Recensione
Ponyo sulla scogliera
9.0/10
Sosuke, un vivace bimbo di cinque anni, vive in cima a una scogliera con Risa, sua madre, ed il padre, un marinaio con il quale comunica tramite l'alfabeto Morse durante le sue navigazioni notturne. Una mattina trova Ponyo, una pesciolina rossa con la testa umana incastrata in un barattolo di vetro. Sosuke la salva, la mette in un secchio di plastica e da allora decide che si prenderà per sempre cura di lei, che la proteggerà. Ma dal fondo del mare, Fujimoto, papà di Ponyo, vuole far tornare la figlia in mare, e farà di tutto per ottenere il suo scopo. La pesciolina, dal canto suo, decide di voler diventare umana a tutti i costi per poter stare insieme al suo amichetto.
Questo è l'inizio dell'ultima favola firmata dal maestro Miyazaki. Una favola dove ogni fotogramma profumo di matite colorate, acquerelli e carta. Una fiaba pensata e disegnata sopratutto per i più piccoli, ma che non mancherà di affascinare e un pubblico adulto. E la magia (ed il merito) di Miyazaki è proprio questo: far riaffiorare la parte più infantile di noi stessi, farci sognare, e al tempo stesso, riflettere. Il fattore ecologia c'è, si vede, ma è marginale, il vero tema è l'amore; assoluto, puro e semplice, in ogni sua forma. Come ogni favola che si rispetti ha in fondo una sua morale e qui la pronuncia il piccolo Sosuke: "non importa se sei una sirena, un pesce o un'umana, io ti voglio bene lo stesso". L'happy ending, prevedibile ma non per niente banale, ci porta dritti dritti ai pastellosi titoli di coda con in sottofondo la deliziosa canzoncina, la quale ci accompagnerà fino all'uscita del cinema ed oltre, tanto è irresistibile non canticchiarla subito. L'adattamento nella nostra lingua è stato fatto egregiamente, il doppiaggio praticamente impeccabile. Fin dalle prime battute si capisce l'entusiamo e la bravura di Angese Marteddu e Ruggero Valli, rispettivamente voce di Ponyo e Sosuke.
Forse il personaggio più "difficile" (ma anche quello più interessante) è Fujimoto, e Massimo Corvo non poteva far di meglio. Note di merito anche a Laura Romano, Carlo Scipioni e Sabrina Duranti, ognuno perfetto nel suo ruolo.
Questo è l'inizio dell'ultima favola firmata dal maestro Miyazaki. Una favola dove ogni fotogramma profumo di matite colorate, acquerelli e carta. Una fiaba pensata e disegnata sopratutto per i più piccoli, ma che non mancherà di affascinare e un pubblico adulto. E la magia (ed il merito) di Miyazaki è proprio questo: far riaffiorare la parte più infantile di noi stessi, farci sognare, e al tempo stesso, riflettere. Il fattore ecologia c'è, si vede, ma è marginale, il vero tema è l'amore; assoluto, puro e semplice, in ogni sua forma. Come ogni favola che si rispetti ha in fondo una sua morale e qui la pronuncia il piccolo Sosuke: "non importa se sei una sirena, un pesce o un'umana, io ti voglio bene lo stesso". L'happy ending, prevedibile ma non per niente banale, ci porta dritti dritti ai pastellosi titoli di coda con in sottofondo la deliziosa canzoncina, la quale ci accompagnerà fino all'uscita del cinema ed oltre, tanto è irresistibile non canticchiarla subito. L'adattamento nella nostra lingua è stato fatto egregiamente, il doppiaggio praticamente impeccabile. Fin dalle prime battute si capisce l'entusiamo e la bravura di Angese Marteddu e Ruggero Valli, rispettivamente voce di Ponyo e Sosuke.
Forse il personaggio più "difficile" (ma anche quello più interessante) è Fujimoto, e Massimo Corvo non poteva far di meglio. Note di merito anche a Laura Romano, Carlo Scipioni e Sabrina Duranti, ognuno perfetto nel suo ruolo.