Recensione
Rinne
8.0/10
Condivido qui con tutti voi la mia recensione, da me già pubblicata nel mio sito tempo fa.
Con quest'opera l'autrice originaria di Niigata torna alla forma con la quale ha esordito in Urusei Yatsura - Lamù, ovvero manga a struttura episodica costituiti da singoli eventi in parte indipendenti dalla trama principale alla quale però sono collegati attraverso le qualità o l'attività dei protagonisti. Il risultato è che la trama principale non viene sviluppata e approfondita come nel caso per esempio di Maison Ikkoku o Inu Yasha, ma si dipana più lentamente e meno marcatamente nel corso delle varie avventure che coinvolgono i personaggi principali.
Il genere dell'opera, grazie proprio a questa sua struttura, è un po' più "leggero" e comico, più simile a quello di Lamù e Ranma ½. Non raggiunge le punte di comicità esilarante e talvolta un po' assurda di Lamù, né i momenti di comicità intensa di Ranma ½, ma è comunque decisamente comico e divertente; per certi versi si tratta di una comicità più adulta o raffinata e senza dubbio non è il carattere esclusivo dell'opera, che è piuttosto composita nella forma e nei temi che sviluppa. Diciamo che è una comicità spesso e volentieri velata da un alone di mistero che riguarda le singole avventure che i protagonisti si trovano ad affrontare.
Come spesso accade con le opere della Takahashi non è facile etichettarlo con una delle categorie canoniche di manga (shōjo, shōnen, seinen, ecc.), perché presenta caratteristiche che possono essere tipiche di diversi generi di manga; diciamo che potrebbe essere definito forse come uno shōnen, in cui però la componente sentimentale non è marginale; il soggetto è comunque di tipo soprannaturale, con tutto ciò che questo comporta (vedi sotto).
La storia ha inizio con i ricordi un po' sfuocati di Mamiya Sakura, una ragazza di prima superiore che da piccola ha vissuto una strana avventura: scomparve per circa una settimana, vagando per i boschi della montagna dietro casa di sua nonna e il suo spirito per qualche motivo si separò del corpo varcando il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi. La sua anima fu riportata indietro da una donna alla quale Sakura si rivolge appellandola oba-chan, "zia", ma che in realtà non conosceva. Quest'esperienza avrà due conseguenze fondamentali nella vita di Sakura: da quel momento lei sarà in grado di vedere spiriti, fantasmi, anime vaganti. Oltre a ciò, l'evento e le sue conseguenze legano il destino di Sakura a quello di un suo compagno di scuola, una persona che all'inizio della storia lei ancora non conosce, perché dall'inizio delle lezioni non si è mai fatto vedere a lezione: si tratta del suo vicino di banco, Rokudō Rinne. Rinne è il protagonista della storia, un ragazzo per metà umano e per metà shinigami che si trova costretto dalle circostanze familiari a vivere sulla terra e lavorare come traghettatore di anime per ripagare il debito di famiglia che per quanto ne sappiamo all'inizio della storia gli è stato lasciato in eredità dalla nonna, una shinigami che si invaghì di un umano quando questi era in punto di morte, lo salvò dal trapasso e poi lo sposò. Questa donna, di nome Tamako, non è altri che la donna che riaccompagnò l'anima di Sakura nel mondo dei vivi.
L'incontro tra Sakura e Rinne segna l'inizio di un rapporto di tacita collaborazione tra i due nei casi di anime, fantasmi e spiriti che Rinne deve traghettare nell'altro mondo perché possano prendere la ruota di Samsara, ovvero immettersi nel ciclo della reincarnazione. La capacità di Sakura di vedere gli spiriti sarà di non poco aiuto a Rinne, che trarrà beneficio nel suo lavoro soprattutto dal carattere calmo e pacato di Sakura, e dal suo tatto femminile. I due saranno inoltre accompagnati nelle loro imprese dal fedele servitore/aiutante a contratto di Rinne, ovvero Rokumon, un simpaticissimo bakeneko dal volto umano, che ha spiccate doti di perspicacia, intelligenza e a volte saggezza, e che però dà anche un contributo molto comico e divertente all'opera! La storia si arricchirà poi di altri personaggi fissi, come Jūmonji Tsubasa, un esorcista capace quindi anche lui di vedere gli spiriti, ma concentrato più nella loro eliminazione con le ceneri sacre che interessato ad interagire e dialogare con loro come fanno Rinne e Sakura. Si invaghisce di Sakura e si trasferisce nella sua scuola, tentando in ogni modo di conquistare l'attenzione e l'affetto della ragazza, ma in realtà qualcosa sembra essersi già instaurato tra Sakura e Rinne…
Sebbene questo nuovo manga della Takahashi si presenti come Ranma e Lamù in forma di storia con cornice, ovvero una trama principale poco sviluppata attorno alla quale gravitano brevi storie ed episodi, e con le due opere condivida un tono generale di leggerezza e comicità, in realtà Kyōkai no RINNE affronta e sviluppa anche temi piuttosto impegnativi, in particolare quello del Buddhismo, che infonde tutta l'opera, da titolo e sottotitolo fino all'attività che svolgono i personaggi e al nome del protagonista in particolare.
Kyōkai no RINNE significa "Rinne del confine": il confine in questione è quello che divide il mondo dei vivi e quello dei morti, ovvero il campo di azione dell'attività di Rinne, che deve aiutare le anime dei morti a passare dal mondo dei vivi in quello dei morti e guidarli quindi verso la ruota di Samsara, ovvero la ruota dell'esistenza, dell'eterno ciclo di nascita e morte. Ed infatti in giapponese la parola rinne fa capo alla religione Buddhista, e ha due scritture e due significati: 輪回(rinne), col significato di "trasmigrazione delle anime" e 輪廻 (rinne) che significa invece eterno ciclo dell'esistenza, è quindi in questo caso un sinonimo di saṃsāra. Rinne esiste però anche come nome proprio di persona, ed è sicuramente a questo che fa riferimento il titolo che mi pare tutto dedicato al nostro protagonista dai capelli rosso fuoco. Il sottotitolo del manga, Circle of Reincarnation (significativamente scritto in inglese), rende esplicito il legame del protagonista, Rinne, con la religione e la dottrina Buddhista; il suo nome contiene infatti nel suo suono entrambi i significati della parola rinne e in questo modo definisce il duplice compito del nostro protagonista: aiutare le anime a compiere la trasmigrazione e quindi a raggiungere la ruota di Samsara. Il cognome di Rinne, Rokudō, è altrettanto legato al Buddhismo: indica infatti i sei mondi o sei regni (roku significa "sei", dō significa "vie, sentieri" verso altrettanti mondi) del Buddhismo Mahayana (il Buddhismo a cui fa capo quello giapponese), nei quali l'anima che vaga nel saṃsāra si può reincarnare.
Il manga non impone mai la tematica buddhista che potrebbe non risultare così allettante e divertente per i lettori, ma essa aleggia sempre sul sottofondo dell'opera, e non si può non tenerne conto per comprendere certi fatti. Un'informazione utile a questo riguardo è rappresentata dal fatto che in Giappone tutto ciò che riguarda la morte e il destino tanto del corpo quanto dell'anima dal momento della morte in poi è appannaggio esclusivo del Buddhismo; per tradizione infatti, la cultura giapponese, originariamente solo scintoista, rifiuta anche solo l'idea della morte e della decomposizione che ad essa è associata. Questo spiega perché il tema del Buddhismo sia così forte in un'opera che ha come storia quella di uno shinigami che si occupa di traghettare le anime dei morti nell'altro mondo.
I disegni di questo manga esprimono fin da subito l'evoluzione artistica che la Takahashi aveva già mostrato nella parte finale di Inu Yasha: le linee sono meno morbide e più spigolose, più simili alle caratterizzazioni animate, e sono per questo sicuramente più attraenti per il pubblico.
I personaggi sono come sempre molto ben caratterizzati dall'autrice: e sebbene fisicamente ricordino personaggi di altre opere precedenti (mi chiedo come e perché non dovrebbe essere così, visto che la disegnatrice è la stessa e il suo stile è quello), la loro personalità è comunque originale e non sono dei doppioni di personaggi già visti, così come l'opera non è un doppione di altre opere, che siano della stessa autrice o di altri autori.
Il tema soprannaturale e quello della figura dello shinigami in particolare sembrano essere un po' inflazionati ultimamente nel mondo di manga e anime, e questo ha dato adito a critiche nei confronti di questo manga tacciandolo di poca originalità e di aver "copiato" da altri manga in corso che trattano gli stessi temi. Evitando di sbilanciarmi in giudizi che aprirebbero solo polemiche che, lo so per esperienza, degenererebbero in insulti e chissà che altro, mi limito a fare alcune considerazioni in merito alla questione. Il tema del soprannaturale affascina l'uomo fin dall'inizio dell'umanità, non è certo un fatto nuovo, semmai il contrario. Ma al di là di questo, è indubbio che i mangaka seguano il gusto del pubblico quando scrivono una storia, e quindi se il genere soprannaturale "tira", come si dice in gergo editoriale, è quasi inevitabile immettersi nel flusso di questo mercato. La Takahashi si è sempre dimostrata donna molto concreta in questo senso. Però lei ha decisamente una marcia in più rispetto a molti suoi colleghi. Alcuni manga di successo che trattano questi temi sono in realtà di qualità piuttosto mediocre e sono accozzaglie di scopiazzature da altre opere più originali; le opere della Takahashi sono opere sempre ben studiate e costruite: l'autrice inserisce sempre con perfetta e bilanciata misura elementi, motivi e temi della cultura, della tradizione e della società giapponese nelle sue opere, e anche il tema della morte, della rinascita e della figura dello shinigami sono trattati in questo manga in maniera sapiente, mai scontata o banale.
Il mio voto per ora è 8,5, anche se non ci sono i mezzi punti e ho selezionato quindi l'8, ma se si considera che per me 10 è il manga perfetto, direi che 8,5 è un voto molto alto.
È un manga a cui ci si deve approcciare con mente sgombra da preconcetti e pregiudizi e semplicemente goderselo.
Con quest'opera l'autrice originaria di Niigata torna alla forma con la quale ha esordito in Urusei Yatsura - Lamù, ovvero manga a struttura episodica costituiti da singoli eventi in parte indipendenti dalla trama principale alla quale però sono collegati attraverso le qualità o l'attività dei protagonisti. Il risultato è che la trama principale non viene sviluppata e approfondita come nel caso per esempio di Maison Ikkoku o Inu Yasha, ma si dipana più lentamente e meno marcatamente nel corso delle varie avventure che coinvolgono i personaggi principali.
Il genere dell'opera, grazie proprio a questa sua struttura, è un po' più "leggero" e comico, più simile a quello di Lamù e Ranma ½. Non raggiunge le punte di comicità esilarante e talvolta un po' assurda di Lamù, né i momenti di comicità intensa di Ranma ½, ma è comunque decisamente comico e divertente; per certi versi si tratta di una comicità più adulta o raffinata e senza dubbio non è il carattere esclusivo dell'opera, che è piuttosto composita nella forma e nei temi che sviluppa. Diciamo che è una comicità spesso e volentieri velata da un alone di mistero che riguarda le singole avventure che i protagonisti si trovano ad affrontare.
Come spesso accade con le opere della Takahashi non è facile etichettarlo con una delle categorie canoniche di manga (shōjo, shōnen, seinen, ecc.), perché presenta caratteristiche che possono essere tipiche di diversi generi di manga; diciamo che potrebbe essere definito forse come uno shōnen, in cui però la componente sentimentale non è marginale; il soggetto è comunque di tipo soprannaturale, con tutto ciò che questo comporta (vedi sotto).
La storia ha inizio con i ricordi un po' sfuocati di Mamiya Sakura, una ragazza di prima superiore che da piccola ha vissuto una strana avventura: scomparve per circa una settimana, vagando per i boschi della montagna dietro casa di sua nonna e il suo spirito per qualche motivo si separò del corpo varcando il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi. La sua anima fu riportata indietro da una donna alla quale Sakura si rivolge appellandola oba-chan, "zia", ma che in realtà non conosceva. Quest'esperienza avrà due conseguenze fondamentali nella vita di Sakura: da quel momento lei sarà in grado di vedere spiriti, fantasmi, anime vaganti. Oltre a ciò, l'evento e le sue conseguenze legano il destino di Sakura a quello di un suo compagno di scuola, una persona che all'inizio della storia lei ancora non conosce, perché dall'inizio delle lezioni non si è mai fatto vedere a lezione: si tratta del suo vicino di banco, Rokudō Rinne. Rinne è il protagonista della storia, un ragazzo per metà umano e per metà shinigami che si trova costretto dalle circostanze familiari a vivere sulla terra e lavorare come traghettatore di anime per ripagare il debito di famiglia che per quanto ne sappiamo all'inizio della storia gli è stato lasciato in eredità dalla nonna, una shinigami che si invaghì di un umano quando questi era in punto di morte, lo salvò dal trapasso e poi lo sposò. Questa donna, di nome Tamako, non è altri che la donna che riaccompagnò l'anima di Sakura nel mondo dei vivi.
L'incontro tra Sakura e Rinne segna l'inizio di un rapporto di tacita collaborazione tra i due nei casi di anime, fantasmi e spiriti che Rinne deve traghettare nell'altro mondo perché possano prendere la ruota di Samsara, ovvero immettersi nel ciclo della reincarnazione. La capacità di Sakura di vedere gli spiriti sarà di non poco aiuto a Rinne, che trarrà beneficio nel suo lavoro soprattutto dal carattere calmo e pacato di Sakura, e dal suo tatto femminile. I due saranno inoltre accompagnati nelle loro imprese dal fedele servitore/aiutante a contratto di Rinne, ovvero Rokumon, un simpaticissimo bakeneko dal volto umano, che ha spiccate doti di perspicacia, intelligenza e a volte saggezza, e che però dà anche un contributo molto comico e divertente all'opera! La storia si arricchirà poi di altri personaggi fissi, come Jūmonji Tsubasa, un esorcista capace quindi anche lui di vedere gli spiriti, ma concentrato più nella loro eliminazione con le ceneri sacre che interessato ad interagire e dialogare con loro come fanno Rinne e Sakura. Si invaghisce di Sakura e si trasferisce nella sua scuola, tentando in ogni modo di conquistare l'attenzione e l'affetto della ragazza, ma in realtà qualcosa sembra essersi già instaurato tra Sakura e Rinne…
Sebbene questo nuovo manga della Takahashi si presenti come Ranma e Lamù in forma di storia con cornice, ovvero una trama principale poco sviluppata attorno alla quale gravitano brevi storie ed episodi, e con le due opere condivida un tono generale di leggerezza e comicità, in realtà Kyōkai no RINNE affronta e sviluppa anche temi piuttosto impegnativi, in particolare quello del Buddhismo, che infonde tutta l'opera, da titolo e sottotitolo fino all'attività che svolgono i personaggi e al nome del protagonista in particolare.
Kyōkai no RINNE significa "Rinne del confine": il confine in questione è quello che divide il mondo dei vivi e quello dei morti, ovvero il campo di azione dell'attività di Rinne, che deve aiutare le anime dei morti a passare dal mondo dei vivi in quello dei morti e guidarli quindi verso la ruota di Samsara, ovvero la ruota dell'esistenza, dell'eterno ciclo di nascita e morte. Ed infatti in giapponese la parola rinne fa capo alla religione Buddhista, e ha due scritture e due significati: 輪回(rinne), col significato di "trasmigrazione delle anime" e 輪廻 (rinne) che significa invece eterno ciclo dell'esistenza, è quindi in questo caso un sinonimo di saṃsāra. Rinne esiste però anche come nome proprio di persona, ed è sicuramente a questo che fa riferimento il titolo che mi pare tutto dedicato al nostro protagonista dai capelli rosso fuoco. Il sottotitolo del manga, Circle of Reincarnation (significativamente scritto in inglese), rende esplicito il legame del protagonista, Rinne, con la religione e la dottrina Buddhista; il suo nome contiene infatti nel suo suono entrambi i significati della parola rinne e in questo modo definisce il duplice compito del nostro protagonista: aiutare le anime a compiere la trasmigrazione e quindi a raggiungere la ruota di Samsara. Il cognome di Rinne, Rokudō, è altrettanto legato al Buddhismo: indica infatti i sei mondi o sei regni (roku significa "sei", dō significa "vie, sentieri" verso altrettanti mondi) del Buddhismo Mahayana (il Buddhismo a cui fa capo quello giapponese), nei quali l'anima che vaga nel saṃsāra si può reincarnare.
Il manga non impone mai la tematica buddhista che potrebbe non risultare così allettante e divertente per i lettori, ma essa aleggia sempre sul sottofondo dell'opera, e non si può non tenerne conto per comprendere certi fatti. Un'informazione utile a questo riguardo è rappresentata dal fatto che in Giappone tutto ciò che riguarda la morte e il destino tanto del corpo quanto dell'anima dal momento della morte in poi è appannaggio esclusivo del Buddhismo; per tradizione infatti, la cultura giapponese, originariamente solo scintoista, rifiuta anche solo l'idea della morte e della decomposizione che ad essa è associata. Questo spiega perché il tema del Buddhismo sia così forte in un'opera che ha come storia quella di uno shinigami che si occupa di traghettare le anime dei morti nell'altro mondo.
I disegni di questo manga esprimono fin da subito l'evoluzione artistica che la Takahashi aveva già mostrato nella parte finale di Inu Yasha: le linee sono meno morbide e più spigolose, più simili alle caratterizzazioni animate, e sono per questo sicuramente più attraenti per il pubblico.
I personaggi sono come sempre molto ben caratterizzati dall'autrice: e sebbene fisicamente ricordino personaggi di altre opere precedenti (mi chiedo come e perché non dovrebbe essere così, visto che la disegnatrice è la stessa e il suo stile è quello), la loro personalità è comunque originale e non sono dei doppioni di personaggi già visti, così come l'opera non è un doppione di altre opere, che siano della stessa autrice o di altri autori.
Il tema soprannaturale e quello della figura dello shinigami in particolare sembrano essere un po' inflazionati ultimamente nel mondo di manga e anime, e questo ha dato adito a critiche nei confronti di questo manga tacciandolo di poca originalità e di aver "copiato" da altri manga in corso che trattano gli stessi temi. Evitando di sbilanciarmi in giudizi che aprirebbero solo polemiche che, lo so per esperienza, degenererebbero in insulti e chissà che altro, mi limito a fare alcune considerazioni in merito alla questione. Il tema del soprannaturale affascina l'uomo fin dall'inizio dell'umanità, non è certo un fatto nuovo, semmai il contrario. Ma al di là di questo, è indubbio che i mangaka seguano il gusto del pubblico quando scrivono una storia, e quindi se il genere soprannaturale "tira", come si dice in gergo editoriale, è quasi inevitabile immettersi nel flusso di questo mercato. La Takahashi si è sempre dimostrata donna molto concreta in questo senso. Però lei ha decisamente una marcia in più rispetto a molti suoi colleghi. Alcuni manga di successo che trattano questi temi sono in realtà di qualità piuttosto mediocre e sono accozzaglie di scopiazzature da altre opere più originali; le opere della Takahashi sono opere sempre ben studiate e costruite: l'autrice inserisce sempre con perfetta e bilanciata misura elementi, motivi e temi della cultura, della tradizione e della società giapponese nelle sue opere, e anche il tema della morte, della rinascita e della figura dello shinigami sono trattati in questo manga in maniera sapiente, mai scontata o banale.
Il mio voto per ora è 8,5, anche se non ci sono i mezzi punti e ho selezionato quindi l'8, ma se si considera che per me 10 è il manga perfetto, direi che 8,5 è un voto molto alto.
È un manga a cui ci si deve approcciare con mente sgombra da preconcetti e pregiudizi e semplicemente goderselo.