Recensione
Recensione di gian.villani
-
Premetto che mi sono iscritto a questo sito praticamente spronato da voler recensire questo manga, quindi già da qui potrete capire l'impatto che ha avuto su di me quella che io reputo una piccola opera d'arte.
Bisogna, secondo me, partire da una premessa: Dai non nasce come opera autonoma ma come trasposizione su carta di una delle saghe più importanti del mondo videoludico nipponico, cioè "Dragon Quest".
Parto da questo occorre chiarire che a differenza di altri manga che nascevano per esigenza di merchandising come ad esempio Saint Seiya, Dai ha raggiunto una maturità tale da poter essere senza dubbio considerata opera a sé, per giunta molto ben riuscita.
Non intendo dilungarmi sulla trama, ma preferisco soffermarmi sui Pro e i Contro che ho riscontrato leggendolo.
L'opera mostra chiaramente durante i vari capitoli la crescita del gruppo del prode guerriero. Fra i vari personaggi, infatti, ognuno, al momento della presentazione al pubblico, è caratterizzato da pecche che lo contraddistinguono e che nel corso dell'opera vengono limate con sapienza tramutandosi nei pregi e nelle caratteristiche degli stessi alla fine dell'opera.
La trama tende a decollare con un po' di lentezza, i primi capitoli sembrano narrare una storia lenta e noiosa oggettivamente, ma basta attendere poco per trovarsi proiettati in un mondo davvero ben curato che poco a poco attira sempre più il lettore.
Per quanto la trama forse risulti un po' troppo lineare (caratteristica di ogni possibile titolo Dragon Quest, caratterizzato da colpi di scena ben poco sconvolgenti), riesce a far nascere un forte legame fra il lettore e protagonisti, che ben descritti caratterialmente entrano facilmente nel cuore di chi segue la storia e le avventure del prode guerriero.
Il disegno è curatissimo e probabilmente è una delle caratteristiche che più lo avvicina a Toriyama, tanto che parte della critica lo identificava come uno dei reali creatori dell'opera, tesi sfatata ma tenendo comunque conto che coordinando la squadra di scrittori e disegnatori penso che una minima influenza ci sia stata.
Per me quest'opera riesce a rispecchiare l'idea di Dragon Quest, anzi a tratti la supera mostrando un mondo che va preso con leggerezza, questo è un manga semplice e lineare, non un evangelion né un Attack on Titan, è un opera che va letta senza la pretesa di trovare un obbligatorio colpo di scena, per quanto l'opera in realtà ne sia zeppa.
Per ora sembra che abbia elencato solo lati positivi, quindi mi soffermerò sul suo per me unico lato negativo: i continui clichè.
L'opera probabilmente paga due elementi: punto primo è un manga vecchio, quindi qualsiasi cosa che ad oggi risulta essere scontata lì per lì al momento della prima uscita forse non lo era; punto secondo, è pur sempre una storia ideata sulla base di Dragon Quest, che oggettivamente mantiene sempre una sua trama di fondo ben delineata. Probabilmente almeno una volta leggendolo vi troverete a pensare che un dato evento era davvero "scontato".
Detto ciò sarà difficile far sì che la nuova generazione possa avvicinarsi ad un'opera del genere, per quanto poca fama abbia avuto oggettivamente in nazioni diverse da quella nipponica. Per me il voto reale dell'opera sarebbe un otto e mezzo, ma preferisco alzarlo a nove per incoraggiare qualsiasi possibile lettore della mia recensione: non perdetevelo, è davvero bello!
Bisogna, secondo me, partire da una premessa: Dai non nasce come opera autonoma ma come trasposizione su carta di una delle saghe più importanti del mondo videoludico nipponico, cioè "Dragon Quest".
Parto da questo occorre chiarire che a differenza di altri manga che nascevano per esigenza di merchandising come ad esempio Saint Seiya, Dai ha raggiunto una maturità tale da poter essere senza dubbio considerata opera a sé, per giunta molto ben riuscita.
Non intendo dilungarmi sulla trama, ma preferisco soffermarmi sui Pro e i Contro che ho riscontrato leggendolo.
L'opera mostra chiaramente durante i vari capitoli la crescita del gruppo del prode guerriero. Fra i vari personaggi, infatti, ognuno, al momento della presentazione al pubblico, è caratterizzato da pecche che lo contraddistinguono e che nel corso dell'opera vengono limate con sapienza tramutandosi nei pregi e nelle caratteristiche degli stessi alla fine dell'opera.
La trama tende a decollare con un po' di lentezza, i primi capitoli sembrano narrare una storia lenta e noiosa oggettivamente, ma basta attendere poco per trovarsi proiettati in un mondo davvero ben curato che poco a poco attira sempre più il lettore.
Per quanto la trama forse risulti un po' troppo lineare (caratteristica di ogni possibile titolo Dragon Quest, caratterizzato da colpi di scena ben poco sconvolgenti), riesce a far nascere un forte legame fra il lettore e protagonisti, che ben descritti caratterialmente entrano facilmente nel cuore di chi segue la storia e le avventure del prode guerriero.
Il disegno è curatissimo e probabilmente è una delle caratteristiche che più lo avvicina a Toriyama, tanto che parte della critica lo identificava come uno dei reali creatori dell'opera, tesi sfatata ma tenendo comunque conto che coordinando la squadra di scrittori e disegnatori penso che una minima influenza ci sia stata.
Per me quest'opera riesce a rispecchiare l'idea di Dragon Quest, anzi a tratti la supera mostrando un mondo che va preso con leggerezza, questo è un manga semplice e lineare, non un evangelion né un Attack on Titan, è un opera che va letta senza la pretesa di trovare un obbligatorio colpo di scena, per quanto l'opera in realtà ne sia zeppa.
Per ora sembra che abbia elencato solo lati positivi, quindi mi soffermerò sul suo per me unico lato negativo: i continui clichè.
L'opera probabilmente paga due elementi: punto primo è un manga vecchio, quindi qualsiasi cosa che ad oggi risulta essere scontata lì per lì al momento della prima uscita forse non lo era; punto secondo, è pur sempre una storia ideata sulla base di Dragon Quest, che oggettivamente mantiene sempre una sua trama di fondo ben delineata. Probabilmente almeno una volta leggendolo vi troverete a pensare che un dato evento era davvero "scontato".
Detto ciò sarà difficile far sì che la nuova generazione possa avvicinarsi ad un'opera del genere, per quanto poca fama abbia avuto oggettivamente in nazioni diverse da quella nipponica. Per me il voto reale dell'opera sarebbe un otto e mezzo, ma preferisco alzarlo a nove per incoraggiare qualsiasi possibile lettore della mia recensione: non perdetevelo, è davvero bello!