Babil Junior
L’ondata degli anime prodotti negli anni Settanta e giunti in Italia costituirono, con il loro ricco immaginario un evento davvero epocale: essi si caratterizzavano tutti per trovate e storie sempre sorprendenti e fra tutti "Babil Junior" costituisce certamente uno degli esempi più iconici.
Questa serie presenta una serie di ingredienti notevoli intrecciandoli in modo spettacolare. La storia vede protagonista un ragazzo, Koichi, che scopre di essere erede di un extraterrestre giunto sul nostro pianeta in età antica: costui rimastovi bloccato aveva fatto costruire la torre di Babele destinata a Babil Junior con tutte le sue strumentazioni. Koichi prende dunque il nome di Babil Junior, il ragazzo è dotato di molti poteri psichici (ipnosi, telecinesi, lettura del pensiero, scariche elettriche, ecc.) per proteggere la Terra e contrapporsi ai desideri di dominio di Yomi, un santone dotato anch’egli di poteri psichici. Ad aiutare Babil Junior nel suo compito oltre che il computer centrale della torre di Babele (che costituisce il suo rifugio inaccessibile sempre nascosto e segreto grazie a una tempesta di sabbia perenne che la occulta a tutti), tre fedeli e strabilianti servitori: l’essere mutaforme Roden che di solito assume le sembianze di una pantera o di una donzella, l’enorme volatile preistorico cibernetico Ropuros e il gigantesco robot Poseidon.
Dati questi presupposti e questi personaggi così spettacolari, l’anime risulta già vincente in partenza per cui le varie vicende con gli scontri tra Babil e Yomi e i vari episodi autoconclusivi pur con qualche passaggio naif o lacunoso, conquistano fatalmente lo spettatore. Lo stile di disegno dei personaggi per quanto oggi datato è indubbiamente riuscito e le musiche di accompagnamento lasciano il segno: anche la sigla italiana è un gioiello del genere. Le varie avventure inoltre hanno uno standard per così dire “cosmopolita”, perché, soprattutto nella prima parte della serie, attraversano molti punti del globo, tra le grandi capitali, poli e deserti. Pur con alcune sue leggerezze narrative o grafiche, e con una seconda parte forse meno coinvolgente (ma comunque con qualche trovata) in cui l’eroe lascia la Torre di Babele per essere accolto in un ranch, Babil Junior, per me che lo vidi da bambino e anche altre volte quando ero più cresciuto, resta una serie di un fascino elevato la cui potenza delle idee di base, delle suggestioni tematiche, delle musiche superbe e dei personaggi in sé resta così folgorante che mi è impossibile di non dargli 10.
Questa serie presenta una serie di ingredienti notevoli intrecciandoli in modo spettacolare. La storia vede protagonista un ragazzo, Koichi, che scopre di essere erede di un extraterrestre giunto sul nostro pianeta in età antica: costui rimastovi bloccato aveva fatto costruire la torre di Babele destinata a Babil Junior con tutte le sue strumentazioni. Koichi prende dunque il nome di Babil Junior, il ragazzo è dotato di molti poteri psichici (ipnosi, telecinesi, lettura del pensiero, scariche elettriche, ecc.) per proteggere la Terra e contrapporsi ai desideri di dominio di Yomi, un santone dotato anch’egli di poteri psichici. Ad aiutare Babil Junior nel suo compito oltre che il computer centrale della torre di Babele (che costituisce il suo rifugio inaccessibile sempre nascosto e segreto grazie a una tempesta di sabbia perenne che la occulta a tutti), tre fedeli e strabilianti servitori: l’essere mutaforme Roden che di solito assume le sembianze di una pantera o di una donzella, l’enorme volatile preistorico cibernetico Ropuros e il gigantesco robot Poseidon.
Dati questi presupposti e questi personaggi così spettacolari, l’anime risulta già vincente in partenza per cui le varie vicende con gli scontri tra Babil e Yomi e i vari episodi autoconclusivi pur con qualche passaggio naif o lacunoso, conquistano fatalmente lo spettatore. Lo stile di disegno dei personaggi per quanto oggi datato è indubbiamente riuscito e le musiche di accompagnamento lasciano il segno: anche la sigla italiana è un gioiello del genere. Le varie avventure inoltre hanno uno standard per così dire “cosmopolita”, perché, soprattutto nella prima parte della serie, attraversano molti punti del globo, tra le grandi capitali, poli e deserti. Pur con alcune sue leggerezze narrative o grafiche, e con una seconda parte forse meno coinvolgente (ma comunque con qualche trovata) in cui l’eroe lascia la Torre di Babele per essere accolto in un ranch, Babil Junior, per me che lo vidi da bambino e anche altre volte quando ero più cresciuto, resta una serie di un fascino elevato la cui potenza delle idee di base, delle suggestioni tematiche, delle musiche superbe e dei personaggi in sé resta così folgorante che mi è impossibile di non dargli 10.
La serie televisiva di "Babil Junior", tratta dall'omonimo manga di Mitsuteru Yokoyama, fu trasmessa in Giappone nel 1973 e arrivò in Italia nei primi anni Ottanta.
La trama prende le mosse da quella del fumetto, ma se ne discosta ben presto; in particolare, vengono inseriti molti episodi riempitivi creati appositamente per la serie animata. Singoli personaggi e situazioni particolarmente significative vengono comunque recuperati, ma a volte senza un criterio logico: ad esempio, Robinson e Hassan (due seguaci di Yomi), nel manga indossano copricapi arabi per proteggersi dalla tempesta di sabbia mentre attaccano la Torre di Babele nel deserto. Nell'anime, invece, compaiono in azione in Giappone abbigliati esattamente allo stesso modo.
Per contro, si notano a volte notevoli difformità tra diversi episodi animati: il più eclatante è l'aspetto della Torre di Babele, che la maggior parte delle volte appare per metà diroccata, ma in altre occasioni sembra quasi rasa al suolo e in altre ancora praticamente integra. Anche le proporzioni dei due "servitori meccanici" Ropuros e Poseidon variano di frequente, per non parlare della lunghezza della barba e dei capelli di Yomi.
Un'altra differenza significativa tra anime e manga è nella situazione familiare del protagonista Koichi, che nell'opera cartacea vive inizialmente con i genitori, mentre nella serie TV è un orfano che vive con gli zii e la cugina Yumiko. Quest'ultimo personaggio compariva già nel manga, ma con un ruolo assolutamente secondario: essa era infatti una compagna di classe di Koichi a cui egli si rivolgeva per avere un aiuto in una sola occasione. Probabilmente anche nel Giappone di inizio anni Settanta una separazione così drastica dai genitori come quella mostrata nel fumetto era considerata troppo dura da mostrare in televisione ad un pubblico poco più che infantile.
La seconda parte dell'anime è ambientata in un Giappone rurale simil-western, che annovera tra le sue creazioni anche la fattoria "Betulla Bianca" del di poco successivo "Ufo Robot Grendizer"; un tributo pagato alla popolarità degli spaghetti western dell'epoca, ma che genera un effetto innegabilmente kitsch.
Dal punto di vista tecnico, la serie si pone nella media del periodo. Certi effetti di dinamismo sono ottenuti, malgrado la necessità di risparmiare sulle animazioni, con accorgimenti come entrate laterali e scorrimenti sugli sfondi.
Tuttora continuo ad amare questa serie, ma, alla luce degli innegabili difetti citati, non posso dare un voto superiore a 7.
La trama prende le mosse da quella del fumetto, ma se ne discosta ben presto; in particolare, vengono inseriti molti episodi riempitivi creati appositamente per la serie animata. Singoli personaggi e situazioni particolarmente significative vengono comunque recuperati, ma a volte senza un criterio logico: ad esempio, Robinson e Hassan (due seguaci di Yomi), nel manga indossano copricapi arabi per proteggersi dalla tempesta di sabbia mentre attaccano la Torre di Babele nel deserto. Nell'anime, invece, compaiono in azione in Giappone abbigliati esattamente allo stesso modo.
Per contro, si notano a volte notevoli difformità tra diversi episodi animati: il più eclatante è l'aspetto della Torre di Babele, che la maggior parte delle volte appare per metà diroccata, ma in altre occasioni sembra quasi rasa al suolo e in altre ancora praticamente integra. Anche le proporzioni dei due "servitori meccanici" Ropuros e Poseidon variano di frequente, per non parlare della lunghezza della barba e dei capelli di Yomi.
Un'altra differenza significativa tra anime e manga è nella situazione familiare del protagonista Koichi, che nell'opera cartacea vive inizialmente con i genitori, mentre nella serie TV è un orfano che vive con gli zii e la cugina Yumiko. Quest'ultimo personaggio compariva già nel manga, ma con un ruolo assolutamente secondario: essa era infatti una compagna di classe di Koichi a cui egli si rivolgeva per avere un aiuto in una sola occasione. Probabilmente anche nel Giappone di inizio anni Settanta una separazione così drastica dai genitori come quella mostrata nel fumetto era considerata troppo dura da mostrare in televisione ad un pubblico poco più che infantile.
La seconda parte dell'anime è ambientata in un Giappone rurale simil-western, che annovera tra le sue creazioni anche la fattoria "Betulla Bianca" del di poco successivo "Ufo Robot Grendizer"; un tributo pagato alla popolarità degli spaghetti western dell'epoca, ma che genera un effetto innegabilmente kitsch.
Dal punto di vista tecnico, la serie si pone nella media del periodo. Certi effetti di dinamismo sono ottenuti, malgrado la necessità di risparmiare sulle animazioni, con accorgimenti come entrate laterali e scorrimenti sugli sfondi.
Tuttora continuo ad amare questa serie, ma, alla luce degli innegabili difetti citati, non posso dare un voto superiore a 7.
Uno dei grandi anime degli anni '70 è Babil Junior, storia di un ragazzo con superpoteri che combatte contro il male. A rendere l'idea più interessante, gli spunti che richiamano un passato antico e misterioso, la torre di Babele.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.
Ottimo cartone animato!
Una pietra miliare per quanto riguarda i poteri psichici.
Quasi sempre le puntate sono auto-conclusive. Ottimi i personaggi.
Pur avendo una certa eta', ancora oggi e' tra i migliori per quanto riguarda il genere.
I 3 servi, l'atmosfera e la storia... non ci sono sbavature.
Perfetto!
Una pietra miliare per quanto riguarda i poteri psichici.
Quasi sempre le puntate sono auto-conclusive. Ottimi i personaggi.
Pur avendo una certa eta', ancora oggi e' tra i migliori per quanto riguarda il genere.
I 3 servi, l'atmosfera e la storia... non ci sono sbavature.
Perfetto!
Non avrei molto da dire su questa serie, se non altro che era una delle mie preferite. Meravigliosa la torre di Babele! La storia è bellissima, scorre deliziosamente ed è ricca di idee geniali e avventure fantascientifiche che ne fanno ancora oggi, nonostante la sua età, un fascino particolare. Il protagonista dotato di poteri speciali si dimostra un abile eroe nel proteggere la terra dagli attacchi nemici.
L'atmosfera che respiravo guardando questa serie mi ha sempre portato ad immaginare una civiltà mitologica dove la quotidianeità scorreva in maniera misteriosa e sublime. Splendido!
L'atmosfera che respiravo guardando questa serie mi ha sempre portato ad immaginare una civiltà mitologica dove la quotidianeità scorreva in maniera misteriosa e sublime. Splendido!
Quando il male personificato minaccia la terra, non c'è forza maggiore che un uomo giusto discendente da una antica progenie di alieni cultori e sapienti del nostro pianeta che mette a disposizione tutto il suo sapere e il dispiegamento di forze a favore del globo.
Un uomo, o meglio, un ragazzo, che da solo vale un'intera legione di guerrieri scelti per la difesa, dai poteri davvero enormi.
La maestosità dei disegni di Araki conosce le sue prime fortune anche nel nostro paese grazie a questo cartone, davvero ben fatto sotto tutti i punti di vista, con delle animazioni e disegni all'avanguardia (com'è nello stile arakiano), di una trama ben congegnata con sapienti gusti classici e futuri ben inseriti (canovaccio che si ripeterà coi Cavalieri dello zodiaco) ed una grande interpretazione fatta dai nostri doppiatori, con da cornice una gran bella sigla.
Ci sono in questo cartone un sacco di riferimenti mitologici nonché religiosi che uniscono bene il sacro col profano all'interno della trama, però anche in questo cartone l'autore in questione vuol farci capire che la lotta contro il male non è fatta solo da congegni robotici o particolari poteri speciali a disposizione, ma è lo spirito e il motivo che spinge a combattere questa difficile guerra, visto che ogni tipo di guerra non è mai giustificabile.
Quindi un potere giusto e restio nell'utilizzo dei suoi sopiti poteri, come appunto Babil, nonché depositario di verità di guerre di questo tipo deve porre sempre la difesa degli oppressi come primo obiettivo, per un mondo governato dalla pace.
Quando da sfogo ai suoi poteri libera un'energia superiore a qualsiasi maligna entità, proprio per evitare queste situazioni e sperare di tornare ad essere il ragazzo che era sempre stato prima di questa tremenda lotta, purtroppo nessuna guerra, ed è questa la morale dell'anime, lascerà mai il mondo allo stesso modo in cui la medesima è cominciata, dove tutto si annienta e si distrugge, conservando solo una fiammella di speranza, un ardere, questo che costa fuochi di battaglie e fratelli che continuano ad ammazzarsi in un odio che ormai prende il sopravvento anche sui puri.
E questo, purtroppo accade al protagonista, e nessuna macchina sofisticata sarà capace di ridare le emozioni che viveva prima Babil in quanto Koichi, ovvero prima di tutti questi tremendi scontri.
Un uomo, o meglio, un ragazzo, che da solo vale un'intera legione di guerrieri scelti per la difesa, dai poteri davvero enormi.
La maestosità dei disegni di Araki conosce le sue prime fortune anche nel nostro paese grazie a questo cartone, davvero ben fatto sotto tutti i punti di vista, con delle animazioni e disegni all'avanguardia (com'è nello stile arakiano), di una trama ben congegnata con sapienti gusti classici e futuri ben inseriti (canovaccio che si ripeterà coi Cavalieri dello zodiaco) ed una grande interpretazione fatta dai nostri doppiatori, con da cornice una gran bella sigla.
Ci sono in questo cartone un sacco di riferimenti mitologici nonché religiosi che uniscono bene il sacro col profano all'interno della trama, però anche in questo cartone l'autore in questione vuol farci capire che la lotta contro il male non è fatta solo da congegni robotici o particolari poteri speciali a disposizione, ma è lo spirito e il motivo che spinge a combattere questa difficile guerra, visto che ogni tipo di guerra non è mai giustificabile.
Quindi un potere giusto e restio nell'utilizzo dei suoi sopiti poteri, come appunto Babil, nonché depositario di verità di guerre di questo tipo deve porre sempre la difesa degli oppressi come primo obiettivo, per un mondo governato dalla pace.
Quando da sfogo ai suoi poteri libera un'energia superiore a qualsiasi maligna entità, proprio per evitare queste situazioni e sperare di tornare ad essere il ragazzo che era sempre stato prima di questa tremenda lotta, purtroppo nessuna guerra, ed è questa la morale dell'anime, lascerà mai il mondo allo stesso modo in cui la medesima è cominciata, dove tutto si annienta e si distrugge, conservando solo una fiammella di speranza, un ardere, questo che costa fuochi di battaglie e fratelli che continuano ad ammazzarsi in un odio che ormai prende il sopravvento anche sui puri.
E questo, purtroppo accade al protagonista, e nessuna macchina sofisticata sarà capace di ridare le emozioni che viveva prima Babil in quanto Koichi, ovvero prima di tutti questi tremendi scontri.
Che dire di questa serie? era uno dei miei anime preferiti quando ero piccolo e lo è ancora!
Da un punto di vista tecnico c'è da dire che
sicuramente lo stile grafico, visto al giorno d'oggi, è in generale un pò scarso e non può in assoluto essere paragonato alle moderne produzioni, lo stesso dicasi per le animazioni. Però alcuni episodi, quelli disegnati da Shingo Araki (il suo stile è inconfondibile!!), sono veramente molto piacevoli da vedere e i disegni sono puliti, il tratto deciso e armonico, trattasi di uno dei suoi primi lavori.
Per quanto riguarda l'audio invece, le musiche sono composte dal grande Shunsuke Kikuchi (getta robot, goldrake, dragonball, ecc..) e anche se lo stile è un pò datato, sono splendidamente orchestrate e di grande atmosfera, sono secondo me tra le migliori da lui mai fatte, assieme a quelle del getta robot (space robot).
Per quanto riguarda la storia, trovo che sia molto bella, piena di trovate geniali e idee originali per l'epoca in cui usci, vengono trattati temi fantascientifici come quello dei misteri extraterrestri, del paranormale, della cibernetica, uniti a situazioni di tipo spionistico ed action.
Anche se vista oggi, ritengo che la serie mantenga un grande fascino legato alla storia, nonostante la scarsa realizzazione tecnica globale; e pur avendo visto il primo episodio del remake che è stato fatto di recente a questo anime, nonostante i disegni siano sempre di Shingo Araki (e quindi stupendi) e la realizzazione tecnica impeccabile, perde quelle che sono le suggestive atmosfere della serie originale.
Da un punto di vista tecnico c'è da dire che
sicuramente lo stile grafico, visto al giorno d'oggi, è in generale un pò scarso e non può in assoluto essere paragonato alle moderne produzioni, lo stesso dicasi per le animazioni. Però alcuni episodi, quelli disegnati da Shingo Araki (il suo stile è inconfondibile!!), sono veramente molto piacevoli da vedere e i disegni sono puliti, il tratto deciso e armonico, trattasi di uno dei suoi primi lavori.
Per quanto riguarda l'audio invece, le musiche sono composte dal grande Shunsuke Kikuchi (getta robot, goldrake, dragonball, ecc..) e anche se lo stile è un pò datato, sono splendidamente orchestrate e di grande atmosfera, sono secondo me tra le migliori da lui mai fatte, assieme a quelle del getta robot (space robot).
Per quanto riguarda la storia, trovo che sia molto bella, piena di trovate geniali e idee originali per l'epoca in cui usci, vengono trattati temi fantascientifici come quello dei misteri extraterrestri, del paranormale, della cibernetica, uniti a situazioni di tipo spionistico ed action.
Anche se vista oggi, ritengo che la serie mantenga un grande fascino legato alla storia, nonostante la scarsa realizzazione tecnica globale; e pur avendo visto il primo episodio del remake che è stato fatto di recente a questo anime, nonostante i disegni siano sempre di Shingo Araki (e quindi stupendi) e la realizzazione tecnica impeccabile, perde quelle che sono le suggestive atmosfere della serie originale.
Ragazzi, quanti ricordi questo anime! Aveva un'atmosfera cupa ed oscura come il carattere del protagonista che si trasforma da ragazzo comune ad oscuro vendicatore dei torti. Pardossalmente BJ era molto più vicino al manga di Devilman di quanto non lo fosse la serie TV di Devilman stessa! Insomma, nel complesso la trama alla fine era abbastanza "episodica" anche se di volta in volta ci si avvicinava allo scontro finale contro il perfido Yomi che tanto per cambiare voleva dominare il mondo. La serie era costituita da 2 tronconi di cui il secondo era di gran lunga meno valido e di ambientazione "western". Una menzione per la sigla italiana davvero ottima (con un favoloso sfondo di pianoforte "rock&roll"). Purtroppo BJ mostra ogni singolo anno che porta un po' su tutti i fronti. E'una serie che ha senso vedere se si è nostalgici o se si è appassionati di "archeoanime". Se cercate anime più moderni... beh allora lasciate perdere BJ. (Io un 8 non glielo nego però...)