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Dopo tanto tempo, finalmente i quattro rettili più abili nel ninjutsu sono pronti a ritirare fuori la testa dal guscio sul grande schermo.

Se già questo poteva scatenare curiosità, aggiungiamo vari dettagli tecnici non da poco: la regia di Jeff Rowe, che già aveva dato grande prova col gioiellino I Mitchell contro le macchine, la produzione e co-sceneggiatura in mano a Seth Rogen, che coi suoi alti e bassi offriva comunque una buona garanzia, e infine l'uso della stessa rivoluzionaria tecnica animata lanciata da Into the Spider-Verse.

Un ritorno in grande stile dunque, che riporta inoltre alle radici animate con quel tocco fumettistico che ricorda anche le loro effettive origini a livello di media: e infatti proprio di questo si parla, un ritorno alle origini che punta agli aspetti meno sfruttati del brand con uno stile più fresco su tutti i lati.

Infatti, Rogen & Co. hanno deciso di illustrare nel modo più aperto un tratto che paradossalmente è sempre stato tenuto in secondo piano da tutte le incarnazioni antecedenti: non dimentichiamo che la sigla "TMNT" sta per Teenage Mutant Ninja Turtles... E appunto, l'ultima cosa che risalta è quel "Teenage".
Fin da piccolo, quando guardavo le varie serie animate, non mi capacitavo di come, sia per aspetto che per doppiaggio, i quattro potessero risultare adolescenti.

Qui invece da subito il look e l'atteggiamento dei protagonisti ce li presentano come quello che dovrebbero essere, e anche di più: ragazzini desiderosi, oltre che di pizza, di esplorare e farsi conoscere dal mondo da cui sono costretti a nascondersi dall'iperprotettivo padre/maestro Splinter.
L'occasione per ottenere tutto ciò arriva dopo il fortuito incontro con la giovane umana April, che li indirizzerà a risolvere i crimini compiuti dal misterioso SuperFly, che però li getterà in qualcosa di ancora più caotico...

È già interessante vedere questa prima novità: all'inizio di ogni loro avventura le Tartarughe si sono sempre tenute nell'ombra al sicuro dagli occhi indiscreti degli umani, ma qui il concetto è ribadito in maniera molto più dura da uno Splinter totalmente spogliato di ogni lato del saggio e tormentato sensei che siamo abituati a conoscere, presentandoci invece un vero e proprio genitore istericamente preoccupato, nonché assolutamente inviso all'umanità intera dopo un traumatico passato, a seguito del quale ha insegnato ai figli adottivi le arti marziali come metodo di difesa, anziché per via di antichi codici d'onore e filosofie giapponesi tramandatigli come nelle precedenti incarnazioni.
Un qualcosa che purtroppo gli fa perdere ogni carisma (pur trovando carino il sentire le Turtles chiamarlo sempre "papà" anziché maestro stavolta), e non aiuta l'accento orientale farlocco e caricaturale assolutamente ingiustificato, aggiunto al carattere istericamente macchiettistico.

Lo stesso sottolineare la fanciullezza dei quattro fratelli presenta lati innovativi ma con problematiche non indifferenti: innanzitutto è apprezzabile l'averli resi nettamente distinti a livello fisico, oltre che per le classiche bandane e armi (anche se in ciò non mi ha convinto granché l'aver dato gli occhiali a Donnie solo perché lui sarebbe il "genio"), ma a ciò si aggiunge il fatto che le loro personalità non sono quasi per nulla analizzate, anzi sembrano pressoché identiche, cosa ridicola se pensiamo che sono da sempre i loro lati più distintivi: Mikey non risulta il più infantile o comico né Donnie fa realmente qualcosa di geniale, mentre Leo fatica a dimostrare la tipica serietà, e pure Raph non risulta così ribelle o rabbioso come dovrebbe.
Tutti loro affrontano la situazione alla medesima maniera, sparando citazioni pop a raffica e perdendosi in battutine "teen" che lasciano il tempo che trovano, non dando un vero e proprio fondo né alla loro evoluzione né al film in sé, raggiungendo i loro traguardi in modo sbrigativo e a tratti raffazzonato.

Invece, la loro storica compagna umana, April, al di là del cambio di look, rimane abbastanza fedele a sé stessa, pur con un lato più sarcastico che ben si sposa con il suo ruolo (gag "vomitevole" a parte).

Sul piano villain, invece, c'era forse l'altra novità maggiore: volendo focalizzarsi sulla crescita dei protagonisti e sul loro essere incapaci di essere accettati per la loro natura mutante, si è preso come ostacolo maggiore proprio un loro simile, affiancato a sua volta da un mini-esercito di mutanti emarginati, tra cui vecchie conoscenze del brand come un certo duo Rinoceronte/Facocero.
Un'idea su carta efficace, e SuperFly stesso poteva reggersi molto, specie a livello di design, per le sue motivazioni e per il sinistro parallelismo che pone con la situazione delle tartarughe e il loro rapporto non solo con la società, ma con Splinter stesso.
Ma purtroppo anche ciò viene affrontato in poco tempo, levando ogni caratura di tridimensionalità al personaggio e al suo ruolo stesso, impedendo così alla freschezza che portava (ironicamente, visto il suo essere mosca) di emergere per davvero, anche nello scontro finale dove la sua minaccia raggiunge livelli titanici in tutti i sensi.

Infine, c'è rimasto giusto il lato tecnico, contenente anche la componente che sicuramente tanti volevano vedere di più, ovvero le scene action, e... ebbene sì, anche quest'aspetto c'è veramente per poco, e non sfrutta affatto il potenziale dimostrato dalla tecnica animata per le acrobazie e i duelli, escluso il primo effettivo scontro dei quattro, al punto che quasi si poteva rimuovere il "Ninja" dal titolo, e non sarebbe cambiato nulla.

Quindi, mi duole ammettere come il vero Caos sia proprio quello dei contenuti che vogliono essere troppo "nuovi" senza un reale punto d'appoggio, e troppo numerosi per un unico titolo che straripa senza convincere appieno né essere memorabile, rendendo un iconico brand privo di vera iconicità, pur usando i mezzi migliori, proprio come i nostri eroi, che tanto vogliono dimostrare al pubblico senza realmente centrare il tutto.

Un dispiacere, ma forse basterà una buona fetta di pizza calda per riprendersi al meglio, e nel frattempo consiglio comunque di tenersi sempre pronti nei pressi delle fogne più vicine per la prossima volta che salteranno fuori.

E mentre aspettiamo, Cowabunga a tutti!