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    10.0/10
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    La ‘grande bellezza’ di “Shigatsu wa Kimi no Uso” è in quell’ultima sonata: Chopin, la figura sudata e piegata sui tasti del pianista, i colori di un cielo in transizione e l’immagine vivida al centro della scena della protagonista, che muove il suo archetto sulle corde del violino. Quella figura, conosciuta e poi amata nel corso delle ventidue puntate, compare e, infine, scompare nel crepuscolo alla stregua di un angelo custode dopo aver assolt1 [ continua a leggere]
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    Non è mai scattato il feeling tra me e il brand “A Certain Magical Index”, tanto da rendere estremamente complicata la visione complessiva di tutte le ventiquattro puntate finali della seconda stagione, dopo un tour de force iniziato con le due serie spin-off “To Aru Railgun” e proseguito con la prima parte della saga principale. Non nego che il mio giudizio sia stato pesantemente influenzato dalle ottime aspettative iniziali per un prodotto rin1 [ continua a leggere]
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    Il brand “A Certain Magical Index” continua a deludermi. Dopo il mediocre spin-off “To Aru Railgun”, speravo in un riscatto proveniente dalla serie principale, confidando nella buona impressione suscitata dal personaggio di Kamijo Touma. La mia speranza è stata esaudita solo a metà, poiché, sebbene il ragazzo continui a impegnarsi, non pare sufficientemente supportato da una storia lacunosa e spezzettata, seppur non priva di spunti di interesse.1 [ continua a leggere]
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    Per me, cresciuto a pane e Cavalieri dello Zodiaco, con l’inizio della “Galaxian War” a fare da portale d’ingresso al mondo degli anime giapponesi, il brand “Saint Seiya” è una cosa seria. Nella mia visione del mondo i Gold Saint hanno su scritto la parola ‘fragile’ e sono da trattare con estrema cura. Reduce da due diverse esperienze spin-off dal sapore opposto - l’ottimo, sottovalutato, “Lost Canvas”, e il pessimo, sopravvalutato, Saint “PJ” S1 [ continua a leggere]

    10.0/10
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    Shinkai ha chiuso il cerchio inaugurato da “Byosuku 5cm”, e in “Your Name.” ha elevato a vette epiche rare il concetto di filo rosso del destino. Basterebbe questo collegamento tra, a mio parere, due capolavori dell’animazione nipponica, per giustificare il massimo dei voti per l’ultima opera del maestro. Ciò nondimeno, a stanare gli ultimi brandelli di scetticismo e a renderci consapevoli di essere dinanzi a una pietra miliare del futuro dell’a1 [ continua a leggere]
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    In sede di recensione della prima stagione di "To Aru Kagaku no Railgun", sottolineavo la staticità sostanziale di un prodotto che mi diede l’impressione di non avere un destino filmico preciso. Un’accozzaglia di personaggi iscritti in blocchi di marmo che non evolvono di un millimetro sia dal punto di vista caratteriale sia nelle mansioni normalmente assegnate loro dalla storia, e una trama raggruppata in pochi episodi intervallati da puntate m1 [ continua a leggere]
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    La mia valutazione su "To Aru Kagaku no Railgun" potrebbe essere viziata da una condizione di partenza errata. L’aver approcciato il network ‘A Certain Magical Index’ partendo proprio da questo spin-off non mi avrà, forse, permesso di notare particolari, dettagli e sottigliezze in grado di migliorarne la percezione. In poche parole, se dovessi stabilire la bontà del prodotto complessivo della Dengeki Buko, trasposto in serie animata, il mio giud1 [ continua a leggere]
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    "Fukumenkei Noise" presenta un interessante mix d’ingredienti: unisce, infatti, in un anime ‘musicale’ le dinamiche di uno shoujo classico, condito dalle classiche esperienze rilassanti di uno slice of life.

    La musica si mescola al classico triangolo tra l’eroina imbranata, ma dal grande potenziale, il bel tenebroso vecchio amore e l’amico ‘vorrei essere qualcosa di più', problematico ma dal carattere più vispo. Nulla di nuovo sotto il sole, se1 [ continua a leggere]
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    I prodotti metatestuali mi hanno sempre intrigato, a maggior ragione in un ambito che amo come l’universo ota... - ehm - della cultura POPolare giapponese applicata all’editoria, l’animazione e ai giochi elettronici.
    Un anime che illustra come questa cultura nasce, si costruisce e poi si riversa in un prodotto specifico (a proposito, sono sempre stato affascinato dalle visual novel), non poteva avere dei presupposti di partenza migliori. Lo step1 [ continua a leggere]
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    "Zero no Tsukaima" è il classico anime che si è portati a sottovalutare al primo approccio. Solito harem in salsa fantasy, con ragazze più o meno succinte a misure di taglia diverse con conseguente specializzazione magica e caratteriale, e un protagonista ‘desiderato’ normalmente ambiguo, oscillante tra imbranataggine e usi e costumi da vecchio marpione.
    In realtà c’è più di questo, poiché, al di là della più o meno riuscita dei personaggi, diet1 [ continua a leggere]

    8.0/10
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    A pensarci bene Death Parade ripropone in chiave sci-fi/spirituale un classico concetto del Teatro, la Catarsi, cioè il purificarsi e il rinascere ripercorrendo la tragedia della morte violenta su un palcoscenico. Non siamo però su uno stage dove sfilano gli attori intrecciandosi in una trama commentata dal pubblico/coro, ma su di un campo di gioco' sempre diverso dove un giudice unico e asettico soppesa le singole performance al di là della vit1 [ continua a leggere]
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    L'ospite indesiderato, cioè un parassita alieno che viene a farti visita di notte e, senza quasi colpo ferire, diventa parte di te, la goccia di diversità nella vita tutto sommato lineare e monotona di un classico studente giapponese delle superiori. Ti aspetti dunque una classica storia di fantascienza/splatter con l'eroe destinato a salvare il mondo dalla stirpe dei cattivi insieme al 'nemico' che si trasforma, strada facendo, in prezioso alle1 [ continua a leggere]