Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Per questa rubrica proponiamo titoli a tinte un pò Horror/Fantastiche con un registro piuttosto variabile. Andiamo dunque con Babil Junior, Alive - Evoluzione finale (manga) e Kore wa Zombie desu ka?
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Per questa rubrica proponiamo titoli a tinte un pò Horror/Fantastiche con un registro piuttosto variabile. Andiamo dunque con Babil Junior, Alive - Evoluzione finale (manga) e Kore wa Zombie desu ka?
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Babil Junior
6.0/10
Uno dei grandi anime degli anni '70 è Babil Junior, storia di un ragazzo con superpoteri che combatte contro il male. A rendere l'idea più interessante, gli spunti che richiamano un passato antico e misterioso, la torre di Babele.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.
Alive - Evoluzione finale
8.0/10
Recensione di magnamanga
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Alive - Evoluzione Finale è un manga shounen al limite del seinen poiché le tematiche presentate richiedono una certa maturità per poter essere apprese nella sua reale forma e per non rischiare di essere banalizzate.
Non mi soffermo sulla rivista originaria di appartenenza per decretare la tipologia di una manga come questo; preferisco andare oltre questo aspetto e considerare quelle che sono le reali motivazioni che possono portare una determinata serie a target differenti. E nonostante Alive presenti una storia fantascientifica, con persone dotate di superpoteri e dalle incredibili capacità, ritengo che sia una di quelle storie ambivalenti ; in grado di mantenersi in perfetto equilibrio sulla sottile linea di confine che separa il genere shounen da quello seinen.
La storia fin da subito può risultare molto cruda e a tratti persino realistica poiché pone al centro del primo stralcio della vicenda il tema portante del suicidio.
Molte possono essere le motivazioni che portano una persona a questa drastica e fatale decisione ma indubbiamente in questo manga non vengono riportati moralismi o narcisistiche idee religiose, bensì ci viene fornita una congettura idealistica della morte, la quale non viene demonizzata né tanto meno rivestita di connotati negativi, ma viene reputata importante tanto quanto la vita; due facce della stessa medaglia. Persino il VERO potere del protagonista (sul quale si avrà modo di fare delle chiare congetture solo alla fine della storia) è un chiaro rimando a come questi due aspetti della vita di ciascun individuo siano correlati fra loro, quasi a volersi unire.
È questo secondo me il tema portante di tutto il racconto (che indubbiamente risente di un forte senso di pessimismo generale dovuto alla malattia terminale dell'autore), ovvero all'inutile idea collettiva di reputare la "morte" strettamente opposta alla "vita".
Mi rendo conto di quanto possa risultare difficile comprendere una cosa del genere ma la sensazione scaturita dagli ultimi volumi di Alive rende perfettamente questa idea e riesce in generale ad emozionare moltissimo, soprattutto se si va al di là del puro e semplice "scontro" in stile shounen tra due parti contrapposte.
Insomma, secondo me Alive è un manga più vicino al genere seinen poiché il finale risulta assai criptico e forse l'incredibile mole di informazioni che ci vengono riversate contro nell'ultima parte, ci allontanano un po' troppo da quello che è il senso ultimo di tutta la storia.
I protagonisti risultano carismatici e ben definiti pur lasciando un grande senso di vuoto alla fine della vicenda; anche la narrazione generale risente in alcuni momenti di una generalizzata velocità, quasi a voler terminare in fretta una scena densa di azione per passare subito alla successiva.
Ottimo invece come l'interpolazione delle vicende porti l'intera storia a svilupparsi su più fronti contemporaneamente; così da non dedicare molte pagine al susseguirsi degli eventi del solo protagonista ma dando ampia considerazione anche ai personaggi secondari nonché agli anti-erori della storia e alle loro vicissitudini.
In definitiva trovo questo manga un ottimo spunto di riflessione su ciò che rappresenta realmente il legame tra vita e morte e ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati di storie cariche di azione, suspance e drammaticità.
Un riconosciutissimo elogio va al maestro Tadashi Kawashima che, nonostante il tumore al fegato, è riuscito a portare a compimento questa sua opera prima che la malattia lo strappasse dalla vita all'età di 42 anni. Un sentito grazie sensei.
Non mi soffermo sulla rivista originaria di appartenenza per decretare la tipologia di una manga come questo; preferisco andare oltre questo aspetto e considerare quelle che sono le reali motivazioni che possono portare una determinata serie a target differenti. E nonostante Alive presenti una storia fantascientifica, con persone dotate di superpoteri e dalle incredibili capacità, ritengo che sia una di quelle storie ambivalenti ; in grado di mantenersi in perfetto equilibrio sulla sottile linea di confine che separa il genere shounen da quello seinen.
La storia fin da subito può risultare molto cruda e a tratti persino realistica poiché pone al centro del primo stralcio della vicenda il tema portante del suicidio.
Molte possono essere le motivazioni che portano una persona a questa drastica e fatale decisione ma indubbiamente in questo manga non vengono riportati moralismi o narcisistiche idee religiose, bensì ci viene fornita una congettura idealistica della morte, la quale non viene demonizzata né tanto meno rivestita di connotati negativi, ma viene reputata importante tanto quanto la vita; due facce della stessa medaglia. Persino il VERO potere del protagonista (sul quale si avrà modo di fare delle chiare congetture solo alla fine della storia) è un chiaro rimando a come questi due aspetti della vita di ciascun individuo siano correlati fra loro, quasi a volersi unire.
È questo secondo me il tema portante di tutto il racconto (che indubbiamente risente di un forte senso di pessimismo generale dovuto alla malattia terminale dell'autore), ovvero all'inutile idea collettiva di reputare la "morte" strettamente opposta alla "vita".
Mi rendo conto di quanto possa risultare difficile comprendere una cosa del genere ma la sensazione scaturita dagli ultimi volumi di Alive rende perfettamente questa idea e riesce in generale ad emozionare moltissimo, soprattutto se si va al di là del puro e semplice "scontro" in stile shounen tra due parti contrapposte.
Insomma, secondo me Alive è un manga più vicino al genere seinen poiché il finale risulta assai criptico e forse l'incredibile mole di informazioni che ci vengono riversate contro nell'ultima parte, ci allontanano un po' troppo da quello che è il senso ultimo di tutta la storia.
I protagonisti risultano carismatici e ben definiti pur lasciando un grande senso di vuoto alla fine della vicenda; anche la narrazione generale risente in alcuni momenti di una generalizzata velocità, quasi a voler terminare in fretta una scena densa di azione per passare subito alla successiva.
Ottimo invece come l'interpolazione delle vicende porti l'intera storia a svilupparsi su più fronti contemporaneamente; così da non dedicare molte pagine al susseguirsi degli eventi del solo protagonista ma dando ampia considerazione anche ai personaggi secondari nonché agli anti-erori della storia e alle loro vicissitudini.
In definitiva trovo questo manga un ottimo spunto di riflessione su ciò che rappresenta realmente il legame tra vita e morte e ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati di storie cariche di azione, suspance e drammaticità.
Un riconosciutissimo elogio va al maestro Tadashi Kawashima che, nonostante il tumore al fegato, è riuscito a portare a compimento questa sua opera prima che la malattia lo strappasse dalla vita all'età di 42 anni. Un sentito grazie sensei.
Kore wa Zombie desu ka?
5.0/10
Avete mai sentito parlare di zombie che diventano maho shojo, di ninja-vampiri con l'ottava di seno e balene volanti che indossano una divisa scolastica? Be', nemmeno io, almeno fino a quando, per fortuna (o forse dovrei dire purtroppo), non mi sono imbattuto in "Kore wa zombie desu ka?".
Questa serie infatti si presenta come un impredicibile miscuglio disordinato e delirante di mille generi diversi, quali la commedia harem, il demenziale, il fantasy e lo splatter, senza avere alcuna pretesa di essere presa sul serio e, sopratutto, senza riuscire in alcun modo a sembrare qualcosa di vagamente sensato. Legittimo a questo punto è chiedersi quale immensa boiata possa mai scaturire da una simile commistione di elementi che tra loro non c'entrano proprio nulla e che probabilmente mente umana non avrebbe mai dovuto nemmeno sognarsi di unire insieme; invero la risposta potrà sorprendervi.
Tale frullato di banalità infatti potrebbe apparire come un'idea forzata e colma di stonature decisamente rilevanti, tanto da rischiare di rendere artificiosa la trama, che si troverebbe così costretta a fare salti mortali e funambolismi vari per sembrare perlomeno coerente. Con "Kore wa..." il problema non si pone nemmeno, infatti la storia non ha alcuna ambizione ad avere un senso o una minima profondità, come del resto i personaggi stessi, dai caratteri incredibilmente stereotipati, e la sceneggiatura, a dir poco ridicola. La trama è talmente banale e colma di cliché che non vale la pena nemmeno soffermarsi a discuterne, si intende fin da subito che non sarà questo il perno focale su cui si concentrerà l'attenzione dello spettatore, ma che farà solo da collante per tentare di dare almeno un ordine logico e una giustificazione agli avvenimenti. Ma allora che cosa può offrire una serie che non ha un intreccio interessante, non ha personaggi approfonditi e, soprattutto, non ha assolutamente senso? La risposta viene da sé: fiumi di sana e delirante comicità, esclusivamente demenziale, da rotolarsi per settimane sul pavimento della cucina. Il lato umoristico infatti è l'unico che mi sento di salvare e che ho davvero apprezzato. Le gag sono esilaranti e folli al punto giusto, non ci vengono risparmiate delle trovate che rasentano addirittura la genialità. Per il resto si passa continuamente da scene di combattimento, anche forti, a momenti di idilliaca vita familiare, passando addirittura per un ridicolo pseudo-natale, ma il tutto sfiora pericolosamente i limiti imposti dal principio di non contraddizione.
Ritengo che sia pericoloso basare un anime solo sulla comicità e sull'ironia, è una scelta che può rivelarsi incredibilmente compromettente poiché alla lunga stanca, ed è difficile che le gag divertano tutti, in quanto l'umorismo è un parametro del tutto soggettivo. Per questo la serie si riempie di vari elementi quali il fanservice, svariati momenti "drammatici" e sentimentali che, pur essendo evidentemente inseriti tanto per fare scena, contribuiscono a rendere il tutto leggero e facilmente fruibile. Non si sente davvero il bisogno di avere una trama complessa e intrigante, "Kore wa Zombie desu ka?" è una serie che si deve prendere alla leggera, con spirito, senza aspettarsi nulla più che puro intrattenimento.
In poche parole, non aspettatevi di trovarvi innanzi a qualcosa di serio e impegnativo, ma nemmeno a una tipica serie harem o fantasy o splatter. Semplicemente il tutto sfocia nel nonsense e nella presa in giro, con l'unica eccezione di alcuni episodi verso la conclusione dell'opera, che assumono una caratteristica vagamente più seria, ma è solo un'illusione.
Sul versante tecnico nulla da eccepire, il chara è doverosamente "moe", le animazioni ben fatte e fluide, gli sfondi ottimi e buona anche la CG. Le musiche sono inaspettatamente coinvolgenti e riescono nell'intento di enfatizzare i momenti di combattimento.
Per i miei standard "Kore wa zombie desu ka" è lungi dall'essere pienamente sufficiente, ma non posso nascondere di aver apprezzato molte delle trovate che vengono proposte, in particolare quella, piuttosto folle e ridicola, dell'eroe che si trasforma in maho-shojo, pertanto consiglio questa serie a chi ha voglia di qualcosa di originale per passare in allegria il tempo libero, in modo da godersi ottime gag condite con molto fanservice, con ragazze dagli occhioni dolci, con ninja che combattono con i violini, balene volanti e maghette armate di motosega.
Buon divertimento.
Voto: 5.
Questa serie infatti si presenta come un impredicibile miscuglio disordinato e delirante di mille generi diversi, quali la commedia harem, il demenziale, il fantasy e lo splatter, senza avere alcuna pretesa di essere presa sul serio e, sopratutto, senza riuscire in alcun modo a sembrare qualcosa di vagamente sensato. Legittimo a questo punto è chiedersi quale immensa boiata possa mai scaturire da una simile commistione di elementi che tra loro non c'entrano proprio nulla e che probabilmente mente umana non avrebbe mai dovuto nemmeno sognarsi di unire insieme; invero la risposta potrà sorprendervi.
Tale frullato di banalità infatti potrebbe apparire come un'idea forzata e colma di stonature decisamente rilevanti, tanto da rischiare di rendere artificiosa la trama, che si troverebbe così costretta a fare salti mortali e funambolismi vari per sembrare perlomeno coerente. Con "Kore wa..." il problema non si pone nemmeno, infatti la storia non ha alcuna ambizione ad avere un senso o una minima profondità, come del resto i personaggi stessi, dai caratteri incredibilmente stereotipati, e la sceneggiatura, a dir poco ridicola. La trama è talmente banale e colma di cliché che non vale la pena nemmeno soffermarsi a discuterne, si intende fin da subito che non sarà questo il perno focale su cui si concentrerà l'attenzione dello spettatore, ma che farà solo da collante per tentare di dare almeno un ordine logico e una giustificazione agli avvenimenti. Ma allora che cosa può offrire una serie che non ha un intreccio interessante, non ha personaggi approfonditi e, soprattutto, non ha assolutamente senso? La risposta viene da sé: fiumi di sana e delirante comicità, esclusivamente demenziale, da rotolarsi per settimane sul pavimento della cucina. Il lato umoristico infatti è l'unico che mi sento di salvare e che ho davvero apprezzato. Le gag sono esilaranti e folli al punto giusto, non ci vengono risparmiate delle trovate che rasentano addirittura la genialità. Per il resto si passa continuamente da scene di combattimento, anche forti, a momenti di idilliaca vita familiare, passando addirittura per un ridicolo pseudo-natale, ma il tutto sfiora pericolosamente i limiti imposti dal principio di non contraddizione.
Ritengo che sia pericoloso basare un anime solo sulla comicità e sull'ironia, è una scelta che può rivelarsi incredibilmente compromettente poiché alla lunga stanca, ed è difficile che le gag divertano tutti, in quanto l'umorismo è un parametro del tutto soggettivo. Per questo la serie si riempie di vari elementi quali il fanservice, svariati momenti "drammatici" e sentimentali che, pur essendo evidentemente inseriti tanto per fare scena, contribuiscono a rendere il tutto leggero e facilmente fruibile. Non si sente davvero il bisogno di avere una trama complessa e intrigante, "Kore wa Zombie desu ka?" è una serie che si deve prendere alla leggera, con spirito, senza aspettarsi nulla più che puro intrattenimento.
In poche parole, non aspettatevi di trovarvi innanzi a qualcosa di serio e impegnativo, ma nemmeno a una tipica serie harem o fantasy o splatter. Semplicemente il tutto sfocia nel nonsense e nella presa in giro, con l'unica eccezione di alcuni episodi verso la conclusione dell'opera, che assumono una caratteristica vagamente più seria, ma è solo un'illusione.
Sul versante tecnico nulla da eccepire, il chara è doverosamente "moe", le animazioni ben fatte e fluide, gli sfondi ottimi e buona anche la CG. Le musiche sono inaspettatamente coinvolgenti e riescono nell'intento di enfatizzare i momenti di combattimento.
Per i miei standard "Kore wa zombie desu ka" è lungi dall'essere pienamente sufficiente, ma non posso nascondere di aver apprezzato molte delle trovate che vengono proposte, in particolare quella, piuttosto folle e ridicola, dell'eroe che si trasforma in maho-shojo, pertanto consiglio questa serie a chi ha voglia di qualcosa di originale per passare in allegria il tempo libero, in modo da godersi ottime gag condite con molto fanservice, con ragazze dagli occhioni dolci, con ninja che combattono con i violini, balene volanti e maghette armate di motosega.
Buon divertimento.
Voto: 5.
Il nome non mi dice nulla ma dagli screen credo di averne visto qualche puntata quando avevo ancora i denti da latte.
Gli anime di allora mi son rimasti tutti impressi, anche quelli che ormai reputo pessimi...se questo manco lo ricordo significa che mi fece un'impressione peggio che brutta. Per me è NO!
* Di Alive non so ancor bene cosa pensare...per certi versi mi potrebbe pure interessare ma ho letto cose che non mi convincono a comprare quest'opera, tantopiù che si tratta di un manga lungo e costoso.
Per me è NO XD
* Dell'ultimo titolo preso in esame ho visto solo qualcosina e mi sono rifiutato di guardarlo seriamente. Se avessi avuto tempo da buttare per sorbirmelo per intero credo che gli avrei riservato un trattamento molto più duro di quanto non fatto da Onizuka. Non è né carne né pesce, né un'opera degna di essere definita "divertente" né tantomeno qualcosa serio degno di far spaventare.
l'emozione parte ma subito dopo stramazza al suolo agonizzante. Per me è no!
Tripletta di "no"
Peccato poi perchè se si voleva fare un qualcosa di parodico, gli elementi c'erano tutti... invece alla fine ne è venuto fuori un mix di continuo serio/parodia a dir poco spiazzante.
Va tenuto conto che il manga è precedente a Mazinga Z, Poseidon è quindi il massimo che si potesse immaginare per la sua epoca: del resto Babil Junior è di Mitsuteru Yokoyama, l'uomo che ha inventato Tetsujin 28 e Giant Robot. Semmai la pacchianità di questi robottoni a livello grafico dovrebbe far riflettere sulla grandezza di Go Nagai, ma non gli si può imputare a colpa. Sul voto non discuto perché è più o meno quello che darei io, visto che negli stessi anni sono state realizzate opere molto più significative.
Su Alive ho poco da dire: ho letto il primo volume del manga, ma l'ho droppato per mancanza di interesse.
Vedo poi una certa schizofrenia nella recensione di Onizuka: a leggere il testo sembra che l'umorismo l'abbia fatto ridere moltissimo, ma poi per difendere la sua reputazione (inesistente) di cinico ha assegnato un'insufficienza.
Semplicemente FOLLE.
Che dire però...si risolleva con un grandioso finale ( anche se alcune cose potevano essere sviluppate meglio) e sopratutto i disegni di Adachiota che sono migliorati sempre di più fino a diventare curatissimi e dettagliati.
Alive è un'opera decisamente meritevole. Ne ho iniziato la lettura per pura casualità, cercando online il manga omonimo di Tsutomu Takahashi - che mi aveva colpito molto. Invece, trovai questo titolo, e decisi di intraprendere ugualmente la lettura, in quanto particolare e piacevole a colpo d'occhio. E' stata una piacevole scoperta, e non posso che confermare le opinioni del recensore a riguardo. Kore wa Zombie desu ka? mi attira di diverso tempo, ma - visti i voti negativi - credo che per un po' di tempo lo terrò in disparte. Complimenti ai recensori!
"pertanto consiglio questa serie a chi ha voglia di qualcosa di originale per passare in allegria il tempo libero, in modo da godersi ottime gag -...-.
Buon divertimento.
Voto: 5. "
Io non darei voto 5 per poi consigliarlo.
Mi è piaciuta in particolare quella di Onizuka con la sua tecnica "stroncatoria" dallo stile elegante e gentile. Non nascondo però una certa curiosità di buttare un occhio sull'anime da lui commentato.
As always, many congratulations to the authors!
Facendo la media tra un chara design da 9 e una trama da 3 la serie dovrebbe arrivare alla sufficienza: ma visto il finale orrendo onestamente non me la sento proprio di arrivare al 6. Un 5 è un voto generoso
Non sapevo che Araki avesse lavorato anche alla serie più vecchia.
E visto che se ne e' parlato ho visto gli screenshots della serie OVA:quello li e' Shingo Araki al suo meglio,anche se da quanto ho capito per il resto non e' nulla di che.
Babil Junior lo sto guardando su Man-ga e mi sta piacendo, certo 39 episodi autoconclusivi oggi sono pesantucci da seguire ma era lo stile di quel decennio, non me la sentirei di considerarlo un difetto altrimenti bisognerebbe dare 6 al 90% degli anime '70. La recensione però è ben scritta.
Alive non l'ho letto, ne sento parlare bene quindi lo recupererò.
L'ultimo anime non lo conoscevo per nulla però da fan del demenziale gli potrei dare una piccola occhiata.
Bravi tutti.
Io non darei voto 5 per poi consigliarlo.
Beh 5 non è 3, è accettabile. La serie potrebbe piacere agli amanti del genere, è a loro che l'ha consigliato.
Babil junior l'avrò visto da bambino ma sinceramente non me lo ricordo più così mi fiderò dell'opinione del recensore
L'ultimo titolo ancora non l'ho visto, ma se ciò che afferma il recensore è vero, forse non è il caso di impegnarmi a trovarlo.
Ad ogni modo complimenti a tutti e 3.
Bon, prima o poi gli OAV li guardo, e poi eventualmente decideremo il da farsi in base a questo.
Non viene ricordato perchè è stato trasmesso molto di meno rispetto alle serie che hai citato...
Babil junior è un'opera assai complessa. Il paragone con le serie di Go Nagai (ti concedo solo Jeeg Robot d'Acciaio) o Gundam e Lady Oscar (addirittura) sono fuoriluogo. Babil junior non racconta di mecha, ma ha una storia molto più affine a quella di Cyborg 009, in quanto mischia la fantascienza con elementi di antropologia e archeologia.
Sicuramente è una serie che ha fatto storia, non si chiama uno Shingo Araki per serie patacche...
Ecco, qua non sono d'accordo, non mi sembra che abbia avuto una grande influenza sugli anime successivi come invece le serie che ho citato prima. O vuoi sostenere che Babil Junior e' l'antesignano dei Cavalieri dello Zodiaco? A me pare che con o senza Babil Junior il mondo degli anime non sarebbe cambiato molto.
Metà serie intendi fino al 9? Fino a li era il miglior battle shonen e se la giocava alla pari anche con FMA per certi versi, poi però quando andrai più avanti...calerà molto per poi risollevarsi con il finale e dei grandiosi disegni.
Oddio che c'entrano i cavalieri dello zodiaco? Appena si legge Araki uno deve per forza citare Pegasus & co? Araki era già un Dio quando mise mano a Saint Seiya. Io non capisco come si fa a paragonare opere così diverse solo perchè hanno avuto in comune il chara designer...
1) Punto di novità: i personaggi hanno facoltà ESP (non sono cyborg e nemmeno demoni).
2) l'utilizzo (come già detto) dell'antropologia e dell'archeologia unita alla fantascienza (il richiamo ad una antica civiltà aliena), mi fa ricordare più Cyborg 009 che i mecha classici.
3) Non si può dire se un dato fenomeno avvenuto nel passato (che a te pare irrilevante) non abbia influito... è anacronistico.
4) Volente o nolente Babil Nisei rimane un'opera molto originale (può piacere e non piacere).
Non voglio dire che debba piacere, ma se un'opera non la si conosce non è detto che sia colpa di quest'ultima.
La caratterizzazione dei personaggi non è pervenuta: Babil deve salvare tutti perchè è il suo ruolo, Yomi vuole conquistare il mondo perchè sì, i suoi sottoposti se fossero robot non cambierebbe molto. Quel poco lo si vede solo all'inizio della storia (la parte migliore probabilmente). Ed a parte questo non ci ho visto davvero nient'altro. Tematiche, riflessioni, se ce ne sono Yokohama le ha nascoste davvero bene perchè non le ho trovate.
La recensione propende per la seconda variante.
Altre sulla scheda propendono per la prima.
Potrei essere curioso di vedere quale reazione scatenerebbe in me...
Di certo se e quando sarò in crisi di febbrone potrei provare a vedermelo solo per vedere se si adatterà a una mente malata e delirante. Se non piacerà neanche in quel caso ci sarà davvero un problema...
Kore wa è un anime che mi ha divertito, ha delle buone trovate, che spesso tuttavia rischiano di diventare un po' troppo ripetitive. Quanti sono perplessi per il voto e gli sembra discrepante con la recensione forse non si sono resi conto che l'unico aspetto di cui parlo bene è l'umorismo il quale, a tutti gli effetti, mi ha fatto ridere. Degli altri elementi mi sembra di aver parlato piuttosto male. Di certo l'umorismo non è abbastanza per ribaltare la considerazione generale e anche il voto. Per il resto è una serie piuttosto scadente e sconlcusionata, che soffre di forti crisi di identità e da non prendere certo sul serio. Come già detto da qualcuno 5 non è 3 e mi sento di consigliare la serie a chi piace il genere, a me non ha completamente soddisfatto per poter meritare una sufficienza piena. Se non mi avesse fatto ridere probabilmente sarei stato molto più duro con il voto.
Ovviamente Micheles non si risparmia di prodursi nelle sue frecciatine poco gradite e sconclusionate. Si vede che si diverte.
Ma il vero problema è che Korezombi vuol buttare troppa roba al fuoco. Non si accontenta di fare la serie demenziale, ma la butta alternativamente sul drammatico, sul sentimentale, per poi tornare al demenziale. Non ci siamo. Fosse stata solo una serie 'demenziale' forse un 5 ci stava davvero...
Babil Junior old style lo vidi da bambino, e ricordo solo che non mi piaceva (come anche Cyborg 007 e Cavalieri dello Zodiaco) ...
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