Soukou Kihei Votoms
Nonostante il genere mecha odierno mostri caratteristiche piuttosto ibride, spesso si parla ancora di due filoni principali del genere. Il primo è il super robot il cui archetipo era il supereroe nel supermecha che difende i buoni e combatte i cattivi. Il secondo è il real robot che è un genere spesso legato a doppio filo a un'ambientazione bellica, dove i mecha sono solo macchine atte a portare avanti lo sforzo militare.
"Soukou Kihei Votoms", targato 1983, rientra nel real ed è uno dei capisaldi nel genere, opera dove i robot sono solo strumenti a un livello tale che durante tutti i suoi cinquantadue episodi non ne scopriremo mai tipologie, modelli o altre caratteristiche, e in effetti non sarebbe sbagliato dire che di mecha quest'anime ha a malapena i mezzi pilotati.
Ma prima di procedere all'analisi mi sembra doveroso fare una panoramica su ambientazione e trama. Una grande e sanguinosa guerra galattica è appena giunta al termine ma c'è ancora irrequietezza fra gli schieramenti. Il soldato Chirico Cuvie viene spedito, a guerra finita, in una missione poco chiara che ha come bersaglio uno stabilimento alleato e lì fa un incontro, una donna, che influenzerà il suo destino. Tradito dai propri compagni dovrà lentamente e con mille difficoltà farsi strada in un susseguirsi di avvenimenti crudeli e situazioni pericolose che lo porteranno a scoprire la verità sul fato di violenza e battaglie che sembrano accompagnarlo ad ogni passo.
Dopo la prima puntata la struttura di quest'opera presenta una peculiare suddivisione in archi narrativi, quattro per la precisione, che permettono di cambiare tono e registro della narrazione, toccando argomenti e ambientazioni anche molto diversi fra loro. Anche se questa scelta è quantomeno giudicabile interessante, io personalmente non l'ho trovata del tutto azzeccata. Spesso il cambio fra un arco e l'altro è così repentino che non aiuta affatto la continuità della narrazione e l'utilizzo di episodi riassuntivi alla fine di ogni arco non aiuta (a onor del vero però non aggiungono nulla e quindi sono evitabili). Inoltre la struttura ad archi ha la natura intrinseca di creare differenze interne all'opera e lo spettatore spesso è portato a confrontare le varie sezioni.
A causa di queste differenze procederò nell'esaminare ogni capitolo.
Il primo arco è ambientato nella città di Uoodo dopo i fatti relativi all'unità di Chirico. Qui il nostro eroe è braccato e ci si rende conto che è finito in balia di eventi molto più grandi di lui e, in generale, di qualsiasi persona. Il merito maggiore di questa sezione è quello di farci conoscere il protagonista. Egli potrebbe essere descritto con due parole: stoico e intraprendente. Stoico perché è una figura silenziosa che con calma e senza eccessi emozionali sopporta ciò che gli viene incontro. Intraprendente per il modo con cui si confronta con le avversità senza darsi mai per vinto.
A differenza dei classici protagonisti nagaiani che si comportano da paladini e dei protagonisti psicologicamente fragili introdotti con forza da Anno (e le varie sfumature che ci stanno in mezzo) Chirico riesce a dare un'idea diversa di sé stesso: quella di un professionista.
Altra menzione d'onore è la comparsa dei tre comprimari, Vanilla, Coconna e Gotou, che oltre a costituire la spalla comica sono anche i primi amici di Chirico e si dimostrano spesso indispensabili per tirare fuori dai guai il protagonista. Nel capitolo compaiono anche la misteriosa donna di nome Fyana, un PS (soldato perfetto) che però qui ha un ruolo abbastanza marginale, e i membri di un'organizzazione che è dietro ai misteriosi fatti della prima puntata.
Una cosa importante da riportare è che sin dal primo arco iniziano i riferimenti, in principio velati ma poi sempre più evidenti con lo svolgimento dell'opera, alla filosofia nietzschiana. In quest'opera vengono toccati temi come "il superuomo" e la contrapposizione con "l'ultimo uomo". Anche il tema del destino è presente in modo sottile ma costante. Tuttavia questi temi sono appannaggio degli ultimi archi e parlarne ora sarebbe inutile.
Nel secondo arco vi è un deciso cambio di registro e ambientazione. Siamo su un pianeta diverso, Kummen, e Chirico si ritrova a lavorare come mercenario in una formazione paramilitare che combatte contro dei ribelli contrari alla modernizzazione del pianeta e ispirati da motivazioni religiose. Il teatro di scontro è un'area immersa nella giungla con parecchi corsi d'acqua. Vedendo questo capitolo è stato impossibile da parte mia non pensare alla guerra del Vietnam e al film "Apocalypse Now". Anche qui compaiono l'organizzazione, che agisce sempre dietro le quinte, e il mistero dei PS, che viene elevato a uno dei temi principali della trama.
Quest'arco narrativo l'ho trovato meno cupo del precedente, merito della diversa ambientazione, e molto più militare. Esso è il capitolo dell'anime più bellico in assoluto in cui si sviluppano forti legami di cameratismo fra commilitoni. Il tema principale di questa sezione è il progresso e la lotta ad esso, la contrapposizione tra una via vecchia e una nuova.
Anche lo scontro fra spiritualismo e materialismo progressista può essere letto nella chiave nietzschiana che permea l'opera. Nonostante entrambi vengano attaccati e mostrino difetti, il progresso tecnologico e scientifico è preferibile in quanto guida la civiltà all'emancipazione da Dio. Secondario ma sempre più importante è il tema del destino che aleggia su Chirico ed è presente ad ogni suo passo.
Il terzo arco narrativo è quello forse più lento. Esso si svolge dopo i fatti di Kummen ed è ambientato inizialmente su una nave spaziale deserta. Questo capitolo è sicuramente il più psicologico di tutti, anche se nella seconda metà ci sono una buona dose di combattimenti, ed è qui che Chirico deve fare i conti con sé stesso e il suo passato, e con gli spettri interiori che lo tormentano. Finalmente viene fatta breccia nel suo animo e si inizia a conoscere il suo passato e i suoi sentimenti, e in quest'ottica Fyana diviene sempre più importante. Qui i rimandi filosofici aumentano e si inizia a intravedere con sempre maggior chiarezza il tema del superuomo tanto caro a Nietzsche.
Ma è il tema del destino a far da padrone. Io mi sono posto abbastanza spesso una domanda durante la visione dell'anime: "Ma perché sembra girare tutto attorno a Chirico? In fondo è solo un uomo".
Probabilmente ve lo chiederete anche voi e ve lo chiederete fino alla nausea. A tratti ho trovato irritante il tono Chirico-centrico dell'opera. E in effetti persino il protagonista inizia a chiedersi il perché e finalmente comincia il suo viaggio, sia fisico che interiore, volto a scoprire la verità.
E così si giunge infine al quarto e ultimo arco, quello con le risposte. Se fino a questo punto eravate perplessi riguardo all'eccessivo focus sul protagonista qui finalmente troverete la sua raison d'etre. Sul pianeta Quent Chirico giunge finalmente faccia a faccia con il suo destino, incontrando il deus ex machina di tutta la faccenda. Il ritmo dell'arco è elevatissimo, con un climax continuo che raggiunge il suo culmine nella parte finale ed è agli antipodi rispetto ai momenti lenti e riflessivi del precedente. Finalmente l'anima nietzschiana dell'opera si rivela in tutta la sua forma con la rivelazione del superuomo e il concetto di morte di Dio. Qui Chirico finalmente riesce a scoprire il suo ruolo nell'intera storia e finalmente riesce a compiere una scelta, l'unica vera scelta che gli sia mai stata concessa durante tutta l'opera.
Anche l'ultima scena è carica di significato: forse non è ancora tempo per i superuomini e forse un giorno Chirico e Fyana saranno dei moderni Adamo ed Eva pronti a elevare l'umanità.
Prima di giungere alle motivazioni del voto che ho attribuito all'opera mi sembra doveroso spendere qualche parola sul comparto tecnico.
Nonostante stiamo parlando di un'opera del 1983 la parte video è curata molto bene e, pur non reggendo il confronto con gli standard attuali, mi sento di dire che globalmente è invecchiata piuttosto bene, anche se non ho sempre gradito l'eccesso di ambientazioni cupe. Il comparto audio fa il suo lavoro senza infamia né lode.
Questa serie rasenta la perfezione? Purtroppo no. Come rovescio della medaglia ci sono l'eccesso di cupezza in alcune sezioni, la lentezza quasi irritante in alcuni punti e la divisione in archi che non tutti potrebbero apprezzare e che potrebbero portare alla sospensione della visione prima dell'appagante finale. A causa di ciò non mi sento di dare il voto massimo a quest'opera, ma credo di poterla benissimo collocare nel gradino inferiore. Dunque mi sento di dare un convinto 9.
"Soukou Kihei Votoms", targato 1983, rientra nel real ed è uno dei capisaldi nel genere, opera dove i robot sono solo strumenti a un livello tale che durante tutti i suoi cinquantadue episodi non ne scopriremo mai tipologie, modelli o altre caratteristiche, e in effetti non sarebbe sbagliato dire che di mecha quest'anime ha a malapena i mezzi pilotati.
Ma prima di procedere all'analisi mi sembra doveroso fare una panoramica su ambientazione e trama. Una grande e sanguinosa guerra galattica è appena giunta al termine ma c'è ancora irrequietezza fra gli schieramenti. Il soldato Chirico Cuvie viene spedito, a guerra finita, in una missione poco chiara che ha come bersaglio uno stabilimento alleato e lì fa un incontro, una donna, che influenzerà il suo destino. Tradito dai propri compagni dovrà lentamente e con mille difficoltà farsi strada in un susseguirsi di avvenimenti crudeli e situazioni pericolose che lo porteranno a scoprire la verità sul fato di violenza e battaglie che sembrano accompagnarlo ad ogni passo.
Dopo la prima puntata la struttura di quest'opera presenta una peculiare suddivisione in archi narrativi, quattro per la precisione, che permettono di cambiare tono e registro della narrazione, toccando argomenti e ambientazioni anche molto diversi fra loro. Anche se questa scelta è quantomeno giudicabile interessante, io personalmente non l'ho trovata del tutto azzeccata. Spesso il cambio fra un arco e l'altro è così repentino che non aiuta affatto la continuità della narrazione e l'utilizzo di episodi riassuntivi alla fine di ogni arco non aiuta (a onor del vero però non aggiungono nulla e quindi sono evitabili). Inoltre la struttura ad archi ha la natura intrinseca di creare differenze interne all'opera e lo spettatore spesso è portato a confrontare le varie sezioni.
A causa di queste differenze procederò nell'esaminare ogni capitolo.
Il primo arco è ambientato nella città di Uoodo dopo i fatti relativi all'unità di Chirico. Qui il nostro eroe è braccato e ci si rende conto che è finito in balia di eventi molto più grandi di lui e, in generale, di qualsiasi persona. Il merito maggiore di questa sezione è quello di farci conoscere il protagonista. Egli potrebbe essere descritto con due parole: stoico e intraprendente. Stoico perché è una figura silenziosa che con calma e senza eccessi emozionali sopporta ciò che gli viene incontro. Intraprendente per il modo con cui si confronta con le avversità senza darsi mai per vinto.
A differenza dei classici protagonisti nagaiani che si comportano da paladini e dei protagonisti psicologicamente fragili introdotti con forza da Anno (e le varie sfumature che ci stanno in mezzo) Chirico riesce a dare un'idea diversa di sé stesso: quella di un professionista.
Altra menzione d'onore è la comparsa dei tre comprimari, Vanilla, Coconna e Gotou, che oltre a costituire la spalla comica sono anche i primi amici di Chirico e si dimostrano spesso indispensabili per tirare fuori dai guai il protagonista. Nel capitolo compaiono anche la misteriosa donna di nome Fyana, un PS (soldato perfetto) che però qui ha un ruolo abbastanza marginale, e i membri di un'organizzazione che è dietro ai misteriosi fatti della prima puntata.
Una cosa importante da riportare è che sin dal primo arco iniziano i riferimenti, in principio velati ma poi sempre più evidenti con lo svolgimento dell'opera, alla filosofia nietzschiana. In quest'opera vengono toccati temi come "il superuomo" e la contrapposizione con "l'ultimo uomo". Anche il tema del destino è presente in modo sottile ma costante. Tuttavia questi temi sono appannaggio degli ultimi archi e parlarne ora sarebbe inutile.
Nel secondo arco vi è un deciso cambio di registro e ambientazione. Siamo su un pianeta diverso, Kummen, e Chirico si ritrova a lavorare come mercenario in una formazione paramilitare che combatte contro dei ribelli contrari alla modernizzazione del pianeta e ispirati da motivazioni religiose. Il teatro di scontro è un'area immersa nella giungla con parecchi corsi d'acqua. Vedendo questo capitolo è stato impossibile da parte mia non pensare alla guerra del Vietnam e al film "Apocalypse Now". Anche qui compaiono l'organizzazione, che agisce sempre dietro le quinte, e il mistero dei PS, che viene elevato a uno dei temi principali della trama.
Quest'arco narrativo l'ho trovato meno cupo del precedente, merito della diversa ambientazione, e molto più militare. Esso è il capitolo dell'anime più bellico in assoluto in cui si sviluppano forti legami di cameratismo fra commilitoni. Il tema principale di questa sezione è il progresso e la lotta ad esso, la contrapposizione tra una via vecchia e una nuova.
Anche lo scontro fra spiritualismo e materialismo progressista può essere letto nella chiave nietzschiana che permea l'opera. Nonostante entrambi vengano attaccati e mostrino difetti, il progresso tecnologico e scientifico è preferibile in quanto guida la civiltà all'emancipazione da Dio. Secondario ma sempre più importante è il tema del destino che aleggia su Chirico ed è presente ad ogni suo passo.
Il terzo arco narrativo è quello forse più lento. Esso si svolge dopo i fatti di Kummen ed è ambientato inizialmente su una nave spaziale deserta. Questo capitolo è sicuramente il più psicologico di tutti, anche se nella seconda metà ci sono una buona dose di combattimenti, ed è qui che Chirico deve fare i conti con sé stesso e il suo passato, e con gli spettri interiori che lo tormentano. Finalmente viene fatta breccia nel suo animo e si inizia a conoscere il suo passato e i suoi sentimenti, e in quest'ottica Fyana diviene sempre più importante. Qui i rimandi filosofici aumentano e si inizia a intravedere con sempre maggior chiarezza il tema del superuomo tanto caro a Nietzsche.
Ma è il tema del destino a far da padrone. Io mi sono posto abbastanza spesso una domanda durante la visione dell'anime: "Ma perché sembra girare tutto attorno a Chirico? In fondo è solo un uomo".
Probabilmente ve lo chiederete anche voi e ve lo chiederete fino alla nausea. A tratti ho trovato irritante il tono Chirico-centrico dell'opera. E in effetti persino il protagonista inizia a chiedersi il perché e finalmente comincia il suo viaggio, sia fisico che interiore, volto a scoprire la verità.
E così si giunge infine al quarto e ultimo arco, quello con le risposte. Se fino a questo punto eravate perplessi riguardo all'eccessivo focus sul protagonista qui finalmente troverete la sua raison d'etre. Sul pianeta Quent Chirico giunge finalmente faccia a faccia con il suo destino, incontrando il deus ex machina di tutta la faccenda. Il ritmo dell'arco è elevatissimo, con un climax continuo che raggiunge il suo culmine nella parte finale ed è agli antipodi rispetto ai momenti lenti e riflessivi del precedente. Finalmente l'anima nietzschiana dell'opera si rivela in tutta la sua forma con la rivelazione del superuomo e il concetto di morte di Dio. Qui Chirico finalmente riesce a scoprire il suo ruolo nell'intera storia e finalmente riesce a compiere una scelta, l'unica vera scelta che gli sia mai stata concessa durante tutta l'opera.
Anche l'ultima scena è carica di significato: forse non è ancora tempo per i superuomini e forse un giorno Chirico e Fyana saranno dei moderni Adamo ed Eva pronti a elevare l'umanità.
Prima di giungere alle motivazioni del voto che ho attribuito all'opera mi sembra doveroso spendere qualche parola sul comparto tecnico.
Nonostante stiamo parlando di un'opera del 1983 la parte video è curata molto bene e, pur non reggendo il confronto con gli standard attuali, mi sento di dire che globalmente è invecchiata piuttosto bene, anche se non ho sempre gradito l'eccesso di ambientazioni cupe. Il comparto audio fa il suo lavoro senza infamia né lode.
Questa serie rasenta la perfezione? Purtroppo no. Come rovescio della medaglia ci sono l'eccesso di cupezza in alcune sezioni, la lentezza quasi irritante in alcuni punti e la divisione in archi che non tutti potrebbero apprezzare e che potrebbero portare alla sospensione della visione prima dell'appagante finale. A causa di ciò non mi sento di dare il voto massimo a quest'opera, ma credo di poterla benissimo collocare nel gradino inferiore. Dunque mi sento di dare un convinto 9.
Tra i grandi capolavori dimenticati del passato vale la pena di ricordare "Votoms", che oltre ad essere uno dei primi anime real robot della storia, che ha portato avanti il concetto introdotto da "Gundam 0079", è un'opera complessa, moderna e dalle molteplici sfaccettature. Questo celebre titolo è la seconda prova del talento e del gusto di Ryosuke Takahashi, il più grande regista mecha dello studio Sunrise (ovviamente insieme a Yoshiuki Tomino), che aveva già proposto un'altro capostipite del genere real robot, "Dougram", nel 1981.
In questo anime i robot sono ridotti a degli esoscheletri dall'altezza di circa tre metri che possono facilmente andare in mille pezzi, esaurire le munizioni e venire prodotti in massa. Niente superpotere nel mecha, quindi, anche se avremo modo di assistere a eventi paranormali e misteriosi che coinvolgeranno i protagonisti durante l'ultimo arco della serie.
Nella mia recensione il discorso sui mecha è quello che mi interessa di meno, infatti "Votoms" è molto denso di contenuti: molti saranno i rimandi alla filosofia di Nietzsche (sentiremo spesso parlare di "oltreuomo" e "morte di Dio") e alle tematiche care a ogni science-fiction di ottimo livello (spunteranno fuori supercomputer, modifiche genetiche sugli esseri umani per potenziarli, guerre galattiche, antiche civiltà ipertecnologiche secondo il modello di Atlantide, e così via).
"Votoms" è ambientato in un universo alternativo, in cui sono presenti due schieramenti contrapposti, Balarant e Gilgalmesh, impegnati in un perenne conflitto di cui si ignorano le origini. Per delle circostanze misteriose il soldato Chirico Cuvie entra in contatto, durante una missione, con Proto-one, una bellissima ragazza modificata geneticamente da un'ignota azienda, il cui scopo è creare dei soldati perfetti. Venuto a conoscenza di questo segreto militare, Chirico verrà preso di mira da entrambi gli schieramenti e si ritroverà solo contro tutti. Ad aiutarlo ci saranno solamente il suo immenso talento di ex Red-Shoulder, uno spietato corpo speciale di cui egli faceva parte in passato, e il divertentissimo trio composto da Gotho, un cinico trafficante d'armi, Vanilla, un ex pilota dalla pettinatura afro, e Coconna, una svampita soubrette e cantante. Questi tre personaggi, oltre che essere molto bene caratterizzati e indimenticabili, avranno la funzione di alleggerire un po' i momenti pesanti e le atmosfere opprimenti dell'anime. Al gruppetto si unirà più avanti anche Fyana/Proto-one, che condividerà con Chirico una bellissima, struggente e stoica storia d'amore.
La serie si suddivide in quattro archi da circa tredici episodi l'uno. Ciascun troncone si svolge in un'ambientazione diversa da quella del precedente e i protagonisti si riuniranno sempre in circostanze ogni volta differenti. Passeremo quindi da un primo arco, ambientato in una distopica città che ricorda molto le ambientazioni di "Blade Runner", al secondo arco, ambientato nella giungla, in cui è in corso una guerra civile che ricorda molto quella del Vietnam. Non mancheranno infatti i guerriglieri locali, il napalm e il gioco della roulette russa, evidente citazione al celebre film "Il cacciatore" di Michael Cimino, uscito giusto cinque anni prima di "Votoms". Il terzo e il quarto arco punteranno verso lo spazio, e assumeranno tonalità cosmiche, fantascientifiche e meno realistiche.
La poliedricità di "Votoms" è, secondo me, un ottimo modo per evitare rallentamenti eccessivi nello svolgersi degli eventi, che, nonostante le cinquantadue puntate (che comprendono quattro filler), non mi hanno mai annoiato: Takahashi è un maestro nel creare situazioni di tensione-risoluzione e nell'introdurre colpi di scena spettacolari e poco scontati. Tuttavia questo fattore di coinvolgimento è soggettivo: qualcuno abituato agli anime più recenti potrebbe trovare la sceneggiatura troppo lenta e annoiarsi. Chi avrà pazienza verrà comunque ripagato da un bellissimo epilogo, per nulla scontato e perfettamente in linea con il significato più profondo dell'opera.
Chirico Cuvie non è il classico protagonista di un anime mecha. Egli è un soldato taciturno, stoico, disciplinato e misterioso. Non lo vedremo mai bere, fumare, fare sesso o dire cose inutili. Egli è il perfetto guerriero giapponese che segue la via solitaria del bushido, fatta di sofferenza e rinuncia. È anche un ottimo filosofo, in quanto sono sue le frasi "Non esiste alcuna gloria a questo mondo", "Forse tutto quello per cui ho lottato è solamente un'illusione", "Sei Dio? Pensavo che Dio fosse morto". L'amore che nutre verso Proto-one, da lui stesso ribattezzata Fyana, forse per qualche reminescenza del passato o di qualche vita precedente, è assoluto, sostanziale e quasi platonico. La continua lotta contro i due schieramenti che vogliono sottrargli la donna per farne una macchina da guerra viene affrontata senza rancore, senza odio, con un rispetto per il nemico tipico della sua cultura.
Fyana/Proto-one, pur essendo un super-soldato, è molto femminile e sensibile. È bellissima, carismatica, ben caratterizzata e indissolubilmente legata a Chirico fin dal loro primo incontro, fatto di uno sguardo sfuggente che resterà ben impresso nella mente del protagonista. Ella tuttavia non immagina il mistero che si nasconde dietro al suo amato, e chi egli sia veramente. Tali rivelazioni avverranno nell'ultimo arco della serie, quello meno realistico ma più suggestivo, che rimanda vagamente a "2001:Odissea nello spazio" di Kubrick e alle opere sci-fi di ampio respiro.
Questa è una delle poche volte in cui non posso lamentarmi degli aspetti tecnici, in quanto "Votoms" non solo è eccellente sotto tutti i punti di vista per l'anno in cui è uscito (il lontano 1983!), lo è ancora adesso! Mi chiedo come abbiano fatto, senza computer, programmi vari e abusi di CG, a produrre delle animazioni di tale livello. Stesso discorso varrà per "Z-Gundam", che uscirà due anni dopo (1985), anch'esso animato ai livelli di un OAV puntata per puntata, senza mai cali di qualità. Indubbiamente "Votoms" ha spianato la strada a tutti i prodotti seguenti dello stesso genere, videogiochi inclusi. Una nota di merito va anche alle sigle di apertura e di chiusura: la prima molto dinamica e coinvolgente, la seconda molto triste, nostalgica e riflessiva.
Insomma, se amate lo sci-fi duro e puro e siete stufi di vedere le solite 'trashate' che l'animazione giapponese odierna propina senza ritegno, è arrivato il momento di rivisitare i capolavori del passato, tra cui spicca senza dubbio il pindarico e leggendario "Votoms".
In questo anime i robot sono ridotti a degli esoscheletri dall'altezza di circa tre metri che possono facilmente andare in mille pezzi, esaurire le munizioni e venire prodotti in massa. Niente superpotere nel mecha, quindi, anche se avremo modo di assistere a eventi paranormali e misteriosi che coinvolgeranno i protagonisti durante l'ultimo arco della serie.
Nella mia recensione il discorso sui mecha è quello che mi interessa di meno, infatti "Votoms" è molto denso di contenuti: molti saranno i rimandi alla filosofia di Nietzsche (sentiremo spesso parlare di "oltreuomo" e "morte di Dio") e alle tematiche care a ogni science-fiction di ottimo livello (spunteranno fuori supercomputer, modifiche genetiche sugli esseri umani per potenziarli, guerre galattiche, antiche civiltà ipertecnologiche secondo il modello di Atlantide, e così via).
"Votoms" è ambientato in un universo alternativo, in cui sono presenti due schieramenti contrapposti, Balarant e Gilgalmesh, impegnati in un perenne conflitto di cui si ignorano le origini. Per delle circostanze misteriose il soldato Chirico Cuvie entra in contatto, durante una missione, con Proto-one, una bellissima ragazza modificata geneticamente da un'ignota azienda, il cui scopo è creare dei soldati perfetti. Venuto a conoscenza di questo segreto militare, Chirico verrà preso di mira da entrambi gli schieramenti e si ritroverà solo contro tutti. Ad aiutarlo ci saranno solamente il suo immenso talento di ex Red-Shoulder, uno spietato corpo speciale di cui egli faceva parte in passato, e il divertentissimo trio composto da Gotho, un cinico trafficante d'armi, Vanilla, un ex pilota dalla pettinatura afro, e Coconna, una svampita soubrette e cantante. Questi tre personaggi, oltre che essere molto bene caratterizzati e indimenticabili, avranno la funzione di alleggerire un po' i momenti pesanti e le atmosfere opprimenti dell'anime. Al gruppetto si unirà più avanti anche Fyana/Proto-one, che condividerà con Chirico una bellissima, struggente e stoica storia d'amore.
La serie si suddivide in quattro archi da circa tredici episodi l'uno. Ciascun troncone si svolge in un'ambientazione diversa da quella del precedente e i protagonisti si riuniranno sempre in circostanze ogni volta differenti. Passeremo quindi da un primo arco, ambientato in una distopica città che ricorda molto le ambientazioni di "Blade Runner", al secondo arco, ambientato nella giungla, in cui è in corso una guerra civile che ricorda molto quella del Vietnam. Non mancheranno infatti i guerriglieri locali, il napalm e il gioco della roulette russa, evidente citazione al celebre film "Il cacciatore" di Michael Cimino, uscito giusto cinque anni prima di "Votoms". Il terzo e il quarto arco punteranno verso lo spazio, e assumeranno tonalità cosmiche, fantascientifiche e meno realistiche.
La poliedricità di "Votoms" è, secondo me, un ottimo modo per evitare rallentamenti eccessivi nello svolgersi degli eventi, che, nonostante le cinquantadue puntate (che comprendono quattro filler), non mi hanno mai annoiato: Takahashi è un maestro nel creare situazioni di tensione-risoluzione e nell'introdurre colpi di scena spettacolari e poco scontati. Tuttavia questo fattore di coinvolgimento è soggettivo: qualcuno abituato agli anime più recenti potrebbe trovare la sceneggiatura troppo lenta e annoiarsi. Chi avrà pazienza verrà comunque ripagato da un bellissimo epilogo, per nulla scontato e perfettamente in linea con il significato più profondo dell'opera.
Chirico Cuvie non è il classico protagonista di un anime mecha. Egli è un soldato taciturno, stoico, disciplinato e misterioso. Non lo vedremo mai bere, fumare, fare sesso o dire cose inutili. Egli è il perfetto guerriero giapponese che segue la via solitaria del bushido, fatta di sofferenza e rinuncia. È anche un ottimo filosofo, in quanto sono sue le frasi "Non esiste alcuna gloria a questo mondo", "Forse tutto quello per cui ho lottato è solamente un'illusione", "Sei Dio? Pensavo che Dio fosse morto". L'amore che nutre verso Proto-one, da lui stesso ribattezzata Fyana, forse per qualche reminescenza del passato o di qualche vita precedente, è assoluto, sostanziale e quasi platonico. La continua lotta contro i due schieramenti che vogliono sottrargli la donna per farne una macchina da guerra viene affrontata senza rancore, senza odio, con un rispetto per il nemico tipico della sua cultura.
Fyana/Proto-one, pur essendo un super-soldato, è molto femminile e sensibile. È bellissima, carismatica, ben caratterizzata e indissolubilmente legata a Chirico fin dal loro primo incontro, fatto di uno sguardo sfuggente che resterà ben impresso nella mente del protagonista. Ella tuttavia non immagina il mistero che si nasconde dietro al suo amato, e chi egli sia veramente. Tali rivelazioni avverranno nell'ultimo arco della serie, quello meno realistico ma più suggestivo, che rimanda vagamente a "2001:Odissea nello spazio" di Kubrick e alle opere sci-fi di ampio respiro.
Questa è una delle poche volte in cui non posso lamentarmi degli aspetti tecnici, in quanto "Votoms" non solo è eccellente sotto tutti i punti di vista per l'anno in cui è uscito (il lontano 1983!), lo è ancora adesso! Mi chiedo come abbiano fatto, senza computer, programmi vari e abusi di CG, a produrre delle animazioni di tale livello. Stesso discorso varrà per "Z-Gundam", che uscirà due anni dopo (1985), anch'esso animato ai livelli di un OAV puntata per puntata, senza mai cali di qualità. Indubbiamente "Votoms" ha spianato la strada a tutti i prodotti seguenti dello stesso genere, videogiochi inclusi. Una nota di merito va anche alle sigle di apertura e di chiusura: la prima molto dinamica e coinvolgente, la seconda molto triste, nostalgica e riflessiva.
Insomma, se amate lo sci-fi duro e puro e siete stufi di vedere le solite 'trashate' che l'animazione giapponese odierna propina senza ritegno, è arrivato il momento di rivisitare i capolavori del passato, tra cui spicca senza dubbio il pindarico e leggendario "Votoms".
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
"Votoms" si inserisce nella tradizione dei grandi anime fanta-militari dei primi anni ottanta, opere quali "Ideon", "Dougram" e "Dunbine", ambientati in mondi remotissimi, lontani da noi nel tempo e nello spazio o addirittura in un'altra dimensione, eppure vicinissimi in termini del realismo psicologico dei personaggi o della ricostruzione socio-politica. Sono opere del tutto diverse da quelle degli anni settanta e chiaramente pensate per essere fruite anche da un pubblico adolescenziale o adulto.
"Votoms" si divide in quattro parti - al giorno d'oggi avrebbero realizzato quattro serie da tredici episodi l'una - ciascuna contraddistinta da un diverso scenario. La prima parte - tranne che per un breve prologo - è ambientata nella città di Uoodo. È la classica ambientazione di guerriglia urbana degli anni ottanta, una città popolata da punk giganti dalle capigliature multicolori e motociclisti nerboruti e pieni di cicatrici. I tipacci sembrano usciti da "Ken il guerriero" e del resto il manga è dello stesso anno. In questa ambientazione si muove Chirico, ex soldato delle forze di Melkia, in fuga dall'esercito perché ha visto qualcosa che non doveva vedere: il Prototipo, una donna misteriosa frutto di un esperimento scientifico top secret. Nella sua fuga Chirico fa la conoscenza di un terzetto di simpatici personaggi, destinati a diventare i comprimari fissi della serie: il vecchio Gotho, piccolo trafficante di armi, la giovane Coconna, sempre alla ricerca di qualche lavoretto, e l'ex-pilota Vanilla, uno come tanti che vive di espedienti e sogna il grande colpo. In questi episodi, dopo innumerevoli sparatorie e inseguimenti, Chirico reincontra Fyana (il Prototipo), scopre che si tratta di un super-soldato dalla abilità combattive artificialmente migliorate e la perde nuovamente di vista nell'esplosivo finale.
La seconda parte inizia qualche mese dopo, ed è ambientata su Kummen, in un mondo tropicale in preda alla guerra civile. Le atmosfere sono mutuate pari pari dai film sulla guerra del Vietnam della fine degli anni settanta, in primis "Apocalipse Now" e "Il Cacciatore"; c'è addirittura una citazione della celebre roulette russa. Chirico incontra di nuovo il terzetto di amici e il Prototipo e questa volta, dopo innumerevoli combattimenti, riesce a fuggire con lei nello spazio. Inizia qui la terza parte della serie, che dallo spazio si sposta poco dopo sul devastato pianeta Sunsa. In questa parte il registro della serie cambia di nuovo: dai generi hard boiled e militare la serie vira verso la fantascienza classica. Inoltre l'attenzione si sposta dal Prototipo allo stesso Chirico, lasciando velatamente intravedere che i segreti nascosti dietro al Prototipo sono niente rispetto a quelli nascosti dietro lo stesso Chirico. Chi è veramente Chirico? Questo è il soggetto della quarta parte, ambientata sul pianeta Quaint, una volta culla della più avanzata civilizzazione della galassia, e ora rifugio di sparuti gruppi di indigeni che hanno abbandonato la tecnologia, e che pure forniscono i migliori mercenari in esistenza, tra cui Shako, che Chirico ha incontrato nella seconda parte e che qui torna alla ribalta. Questa parte è pura space-opera anni trenta: si parla di antiche civiltà super tecnologiche, mutanti, computer colossali, divinità e super poteri. La serie si chiude con un finale tratto pari pari da "2001 Odissea nello spazio" e un sorprendente epilogo per Chirico e Fyana.
Questo per quanto riguarda la trama, che è mastodontica e di ampio respiro, svolgendosi in cinquantadue episodi (di cui tre o quattro puramente riassuntivi) con ritmo molto lento, come era tipico di quegli anni. Per quanto riguarda la realizzazione tecnica siamo su livelli di eccellenza su tutti i livelli: ottimo il chara design, ottimo il mecha design (di Kunio Okawara), ottime le animazioni, ottime le musiche, tutto perfetto, curatissimo e ineccepibile. Le psicologie dei personaggi sono credibili: Chirico è il tipico ex-soldato taciturno, che ha visto e fatto cose spaventose in guerra, parzialmente dissociato e insensibile alla paura; sembra che non gli interessi nulla della propria vita e non crede in nulla (memorabile la scena in chiesa in cui dice "Dio è morto"). Fyana è molto femminile, forse addirittura troppo, dovendo in teoria essere un super soldato creato per combattere, comunque è un buon personaggio e la love story con Chirico è trattata molto bene, naturalmente il tutto all'insegna del più puro stoicismo giapponese: i due impiegano oltre trenta puntate solo per toccarsi le mani. Chirico vive un esistenza quasi monacale: se non ha fatto voto di silenzio ci manca poco, inoltra non ha mai bevuto alcol, non fuma, non si droga e non ha nessun rapporto con l'altro sesso. L'unica cosa che sa fare è riparare le unità Votoms e combattere.
Il punto debole che posso ravvisare è il frequente cambio di registro, che può scontentare più di uno spettatore: un fan dei film di guerra non può essere rimasto soddisfatto dallo shift verso la space opera e anche un fan della space opera non può non vedere che fa a pugni con il realismo del resto dell'anime. Inoltre il ritmo lento e le atmosfere pesanti possono scoraggiare gli spettatori abituati ai ritmi moderni. Molti punti non sono davvero chiariti (quali sono davvero gli scopi del misterioso Dio che appare nell'ultima parte? Chirico e Fyana si sono incontrati in precedenza? Se sì, come e perché?) e l'ultima parte perde sicuramente in verosimiglianza. Rispetto a opere come "Dougram" dello stesso Takahashi, oppure "Ideon" e "Dunbine" di Tomino, "Votoms" perde punti, perché manca della originalità e/o della forza d'impatto di queste ultime. Molto apprezzabile invece è la capacità di Takahashi di infarcire la serie di personaggi misteriosi e di velati accenni, con segreti che verranno rivelati progressivamente (anche se solo parzialmente) nel corso di tutta la serie, mantenendo sempre alta l'attenzione dello spettatore. È una capacità che sfrutterà in altre serie e mi ha riportato in mente (in un contesto leggero) l'ottimo "GaoGaiGar". Un'opera da vedere, come pure i relativi prequel e sequel.
"Votoms" si inserisce nella tradizione dei grandi anime fanta-militari dei primi anni ottanta, opere quali "Ideon", "Dougram" e "Dunbine", ambientati in mondi remotissimi, lontani da noi nel tempo e nello spazio o addirittura in un'altra dimensione, eppure vicinissimi in termini del realismo psicologico dei personaggi o della ricostruzione socio-politica. Sono opere del tutto diverse da quelle degli anni settanta e chiaramente pensate per essere fruite anche da un pubblico adolescenziale o adulto.
"Votoms" si divide in quattro parti - al giorno d'oggi avrebbero realizzato quattro serie da tredici episodi l'una - ciascuna contraddistinta da un diverso scenario. La prima parte - tranne che per un breve prologo - è ambientata nella città di Uoodo. È la classica ambientazione di guerriglia urbana degli anni ottanta, una città popolata da punk giganti dalle capigliature multicolori e motociclisti nerboruti e pieni di cicatrici. I tipacci sembrano usciti da "Ken il guerriero" e del resto il manga è dello stesso anno. In questa ambientazione si muove Chirico, ex soldato delle forze di Melkia, in fuga dall'esercito perché ha visto qualcosa che non doveva vedere: il Prototipo, una donna misteriosa frutto di un esperimento scientifico top secret. Nella sua fuga Chirico fa la conoscenza di un terzetto di simpatici personaggi, destinati a diventare i comprimari fissi della serie: il vecchio Gotho, piccolo trafficante di armi, la giovane Coconna, sempre alla ricerca di qualche lavoretto, e l'ex-pilota Vanilla, uno come tanti che vive di espedienti e sogna il grande colpo. In questi episodi, dopo innumerevoli sparatorie e inseguimenti, Chirico reincontra Fyana (il Prototipo), scopre che si tratta di un super-soldato dalla abilità combattive artificialmente migliorate e la perde nuovamente di vista nell'esplosivo finale.
La seconda parte inizia qualche mese dopo, ed è ambientata su Kummen, in un mondo tropicale in preda alla guerra civile. Le atmosfere sono mutuate pari pari dai film sulla guerra del Vietnam della fine degli anni settanta, in primis "Apocalipse Now" e "Il Cacciatore"; c'è addirittura una citazione della celebre roulette russa. Chirico incontra di nuovo il terzetto di amici e il Prototipo e questa volta, dopo innumerevoli combattimenti, riesce a fuggire con lei nello spazio. Inizia qui la terza parte della serie, che dallo spazio si sposta poco dopo sul devastato pianeta Sunsa. In questa parte il registro della serie cambia di nuovo: dai generi hard boiled e militare la serie vira verso la fantascienza classica. Inoltre l'attenzione si sposta dal Prototipo allo stesso Chirico, lasciando velatamente intravedere che i segreti nascosti dietro al Prototipo sono niente rispetto a quelli nascosti dietro lo stesso Chirico. Chi è veramente Chirico? Questo è il soggetto della quarta parte, ambientata sul pianeta Quaint, una volta culla della più avanzata civilizzazione della galassia, e ora rifugio di sparuti gruppi di indigeni che hanno abbandonato la tecnologia, e che pure forniscono i migliori mercenari in esistenza, tra cui Shako, che Chirico ha incontrato nella seconda parte e che qui torna alla ribalta. Questa parte è pura space-opera anni trenta: si parla di antiche civiltà super tecnologiche, mutanti, computer colossali, divinità e super poteri. La serie si chiude con un finale tratto pari pari da "2001 Odissea nello spazio" e un sorprendente epilogo per Chirico e Fyana.
Questo per quanto riguarda la trama, che è mastodontica e di ampio respiro, svolgendosi in cinquantadue episodi (di cui tre o quattro puramente riassuntivi) con ritmo molto lento, come era tipico di quegli anni. Per quanto riguarda la realizzazione tecnica siamo su livelli di eccellenza su tutti i livelli: ottimo il chara design, ottimo il mecha design (di Kunio Okawara), ottime le animazioni, ottime le musiche, tutto perfetto, curatissimo e ineccepibile. Le psicologie dei personaggi sono credibili: Chirico è il tipico ex-soldato taciturno, che ha visto e fatto cose spaventose in guerra, parzialmente dissociato e insensibile alla paura; sembra che non gli interessi nulla della propria vita e non crede in nulla (memorabile la scena in chiesa in cui dice "Dio è morto"). Fyana è molto femminile, forse addirittura troppo, dovendo in teoria essere un super soldato creato per combattere, comunque è un buon personaggio e la love story con Chirico è trattata molto bene, naturalmente il tutto all'insegna del più puro stoicismo giapponese: i due impiegano oltre trenta puntate solo per toccarsi le mani. Chirico vive un esistenza quasi monacale: se non ha fatto voto di silenzio ci manca poco, inoltra non ha mai bevuto alcol, non fuma, non si droga e non ha nessun rapporto con l'altro sesso. L'unica cosa che sa fare è riparare le unità Votoms e combattere.
Il punto debole che posso ravvisare è il frequente cambio di registro, che può scontentare più di uno spettatore: un fan dei film di guerra non può essere rimasto soddisfatto dallo shift verso la space opera e anche un fan della space opera non può non vedere che fa a pugni con il realismo del resto dell'anime. Inoltre il ritmo lento e le atmosfere pesanti possono scoraggiare gli spettatori abituati ai ritmi moderni. Molti punti non sono davvero chiariti (quali sono davvero gli scopi del misterioso Dio che appare nell'ultima parte? Chirico e Fyana si sono incontrati in precedenza? Se sì, come e perché?) e l'ultima parte perde sicuramente in verosimiglianza. Rispetto a opere come "Dougram" dello stesso Takahashi, oppure "Ideon" e "Dunbine" di Tomino, "Votoms" perde punti, perché manca della originalità e/o della forza d'impatto di queste ultime. Molto apprezzabile invece è la capacità di Takahashi di infarcire la serie di personaggi misteriosi e di velati accenni, con segreti che verranno rivelati progressivamente (anche se solo parzialmente) nel corso di tutta la serie, mantenendo sempre alta l'attenzione dello spettatore. È una capacità che sfrutterà in altre serie e mi ha riportato in mente (in un contesto leggero) l'ottimo "GaoGaiGar". Un'opera da vedere, come pure i relativi prequel e sequel.
Astragius History, anno 7213: dopo un breve periodo di tregua ricomincia, implacabile, il plurisecolare conflitto bellico tra la Confederazione Gilgamesh e la Balarant Union. Durante una missione segreta nell'asteroide Lido il taciturno soldato Chirico Cuvie, della potentissima milizia speciale Red Shoulder di Gilgamesh, scopre che nella sua stessa fazione si sta illegalmente costruendo una minacciosa arma da guerra: un super soldato artificiale. La scoperta costa cara al ragazzo, che, radiato dall'esercito, si trova successivamente pedinato non solo da entrambe le fazioni, ma anche dall'Organizzazione Segreta dietro lo sviluppo del Soldato Perfetto.
"Armored Trooper Votoms" è uno dei lavori fondamentali nella Storia del genere robotico.
La base teorica del Real Robot la enuncia Yoshiyuki Tomino in "Mobile Suit Gundam", con i mecha che diventano, rispetto ai predecessori nagaiani, semplici armi da guerra prodotte in serie dall'esercito, facilmente distruttibili e che necessitano di ampie riparazioni dopo ogni battaglia, venendo spesso rimpiazzate da modelli più evoluti. Non bisogna però dimenticare come solo alcune delle unità della serie (gli Zaku e i GM) corrispondono a quest'avveniristica innovazione, mentre il solito robottone protagonista, il Gundam, rimane spropositatamente superiore agli avversari, indistruttibile per esigenze di trama. È solo con "Votoms" di Ryousuke Takahashi, talentuoso regista che già qualche anno prima ha portato avanti le innovazioni concettuali di Tomino col realistico dramma di guerra "Dougram", che la filosofia si sviluppa pienamente: nascono gli Armored Trooper, verdi armature meccaniche monoposto alte tre metri, usate e quasi sempre cambiate dal protagonista dopo che hanno esaurito il loro compito, prive di particolari upgrade o potenzialità belliche superiori.
La prima impressione, quella estetica, è certo, tra le più memorabili. Parliamo di una produzione animata che, seppur girata nei primi anni '80, per molti versi, tecnicamente, dà la pista a buona parte di quelle odierne. La fluidità delle animazioni è sconvolgente: le numerose e realistiche battaglie tra gli AT fanno cadere la mascella mantenendo inalterata, per tutta la durata della lunga serie, l'impressione di visionare una serie televisiva animata con un budget da lungometraggio. Nessun riciclo, nessun fotogramma o sequenza ripetuti: con le sue (spesso) decine di robot che si danno battaglia in un susseguirsi sfrenato di corpo a corpo, esplosioni e sparatorie, tutto in perenne movimento, visto che i mecha non camminano ma sono spinti con forza dai propulsori nei piedi, "Votoms" rappresenta l'apice dell'arte animata, quando ancora non si utilizzava il computer per velocizzare il lavoro e i disegni erano fatti e animati completamente a mano. Lavoro certosino e maniacale che fa risaltare a livelli estremi la cura per il dettaglio meccanico/visivo dei robot (si possono vedere le singole viti e giunture nelle scene in movimento!) e, sopratutto, l'ottima cura figurativa per i fantasiosi scenari che danno vita a molte delle più evocative battaglie mai viste in animazione (bellissimo l'arco narrativo ambientato nella giungla di Kummen, dove mercenari e guerriglieri si danno battaglia in acquitrini, torrenti, montagne... ricreanti alla perfezione gli ambienti e le atmosfere del conflitto in Vietnam a cui il regista è ispirato).
Spettacolo grafico di gran rispetto. Peccato che, a raffreddare parzialmente gli animi, vi sia quello che, inaugurato proprio da "Votoms", diventa un nuovo marchio di fabbrica del regista, un massimo limite o pregio a seconda dei gusti: l'attenzione fin troppo maniacale e realistica, perciò lenta, di raccontare la storia. Indubbiamente per lui la regia calma, pacata e asciutta, e i dialoghi estremamente curati, già eredità di "Dougram", assurgono a importante segno di distinzione e stile, un'autorialità più unica che rara dato che nessun suo collega riuscirà mai a eguagliarla (sopratutto quando, con "Gasaraki" e "Flag", esplorerà fino al limite estremo queste caratteristiche), ma bisogna ammettere che se un avanzamento di storia simile si può sopportare meglio in serie dal comparto visivo più accattivante, in questo caso l'aspetto grafico decisamente datato rende spesso pesante sopportare i dilatati tempi narrativi di "Votoms". Non aiutano poi a empatizzare con l'eroe Chirico la sua caratterizzazione stoica e silenziosa, ma sopratutto gli eccessivi, snervanti siparietti demenziali dei suoi tre amici Gotho, Vanilla e Coconna.
La cura tecnica e narrativa del prodotto è fuori discussione: la trama, curata in ogni aspetto ed estremamente matura e drammatica, con le sue memorabili riflessioni sulla solitudine e le ferite psicologiche di guerra, piena di plot twist e cliffhanger per mantenere sempre desta l'attenzione (sono ben quattro i cambi di scenario), le numerose battaglie spettacolari e un memorabile finale d'autore donano suggestioni che rimarranno per sempre alla memoria. Per contro, il pachidermico ritmo narrativo, privo di alcun momento leggero, e l'antipatica caratterizzazione del protagonista sono limiti non da poco per gradire questa produzione. Aggiungiamoci infine un corposo numero di episodi riempitivi, un numero eccessivo di puntate e sopratutto alcuni risvolti di trama che potrebbero indispettire i palati più esigenti (da sci-fi militare fortemente improntato sul realismo si passa addirittura a parlare di divinità), e capirete perché potenzialmente "Votoms", visto oggi, potrebbe spaccare il pubblico.
Creatore di un nuovo, vasto universo narrativo grazie ai successivi, numerosi OVA che ampliano la storia, il cult di Ryousuke Takahashi si merita ampiamente la sua bella notorietà, rappresentando un potenziale capolavoro per gli amanti del genere, ma non c'è da stupirsi se qualcuno lo abbandonerà, se più di qualcuno non si sentirà coinvolto dalla storia quanto un "Ideon", un "Layzner" o "Z Gundam": da "Votoms" in poi, buona parte dei lavori di Ryousuke Takahashi non saranno più per tutti.
"Armored Trooper Votoms" è uno dei lavori fondamentali nella Storia del genere robotico.
La base teorica del Real Robot la enuncia Yoshiyuki Tomino in "Mobile Suit Gundam", con i mecha che diventano, rispetto ai predecessori nagaiani, semplici armi da guerra prodotte in serie dall'esercito, facilmente distruttibili e che necessitano di ampie riparazioni dopo ogni battaglia, venendo spesso rimpiazzate da modelli più evoluti. Non bisogna però dimenticare come solo alcune delle unità della serie (gli Zaku e i GM) corrispondono a quest'avveniristica innovazione, mentre il solito robottone protagonista, il Gundam, rimane spropositatamente superiore agli avversari, indistruttibile per esigenze di trama. È solo con "Votoms" di Ryousuke Takahashi, talentuoso regista che già qualche anno prima ha portato avanti le innovazioni concettuali di Tomino col realistico dramma di guerra "Dougram", che la filosofia si sviluppa pienamente: nascono gli Armored Trooper, verdi armature meccaniche monoposto alte tre metri, usate e quasi sempre cambiate dal protagonista dopo che hanno esaurito il loro compito, prive di particolari upgrade o potenzialità belliche superiori.
La prima impressione, quella estetica, è certo, tra le più memorabili. Parliamo di una produzione animata che, seppur girata nei primi anni '80, per molti versi, tecnicamente, dà la pista a buona parte di quelle odierne. La fluidità delle animazioni è sconvolgente: le numerose e realistiche battaglie tra gli AT fanno cadere la mascella mantenendo inalterata, per tutta la durata della lunga serie, l'impressione di visionare una serie televisiva animata con un budget da lungometraggio. Nessun riciclo, nessun fotogramma o sequenza ripetuti: con le sue (spesso) decine di robot che si danno battaglia in un susseguirsi sfrenato di corpo a corpo, esplosioni e sparatorie, tutto in perenne movimento, visto che i mecha non camminano ma sono spinti con forza dai propulsori nei piedi, "Votoms" rappresenta l'apice dell'arte animata, quando ancora non si utilizzava il computer per velocizzare il lavoro e i disegni erano fatti e animati completamente a mano. Lavoro certosino e maniacale che fa risaltare a livelli estremi la cura per il dettaglio meccanico/visivo dei robot (si possono vedere le singole viti e giunture nelle scene in movimento!) e, sopratutto, l'ottima cura figurativa per i fantasiosi scenari che danno vita a molte delle più evocative battaglie mai viste in animazione (bellissimo l'arco narrativo ambientato nella giungla di Kummen, dove mercenari e guerriglieri si danno battaglia in acquitrini, torrenti, montagne... ricreanti alla perfezione gli ambienti e le atmosfere del conflitto in Vietnam a cui il regista è ispirato).
Spettacolo grafico di gran rispetto. Peccato che, a raffreddare parzialmente gli animi, vi sia quello che, inaugurato proprio da "Votoms", diventa un nuovo marchio di fabbrica del regista, un massimo limite o pregio a seconda dei gusti: l'attenzione fin troppo maniacale e realistica, perciò lenta, di raccontare la storia. Indubbiamente per lui la regia calma, pacata e asciutta, e i dialoghi estremamente curati, già eredità di "Dougram", assurgono a importante segno di distinzione e stile, un'autorialità più unica che rara dato che nessun suo collega riuscirà mai a eguagliarla (sopratutto quando, con "Gasaraki" e "Flag", esplorerà fino al limite estremo queste caratteristiche), ma bisogna ammettere che se un avanzamento di storia simile si può sopportare meglio in serie dal comparto visivo più accattivante, in questo caso l'aspetto grafico decisamente datato rende spesso pesante sopportare i dilatati tempi narrativi di "Votoms". Non aiutano poi a empatizzare con l'eroe Chirico la sua caratterizzazione stoica e silenziosa, ma sopratutto gli eccessivi, snervanti siparietti demenziali dei suoi tre amici Gotho, Vanilla e Coconna.
La cura tecnica e narrativa del prodotto è fuori discussione: la trama, curata in ogni aspetto ed estremamente matura e drammatica, con le sue memorabili riflessioni sulla solitudine e le ferite psicologiche di guerra, piena di plot twist e cliffhanger per mantenere sempre desta l'attenzione (sono ben quattro i cambi di scenario), le numerose battaglie spettacolari e un memorabile finale d'autore donano suggestioni che rimarranno per sempre alla memoria. Per contro, il pachidermico ritmo narrativo, privo di alcun momento leggero, e l'antipatica caratterizzazione del protagonista sono limiti non da poco per gradire questa produzione. Aggiungiamoci infine un corposo numero di episodi riempitivi, un numero eccessivo di puntate e sopratutto alcuni risvolti di trama che potrebbero indispettire i palati più esigenti (da sci-fi militare fortemente improntato sul realismo si passa addirittura a parlare di divinità), e capirete perché potenzialmente "Votoms", visto oggi, potrebbe spaccare il pubblico.
Creatore di un nuovo, vasto universo narrativo grazie ai successivi, numerosi OVA che ampliano la storia, il cult di Ryousuke Takahashi si merita ampiamente la sua bella notorietà, rappresentando un potenziale capolavoro per gli amanti del genere, ma non c'è da stupirsi se qualcuno lo abbandonerà, se più di qualcuno non si sentirà coinvolto dalla storia quanto un "Ideon", un "Layzner" o "Z Gundam": da "Votoms" in poi, buona parte dei lavori di Ryousuke Takahashi non saranno più per tutti.
Dopo molti anni sono riuscito a vedere questa serie osannata dai molti come una serie storica che rivaleggia con Gundam per il concetto di Real Robot.
Devo dire che sotto questo aspetto non ho nulla da obiettare. Gli AT(robot) sono poco più di scatolette (esoscheletri) tutti uguali, brutti e prodotti in serie, alti sui 4 metri circa, che vanno abitualmente in 1000 pezzi. Niente mezzi slanciati, dotati di spade, capaci di piroette volanti, con pennacchi colorati o disegnetti cretini, ma solide scatolette di carne pronte a diventare bare di metallo al primo colpo. Gli AT sono l'equipaggiamento regolare delle truppe dei due eserciti (Balarant e Gilgamesh) e sono pilotati tutti da soldati votati al sacrificio e ligi al dovere, consapevoli di essere carne da cannone; niente ragazzini dai capelli colorati, ragazzine prosperose e stupide, già questo vale la pena per una visione se siete amanti di questo genere di storie. Durante la serie vengono introdotti numerosi modelli, ma tutti mantengono le caratteristiche essenziali per cui si contraddistingue questa serie: fragili scatolette di metallo in cui solo l'abilità del pilota conta.
Accantoniamo per ora il tema del Real Robot e concentriamoci invece sulla trama. Purtroppo questa non è stata all'altezza delle mie aspettative, nonostante mi abbia positivamente spiazzato in principio. Pensavo infatti di trovarmi di fronte al classico cartone di guerra con due opposti schieramenti alla Gundam o alla Macross ed invece non è andata proprio così.
Proverò ora ad accennare a qualcosa senza rivelare troppe cose: la centenaria guerra tra Balarant e Gilgamesh si è conclusa ed ora la Galassia è in pace (una relativa pace). Chirico Cuvie è un soldato di Gilgamesh pilota di AT dal passato misterioso al quale viene ordinato di prendere parte ad una missione di assalto ad un asteroide. Durante la missione si accorge che qualcosa non quadra, l'asteroide è di Gilgamesh ed all'interno di esso vede ciò che non avrebbe dovuto vedere, una bellissima donna (Proto One) prototipo di un supersoldato sviluppato in gran segreto. Per questo motivo i suoi stessi compagni provano ad eliminarlo. Viene catturato e torturato dai servizi segreti di Gilgamesh che lo ritiene parte del complotto che è riuscito a rapire il supersoldato, ma riesce a fuggire disertando e trova rifugio nella città di Uuudo su Melkia dove stringe amicizia con 3 personaggi macchietta della serie(dei furfanti), quasi inutili e probabilmente inseriti per alleggerire la serie. Chirico si ritrova così braccato dai servizi segreti ed inseguito dagli stessi rapitori di ProtoOne che vogliono eliminare un testimone scomodo.
Chirico però non è un uomo comune, il suo passato è misterioso, il suo presente tormentato. E' stato in passato un Red Soldiers, un soldato appartenente ad una elite esclusiva di soldati aventi delle abilità straordinarie, in varie occasioni è riuscito a sopravvivere e continuerà a farlo, anche grazie alla componente fortuna che lo assiste durante tutta la serie. Infatti Chirico non è invincibile, conosce pure lui la sconfitta, però sopravvive, sopravvive e sopravvive, questo forse il suo più grande merito. Chirico inizia a dare un senso alla propria vita cercando ProtoOne (di cui si innamora), la perde, poi la salva, la ritrova e così via fino a fine serie.
Ciò posto, provo a spiegarvi il motivo per cui la trama non è stata all'altezza delle mie aspettative. Prima di tutto questa lunga serie appartiene alla vecchia scuola, ogni puntata una battaglia (francia o spagna purché se magna direi), non mancano i dialoghi, ma se non esplodeva qualcosa probabilmente a quel tempo non avrebbero girato la serie :) Seconda cosa, le puntate dopo un pò annoiano, poiché presentano sempre le stesse situazioni anche se in chiave diversa. Vi sono solo 4/5 scenari principali che cambiano a cicli di 11/12 episodi all'interno dei quali dopo qualche episodio si ha uno strano senso di ripetività. Capita di tutto, ma si ha l'impressione che non succeda nulla di nuovo. Terzo punto, per circa i 4/5° della serie tutta la trama ruota attorno a Chirico che cerca di salvare e ricongiungersi a ProtoOne combattendo contro tutti (da un certo punto entra in scena Ypsilon un altro supersoldato come ProtoOne, ma maschio, che si fraporrà tra i due), ma nel finale accade una svolta che non centra nulla con tutto ciò che è stato fino a quel punto narrato e che riguarda essenzialmente Chirico e il suo passato e possibile destino all'interno della Galassia...mah!
Arrivo alle considerazoni finali. Soukou Kihei Votoms non è la classica serie per bambini o ragazzi, è per molti versi cruda, dura, pensate c'è perfino un episodio che si intitola "carneficina". Ritengo a mio modo di vedere che questa serie sia importante più per la "gestione" del concetto di real Robot che per lo sviluppo e coinvolgimento narrativo del quale avrei ancora molto da dire. Vale la pena di vederla se vi piace il genere e non disdegnate le serie anni 80, se non altro perché è stata una delle pietre miliari di questo genere di storie. Voto finale 6,5.
Devo dire che sotto questo aspetto non ho nulla da obiettare. Gli AT(robot) sono poco più di scatolette (esoscheletri) tutti uguali, brutti e prodotti in serie, alti sui 4 metri circa, che vanno abitualmente in 1000 pezzi. Niente mezzi slanciati, dotati di spade, capaci di piroette volanti, con pennacchi colorati o disegnetti cretini, ma solide scatolette di carne pronte a diventare bare di metallo al primo colpo. Gli AT sono l'equipaggiamento regolare delle truppe dei due eserciti (Balarant e Gilgamesh) e sono pilotati tutti da soldati votati al sacrificio e ligi al dovere, consapevoli di essere carne da cannone; niente ragazzini dai capelli colorati, ragazzine prosperose e stupide, già questo vale la pena per una visione se siete amanti di questo genere di storie. Durante la serie vengono introdotti numerosi modelli, ma tutti mantengono le caratteristiche essenziali per cui si contraddistingue questa serie: fragili scatolette di metallo in cui solo l'abilità del pilota conta.
Accantoniamo per ora il tema del Real Robot e concentriamoci invece sulla trama. Purtroppo questa non è stata all'altezza delle mie aspettative, nonostante mi abbia positivamente spiazzato in principio. Pensavo infatti di trovarmi di fronte al classico cartone di guerra con due opposti schieramenti alla Gundam o alla Macross ed invece non è andata proprio così.
Proverò ora ad accennare a qualcosa senza rivelare troppe cose: la centenaria guerra tra Balarant e Gilgamesh si è conclusa ed ora la Galassia è in pace (una relativa pace). Chirico Cuvie è un soldato di Gilgamesh pilota di AT dal passato misterioso al quale viene ordinato di prendere parte ad una missione di assalto ad un asteroide. Durante la missione si accorge che qualcosa non quadra, l'asteroide è di Gilgamesh ed all'interno di esso vede ciò che non avrebbe dovuto vedere, una bellissima donna (Proto One) prototipo di un supersoldato sviluppato in gran segreto. Per questo motivo i suoi stessi compagni provano ad eliminarlo. Viene catturato e torturato dai servizi segreti di Gilgamesh che lo ritiene parte del complotto che è riuscito a rapire il supersoldato, ma riesce a fuggire disertando e trova rifugio nella città di Uuudo su Melkia dove stringe amicizia con 3 personaggi macchietta della serie(dei furfanti), quasi inutili e probabilmente inseriti per alleggerire la serie. Chirico si ritrova così braccato dai servizi segreti ed inseguito dagli stessi rapitori di ProtoOne che vogliono eliminare un testimone scomodo.
Chirico però non è un uomo comune, il suo passato è misterioso, il suo presente tormentato. E' stato in passato un Red Soldiers, un soldato appartenente ad una elite esclusiva di soldati aventi delle abilità straordinarie, in varie occasioni è riuscito a sopravvivere e continuerà a farlo, anche grazie alla componente fortuna che lo assiste durante tutta la serie. Infatti Chirico non è invincibile, conosce pure lui la sconfitta, però sopravvive, sopravvive e sopravvive, questo forse il suo più grande merito. Chirico inizia a dare un senso alla propria vita cercando ProtoOne (di cui si innamora), la perde, poi la salva, la ritrova e così via fino a fine serie.
Ciò posto, provo a spiegarvi il motivo per cui la trama non è stata all'altezza delle mie aspettative. Prima di tutto questa lunga serie appartiene alla vecchia scuola, ogni puntata una battaglia (francia o spagna purché se magna direi), non mancano i dialoghi, ma se non esplodeva qualcosa probabilmente a quel tempo non avrebbero girato la serie :) Seconda cosa, le puntate dopo un pò annoiano, poiché presentano sempre le stesse situazioni anche se in chiave diversa. Vi sono solo 4/5 scenari principali che cambiano a cicli di 11/12 episodi all'interno dei quali dopo qualche episodio si ha uno strano senso di ripetività. Capita di tutto, ma si ha l'impressione che non succeda nulla di nuovo. Terzo punto, per circa i 4/5° della serie tutta la trama ruota attorno a Chirico che cerca di salvare e ricongiungersi a ProtoOne combattendo contro tutti (da un certo punto entra in scena Ypsilon un altro supersoldato come ProtoOne, ma maschio, che si fraporrà tra i due), ma nel finale accade una svolta che non centra nulla con tutto ciò che è stato fino a quel punto narrato e che riguarda essenzialmente Chirico e il suo passato e possibile destino all'interno della Galassia...mah!
Arrivo alle considerazoni finali. Soukou Kihei Votoms non è la classica serie per bambini o ragazzi, è per molti versi cruda, dura, pensate c'è perfino un episodio che si intitola "carneficina". Ritengo a mio modo di vedere che questa serie sia importante più per la "gestione" del concetto di real Robot che per lo sviluppo e coinvolgimento narrativo del quale avrei ancora molto da dire. Vale la pena di vederla se vi piace il genere e non disdegnate le serie anni 80, se non altro perché è stata una delle pietre miliari di questo genere di storie. Voto finale 6,5.