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8.5/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Il primo capitolo di una saga cinematografica e animata che ha segnato intere generazioni passate e presenti. Il Re Leone. Un classico dell'animazione che commuove, fa ridere e riflettere sulla concezione dinastica del potere.

Inizia tutto con l'introduzione del protagonista, Simba e di suo padre, Mufasa, insieme al perfido zio, Scar. Quest'ultimo complotta insieme alle iene per detronizzare Mufasa e usurpargli il trono di Re dei leoni e della savana. Mufasa capisce che Scar è pericoloso e cerca di tenerlo a bada, ma purtroppo ha anche un punto debole, suo figlio Simba, il quale essendo giovane e inesperto non si rende conto dei pericoli che la savana nasconde e specialmente il pericolo che suo zio Scar rappresenta per tutto la savana stessa. Purtroppo questo gli costa caro: suo zio mette in atto il suo piano e ordina alle iene di scatenare una mandria di bufali che rischia di investire Simba, mentre lui avverte Mufasa del pericolo in cui si trova facendo leva sul suo lato paterno per metterlo in pericolo ed all'ultimo tradirlo e facendolo precipitare dalla rocca per farlo investire dai buffali. Il piano riesce e Mufasa muore. Simba, avendo capito troppo tardi il suo errore di giudizio, viene convinto da Scar a lasciare la roccia del leone per fuggire nella savana. Scar, a questo punto, ha campo libero e può usurpare il trono di Mufasa. Simba fugge nella savana e trascorre il suo tempo in esilio contando sull'aiuto di Timon e Pumbaa, i quali gli insegnano a lasciare il proprio passato alle spalle. Questo funziona fino ad un certo punto, perché a distanza di anni si intravedono le conseguenze del regno di scar. L'abbeverata è prosciugata, sia il branco di leoni che gli altri animali soffrono la sete e la fame. Molti, tra cui l'amica di infanzia di Simba, Nala, accusano Scar di aver portato la sciagura e la rovina sulla savana, soprattutto dopo aver portato le iene alla rocca, le quali hanno rovinato a loro volta la savana. Ma Scar non vuole sentire ragioni e usa l'artiglio di ferro per far rispettare la sua volontà, pur essendo essa sbagliata-Nala ritrova Simba e gli spiega cosa è accaduto durante la sua assenza. Simba, però, sembra riluttante a voler tornare alla rocca per sistemare le cose, offendendo così Nala. Ad un certo punto però Simba capisce e vede come stanno le cose e riceve un ammonimento da parte di suo padre Mufasa che gli parla dal cielo, dove risiedono i re precedenti della savana e poi da Rafiki, il quale come sacerdote gli fa ricordare e capire il suo vero destino come successore di Mufasa. A questo, ritrovata la consapevolezza e la coscienza di sé stesso, Simba fa ritorno alla rocca per affrontare suo zio Scar e cacciare via le iene. Serve un piano e quindi un diversivo ben progettato per l'impresa. Alla fine, l'impresa riesce e gli inganni di Scar vengono rilevati. Questi, messo all'angolo si dà alla fuga e si tradisce dicendo che sono state le iene a convincerlo ad usurpare il trono di Mufasa. Alla fine queste si rivoltano contro di lui e lo massacrano. L'ordine viene ristabilito. La pioggia torna e spegne l'incendio che un fulmine aveva scatenato a simboleggiare che la natura cura le ferite che Scar (infatti il nome significa cicatrice in inglese) aveva causato.

Quindi qui assistiamo a un vero e proprio spettacolo e celebrazione della volontà della natura, la quale ci sorprende ma che pone ostacoli sul sentiero e/o strada della nostra vita. I personaggi sono perfettamente inseriti nel loro ruolo e tutto nello stile Disney. Dimostrano una personalità in perfetta simbiosi con la loro natura e il loro ruolo. I nomi dei personaggi risultano descrivere perfettamente la natura degli stessi. Abbiamo Mufasa che significa "sciocco" in lingua shona, Simba significa leone. Timon è preso dall'inglese è significa timone come a sottolineare che è il cervello del duo e del trio, Pumbaa rimane Pumbaa. Shenzi significa barbarico, Banzai significa "rintanare", Nala diventa Nalla in italiano. Rafiki significa amico ed è l'unico a ricordare a Simba chi lui è veramente. Zazu rimane Zazu, anche si tradurebbe in sedere. Sta di fatto che i loro nomi riflettono al meglio le loro personalità. Le musiche, composte dal grande Hans Zimmer, riflettono l'ambientazione e la vicinanza della trama ai popoli che popolano la savana africana e sono quindi una sorta di omaggio. Specialmente l'assolo di Scar, ma anche e soprattutto il famoso brano "Hakuna Matata", traduzione "senza pensieri e/o problemi" in lingua swahili, riflettono il carattere anche disteso e distaccato dei personaggi prima di Timon e Pumbaa e poi in parte anche di Simba, come a sottolineare la leggerezza della trama ed anche il carattere e/o comportamento dei popoli della savana africana nella vita reale e funge anche da invito a non crearsi troppe complicazioni nella vita e nella speranza di riparare quello che non si può riparare (come Timon stesso dice: "Quando il mondo ti volta le spalle, tu voltagli le spalle", anche se è una soluzione temporanea).

La grafica è semplicemente bellissima, fluida, dinamica e si riflette nella spontaneità dei personaggi, altro tratto caratteristico della Disney. I messaggi che emergono sono diversi: si può pensare ad esempio alla necessità di riflettere prima di agire, di non essere avventati e di assumersi la responsabilità dei propri pensieri, parole, azioni, gesti, senza prendersi troppo sul serio perché altrimenti si finisce con il scaricare la propria colpa della propria negligenza e falso senso di responsabilità sugli altri come alla fine fa Scar. E prima di tutto di ricordarsi chi si è veramente e che non si può evitare di essere se stessi, né nel bene né nel male e che bisogna vivere fino in fondo il ruolo che la Natura ci ha riservato nel Grande Cerchio della Vita. Un capolavoro dalla trama molto contorta, ma che se analizzato propriamente e nel mondo giusto si rivela efficace e realizzabile.