. Ripensandoci su, il mio parere è diventato via via più mite, ma, d’altro canto, non posso nascondere la mia immensa delusione.
Ho amato con tutto il cuore la prima serie di To aru majutsu no Index, da me considerata la perfezione nel genere superpoteri/azione, e alla notizia del suo seguito ero letteralmente al settimo cielo; ma la conclusione è stata quello che si suol dire “dalle stelle alle stalle”. Forse sono un po’ esagerato, ma vi assicuro che per passare da un capolavoro ad un anime “normale” ne corre parecchia di strada. All’inizio di ogni puntata ero fiducioso e pensavo fra me e me “adesso incomincia il bello!” oppure “hanno fatto degli episodi un po’ così, ma adesso si cambia registro”; invece niente, l’andazzo è rimasto lo stesso per tutta la storia.
A questo punto vi chiederete che cosa sia mai questo prodotto. Vi anticipo che la recensione cavalca abbastanza la mia passione per la serie (che non si discute): mi aspettavo moltissimo e ho ricevuto una risposta che si aggira sulla sufficienza, e ovviamente quando le aspettative sono elevate si è volenti o nolenti più critici).
Parto nella mia analisi dell’anime concentrandomi sull’aspetto tecnico. La serie To Aru majutsu no Index aveva sfondato - oltre che per la storia innovativa - soprattutto per il livello stratosferico delle animazioni, per il chara moderno e accattivante e per i background suggestivi. In questo sequel il modello da seguire era ben presente - quindi non si vedono particolari magagne - e, anzi, se possibile, la realizzazione in alcune parti (nel finale) fa un ulteriore passo in avanti. Da questo punto di vista J.C.-Staff è promossa a pieni voti.
Anche per quanto riguarda l’ambito “soundtrack e musica” il livello rimane altissimo. Mami Kawada nelle due opening “No Buts!” e “See vision” supera se stessa, realizzando dei capolavori del genere J-pop che si vanno ad aggiungere ai lavori per l’omonima prima serie, per Hayate the combat butler e per Shakugan no Shana. Le melodie nel corso della visione si sposano perfettamente con l’azione dei personaggi e con le vicende a cui assistiamo.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. È la trama che mi ha fatto gridare allo scandalo e che mi ha portato alle conclusioni che vi illustrerò.
Partiamo dal presupposto che il mondo di To Aru majutsu no Index era stato faticosamente costruito nella prima serie grazie alla estrema bellezza e “coolness” dei personaggi. Misaka Mikoto, Accelerator, Kuroko, le Sisters, Last Order e molti altri ancora erano dei veri e propri “pilastri”, i quali catturavano seduta stante l’attenzione dello spettatore. Nel seguito, i produttori hanno commesso un gravissimo errore di base: puntano tutto su Kamijou Touma, il personaggio forse meno riuscito fra quelli creati nel mondo della Gakuen machi, e su Index, character interessante inizialmente, ma che nel corso di questa serie assume tratti patetici e “fastidiosi”. Qualcuno potrà dire che questa mia affermazione è un po’ campata per aria: insomma, sono i protagonisti! Su questo punto devo dissentire: a mio parere è il Mondo che circonda questi due personaggi il vero protagonista. Essi erano la “chiave di volta” della vicenda all’inizio della serie, servivano soltanto come introduzione, gettando le basi ad un’ambientazione magica e scientifica allo stesso tempo. Quindi ritornando alla mia affermazione precedente ripeto: che senso ha “consegnargli” il 90% della serie?
Le vicende si sviluppano in una sorta di guerra aperta tra la chiesa Romana Cattolica, qui rappresentata come un insieme di pazzi fanatici (altro che Maria Holic, questo sì che è al limite della blasfemia!), la Chiesa Puritana alla quale appartengono la maggioranza dei nostri eroi e, infine, il Mondo Scientifico degli espers. Solo a dirlo così si nota subito un problema: c’è definitivamente troppa carne al fuoco. Vengono introdotti moltissimi personaggi tralasciando inevitabilmente la loro caratterizzazione, i loro sentimenti e le loro storie - non è un caso che la maggior parte di questi scompaia nel nulla dopo pochi episodi.
La divisione della narrazione in vari archs era stata vincente nella prima serie, ma qui il tutto è estremamente confuso e relativamente campato per aria. Una trama convenzionale e la banalità regnano per la stragrande maggioranza della serie, ma è nella restante parte che sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Eventi scollegati privi di un filo logico comune, personaggi che saltano fuori dal nulla, organizzazioni segrete di cui non si capisce l’esistenza, dichiarazioni al limite della follia… Einstein avrebbe avuto i suoi problemi a tirarci fuori qualcosa.
Forse sono un pochino pesante, ma sostanzialmente le uniche parti in cui ero effettivamente interessato e preso dalla storia riguardavano le sporadiche apparizioni di Misaka, di Kuroko e di Acceleretor, ben sfruttato fino a metà, ma, alla fin fine, sprecato nel calderone incomprensibile degli ultimi episodi. Se la stragrande maggioranza della serie ha però in Touma l’unico fulcro, il risultato è scontato.
Era proprio sul protagonista maschile che volevo soffermarmi. A differenza del prequel - in cui era un personaggio normale, se non anche spiritoso - qui c’è il tracollo. Si erge nella storia come un onnipotente salvatore: salva una suora di qua, salva “una che ti voleva uccidere fino ad un secondo prima” di là, salva l’amica di su e il mondo di giù. Peccato che la logica dietro alle sue buone azioni sia veramente esile, per non dire ridicola. Vi porto un esempio: Touma salva un’intera città solo perché non voleva che i suoi amici perdessero il sorriso durante un festival studentesco. Vi rendete conto a cosa si è arrivati?
E, finalmente, vi porto l’ultima “perla” che il protagonista gentilmente ci fornisce. I nemici (o presunti tali) della trama sono, non si sa bene per quale motivo (o meglio lo so, ma voglio lasciare a voi la risposta), tutti appartenenti al “gentil sesso”. Ora, capite bene che a me la violenza negli anime non dà assolutamente fastidio, ma durante i 24 episodivediamo Touma “prendere a cazzotti” madamigelle (se pur malvagie) un episodio sì e l’altro pure. Questo sinceramente non mi è andato ancora giù.
Collegandomi a quest’ultimo punto concludo avvisando i futuri spettatori che a differenza della prima serie, qui si è arrivati ad introdurre le solite trovate degli anime ecchi. Con tutto ciò che potevano farci con quest’anime inserire i classici cliché visti e rivisti mi ha lasciato perplesso.
Vi sembrerà strano che dopo questa valanga di annotazioni negative dia un voto discreto - si aggirerebbe su un voto tra il 6 e il 7 - a To Aru majutsu no Index II, ma vorrei essere chiaro. L’anime in questione non è brutto e, se volete, è anche leggero e intrigante, il problema di base è un altro: una persona che ha visto e amato la prima serie non può che rimanere deluso dalla sua visione.
Detto ciò non mi rimane che aspettare l’inevitabile ulteriore sequel; infatti, quasi dimenticavo, la storia non finisce neanche lontanamente e, anzi, apre ad una valanga di eventi e di misteri che ci verranno spiegati solo più avanti. Come mi hanno fatto notare altri utenti questa serie è soltanto un “incipit” al piatto forte che dovrebbe arrivare nel terzo anime. Speriamo in bene!
Alla fine dell’anime in questione la mia valutazione si poteva riassumere in queste tre righe: “No, no, no e ancora no! Cosa cavolo hanno combinato i produttori di To Aru majutsu no Index? Qualcuno mi può spiegare in che modo si possa riuscire a rendere un prodotto di base vincente in un’accozzaglia caotica?”. Ripensandoci su, il mio parere è diventato via via più mite, ma, d’altro canto, non posso nascondere la mia immensa delusione.
Ho amato con tutto il cuore la prima serie di To aru majutsu no Index, da me considerata la perfezione nel genere superpoteri/azione, e alla notizia del suo seguito ero letteralmente al settimo cielo; ma la conclusione è stata quello che si suol dire “dalle stelle alle stalle”. Forse sono un po’ esagerato, ma vi assicuro che per passare da un capolavoro ad un anime “normale” ne corre parecchia di strada. All’inizio di ogni puntata ero fiducioso e pensavo fra me e me “adesso incomincia il bello!” oppure “hanno fatto degli episodi un po’ così, ma adesso si cambia registro”; invece niente, l’andazzo è rimasto lo stesso per tutta la storia.
A questo punto vi chiederete che cosa sia mai questo prodotto. Vi anticipo che la recensione cavalca abbastanza la mia passione per la serie (che non si discute): mi aspettavo moltissimo e ho ricevuto una risposta che si aggira sulla sufficienza, e ovviamente quando le aspettative sono elevate si è volenti o nolenti più critici).
Parto nella mia analisi dell’anime concentrandomi sull’aspetto tecnico. La serie To Aru majutsu no Index aveva sfondato - oltre che per la storia innovativa - soprattutto per il livello stratosferico delle animazioni, per il chara moderno e accattivante e per i background suggestivi. In questo sequel il modello da seguire era ben presente - quindi non si vedono particolari magagne - e, anzi, se possibile, la realizzazione in alcune parti (nel finale) fa un ulteriore passo in avanti. Da questo punto di vista J.C.-Staff è promossa a pieni voti.
Anche per quanto riguarda l’ambito “soundtrack e musica” il livello rimane altissimo. Mami Kawada nelle due opening “No Buts!” e “See vision” supera se stessa, realizzando dei capolavori del genere J-pop che si vanno ad aggiungere ai lavori per l’omonima prima serie, per Hayate the combat butler e per Shakugan no Shana. Le melodie nel corso della visione si sposano perfettamente con l’azione dei personaggi e con le vicende a cui assistiamo.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. È la trama che mi ha fatto gridare allo scandalo e che mi ha portato alle conclusioni che vi illustrerò.
Partiamo dal presupposto che il mondo di To Aru majutsu no Index era stato faticosamente costruito nella prima serie grazie alla estrema bellezza e “coolness” dei personaggi. Misaka Mikoto, Accelerator, Kuroko, le Sisters, Last Order e molti altri ancora erano dei veri e propri “pilastri”, i quali catturavano seduta stante l’attenzione dello spettatore. Nel seguito, i produttori hanno commesso un gravissimo errore di base: puntano tutto su Kamijou Touma, il personaggio forse meno riuscito fra quelli creati nel mondo della Gakuen machi, e su Index, character interessante inizialmente, ma che nel corso di questa serie assume tratti patetici e “fastidiosi”. Qualcuno potrà dire che questa mia affermazione è un po’ campata per aria: insomma, sono i protagonisti! Su questo punto devo dissentire: a mio parere è il Mondo che circonda questi due personaggi il vero protagonista. Essi erano la “chiave di volta” della vicenda all’inizio della serie, servivano soltanto come introduzione, gettando le basi ad un’ambientazione magica e scientifica allo stesso tempo. Quindi ritornando alla mia affermazione precedente ripeto: che senso ha “consegnargli” il 90% della serie?
Le vicende si sviluppano in una sorta di guerra aperta tra la chiesa Romana Cattolica, qui rappresentata come un insieme di pazzi fanatici (altro che Maria Holic, questo sì che è al limite della blasfemia!), la Chiesa Puritana alla quale appartengono la maggioranza dei nostri eroi e, infine, il Mondo Scientifico degli espers. Solo a dirlo così si nota subito un problema: c’è definitivamente troppa carne al fuoco. Vengono introdotti moltissimi personaggi tralasciando inevitabilmente la loro caratterizzazione, i loro sentimenti e le loro storie - non è un caso che la maggior parte di questi scompaia nel nulla dopo pochi episodi.
La divisione della narrazione in vari archs era stata vincente nella prima serie, ma qui il tutto è estremamente confuso e relativamente campato per aria. Una trama convenzionale e la banalità regnano per la stragrande maggioranza della serie, ma è nella restante parte che sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Eventi scollegati privi di un filo logico comune, personaggi che saltano fuori dal nulla, organizzazioni segrete di cui non si capisce l’esistenza, dichiarazioni al limite della follia… Einstein avrebbe avuto i suoi problemi a tirarci fuori qualcosa.
Forse sono un pochino pesante, ma sostanzialmente le uniche parti in cui ero effettivamente interessato e preso dalla storia riguardavano le sporadiche apparizioni di Misaka, di Kuroko e di Acceleretor, ben sfruttato fino a metà, ma, alla fin fine, sprecato nel calderone incomprensibile degli ultimi episodi. Se la stragrande maggioranza della serie ha però in Touma l’unico fulcro, il risultato è scontato.
Era proprio sul protagonista maschile che volevo soffermarmi. A differenza del prequel - in cui era un personaggio normale, se non anche spiritoso - qui c’è il tracollo. Si erge nella storia come un onnipotente salvatore: salva una suora di qua, salva “una che ti voleva uccidere fino ad un secondo prima” di là, salva l’amica di su e il mondo di giù. Peccato che la logica dietro alle sue buone azioni sia veramente esile, per non dire ridicola. Vi porto un esempio: Touma salva un’intera città solo perché non voleva che i suoi amici perdessero il sorriso durante un festival studentesco. Vi rendete conto a cosa si è arrivati?
E, finalmente, vi porto l’ultima “perla” che il protagonista gentilmente ci fornisce. I nemici (o presunti tali) della trama sono, non si sa bene per quale motivo (o meglio lo so, ma voglio lasciare a voi la risposta), tutti appartenenti al “gentil sesso”. Ora, capite bene che a me la violenza negli anime non dà assolutamente fastidio, ma durante i 24 episodivediamo Touma “prendere a cazzotti” madamigelle (se pur malvagie) un episodio sì e l’altro pure. Questo sinceramente non mi è andato ancora giù.
Collegandomi a quest’ultimo punto concludo avvisando i futuri spettatori che a differenza della prima serie, qui si è arrivati ad introdurre le solite trovate degli anime ecchi. Con tutto ciò che potevano farci con quest’anime inserire i classici cliché visti e rivisti mi ha lasciato perplesso.
Vi sembrerà strano che dopo questa valanga di annotazioni negative dia un voto discreto - si aggirerebbe su un voto tra il 6 e il 7 - a To Aru majutsu no Index II, ma vorrei essere chiaro. L’anime in questione non è brutto e, se volete, è anche leggero e intrigante, il problema di base è un altro: una persona che ha visto e amato la prima serie non può che rimanere deluso dalla sua visione.
Detto ciò non mi rimane che aspettare l’inevitabile ulteriore sequel; infatti, quasi dimenticavo, la storia non finisce neanche lontanamente e, anzi, apre ad una valanga di eventi e di misteri che ci verranno spiegati solo più avanti. Come mi hanno fatto notare altri utenti questa serie è soltanto un “incipit” al piatto forte che dovrebbe arrivare nel terzo anime. Speriamo in bene!