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Parto col dire che non mi aspettavo nulla da questo film, e per i primissimi minuti non mi ha entusiasmato. Ho iniziato a rivalutarlo durante la prima scena drammatica, quando viene richiesto a Jeanne di sottostare allo jus primae noctis: la scena mi ha folgorato per le scelte stilistiche e grafiche, per il modo in cui coinvolge lo spettatore attraverso giochi di colore e movimenti rapidi.

Man mano che il film andava avanti, è stato un crescendo, di cui ho apprezzato particolarmente il comparto grafico, riconoscendo alcuni stili pittorici di cui poi ho voluto approfondire l'uso. L'immagine va dall'acquerello alla pittura a rullo, in uso in Giappone in tempi antichi, con continui riferimenti all'astrattismo basato sui cromatismi di colore che penso diano un clima suggestivo al film. Ho adorato la “sporcizia” di alcuni frame in cui era palese l'imperfezione dei disegni, cosa che metteva in risalto il passaggio da una tavola all'altra e, per un appassionato di animazione come me, è stato entusiasmante vedere questo difetto/dettaglio/pregio.

Dal punto di vista sonoro: sul doppiaggio c'è poco da dire, ha la sua età e le sue pecche, ma tutto sommato si attesta su buoni livelli e non disturba, anche il mixaggio sonoro è invecchiato male e sono presenti degli acuti improvvisi che, pur essendo ben accostati alle tavole messe in scena, possono risultare fastidiosi. Ciò che ho davvero apprezzato sono le musiche e il montaggio sonoro. La scena della marcia verso il rogo, i personaggi appena delineati su sfondo completamente bianco e il suono cadenzato dei passi mi ha colpito! Penso che il disegno ridotto al minimo indispensabile non avrebbe reso il dramma della scena senza un accompagnamento sonoro altrettanto essenziale ma incisivo, colpendo profondamente lo spettatore che viene trascinato nel pathos del momento. Il risultato è una colonna sonora che spazia da tonalità alte ad altre molto basse, che definirei ambiziosa e bizzarra.

Riguardo il tema del film: lo sfruttamento della figura femminile nel Medioevo è un argomento ancora oggi molto attuale. “Kanashimi no Belladonna” si propone come un'allegoria - ripresa dal romanzo originale - per cui l'eros è visto come tabù, ma al tempo stesso è un'affermazione di libertà e giustizia per la protagonista. L'oppressore è tanto Satana, quanto il conte che pretende di usarle violenza, il dolore che quest'ultimo le ha provocato anima la sua rivolta. Penso sia emblematica la scena dell'orgia diabolica, è goliardica, eccessiva, ma l'avrei evitata? Sinceramente no. Apprezzo il coraggio di inserirla, soprattutto se penso agli anni in cui il film è stato prodotto e poi distribuito. La scelta quindi diventa un azzardo negli anni '70, ritrovandosi di fronte alla probabilità di essere rifiutato dal pubblico generalista, ma apprezzato dalla nicchia eclettica che diede poi avvio alla ribellione sociale.

In conclusione, ciò che ho davvero adorato di questo film sono la colonna sonora e la grafica: appena finito, gli avrei dato 9 e mezzo, ma riconosco abbia delle pecche impossibili da non considerare. Purtroppo il film eccede: la narrazione non procede in maniera omogenea, passando dalla lentezza di alcune scene, all'eccessiva velocità ed eccentricità di altre. L'eros non è solo una figura allegorica, ma finisce quasi per svilire il messaggio che il film vorrebbe fornire, con esplosioni falliche e sesso-centriche a tratti ridicole e ripetitive. Nonostante l'intenzione di dedicare il film d'animazione ad un pubblico adulto, penso abbiano reso indigesta la visione anche allo spettatore meglio predisposto.
Veniamo alle battute finali: riconosco che stilisticamente il film contenga degli elementi di altissimo livello, ma che avrebbe dovuto evitare alcune pesantezze, per questo motivo il mio voto finale si assesta su 8 e mezzo.