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La mia valutazione su "To Aru Kagaku no Railgun" potrebbe essere viziata da una condizione di partenza errata. L’aver approcciato il network ‘A Certain Magical Index’ partendo proprio da questo spin-off non mi avrà, forse, permesso di notare particolari, dettagli e sottigliezze in grado di migliorarne la percezione. In poche parole, se dovessi stabilire la bontà del prodotto complessivo della Dengeki Buko, trasposto in serie animata, il mio giudizio virerebbe più sul negativo, non rendendo probabilmente merito all’indubbia qualità che deve circondare un titolo ormai così famoso.

Questa premessa per dire che, in sostanza, io questo anime non l’ho capito. Ventiquattro lunghi episodi con una trama ridotta ai minimi termini (cinque-sei episodi a cavallo della metà della serie e nel finale); un plot che, a dirla tutta, non mi è parso nulla di speciale e dove il sapore del già visto ha di gran lunga superato il tocco di personalità e originalità degli autori.

Ad avermi deluso maggiormente è stato il tratto con il quale sono state delineate le caratteristiche dei personaggi. Troppi main charachter che, nonostante la lunghezza della serializzazione, restano pressoché uguali a sé stessi nei loro pregi e nei gran lunga superiori difetti. Non c’è crescita, anzi è un esasperare di alcune caratteristiche che alla fine me li hanno resi anche un po’ antipatici.

A salvare il prodotto è comunque la realizzazione tecnica che, salvo alcuni scivoloni in alcuni episodi, si è mantenuta sostanzialmente ad alti livelli. Bei disegni, e buona fluidità nelle scene di combattimento, conditi da effetti speciali che, salvo rare eccezioni, non hanno eccesso i limiti del buon senso. Queste ultime caratteristiche mi hanno portato a dare almeno la sufficienza all’intero prodotto.

P.S. Ho iniziato la seconda stagione, la "S", e senza dubbio si notano dei bei passi avanti.