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Questo è il film che mi ha aperto al cinema di colui che potremmo definire parte dell'ipotetica "Triade del Cinema Coreano", ovvero quei tre cineasti che sono riusciti a imporsi sulla scena Internazionale grazie al loro unico approccio con cui hanno rivisto i generi e aggiunto iconici gioielli al pantheon della Settima Arte.
Insieme a Bong Joon-ho e Park Chan-wook, il podio è senz'altro occupato da Kim Ji-woon, che qui regala una piccola ma incisiva storia di malavita e sopravvivenza che presto coprirà molti più livelli.


Kim Sun-woo, manager di un grande hotel, è anche il fidato braccio destro del potente boss Kang, da cui riceve un importante incarico: sorvegliare la sua giovane compagna, Hee-soo, sospettata di averlo tradito con un altro.
L’inflessibile sottoposto si mette subito all’opera, entrando in diretto contatto con la ragazza, e cercando di scoprire la verità dietro i dubbi del boss.
Una volta appurato il tutto, la scelta da compiere per risolvere la situazione segnerà in modo ben più pressante l’intera esistenza dell’uomo ...


Attraverso questa vicenda apparentemente tipica del filone crime sud-coreano, il prolifico autore ci presenta dall’inizio un fermo e deciso soldato pronto a rispondere e rispettare ogni ordine del suo capo senza batter ciglio, unicamente interessato alle proprie mansioni, e per cui non sembra esserci alcuno spazio per altri aspetti della vita, dando a volte l’impressione di non comprendere dati comportamenti da parte di altri.
L’incontro con la ragazza che deve controllare si rivela breve ma assolutamente incisivo per via di piccoli dettagli che nella loro semplice apparenza aprono una finestra che a poco a poco si farà sempre più immensa su tutto il mondo circostante.
La statica e fredda espressione dell'attore Lee Byung-hun rende appieno il vuoto con cui si approccia ad ogni situazione, rimanendo fermamente sconvolto da quei piccoli gesti che presto danno vita ad un crescendo di stravolgimenti e torture fisiche e spirituali che porteranno ad alimentare il suo caos interno, lasciandolo sempre più desideroso di risposte.

Ed anche il resto del cast completa al punto giusto il quadro circostante, con la giovane e bella Shin Min-ah nel ruolo della ragazza che riesce a restituire appunto con le sue piccole azioni la più semplice e pura essenza della voglia di vivere libera e spezzare le catene che la tengono attaccata a Kang, reso ottimamente da Kim Yeong-cheol, impassabile boss della mala e vero agente del Male più puro, desideroso solamente di ottenere ciò che vuole e di porre rimedio a qualunque svista o intralcio nei suoi piani, mentre Kim Roi-ha interpreta lo spregiudicato e rivoltante Mun Suk, tanto spavaldo quanto crudele.


Il film si avvale poi della sempre articolata e precisa regia di Jee-woon, coadiuvata dall’ottimo montaggio, dalla fotografia e musiche composte perlopiù da brani Classici, che riesce ad equilibrare perfettamente le parti più calme e lente alle più violente ed adrenaliniche: i terribili combattimenti con cui Sun-woo porta a termine i vari compiti o si difende offrono molta originalità ed impatto grazie a movimenti di macchina davvero eccezionali ed ambiziosi, ma il punto centrale è dato però dai diversi momenti ove regna il silenzio, in cui i personaggi si ritrovano ad analizzare e meditare sulle varie situazioni in cui si ritrovano, grazie anche ai primi piani sui loro sguardi e le loro espressioni di assoluto stupore, terrore, paura e rabbia miste anche a piccola ma essenziale felicità e amore, il cui spazio è tristemente ridotto ma per questo più emblematico.


La peculiarità della storia dunque è la riscoperta di un vero e proprio mondo fuori e dentro di noi, un insieme di nuove alternative per un uomo la cui vita si è sempre ripetuta con le stesse certezze, inaspettatamente ribaltate senza una vera ragione ed esemplificandone l'assenza di un reale significato, lasciandolo talmente sopraffatto da gettarsi completamente a fondo per porre una fine definitiva a tutto ciò che ha causato questa situazione, perennemente in preda alla più assurda confusione, solo contro i vani bordi di un abisso oscuro che rischia di inghiottire e rendere più insensato e freddo il corpo e il cuore, senza speranza di risalire.