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9.5/10
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Cosa dire? Questo è stato il mio primo film Trigger, e mi ha totalmente sconvolta!
Non sono mai stata attirata dalle opere di questo studio prima d'ora ("Little Witch Academia" a parte), e in genere le opere troppo "ignoranti" ed eccentriche mi annoiano... ma questa volta è stato diverso. Avevo sentito già dal trailer che questo film avrebbe promesso bene.
E così è stato, esattamente dal primo frame visto al cinema.

Ho avuto brividi, eccitazione, euforia, e ho provato anche momenti di riflessione, tristezza, qualche batticuore (eh sì, c'è anche quello!).
Insomma, "Puromea" (come lo chiamano in giapponese) offre di tutto, ma lo offre con giuste dosi e pensate. I cliché sono tanti, ma l'opera fa di questi la sua forza, ed è qui che si capisce quando una sceneggiatura possa vantare o meno di pilastri ben saldi.
Ho adorato il protagonista, un egregio scemo, e anche Lio con quella bellissima dualità "tratti femminili - ti faccio un c*** così", che ho davvero, davvero amato.
In generale c'è una bella dose di follia, che però non ti fa mai perdere il filo del discorso. Per certi versi, inoltre, mi ha addirittura piacevolmente ricordato il film "Mad Max". Il livello di "ignoranza" ed eccentricità è lo stesso!

Il chara design non rientra propriamente nelle mie corde (capiamoci, sono una divoratrice di shoujo), e la chiara contaminazione dello stile americano non aiuta, ma al tempo stesso tutto torna, il design dei personaggi è semplicemente adatto a tutto ciò che circonda loro.
Per quanto riguarda il concept design in generale, invece, è tutto perfetto. Il film è un tripudio di colori e forme geometriche che io, in quanto graphic designer, ho amato. È un film estremamente "grafico", qualcosa che non si vede spesso.

Per le animazioni è anche inutile che mi esprima. Trigger ha dimostrato come l'animazione possa essere potente anche a livello concretamente fisico, le scene di combattimento erano semplicemente delle bombe, ne ho avvertito tutta la forza addosso. La CGI, che di solito aborro, qui è utilizzata egregiamente, si mescola perfettamente con il suo contorno rendendola praticamente impercettibile. Sai che è lì, ma non è invasiva.

Questo studio ha dimostrato come l'animazione giapponese (e non) abbia confini illimitati, quando si vuole e si lavora con dedizione. E io mi inchino, a chi ancora riesce a portare l'animazione su questi livelli, dove nel primo piano della gerarchia della produzione c'è la dicitura "qualità", e non "quantità".

Unica pecca? I personaggi secondari, forse, a cui sarebbe stato bello offrire un po' più di spazio, perché tutti sembravano a modo loro interessanti. Sono invece stati usati quasi tutti prettamente da contorno. Funziona, eh, non è che non funzioni, però, se devo trovare un difetto, direi questo.

Insomma, come si suol dire... cento di questi "Promare"!