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Sono andato a vedere “Ponyo sulla scogliera” con il preconcetto che avrei visto un capolavoro, da bravo appassionato di film del maestro Hayao Miyazaki e dello studio Ghibli in generale. Forse non è una buona politica per chi scrive una recensione sul film, avere già le idee chiare su cosa vedrà, prima ancora di entrare al cinema, ma questa fiducia che ho dato a Ponyo, infatti non è stata tradita.

Erano le 15.00 del pomeriggio del, ed io e due miei amici anch’essi appassionati del cinema di Miyazaki, andiamo al primo (e unico) spettacolo, proiettato in uno dei pochi cinema di Roma che lo danno in programmazione una sola volta al giorno. Ci aspettavamo una folla gremita, e avevamo paura addirittura di non trovare posto, visto che dato il basso numero di proiezioni, credevamo che alla Prima affluissero un buon numero di fan del Sensei. Invece no. La sala era semi-vuota,tranne che per noi e un'altra decina di persone, di cui due ragazzi davanti a noi che erano appassionati di animazione, e gli altri erano genitori dall’aria annoiata con i propri bambini piccoli (d’altronde c’è da aspettarselo da un film per bambini!).

Finisce la pubblicità, finiscono i trailers, e compare il logo dello studio Ghibli. Io e il mio amico seduto accanto a me ci lasciamo andare in un applauso silenzioso. Inizia una emozionante sinfonia di immagini e musica, che come è già stato scritto in un'altra recensione, può ricordare “Fantasia”. Lo stile di disegno e animazione non può essere confuso: è la pulizia dell’immagine e del movimento che forse, per quanto riguarda l’animazione tradizionale, oggigiorno solo Miyazaki riesce a regalare. Fin dai primi minuti si simpatizza con la pesciolina Ponyo, che in tutto il film non riesce mai a rendersi tediosa, nonostante i suoi modi infantili.

Iniziano i titoli di testa, unica parte del film che secondo me si allontana con lo stile del resto della pellicola a causa dei tratti che vogliono ricordare il disegno di un bambino, ma questa è una scelta stilistica e io non sono nessuno per dire a Miyazaki che sarebbe stato meglio farlo diversamente. Buona idea quella di modificare i titoli di testa della pellicola italiana in modo da far comparire i nomi dei nostri doppiatori,tra l’altro con lo stesso stile di scrittura dell’originale giapponese, invece dei doppiatori originali nipponici: accorgimento che non tutti fanno, oppure se lo fanno, è con dei volgari cartelli appiccicati sopra il nome giapponese sfocato. Compare il nome di Hayao Miyazaki; altro applauso silenzioso.

Comincia la trama vera e propria del film: Ponyo, dirigendosi verso la superficie del mare spinta dalla curiosità, rimane sbadatamente incastrata dentro un barattolo (ritorna il Miyazaki-Ambientalista di Nausicaa, La principessa Mononoke e altri film), ma viene salvata da Sosuke: un bambino che va all’asilo, e che vive con la madre Risa. Ponyo si “innamora” di Sosuke, nel senso usato da due fidanzatini all’asilo, e per questo decide di diventare una bambina come lui. Il suo allontanarsi dal mare, in quanto essa creatura magica, comporterebbe una catastrofe di grandi proporzioni; per questo Fujimoto, uno stregone protettore delle profondità marine, nonché padre di Ponyo, cerca di riportarla sott’acqua.

Non svelo il resto della trama del film perché in quanto molto essenziale e prevedibile, come in Totoro, che punta ad essere capita anche da un bambino piccolo, non è l’aspetto cruciale del film, come lo è invece la caratterizzazione dei personaggi o ancora di più lo stile pastelloso del disegno, attraverso il quale Miyazaki vuole evocare un senso di felicità per i più piccini e un ritorno all’infanzia per i più grandi. È per questo che si discosta definitivamente, tra l’altro dichiarando che non avrà più intenzione di usarla, dall’uso della Computer Grafica: in quanto essa mette in risalto una superflua artificiosità dell’immagine, prediligendo invece la totale animazione tradizionale fatta di fondali e rodovetri.

Pur non conoscendo come siano le voci giapponesi, l’adattamento italiano, lo giudico buono, infatti le voci sono a mio parere azzeccatissime così come l'intonazione del parlato, ma ci sono alcune cose che mi hanno stonato: sicuramente la traduzione è perfetta, ma si poteva contestualizzarla un pochino di più a quella che è la mente di un bambino italiano. Solitamente non si chiama la propria madre per nome, infatti all’inizio dato che Sosuke la chiama sempre “Risa” sono stato con il dubbio se ella fosse stata in effetti sua madre oppure fosse solo una sua tata. Anche se gli otaku probabilmente apprezzano la cosa, si sarebbe potuto evitare di tenere i suffissi "chan" e "kun" del giapponese, dato che uno spettatore non preparato potrebbe chiedersi cosa significhino. A circa metà film poi c’è una frase che dice Sosuke a Ponyo per spiegarle “La combustione del Propano”. Mi chiedo se un bambino di 5 anni possa conoscere queste parole!

Alla fine del film siamo usciti pienamente soddisfatti dal cinema e personalmente me lo sono andato a rivedere una seconda volta (anche se per accompagnare un’altra compagnia che mi aveva invitato). Avrei potuto farne a meno, ma non me la sono sentita di rifiutare e mi sono goduto “Ponyo sulla scogliera” con molto piacere una seconda volta.

Al film io gli darei un bel 10, totalmente meritato a mio parere, ma purtroppo in Italia non si è diffuso questo tipo di cultura, e le occasioni per una persona media di poter vedere questo film sono pochissime, dato l’esiguo numero di cinema e di spettacoli in cui viene proiettato. E pare non si faccia niente per migliorare. O sono i soldi che non ci sono, oppure (e da questo punto di vista è un bene) lo studio Ghibli e Miyazaki in particolare, produce film di nicchia, che a parte i bambini, solo degli intenditori possono apprezzare appieno.

Un plauso dunque al grande Hayao Miyazaki e a tutti coloro che hanno lavorato al film, che hanno contribuito a un altra piccola perla del cinema d'animazione, che penso abbia ancora molto da dare. Complimenti anche alla Lucky Red per il lavoro svolto, con l'augurio che in futuro possano investire un po di più su questo genere, al fine di farlo conoscere a un più ampio pubblico.

Attendo con ansia l'uscita nei cinema italiani di "Totoro"!