EF - a Tale of Melodies
Serie che funge da seconda stagione di “Ef - a Tale of Memories”.
Avevo apprezzato la prima stagione, la quale era partita un po’ in sordina, ma poi era cresciuta riuscendo a bilanciare bene i momenti romantici con quelli drammatici.
Questa seconda stagione focalizza l’attenzione su due coppie diverse di personaggi: Yu e Yuuko da una parte e Kuze e Mizuki dall’altra. Sono quasi tutti personaggi visti di sfuggita nella season 1 (e dunque collegati ai personaggi che già conoscevamo) e che qui diventano protagonisti.
Purtroppo, rispetto alla prima stagione, questa seconda l’ho trovata pretenziosa, forzata e insensatamente drammatica. Anche la prima proponeva temi drammatici, ma era stata in grado di prepararli adeguatamente: i protagonisti erano umani, ci si affezionava e a quel punto la svolta drama colpiva nel segno, straziava il cuore. Qui invece si è partiti immediatamente con drammi tanto pesanti quanto irrealistici, che coinvolgono personaggi ai quali non si è dato modo e tempo di affezionarsi e che non si capiva nemmeno bene perché si comportassero in determinati modi.
In certi episodi le situazioni appaiono estremizzate in maniera inverosimile e le azioni dei personaggi non sembrano seguire una logica sensata ma essere finalizzate solamente a rendere ancora più tragica la storia. Così facendo però sa tutto di artificiale e l’emozione non attecchisce, lascia abbastanza freddi.
I momenti migliori ci sono offerti quasi sempre dalle rare volte in cui compaiono i personaggi della stagione 1, il che è tutto dire sulla differenza tra le due stagioni.
Inoltre ci sono alcuni aspetti secondari che mi hanno infastidito.
Il primo è l’ecchi gratuito di Nagi: va bene che è nel club di arte, ma quale ragazza con un cervello funzionante, per migliorare nel dipingere gli autoritratti, sta di continuo completamente nuda in un’aula scolastica? Una cosa del genere me la posso aspettare da una romcom ecchi/demenziale, qui è proprio fuori contesto e stona da morire.
Il secondo è che in questo universo sembra che ogni amore sia eterno: praticamente tutti i personaggi principali trascinano i propri sentimenti da una vita intera, si sono innamorati da bambini o dalla scuola e questi amori non si esauriscono mai, che siano corrisposti o meno, e li affliggono per sempre. Mi sembra una visione infantile dei sentimenti umani, i quali sono invece mutevoli ed effimeri: la vita va avanti, anche i grandi amori spesso si esauriscono e ne nascono di altri, non è che a tutte le persone la cotta che hanno avuto a 8 anni segna l’esistenza fino alla morte.
Lo stile dell’animazione l’ho trovato piuttosto manieristico, riprendendo certi elementi che già erano presenti nella prima stagione ma esasperandoli, nonchè ripetendoli più volte. Il parossismo verbale ed esempio: nella prima stagione aveva conferito a un certo episodio un impatto eccezionale, ma se qui lo ripeti una, due e tre volte, diventa ridondante e pesante.
In definitiva è stata una discreta delusione: a cercare di estorcere le emozioni con la forza si ottiene l’effetto contrario.
Avevo apprezzato la prima stagione, la quale era partita un po’ in sordina, ma poi era cresciuta riuscendo a bilanciare bene i momenti romantici con quelli drammatici.
Questa seconda stagione focalizza l’attenzione su due coppie diverse di personaggi: Yu e Yuuko da una parte e Kuze e Mizuki dall’altra. Sono quasi tutti personaggi visti di sfuggita nella season 1 (e dunque collegati ai personaggi che già conoscevamo) e che qui diventano protagonisti.
Purtroppo, rispetto alla prima stagione, questa seconda l’ho trovata pretenziosa, forzata e insensatamente drammatica. Anche la prima proponeva temi drammatici, ma era stata in grado di prepararli adeguatamente: i protagonisti erano umani, ci si affezionava e a quel punto la svolta drama colpiva nel segno, straziava il cuore. Qui invece si è partiti immediatamente con drammi tanto pesanti quanto irrealistici, che coinvolgono personaggi ai quali non si è dato modo e tempo di affezionarsi e che non si capiva nemmeno bene perché si comportassero in determinati modi.
In certi episodi le situazioni appaiono estremizzate in maniera inverosimile e le azioni dei personaggi non sembrano seguire una logica sensata ma essere finalizzate solamente a rendere ancora più tragica la storia. Così facendo però sa tutto di artificiale e l’emozione non attecchisce, lascia abbastanza freddi.
I momenti migliori ci sono offerti quasi sempre dalle rare volte in cui compaiono i personaggi della stagione 1, il che è tutto dire sulla differenza tra le due stagioni.
Inoltre ci sono alcuni aspetti secondari che mi hanno infastidito.
Il primo è l’ecchi gratuito di Nagi: va bene che è nel club di arte, ma quale ragazza con un cervello funzionante, per migliorare nel dipingere gli autoritratti, sta di continuo completamente nuda in un’aula scolastica? Una cosa del genere me la posso aspettare da una romcom ecchi/demenziale, qui è proprio fuori contesto e stona da morire.
Il secondo è che in questo universo sembra che ogni amore sia eterno: praticamente tutti i personaggi principali trascinano i propri sentimenti da una vita intera, si sono innamorati da bambini o dalla scuola e questi amori non si esauriscono mai, che siano corrisposti o meno, e li affliggono per sempre. Mi sembra una visione infantile dei sentimenti umani, i quali sono invece mutevoli ed effimeri: la vita va avanti, anche i grandi amori spesso si esauriscono e ne nascono di altri, non è che a tutte le persone la cotta che hanno avuto a 8 anni segna l’esistenza fino alla morte.
Lo stile dell’animazione l’ho trovato piuttosto manieristico, riprendendo certi elementi che già erano presenti nella prima stagione ma esasperandoli, nonchè ripetendoli più volte. Il parossismo verbale ed esempio: nella prima stagione aveva conferito a un certo episodio un impatto eccezionale, ma se qui lo ripeti una, due e tre volte, diventa ridondante e pesante.
In definitiva è stata una discreta delusione: a cercare di estorcere le emozioni con la forza si ottiene l’effetto contrario.
Trattandosi di un opera indubbiamente bella e delicata dalle poche critiche, preferisco scrivere direttamente ciò che non mi è piaciuto di essa, mettendo in conto che si tratta di pareri del tutto personali.
I personaggi hanno reazioni umane, il che è oro per un anime, però alle volte li ho trovati fin troppo passivi, soprattutto parlando di Yu. Ciò che non ho apprezzato è il necessario bisogno del dramma ad ogni singola puntata. Non si fa in tempo ad affezionarci ad un personaggio che subito parte il dramma. Personalmente alle prime puntate non mi sono neanche un pochino emozionato, a differenza delle ultime dove finalmente mi ero minimamente affezionato ai personaggi.
L'opera sembra voglia farsi riconoscere più come drammatica, forzando alcune volte gli eventi.
Alcune scene drammatiche vengono spezzate da cambi di inquadratura e di musiche, non ti danno neanche il tempo di far scendere una lacrima, rendendo vane le emozioni che si stanno provando in quel momento.
Fortunatamente verso le ultime puntate possiamo goderci uno spiraglio di luce, il che era necessario perchè in un'opera totalmente drammatica, facendola terminare nel dramma assoluto, sarebbe stata bocciata da molti.
Altra cosa che non mi è piaciuta è la differenza di età tra Mizuki e Kuze. Appurato che Miki e Mizuki sono la stessa persona, la differenza dovrebbe essere di almeno 15 anni, il che non è anomalo se non fosse che essendo Mizuki minorenne, si suppone che lei abbia 16 anni e lui quindi... 31? Ma poi come fa Mizuki a scordarsi di aver incontrato Kuze e viceversa? Dato che porta ancora il nastro regalatole da lui. Puoi scordarti di una persona dopo tanti anni, ma di una che ti suona la stessa canzone con il violino è un po' meh...
In conclusione, l'anime è indubbiamente bello ma l'ho trovato eccessivamente esagerato nel dramma e nelle colonne sonore che rischiano di sovrapporsi troppo alle scene importanti della serie. Avrei apprezzato di più il dramma se l'autore mi avesse dato tempo di affezionarmi ai personaggi e conoscerli un po' meglio. Penso che il mio errore sia stato vederlo a distanza di due mesi rispetto a "Memories" ma purtroppo non trovavo lo streaming. Forse l'avessi visto tutto d'un fiato l'avrei apprezzato di più. Comunque resta un'opera eccelsa e consigliata ma mi sarei aspettato di più dato che è stata amata più di "Memories" (che purtroppo io ho apprezzato di più).
I personaggi hanno reazioni umane, il che è oro per un anime, però alle volte li ho trovati fin troppo passivi, soprattutto parlando di Yu. Ciò che non ho apprezzato è il necessario bisogno del dramma ad ogni singola puntata. Non si fa in tempo ad affezionarci ad un personaggio che subito parte il dramma. Personalmente alle prime puntate non mi sono neanche un pochino emozionato, a differenza delle ultime dove finalmente mi ero minimamente affezionato ai personaggi.
L'opera sembra voglia farsi riconoscere più come drammatica, forzando alcune volte gli eventi.
Alcune scene drammatiche vengono spezzate da cambi di inquadratura e di musiche, non ti danno neanche il tempo di far scendere una lacrima, rendendo vane le emozioni che si stanno provando in quel momento.
Fortunatamente verso le ultime puntate possiamo goderci uno spiraglio di luce, il che era necessario perchè in un'opera totalmente drammatica, facendola terminare nel dramma assoluto, sarebbe stata bocciata da molti.
Altra cosa che non mi è piaciuta è la differenza di età tra Mizuki e Kuze. Appurato che Miki e Mizuki sono la stessa persona, la differenza dovrebbe essere di almeno 15 anni, il che non è anomalo se non fosse che essendo Mizuki minorenne, si suppone che lei abbia 16 anni e lui quindi... 31? Ma poi come fa Mizuki a scordarsi di aver incontrato Kuze e viceversa? Dato che porta ancora il nastro regalatole da lui. Puoi scordarti di una persona dopo tanti anni, ma di una che ti suona la stessa canzone con il violino è un po' meh...
In conclusione, l'anime è indubbiamente bello ma l'ho trovato eccessivamente esagerato nel dramma e nelle colonne sonore che rischiano di sovrapporsi troppo alle scene importanti della serie. Avrei apprezzato di più il dramma se l'autore mi avesse dato tempo di affezionarmi ai personaggi e conoscerli un po' meglio. Penso che il mio errore sia stato vederlo a distanza di due mesi rispetto a "Memories" ma purtroppo non trovavo lo streaming. Forse l'avessi visto tutto d'un fiato l'avrei apprezzato di più. Comunque resta un'opera eccelsa e consigliata ma mi sarei aspettato di più dato che è stata amata più di "Memories" (che purtroppo io ho apprezzato di più).
Rispetto alla prima serie, c’è una coppia in meno, ma la qualità rimane lo stesso molto elevata. Un’opera scolastico-sentimentale, con un bel tocco di drammaticità, capace di rendere questa storia ancora più imprevedibile e magica. Un anime che non va guardato in maniera leggera, ma richiede una visione profonda e cosciente; i pensieri presentati mostrano un alto tasso di “cervellosità”, alle volte un po’ forzata, ma in altre occasioni sicuramente intrigante.
Per quanto riguarda la trama, è bene specificare che le vicende seguono, come era stato per la prima serie, due linee diverse: due coppie che affrontano la loro vita adolescenziale in maniera differente, in luoghi differenti e, in “EF-A Tale of Melodies”, anche in tempi differenti.
Il primo duetto è caratterizzato da due personaggi che in passato ci avevano abbandonati in un alone di mistero: Yuu Himura e la bella Yuuko Amamiya. Una storia che, per chiunque avesse visto l’opera precedente, ha già un finale scritto… E non è proprio dei più lieti. Ma forse è proprio questo che rende tale storia interessante e affascinante sotto molti aspetti. Il sapere già come andrà finire ci permette di concentrarci maggiormente su come essa è nata e si è evoluta.
Dall'altra parte, si ritorna al presente, in un tempo ambientato qualche mese dopo la conclusione della prima serie. I protagonisti, questa volta, sono la simpatica ed energica Mizuki Hayama, che in passato aveva svolto un ruolo di secondo piano, e il misterioso musicista Schuuichi Kuze. Ma cosa porterà la giovane fanciulla ad avvicinarsi al sensuale e maturo Kuze? Lascio a voi il piacere di scoprirlo, assicurandovi una storia al cardiopalma, che non lascia veri e propri momenti morti e si articola nei sentieri più intricati dell’animo umano.
E proprio questo, se devo dirlo, è il punto forte di “EF”, ovvero non fermarsi solamente a un livello di storia, ma andando maggiormente in profondità, creando personaggi a tutto tondo, ma allo stesso tempo classificabili in schemi ben precisi e lineari. C’è la ragazza simpatica e un po’ “svampitella” e quella più cupa e riflessiva, il giovane sbadato o l’altro più deciso e convinto. Insomma, una base abituale, che non spaventa lo spettatore, amplificata poi da uno studio caratteriale degno di nota e alquanto alternativo.
Le storie sentimentali possono piacere oppure no (personalmente non ho molto gradito quella tra Yuuko e Yuu), ma non c’è dubbio che incantino per la loro complessità, alle volte esagerata per dei semplici ragazzi delle superiori. Ma è questo l’obiettivo: creare situazioni estreme, che mostrino il vero volto dei personaggi. Essi vengono scuoiati e scorticati, fino a che non si raggiunge il centro nevralgico del loro essere.
Le animazioni sono state realizzate dalla Shaft e, come suo solito, ha dimostrato di possedere tecniche tutte sue, alle volte piuttosto pesanti. Colori tendenzialmente cupi, che si accendono all'improvviso nei momenti di maggior pathos e colmano la vicenda di sensazioni ed emozioni tutte particolari.
I vari protagonisti mostrano un design piuttosto nella norma, ma non è questo su cui si punta. Molto più articolata è infatti la gestione dei vari dialoghi. Una particolarità della Shaft è proprio quella di dilungarsi in maniera quasi esagerata in discussioni altisonanti, quasi psichedeliche, che mettono sicuramente a dura prova i doppiatori. Ed è proprio in tali occasioni che si vede realmente l’abilità di questi ultimi…
La regia è senza dubbio all'altezza della situazione, riesce a mantenere alta la tensione per tutte e dodici le puntate, senza farci mai annoiare. Ci sono momenti maggiormente riflessivi e altri più movimenti, ma questa differenza non fa che rendere l’anime ancor più intrigante e affascinante.
“EF- A Tale of Melodies” non è la classica commedia sentimentale, ma qualcosa di più. Possiede una forza che raramente si vede in altre opere: conquista lo spettatore, lo ipnotizza e lo inchioda davanti allo scherma senza potersi opporre. E ciò non toglie il fatto di ritrovarsi in disaccordo su alcuni sviluppi, anzi, questa dissonanza permette una visione ancor più partecipata.
Il finale è bello, anche se avrei preferito qualcosa di… Più. Non si osa e non si azzarda, mantenendo un tono molto promettente, per una storia che aveva dimostrato in precedenza un’atmosfera sicuramente più cupa. Ciò, ovviamente, non toglie nulla a un’opera veramente incredibile.
Voto finale: 8… E mezzo!
Per quanto riguarda la trama, è bene specificare che le vicende seguono, come era stato per la prima serie, due linee diverse: due coppie che affrontano la loro vita adolescenziale in maniera differente, in luoghi differenti e, in “EF-A Tale of Melodies”, anche in tempi differenti.
Il primo duetto è caratterizzato da due personaggi che in passato ci avevano abbandonati in un alone di mistero: Yuu Himura e la bella Yuuko Amamiya. Una storia che, per chiunque avesse visto l’opera precedente, ha già un finale scritto… E non è proprio dei più lieti. Ma forse è proprio questo che rende tale storia interessante e affascinante sotto molti aspetti. Il sapere già come andrà finire ci permette di concentrarci maggiormente su come essa è nata e si è evoluta.
Dall'altra parte, si ritorna al presente, in un tempo ambientato qualche mese dopo la conclusione della prima serie. I protagonisti, questa volta, sono la simpatica ed energica Mizuki Hayama, che in passato aveva svolto un ruolo di secondo piano, e il misterioso musicista Schuuichi Kuze. Ma cosa porterà la giovane fanciulla ad avvicinarsi al sensuale e maturo Kuze? Lascio a voi il piacere di scoprirlo, assicurandovi una storia al cardiopalma, che non lascia veri e propri momenti morti e si articola nei sentieri più intricati dell’animo umano.
E proprio questo, se devo dirlo, è il punto forte di “EF”, ovvero non fermarsi solamente a un livello di storia, ma andando maggiormente in profondità, creando personaggi a tutto tondo, ma allo stesso tempo classificabili in schemi ben precisi e lineari. C’è la ragazza simpatica e un po’ “svampitella” e quella più cupa e riflessiva, il giovane sbadato o l’altro più deciso e convinto. Insomma, una base abituale, che non spaventa lo spettatore, amplificata poi da uno studio caratteriale degno di nota e alquanto alternativo.
Le storie sentimentali possono piacere oppure no (personalmente non ho molto gradito quella tra Yuuko e Yuu), ma non c’è dubbio che incantino per la loro complessità, alle volte esagerata per dei semplici ragazzi delle superiori. Ma è questo l’obiettivo: creare situazioni estreme, che mostrino il vero volto dei personaggi. Essi vengono scuoiati e scorticati, fino a che non si raggiunge il centro nevralgico del loro essere.
Le animazioni sono state realizzate dalla Shaft e, come suo solito, ha dimostrato di possedere tecniche tutte sue, alle volte piuttosto pesanti. Colori tendenzialmente cupi, che si accendono all'improvviso nei momenti di maggior pathos e colmano la vicenda di sensazioni ed emozioni tutte particolari.
I vari protagonisti mostrano un design piuttosto nella norma, ma non è questo su cui si punta. Molto più articolata è infatti la gestione dei vari dialoghi. Una particolarità della Shaft è proprio quella di dilungarsi in maniera quasi esagerata in discussioni altisonanti, quasi psichedeliche, che mettono sicuramente a dura prova i doppiatori. Ed è proprio in tali occasioni che si vede realmente l’abilità di questi ultimi…
La regia è senza dubbio all'altezza della situazione, riesce a mantenere alta la tensione per tutte e dodici le puntate, senza farci mai annoiare. Ci sono momenti maggiormente riflessivi e altri più movimenti, ma questa differenza non fa che rendere l’anime ancor più intrigante e affascinante.
“EF- A Tale of Melodies” non è la classica commedia sentimentale, ma qualcosa di più. Possiede una forza che raramente si vede in altre opere: conquista lo spettatore, lo ipnotizza e lo inchioda davanti allo scherma senza potersi opporre. E ciò non toglie il fatto di ritrovarsi in disaccordo su alcuni sviluppi, anzi, questa dissonanza permette una visione ancor più partecipata.
Il finale è bello, anche se avrei preferito qualcosa di… Più. Non si osa e non si azzarda, mantenendo un tono molto promettente, per una storia che aveva dimostrato in precedenza un’atmosfera sicuramente più cupa. Ciò, ovviamente, non toglie nulla a un’opera veramente incredibile.
Voto finale: 8… E mezzo!
Anche in questa seconda stagione sono raccontate in parallelo due storie separate, con la differenza che in questo caso una si svolge subito dopo gli avvenimenti di "EF- A tale of memories" mentre l'altra è ambientata nel passato e racconta le vicende di Yu Himura e Yuuko Amamiya, che nella prima stagione ci erano stati presentati come personaggi misteriosi che avevano il ruolo di aiutare gli allora protagonisti nei momenti di difficoltà.
Nel presente viene invece trattata la storia di Hayama Mizuki, la cugina di Renji, che si trasferisce da lui durante le vacanze estive e ha quindi la possibilità di conoscere il suo misterioso e affascinante vicino di casa Kuze Shuiichi, un violinista di fama internazionale. Ad appesantire questa apparentemente leggera storia d'amore vi è il fatto che Kuze porta con sè un profondo segreto: purtroppo è affetto da una grave malattia e non gli rimane molto tempo da vivere.
In questa seconda serie vengono approfonditi e svelati molti aspetti che nella prima erano rimasti in sospeso, come la storia della due Otawa, e vengono spiegati meglio i vari legami che collegano i personaggi.
Le tematiche trattate si fanno più serie e malinconiche, passando dall'amore ai drammi che la vita purtroppo ci costringe prima o poi ad affrontare e quindi anche i sentimenti che suscitano questi dodici episodi sono ancora più forti e intesi di quelli provati durante la visione della prima serie. I personaggi, molto ben caratterizzati sono indubbiamente più seri e maturi rispetto ai precedenti, caratteristica necessaria per affrontare le problematiche che gli vengono messe di fronte.
La grafica non si smentisce e riesce a regalarci atmosfere sensazionali, delicate e profonde che si sposano con le altrettanto curate colonne musicali regalandoci sensazioni impareggiabili.
Se avete apprezzato "Ef- a tale of memories" questo è un'anime da non perdere assolutamente, in quanto colma quelle lacune che la prima serie aveva lasciato e riesce addirittura a migliorare sia sotto l'aspetto tecnico sia sotto quello emotivo. Consigliatissimo (insieme alla prima stagione) a tutti colore che cercano forti emozioni accompagnate da un comparto tecnico di prim'ordine.
Nel presente viene invece trattata la storia di Hayama Mizuki, la cugina di Renji, che si trasferisce da lui durante le vacanze estive e ha quindi la possibilità di conoscere il suo misterioso e affascinante vicino di casa Kuze Shuiichi, un violinista di fama internazionale. Ad appesantire questa apparentemente leggera storia d'amore vi è il fatto che Kuze porta con sè un profondo segreto: purtroppo è affetto da una grave malattia e non gli rimane molto tempo da vivere.
In questa seconda serie vengono approfonditi e svelati molti aspetti che nella prima erano rimasti in sospeso, come la storia della due Otawa, e vengono spiegati meglio i vari legami che collegano i personaggi.
Le tematiche trattate si fanno più serie e malinconiche, passando dall'amore ai drammi che la vita purtroppo ci costringe prima o poi ad affrontare e quindi anche i sentimenti che suscitano questi dodici episodi sono ancora più forti e intesi di quelli provati durante la visione della prima serie. I personaggi, molto ben caratterizzati sono indubbiamente più seri e maturi rispetto ai precedenti, caratteristica necessaria per affrontare le problematiche che gli vengono messe di fronte.
La grafica non si smentisce e riesce a regalarci atmosfere sensazionali, delicate e profonde che si sposano con le altrettanto curate colonne musicali regalandoci sensazioni impareggiabili.
Se avete apprezzato "Ef- a tale of memories" questo è un'anime da non perdere assolutamente, in quanto colma quelle lacune che la prima serie aveva lasciato e riesce addirittura a migliorare sia sotto l'aspetto tecnico sia sotto quello emotivo. Consigliatissimo (insieme alla prima stagione) a tutti colore che cercano forti emozioni accompagnate da un comparto tecnico di prim'ordine.
Se "Memories" è il dettaglio, la pennellata d'autore che dà identità alle emozioni, "Melodies" è la visione d'insieme senza la quale il primo non si completerebbe e, a sua volta, "Melodies" stesso non si compirebbe.
"Memories" e "Melodies" sono infatti due opere compenetrate, strutturate in un unicum che dà forza a entrambe. "Melodies" spiega cosa si cela dietro il palcoscenico di "Memories", ma, nonostante il loro intrecciarsi, riesce comunque a vivere di luce propria: sono come i due lati di un triangolo, illuminati singolarmente, prima di essere svelati dal terzo elemento, il percorso suscitato nello spettatore, in un'unica grande figura geometrica.
Quello che in "Memories" era solo tracciato si compie infatti nell'Otowa australiana. La nuova città, fredda replica dell'originale, si incendia grazie al miracolo compiuto dai suoi protagonisti. Nella prima serie si percepisce l'esistenza di un qualcosa al di là delle vicende messe in onda, ma è nel secondo filone che si assiste alla gestazione del prodigio. Miracolo dunque, un concetto più volte rigettato a turno dai protagonisti dell'anime ("Esistono solo le coincidenze e l'inevitabile" cit.), e infine svelato tra le pieghe dell'intensa luce che permea il personaggio di Yuuko Amamiya. È lei infatti l'artefice, il messo angelico che dà il via a una sequela di eventi concludentisi nella sua stessa ascensione. Yuuko è il personaggio 'cristiano' che agisce nel classico contesto giapponese, un condensato di fatalità, senso del dovere, coerenza estrema e smarrimento. Lei è il vettore di questi archetipi ritratti nei personaggi nipponici che qui intraprendono la strada della redenzione. Il suo desiderio diventa un patto con il divino per portare il bene in un mondo costellato da eventi tragici, sia sociali (terremoto, guerra), sia personali (le esperienze dei protagonisti, anche la sua). E la Otowa australiana, fredda e appena accennata nel primo serial, se non quale scenario del percorso di Renji e Chihiro, diventa il caldo alveo del sogno, l'altro capo di quell'arcobaleno che parte dall'originale in Giappone, a suggellare il patto dei protagonisti con sé stessi e con ciò che vi è celato oltre la scala del cielo (cit.).
C'è qualcosa di speciale in questa opera unica. Nonostante le poche puntate, l'esigua dinamica e alcune scelte stilistiche che ti colgono di sorpresa, percepisci immediatamente di essere dinanzi a un anime come ve ne sono pochi (in tal senso, della specie, ricordo solo "Clannad"). "EF" è un prodotto da far vedere a chi sta male, perché, a mio parere, è una gioia che ti riconcilia con il mondo.
P.S. Guardando "Melodies" in particolare, capisci che spesso si sottovaluta questa forma d'arte. Eppure ci sono cose che ti smuovono qualcosa dentro, come versi distillati dal profondo, colori impressi sulla tela, suoni e melodie che invadono l'aria e disegnano qualcosa dentro di noi. Poteva anche non essere un anime, poteva essere fatto di nulla, ma sarebbe rimasto sempre un capolavoro emotivo.
"Memories" e "Melodies" sono infatti due opere compenetrate, strutturate in un unicum che dà forza a entrambe. "Melodies" spiega cosa si cela dietro il palcoscenico di "Memories", ma, nonostante il loro intrecciarsi, riesce comunque a vivere di luce propria: sono come i due lati di un triangolo, illuminati singolarmente, prima di essere svelati dal terzo elemento, il percorso suscitato nello spettatore, in un'unica grande figura geometrica.
Quello che in "Memories" era solo tracciato si compie infatti nell'Otowa australiana. La nuova città, fredda replica dell'originale, si incendia grazie al miracolo compiuto dai suoi protagonisti. Nella prima serie si percepisce l'esistenza di un qualcosa al di là delle vicende messe in onda, ma è nel secondo filone che si assiste alla gestazione del prodigio. Miracolo dunque, un concetto più volte rigettato a turno dai protagonisti dell'anime ("Esistono solo le coincidenze e l'inevitabile" cit.), e infine svelato tra le pieghe dell'intensa luce che permea il personaggio di Yuuko Amamiya. È lei infatti l'artefice, il messo angelico che dà il via a una sequela di eventi concludentisi nella sua stessa ascensione. Yuuko è il personaggio 'cristiano' che agisce nel classico contesto giapponese, un condensato di fatalità, senso del dovere, coerenza estrema e smarrimento. Lei è il vettore di questi archetipi ritratti nei personaggi nipponici che qui intraprendono la strada della redenzione. Il suo desiderio diventa un patto con il divino per portare il bene in un mondo costellato da eventi tragici, sia sociali (terremoto, guerra), sia personali (le esperienze dei protagonisti, anche la sua). E la Otowa australiana, fredda e appena accennata nel primo serial, se non quale scenario del percorso di Renji e Chihiro, diventa il caldo alveo del sogno, l'altro capo di quell'arcobaleno che parte dall'originale in Giappone, a suggellare il patto dei protagonisti con sé stessi e con ciò che vi è celato oltre la scala del cielo (cit.).
C'è qualcosa di speciale in questa opera unica. Nonostante le poche puntate, l'esigua dinamica e alcune scelte stilistiche che ti colgono di sorpresa, percepisci immediatamente di essere dinanzi a un anime come ve ne sono pochi (in tal senso, della specie, ricordo solo "Clannad"). "EF" è un prodotto da far vedere a chi sta male, perché, a mio parere, è una gioia che ti riconcilia con il mondo.
P.S. Guardando "Melodies" in particolare, capisci che spesso si sottovaluta questa forma d'arte. Eppure ci sono cose che ti smuovono qualcosa dentro, come versi distillati dal profondo, colori impressi sulla tela, suoni e melodie che invadono l'aria e disegnano qualcosa dentro di noi. Poteva anche non essere un anime, poteva essere fatto di nulla, ma sarebbe rimasto sempre un capolavoro emotivo.
La seconda serie di "Ef", "Ef - a tale of melodies", riparte da dove era finita la prima, ma in questo capitolo assistiamo a diversi, profondissimi cambiamenti rispetto al precedente. Questa serie non solo risponde alle domande ancora in sospeso lasciate dalla prima, ma soprattutto sviscera le storie degli altri personaggi: quelli che in "a tale of memories" erano stati personaggi di "contorno", qui sono i protagonisti - e viceversa i protagonisti del capitolo precedente qui sono poco più che comparse. "Melodies" mantiene gli stessi tratti distintivi di "Memories", ovvero la complessa struttura della trama, innanzitutto, qui ancor più solida e stratificata, che oltre ai due piani spaziali (la narrazione si alterna tra due città, una in Australia e una in Giappone, con lo stesso nome e simili tra loro: in questa serie conosceremo anche il legame che intercorre tra questi due luoghi), presenta ben tre piani temporali: uno in cui si narrano le vicende presenti, quelle subito successive agli eventi della prima serie; un altro in cui ci vengono mostrate le vicende di 10 anni prima (1998), quando Yu e Kuze erano liceali, e infine un ultimo piano in cui ci vengono narrati fatti risalenti a 20 anni prima, (1988), in particolare dell'incontro tra Yu e Yuuko in orfanotrofio.
Non solo ogni filone narrativo è magistralmente intrecciato, (e verranno a coincidere tutti nel bel finale), ma ogni protagonista è legato all'altro, la storia per intero si compone gradualmente come un mosaico e svela legami tra tutti i personaggi che nella prima serie non conoscevamo - così come viene svelata la storia delle due città con lo stesso nome. L'altra peculiarità, in comune con "Memories", è lo sperimentalismo registico, cromatico e grafico, con luci e colori a dir poco suggestivi, soprattutto nei fondali, uno spettacolo visivo unico nel suo genere, superiore anche al primo capitolo, con animazioni perfette e ottimi disegni. La regia è altrettanto sperimentale, l'anime conta su un numero incalcolabile di animazioni, stacchi, sequenze, in cui si alternano immagini di contrasto cromatico, sfondi bianchi e neri con citazioni e scritte in tedesco e le figure dei personaggi, filtri di vario genere, specie color seppia, scritte e animazioni a tratti surrealiste, scene di puro "stream of consciousness" alla "Evangelion", caratterizzati dal forte espressionismo e simbolismo grafico (ancor più che nella prima serie), tutto ciò per dare larghissimo spazio ai momenti riflessivi e psicologici dei personaggi, i quali sono più maturi di quelli di "Memories", migliori, e risultano essere tra i meglio caratterizzati di sempre (su tutti i tre protagonisti, Yuuko, Yuu e Kuze).
E tuttavia, nonostante il forte sperimentalismo e lo stile grafico d'avanguardia, l'atmosfera dell'anime è delicatissima, rarefatta, molto intima, profondamente sentimentale, a metà tra realtà e sogno, proprio come nel capitolo precedente; un'atmosfera simile a quella di "5 cm per secondo" (con cui condivide il compositore della OST, il grande Tenmon), e "Clannad After Story". Eppure "Melodies" possiede un'anima propria, ben distinta, e spicca nel panorama dell'animazione per la sua originalità ben più del capitolo precedente. Infatti, oltre alle peculiarità già descritte, presenti anche in "Memories", questa stagione si distacca dalla prima per una maggiore maturità dei contenuti: l'elemento scolastico nella prima metà dell'anime è secondario e nella seconda metà sparisce praticamente del tutto; non c'è più solo il drama scolastico, ma si affronta il tema della morte, della depressione, della violenza, dello stupro, della solitudine. Anche l'amore, qui, va ben oltre l'amore adolescenziale, è trattato più in profondità, in modo molto più maturo, così come il tema della sessualità, affrontato in modo mai volgare, ma anzi poetico: una poesia che vi toccherà fin nel vostro intimo, che vi farà venire i brividi, commuovere, piangere, sognare, innamorare.
Se la prima serie era un gioiello del genere drama scolastico-sentimentale, questo è a tutti gli effetti un seinen, anzi, un capolavoro del genere seinen, ed è l'unica serie, a mio parere, che compete con "Clannad After Story", (dello stesso anno, tra l'altro), per il titolo di "miglior serie drammatico-sentimentale".
Non solo ogni filone narrativo è magistralmente intrecciato, (e verranno a coincidere tutti nel bel finale), ma ogni protagonista è legato all'altro, la storia per intero si compone gradualmente come un mosaico e svela legami tra tutti i personaggi che nella prima serie non conoscevamo - così come viene svelata la storia delle due città con lo stesso nome. L'altra peculiarità, in comune con "Memories", è lo sperimentalismo registico, cromatico e grafico, con luci e colori a dir poco suggestivi, soprattutto nei fondali, uno spettacolo visivo unico nel suo genere, superiore anche al primo capitolo, con animazioni perfette e ottimi disegni. La regia è altrettanto sperimentale, l'anime conta su un numero incalcolabile di animazioni, stacchi, sequenze, in cui si alternano immagini di contrasto cromatico, sfondi bianchi e neri con citazioni e scritte in tedesco e le figure dei personaggi, filtri di vario genere, specie color seppia, scritte e animazioni a tratti surrealiste, scene di puro "stream of consciousness" alla "Evangelion", caratterizzati dal forte espressionismo e simbolismo grafico (ancor più che nella prima serie), tutto ciò per dare larghissimo spazio ai momenti riflessivi e psicologici dei personaggi, i quali sono più maturi di quelli di "Memories", migliori, e risultano essere tra i meglio caratterizzati di sempre (su tutti i tre protagonisti, Yuuko, Yuu e Kuze).
E tuttavia, nonostante il forte sperimentalismo e lo stile grafico d'avanguardia, l'atmosfera dell'anime è delicatissima, rarefatta, molto intima, profondamente sentimentale, a metà tra realtà e sogno, proprio come nel capitolo precedente; un'atmosfera simile a quella di "5 cm per secondo" (con cui condivide il compositore della OST, il grande Tenmon), e "Clannad After Story". Eppure "Melodies" possiede un'anima propria, ben distinta, e spicca nel panorama dell'animazione per la sua originalità ben più del capitolo precedente. Infatti, oltre alle peculiarità già descritte, presenti anche in "Memories", questa stagione si distacca dalla prima per una maggiore maturità dei contenuti: l'elemento scolastico nella prima metà dell'anime è secondario e nella seconda metà sparisce praticamente del tutto; non c'è più solo il drama scolastico, ma si affronta il tema della morte, della depressione, della violenza, dello stupro, della solitudine. Anche l'amore, qui, va ben oltre l'amore adolescenziale, è trattato più in profondità, in modo molto più maturo, così come il tema della sessualità, affrontato in modo mai volgare, ma anzi poetico: una poesia che vi toccherà fin nel vostro intimo, che vi farà venire i brividi, commuovere, piangere, sognare, innamorare.
Se la prima serie era un gioiello del genere drama scolastico-sentimentale, questo è a tutti gli effetti un seinen, anzi, un capolavoro del genere seinen, ed è l'unica serie, a mio parere, che compete con "Clannad After Story", (dello stesso anno, tra l'altro), per il titolo di "miglior serie drammatico-sentimentale".
"Ef - a tale of melodies" non è il seguito di "Ef - a tale of memories". Sia chiaro a tutti, perché anche io avrei voluto andare avanti con le storie raccontate nella prima serie, ma non è così.
Qua ci vengono narrate le vicende del musicista Kuze e l'intreccio particolare tra Yu e Yuuko.
Inizialmente non ero affatto contento della scelta dei protagonisti e soprattutto mi rodeva parecchio che nelle prime puntate, i personaggi che tanto mi avevano appassionato nella prima serie, non comparivano praticamente mai. Ho deciso comunque di andare avanti e ho scoperto che anche in questo caso delle due storie solo una (il rapporto tra Yu e Yuuko) mi ha davvero appassionato, anche se con sentimenti spesso contrastanti da puntata a puntata. Vi sono talmente tanti "colpi di scena" che ho pensato tutto e di più su entrambi i personaggi, fino a provare pietà per l'uno e l'altra.
Bella la scelta di alternare i flashback al presente, il tutto confonde lo spettatore e aumenta l'attesa per conoscere gli sviluppi nel presente.
Fortunatamente i personaggi secondari - cioè i vecchi protagonisti - iniziano poco per volta a comparire e a integrarsi nella trama, così scopriamo altri particolari che non erano stati svelati antecedentemente.
Musiche e comparto grafico sono ottimi, come già detto nella recensione di "A tale of memories", così come sono noiose le scene dove il monologo di frustrazione si protrae all'infinito.
In conclusione posso dire che l'anime non è sicuramente bello come la prima parte a mio parere, ma quasi. Il tutto potrebbe anche essere visto come una storia unica.
Diciamo 8-.
Qua ci vengono narrate le vicende del musicista Kuze e l'intreccio particolare tra Yu e Yuuko.
Inizialmente non ero affatto contento della scelta dei protagonisti e soprattutto mi rodeva parecchio che nelle prime puntate, i personaggi che tanto mi avevano appassionato nella prima serie, non comparivano praticamente mai. Ho deciso comunque di andare avanti e ho scoperto che anche in questo caso delle due storie solo una (il rapporto tra Yu e Yuuko) mi ha davvero appassionato, anche se con sentimenti spesso contrastanti da puntata a puntata. Vi sono talmente tanti "colpi di scena" che ho pensato tutto e di più su entrambi i personaggi, fino a provare pietà per l'uno e l'altra.
Bella la scelta di alternare i flashback al presente, il tutto confonde lo spettatore e aumenta l'attesa per conoscere gli sviluppi nel presente.
Fortunatamente i personaggi secondari - cioè i vecchi protagonisti - iniziano poco per volta a comparire e a integrarsi nella trama, così scopriamo altri particolari che non erano stati svelati antecedentemente.
Musiche e comparto grafico sono ottimi, come già detto nella recensione di "A tale of memories", così come sono noiose le scene dove il monologo di frustrazione si protrae all'infinito.
In conclusione posso dire che l'anime non è sicuramente bello come la prima parte a mio parere, ma quasi. Il tutto potrebbe anche essere visto come una storia unica.
Diciamo 8-.
In questo anime si amplia la storia del precedente "A Tale of Memories", narrando le vicende di quei personaggi che nell'episodio precedente risultavano comprimari, mantenendo il format narrativo delle due storie separate che si intrecciano.
La storia, anzi le storie, sono molto toccanti e forse troppo drammatiche rispetto a quelle del precedente anime, tanto da farmi venire la tentazione di dargli come voto un punto in meno (ma poi mi sono detto: come si fa di fronte a un opera del genere?).
I personaggi a questo punto diventano molti, e come se non bastasse la storia si svolge in due città gemelle e in due periodi di tempo differenti, rendendo indispensabile non solo avere visto "A Tale of Memories", ma averlo visionato non troppo tempo prima, così da apprezzare al massimo tutte le varie sfaccettature e gli intrecci delle trame.
Il comparto grafico rimane ovviamente splendido come nel precedente capitolo, ma secondo me le musiche sono addirittura di un livello superiore, molto belle le sigle e toccante la colonna sonora.
Insomma se non l'avete ancora visto affrettavi.
La storia, anzi le storie, sono molto toccanti e forse troppo drammatiche rispetto a quelle del precedente anime, tanto da farmi venire la tentazione di dargli come voto un punto in meno (ma poi mi sono detto: come si fa di fronte a un opera del genere?).
I personaggi a questo punto diventano molti, e come se non bastasse la storia si svolge in due città gemelle e in due periodi di tempo differenti, rendendo indispensabile non solo avere visto "A Tale of Memories", ma averlo visionato non troppo tempo prima, così da apprezzare al massimo tutte le varie sfaccettature e gli intrecci delle trame.
Il comparto grafico rimane ovviamente splendido come nel precedente capitolo, ma secondo me le musiche sono addirittura di un livello superiore, molto belle le sigle e toccante la colonna sonora.
Insomma se non l'avete ancora visto affrettavi.
Nemesi di "EF - A Tale of Memories", questo sequel riprende e conclude, al termine di un percorso circolare, la saga animata targata Shaft: grazie allo scambio di ruolo tra comprimari e protagonisti, in "EF - A Tale of Melodies" si dà finalmente completezza a ciò che non era stato definito precedentemente, ponendo gli ultimi tasselli necessari a comporre, secondo un'armonia prestabilita, quel mondo che appariva ancora frammentato nella duplice città di Otowa.
Lo schema narrativo è identico a quello del primo capitolo della saga: due storie indipendenti - stavolta lontane anche nella collocazione temporale - le quali hanno in comune solo alcuni personaggi, che l'intreccio alterna tra la ribalta e lo sfondo di un'unica, sontuosa rappresentazione teatrale.
Va immediatamente osservato come in questa nuova produzione gli autori enfatizzino maggiormente l'elemento tragico, allontanandosi dai campi - anch'essi tormentati, ma già battuti - delle pene amorose, per spostarsi su quelli più amari dei drammi della vita umana, con il carico di dolore e sofferenza che comportano.
Da una parte abbiamo Mizuki, studentessa innamorata del violinista Kuze, la quale deve affrontare la spiazzante prospettiva di un destino che non lascia scampo, di un male oscuro che inaridisce il cuore e che spinge chi è amato a isolarsi dal mondo, facendosi scudo di un'ipocrita apatia, ben simboleggiata dalle maschere tanto care alla letteratura pirandelliana.
Dall'altra Yuuko, una moderna - in chiave meno pessimistica - Tess of the d'Ubervilles, la cui vita, costellata di sventure, trova uno spiraglio di luce nel complicato rapporto con l'introverso Homura, anch'egli segnato da dolorose vicissitudini personali.
La regia non fa sconti nel mettere in scena sofferenza e sentimenti ossessivi, non solo avvalendosi dei collaudati artifici visivi che già avevano ben impressionato nella prima serie di EF, ma proponendo anche allo spettatore riflessioni filosofiche e dialoghi dal contenuto crudo, a volte veri e propri pugni nello stomaco.
L'indugiare su questa sofferenza non è comunque un esercizio fine a se stesso, quanto piuttosto il necessario preambolo al suo superamento, al rinascere di una speranza frutto di un consapevole percorso di affrancamento, il cui ultimo approdo è una liberatoria redenzione terrena (non a caso, nella sigla di apertura, Homura è simbolicamente raffigurato come Cristo in croce).
Un veemente inno alla volontà, che si contrappone allo strisciante fatalismo di fondo.
I disegni mantengono, e a volte superano, i buoni livelli di "EF - A Tale of Memories", e lo stesso discorso vale per i dettagliati e suggestivi fondali; più spinto invece l'uso della CG, ma tale da non risultare mai invasivo (di notevole effetto, peraltro, per quanto riguarda la raffigurazione dei cieli nuvolosi).
Piacevoli e orecchiabili sono le musiche, ingarbugliate in un'affascinante compilation multilinguistica: la opening è cantata in inglese, le diverse ending in giapponese e, di queste, una è corredata dal testo tradotto in tedesco; notevoli pure gli accompagnamenti, tra cui spicca la triste melodia suonata da Kuze, autentico fil rouge che abbraccia e amalgama tutti gli eventi narrati.
"EF - A Tale of Melodies" conferma dunque quanto di buono aveva saputo offrire il suo predecessore, ponendosi - pur con qualche forzatura nella trama - come un punto di riferimento nel panorama degli anime sentimentali tratti da visual novel, adattissimo a chi, di fronte a una produzione animata di ottimo livello, ha voglia ancora di riflettere ed emozionarsi.
Lo schema narrativo è identico a quello del primo capitolo della saga: due storie indipendenti - stavolta lontane anche nella collocazione temporale - le quali hanno in comune solo alcuni personaggi, che l'intreccio alterna tra la ribalta e lo sfondo di un'unica, sontuosa rappresentazione teatrale.
Va immediatamente osservato come in questa nuova produzione gli autori enfatizzino maggiormente l'elemento tragico, allontanandosi dai campi - anch'essi tormentati, ma già battuti - delle pene amorose, per spostarsi su quelli più amari dei drammi della vita umana, con il carico di dolore e sofferenza che comportano.
Da una parte abbiamo Mizuki, studentessa innamorata del violinista Kuze, la quale deve affrontare la spiazzante prospettiva di un destino che non lascia scampo, di un male oscuro che inaridisce il cuore e che spinge chi è amato a isolarsi dal mondo, facendosi scudo di un'ipocrita apatia, ben simboleggiata dalle maschere tanto care alla letteratura pirandelliana.
Dall'altra Yuuko, una moderna - in chiave meno pessimistica - Tess of the d'Ubervilles, la cui vita, costellata di sventure, trova uno spiraglio di luce nel complicato rapporto con l'introverso Homura, anch'egli segnato da dolorose vicissitudini personali.
La regia non fa sconti nel mettere in scena sofferenza e sentimenti ossessivi, non solo avvalendosi dei collaudati artifici visivi che già avevano ben impressionato nella prima serie di EF, ma proponendo anche allo spettatore riflessioni filosofiche e dialoghi dal contenuto crudo, a volte veri e propri pugni nello stomaco.
L'indugiare su questa sofferenza non è comunque un esercizio fine a se stesso, quanto piuttosto il necessario preambolo al suo superamento, al rinascere di una speranza frutto di un consapevole percorso di affrancamento, il cui ultimo approdo è una liberatoria redenzione terrena (non a caso, nella sigla di apertura, Homura è simbolicamente raffigurato come Cristo in croce).
Un veemente inno alla volontà, che si contrappone allo strisciante fatalismo di fondo.
I disegni mantengono, e a volte superano, i buoni livelli di "EF - A Tale of Memories", e lo stesso discorso vale per i dettagliati e suggestivi fondali; più spinto invece l'uso della CG, ma tale da non risultare mai invasivo (di notevole effetto, peraltro, per quanto riguarda la raffigurazione dei cieli nuvolosi).
Piacevoli e orecchiabili sono le musiche, ingarbugliate in un'affascinante compilation multilinguistica: la opening è cantata in inglese, le diverse ending in giapponese e, di queste, una è corredata dal testo tradotto in tedesco; notevoli pure gli accompagnamenti, tra cui spicca la triste melodia suonata da Kuze, autentico fil rouge che abbraccia e amalgama tutti gli eventi narrati.
"EF - A Tale of Melodies" conferma dunque quanto di buono aveva saputo offrire il suo predecessore, ponendosi - pur con qualche forzatura nella trama - come un punto di riferimento nel panorama degli anime sentimentali tratti da visual novel, adattissimo a chi, di fronte a una produzione animata di ottimo livello, ha voglia ancora di riflettere ed emozionarsi.
Ci sono opere che, prese nella loro interezza, si ergono a reale testimonianza del fatto che considerare l'animazione giapponese come un prodotto rivolto esclusivamente a un pubblico infantile è un'opinione, tipicamente italica, concettualmente sbagliata. Le due serie di 'Ef' sono a mio avviso una piena conferma di quanto da me affermato. Due serie che si completano a vicenda ma che vedono nella seconda "A Tale of melodies" affrontare tematiche molto più adulte completando un discorso comunque iniziato con le prime dodici puntate del 2007.
In " A tale of melodies" si completa il puzzle dando piena risposta alle domande rimaste insolute nelle vicende precedenti, ma soprattutto viene capovolto il punto di vista dei protagonisti, anzi ruotano i protagonisti stessi.
Qui si narrano i fatti di Homura, il misterioso tutore di Chihiro, e della misteriosa presenza femminile che dice di chiamarsi Yuuko, nonché del musicista Kuze e della giovane Mizuki. Tutti personaggi secondari della prima serie che invece in questo titolo faranno la parte da leone e che emozioneranno lo spettatore con le loro sventurate vicende grazie a una regia virtuosa che non si accontenta di una classica esposizione, ma prosegue il percorso onirico sperimentale già intrapreso con la prima serie. Le emozioni, le sensazioni, se non intere scene vengono pennellate con allegorie visive e rappresentazioni simboliche capaci d'incutere nell'animo dello spettatore turbamenti uguali se non maggiori di una visione normale: da vedere il finale della sesta puntata che rappresenta a mio modesto parere la summa di quanto ho cercato a parole di spiegare.
Tutto è orchestrato a dovere riuscendo a migliorare quelli che erano i punti di forza di " Ef- a tale of memories" e cioè una colonna sonora coinvolgente, capace di trascinarti nel vivo di quanto viene raccontato, e un lato tecnico grafico di prim'ordine, in cui i fondali primeggiano su tutto per accuratezza e sagace utilizzo delle luci.
Chi non ama le storie tragiche è pregato di tenersi a debita distanza da questo titolo; qui si racconta la lenta e infelice discesa negli oscuri meandri della disperazione, quando la vita ti volta la faccia e costringe a fare i conti con il proprio beffardo destino; ma è qui, quando si toccano i punti più bassi che un'esistenza può raggiungere, oltre i quali c'è solo il silenzioso oblio della morte, che la speranza e quella caratteristica tutta umana che non ci fa mai arrendere si fortificano e si battono per ritrovare una personale e giusta dignità. Non c'è qui il tanto criticato "buonismo", a volte citato con costante (oserei dire fuorviante) insistenza da parte dei detrattori di quest'opera, come di altre simili. La salvezza dei protagonisti si compie effettivamente, ma non è una salvezza tangibile bensì tutta etica nella consapevolezza che la vita è quanto di più breve ci possa essere e come tale va vissuta in pieno con il suo corollario di speranze, sogni e desideri.
Il mio voto a questo titolo, composto da entrambe le serie, è un 9 pieno che non arriva al 10 solo perché in certi punti ho notato delle forzature, cosa questa che non inficia la piena convinzione con cui lo consiglio a chiunque voglia provare delle emozioni forti e ritrovare un po' di fiducia nell'essere umano, questo bislacco essere capace di azioni e sentimenti tanto ignobili quanto virtuosi.
In " A tale of melodies" si completa il puzzle dando piena risposta alle domande rimaste insolute nelle vicende precedenti, ma soprattutto viene capovolto il punto di vista dei protagonisti, anzi ruotano i protagonisti stessi.
Qui si narrano i fatti di Homura, il misterioso tutore di Chihiro, e della misteriosa presenza femminile che dice di chiamarsi Yuuko, nonché del musicista Kuze e della giovane Mizuki. Tutti personaggi secondari della prima serie che invece in questo titolo faranno la parte da leone e che emozioneranno lo spettatore con le loro sventurate vicende grazie a una regia virtuosa che non si accontenta di una classica esposizione, ma prosegue il percorso onirico sperimentale già intrapreso con la prima serie. Le emozioni, le sensazioni, se non intere scene vengono pennellate con allegorie visive e rappresentazioni simboliche capaci d'incutere nell'animo dello spettatore turbamenti uguali se non maggiori di una visione normale: da vedere il finale della sesta puntata che rappresenta a mio modesto parere la summa di quanto ho cercato a parole di spiegare.
Tutto è orchestrato a dovere riuscendo a migliorare quelli che erano i punti di forza di " Ef- a tale of memories" e cioè una colonna sonora coinvolgente, capace di trascinarti nel vivo di quanto viene raccontato, e un lato tecnico grafico di prim'ordine, in cui i fondali primeggiano su tutto per accuratezza e sagace utilizzo delle luci.
Chi non ama le storie tragiche è pregato di tenersi a debita distanza da questo titolo; qui si racconta la lenta e infelice discesa negli oscuri meandri della disperazione, quando la vita ti volta la faccia e costringe a fare i conti con il proprio beffardo destino; ma è qui, quando si toccano i punti più bassi che un'esistenza può raggiungere, oltre i quali c'è solo il silenzioso oblio della morte, che la speranza e quella caratteristica tutta umana che non ci fa mai arrendere si fortificano e si battono per ritrovare una personale e giusta dignità. Non c'è qui il tanto criticato "buonismo", a volte citato con costante (oserei dire fuorviante) insistenza da parte dei detrattori di quest'opera, come di altre simili. La salvezza dei protagonisti si compie effettivamente, ma non è una salvezza tangibile bensì tutta etica nella consapevolezza che la vita è quanto di più breve ci possa essere e come tale va vissuta in pieno con il suo corollario di speranze, sogni e desideri.
Il mio voto a questo titolo, composto da entrambe le serie, è un 9 pieno che non arriva al 10 solo perché in certi punti ho notato delle forzature, cosa questa che non inficia la piena convinzione con cui lo consiglio a chiunque voglia provare delle emozioni forti e ritrovare un po' di fiducia nell'essere umano, questo bislacco essere capace di azioni e sentimenti tanto ignobili quanto virtuosi.
Questa serie si differenzia dalla prima, 'A Tale of Memories', per la maturazione dei personaggi. Infatti, se nella prima la storia era incentrata su protagonisti ancora "acerbi", in questa ci troviamo di fronte agli stessi personaggi, ma molto più maturi e complessi.
Anche i quesiti filosofici si fanno più complessi, spesso si parla dell'assenza di Dio, dell'illusione dei miracoli, del tempo che muta le città e i desideri delle persone. Questa serie riesce a essere anche più drammatica della prima proprio per la rassegnazione dei personaggi.
Il livello del comparto grafico è rimasto immutato, i colori sono sempre vivi e brillanti, tuttavia c'è una sensibile variazione dei colori, in alcuni momenti è stato dato ampio spazio a colori più tristi, affini al grigio e al nero, per sottolineare i momenti più crudi.
Insomma, 'EF - a Tale of Melodies' è una serie con personaggi e ragionamenti filosofici molto maturi, da non perdere se avete amato 'A Tale of Memories'.
Anche i quesiti filosofici si fanno più complessi, spesso si parla dell'assenza di Dio, dell'illusione dei miracoli, del tempo che muta le città e i desideri delle persone. Questa serie riesce a essere anche più drammatica della prima proprio per la rassegnazione dei personaggi.
Il livello del comparto grafico è rimasto immutato, i colori sono sempre vivi e brillanti, tuttavia c'è una sensibile variazione dei colori, in alcuni momenti è stato dato ampio spazio a colori più tristi, affini al grigio e al nero, per sottolineare i momenti più crudi.
Insomma, 'EF - a Tale of Melodies' è una serie con personaggi e ragionamenti filosofici molto maturi, da non perdere se avete amato 'A Tale of Memories'.
La serie "Ef - a Tale of Melodies", composta da 12 episodi, che viene a concludere la saga di 'Ef', ci porta un anno avanti rispetto alle vicende viste in "Ef - a Tale of Memories". L'impatto iniziale è forte e la regia riesce a mantenere viva l'attenzione dall'inizio alla fine di ogni episodio riempiendo di carattere tutti i personaggi e descrivendoli in tutta la loro personalità.
Le tecniche di disegno, particolari se non uniche nel loro genere, sono difficilmente ritrovabili in altri anime.
Per quanto riguarda il sonoro tutte le aspettative sono ripagate, troviamo brani come "A moon filled sky" suonata virtualmente da Kuze Shuichi, ma anche un "Ebullient future" di Elisa accompagnata da immagini sempre diverse in ogni sigla di apertura. Il pianoforte è sempre presente negli episodi e accompagna tanto quanto la parte grafica i dialoghi dei personaggi.
A mio parere siamo a livelli ben superiori rispetto a serie ben più conosciute. Se si cerca la parte "emozionale" "sentimentale" e, perché no, se si ha voglia di piangere, questo è forse l'anime più indicato.
Saluti.
Le tecniche di disegno, particolari se non uniche nel loro genere, sono difficilmente ritrovabili in altri anime.
Per quanto riguarda il sonoro tutte le aspettative sono ripagate, troviamo brani come "A moon filled sky" suonata virtualmente da Kuze Shuichi, ma anche un "Ebullient future" di Elisa accompagnata da immagini sempre diverse in ogni sigla di apertura. Il pianoforte è sempre presente negli episodi e accompagna tanto quanto la parte grafica i dialoghi dei personaggi.
A mio parere siamo a livelli ben superiori rispetto a serie ben più conosciute. Se si cerca la parte "emozionale" "sentimentale" e, perché no, se si ha voglia di piangere, questo è forse l'anime più indicato.
Saluti.
Seconda serie che conclude le due stagioni dell’anime-drama “Ef – a fairy of two”, "A tale of melodies", a parte qualche piccola falla e qualche fastidiosa forzatura, si rivela senza problemi all’altezza della prima.
Poiché questa mini-saga composta da dodici episodi è ambientata esattamente dopo e negli stessi luoghi di "A tale of memories "(almeno in parte, perché ogni puntata si sviluppa a cavallo di flashbacks e ricordi dei protagonisti), chi avrà sofferto e si sarà commosso di fronte alla prima memorabile serie potrà ritrovare con un po’ di nostalgia alcuni dei vecchi protagonisti come Chihiro e lo stesso Renji, trasformati in illustri comprimari al fianco dei personaggi che furono a loro volta di “contorno” in "A tale of memories", ma che qui appaiono in gran spolvero.
È infatti giunto il momento di narrare la drammatica e romantica vicenda di Amamiya Yuuko, una bellissima ragazza dai lunghi e fluenti capelli, orfana e senza nessuno al mondo, capace di sorridere in ogni situazione, forse anche quando da sorridere non ci sarebbe proprio niente. Scorrendo indietro negli anni troveremo anche Yuu, tutore adottivo di Chihiro, in panni completamente differenti da come ci eravamo abituati a conoscerlo: un semplice studente pieno d’ambizione, con un orfanotrofio e qualche incubo oramai alle spalle.
La prima cosa che colpisce di quest’anime è la cura nei dettagli, ricchi di profondità cromatica e capaci di regalare sfumature inaspettate - oserei dire magiche - ai fondali che fungono da ambientazione in uno dei più riusciti e classici prodotti “Made in Japan”, ispirato a un videogioco simulatore di appuntamenti e che chiude, come già citato, "A fairy of two".
Sin dalla sigla d’apertura si capisce che il prodotto non ha perso qualità: opening che varia a ogni episodio e che introduce particolari nuovi oltre che un ritmo eccezionale, un autentico preludio alla vicenda travagliata e sentimentale che verrà. Meno intriganti ma non meno appassionate le versioni della ending, più blande e pacate.
Che sia un prodotto per gli amanti delle storie drammatiche incentrate sul genere sentimentale e che i più sensibili debbano tenere pronto il fazzoletto è fuor di dubbio, ma ciò che più mi ha colpito e che è doveroso sottolineare è la leggera ma insistente tecnica con cui gli autori criptano alcuni messaggi tramite disegni, oggetti, parole, allegorie dei personaggi assimilabili a volte solo grazie a sfuggevoli fermo-immagine di qualche frazione di secondo, che lasciano una traccia, un indizio, una metafora dello stato d’animo dei protagonisti, o di ciò che deve avvenire o è avvenuto. Un mosaico di sensazioni e sentimenti che lascia grande spazio a una viscerale introspezione, veri e propri rimandi e tracce sparse lungo l’opera.
Continuando la disamina, oltre al colore e a una colonna sonora emozionante, si capisce subito d’esser di fronte a una storia che parla di sofferenza interiore e di vera e propria “sfida alla vita”; tuttavia sono proprio alcune situazioni romantiche a sembrare - in qualche stretto ambito - quasi artefatte, poco spontanee, come se racchiudere tutta la vicenda in solo dodici episodi avesse danneggiato la naturalezza di certe situazioni, impedendo uno sviluppo differente, magari più lento, più verosimile (e senza dubbio consono) e reso alcune scene d’amore più realistiche e plausibili. Discorso simile vale per le complicazioni nella vita privata e addirittura di salute che i protagonisti devono affrontare - verrebbe da chiedersi com’è possibile che capitino tutte a loro, le disgrazie?! -, forse un po’ troppo ardue e concentrate, al limite della coincidenza forzata e poco credibili, nonostante l’anime sia palesemente di un genere “drama” quasi estremo.
Guardandolo invece nel complesso, rispetto alla prima serie, "A tale of melodies" si propone più maturo sia dal punto di vista sentimentale sia da quello espressamente sessuale, intrecciando questi elementi con garbo e intelligenza, senza mai e poi mai eccedere in volgarità, anzi, calamitando lo spettatore e donando pathos e coinvolgimento. Eccezionale, invece, la profondissima introspezione dei personaggi, in particolare quella di uno dei protagonisti, Kuze, ex musicista di violino e, con sua somma disperazione, malato di cuore in fase terminale.
Autolesionismo, paura di morire, desiderio di fuggire per non ferire e non esser feriti, mentire – anzi come Kuze stesso sottolinea – indossare la maschera adatta al momento adatto: sono tutti accorgimenti e sfaccettature che donano realismo, umanità e intensità a questo personaggio come al resto dei personaggi principali. Ed è proprio l’uso della “maschera”, la paura di svelarsi per ciò che si è realmente, le “uno, nessuno, centomila” maschere pirandelliane che ognuno di noi indossa secondo necessità nella vita di tutti i giorni, uno dei temi fondamentali e profondissimi che fa da spina dorsale lungo tutta la trama. Anzi, per esser ancora più precisi e corretti, si può racchiudere lo stato d’animo di alcuni personaggi con il prudente, codardo e remissivo ragionamento che porta al dilemma di “tentare col rischio di soffrire e fallire, oppure non tentare affatto, non ottenere assolutamente nulla, ma evitare sofferenza e sconfitta”. La visione pessimistica di questa filosofia di vita deriva, come l’anime stesso rivela, da un forte senso d'insicurezza e da traumi infantili che hanno segnato i protagonisti nel profondo del loro animo.
A parte qualche piccolo difettuccio probabilmente derivato da un canovaccio adattato dal ben più vario, lungo e omonimo videogioco, "A tale of melodies" offre spunti di riflessione molto profondi, regala emozioni in un crescendo di rara bellezza e uniformità, fino a un finale dolcissimo, sia triste sia sereno, cosa molto rara e singolare. Le vicende dei protagonisti di entrambe le serie hanno (momentaneamente) una fine, anche se si presagisce come essi continueranno la loro vita.
Il concetto predominante di tutta la storia è “forza di volontà”: tramite quest’arma infallibile si può ottenere qualsiasi cosa!
Una nota di merito va data agli sceneggiatori per alcuni dialoghi che racchiudono chicche e riflessioni molto profonde, delle massime che ricordano tanto i più comuni aforismi, e che rendono unico un finale palpitante, amaro e dolcissimo contemporaneamente.
La parola che più rappresenta questa saga di due stagioni direi che è “Futuro”; guardare avanti con ottimismo, ricordando il passato ma non rimanendone intrappolati.
Sicuramente un prodotto adatto agli amanti del genere, ma che potrebbe sorprendere in positivo molti più neofiti di quanto si possa pensare. "EF - a Tale of Melodies" è magia allo stato puro, condita da ritmo ed emozione.
Poiché questa mini-saga composta da dodici episodi è ambientata esattamente dopo e negli stessi luoghi di "A tale of memories "(almeno in parte, perché ogni puntata si sviluppa a cavallo di flashbacks e ricordi dei protagonisti), chi avrà sofferto e si sarà commosso di fronte alla prima memorabile serie potrà ritrovare con un po’ di nostalgia alcuni dei vecchi protagonisti come Chihiro e lo stesso Renji, trasformati in illustri comprimari al fianco dei personaggi che furono a loro volta di “contorno” in "A tale of memories", ma che qui appaiono in gran spolvero.
È infatti giunto il momento di narrare la drammatica e romantica vicenda di Amamiya Yuuko, una bellissima ragazza dai lunghi e fluenti capelli, orfana e senza nessuno al mondo, capace di sorridere in ogni situazione, forse anche quando da sorridere non ci sarebbe proprio niente. Scorrendo indietro negli anni troveremo anche Yuu, tutore adottivo di Chihiro, in panni completamente differenti da come ci eravamo abituati a conoscerlo: un semplice studente pieno d’ambizione, con un orfanotrofio e qualche incubo oramai alle spalle.
La prima cosa che colpisce di quest’anime è la cura nei dettagli, ricchi di profondità cromatica e capaci di regalare sfumature inaspettate - oserei dire magiche - ai fondali che fungono da ambientazione in uno dei più riusciti e classici prodotti “Made in Japan”, ispirato a un videogioco simulatore di appuntamenti e che chiude, come già citato, "A fairy of two".
Sin dalla sigla d’apertura si capisce che il prodotto non ha perso qualità: opening che varia a ogni episodio e che introduce particolari nuovi oltre che un ritmo eccezionale, un autentico preludio alla vicenda travagliata e sentimentale che verrà. Meno intriganti ma non meno appassionate le versioni della ending, più blande e pacate.
Che sia un prodotto per gli amanti delle storie drammatiche incentrate sul genere sentimentale e che i più sensibili debbano tenere pronto il fazzoletto è fuor di dubbio, ma ciò che più mi ha colpito e che è doveroso sottolineare è la leggera ma insistente tecnica con cui gli autori criptano alcuni messaggi tramite disegni, oggetti, parole, allegorie dei personaggi assimilabili a volte solo grazie a sfuggevoli fermo-immagine di qualche frazione di secondo, che lasciano una traccia, un indizio, una metafora dello stato d’animo dei protagonisti, o di ciò che deve avvenire o è avvenuto. Un mosaico di sensazioni e sentimenti che lascia grande spazio a una viscerale introspezione, veri e propri rimandi e tracce sparse lungo l’opera.
Continuando la disamina, oltre al colore e a una colonna sonora emozionante, si capisce subito d’esser di fronte a una storia che parla di sofferenza interiore e di vera e propria “sfida alla vita”; tuttavia sono proprio alcune situazioni romantiche a sembrare - in qualche stretto ambito - quasi artefatte, poco spontanee, come se racchiudere tutta la vicenda in solo dodici episodi avesse danneggiato la naturalezza di certe situazioni, impedendo uno sviluppo differente, magari più lento, più verosimile (e senza dubbio consono) e reso alcune scene d’amore più realistiche e plausibili. Discorso simile vale per le complicazioni nella vita privata e addirittura di salute che i protagonisti devono affrontare - verrebbe da chiedersi com’è possibile che capitino tutte a loro, le disgrazie?! -, forse un po’ troppo ardue e concentrate, al limite della coincidenza forzata e poco credibili, nonostante l’anime sia palesemente di un genere “drama” quasi estremo.
Guardandolo invece nel complesso, rispetto alla prima serie, "A tale of melodies" si propone più maturo sia dal punto di vista sentimentale sia da quello espressamente sessuale, intrecciando questi elementi con garbo e intelligenza, senza mai e poi mai eccedere in volgarità, anzi, calamitando lo spettatore e donando pathos e coinvolgimento. Eccezionale, invece, la profondissima introspezione dei personaggi, in particolare quella di uno dei protagonisti, Kuze, ex musicista di violino e, con sua somma disperazione, malato di cuore in fase terminale.
Autolesionismo, paura di morire, desiderio di fuggire per non ferire e non esser feriti, mentire – anzi come Kuze stesso sottolinea – indossare la maschera adatta al momento adatto: sono tutti accorgimenti e sfaccettature che donano realismo, umanità e intensità a questo personaggio come al resto dei personaggi principali. Ed è proprio l’uso della “maschera”, la paura di svelarsi per ciò che si è realmente, le “uno, nessuno, centomila” maschere pirandelliane che ognuno di noi indossa secondo necessità nella vita di tutti i giorni, uno dei temi fondamentali e profondissimi che fa da spina dorsale lungo tutta la trama. Anzi, per esser ancora più precisi e corretti, si può racchiudere lo stato d’animo di alcuni personaggi con il prudente, codardo e remissivo ragionamento che porta al dilemma di “tentare col rischio di soffrire e fallire, oppure non tentare affatto, non ottenere assolutamente nulla, ma evitare sofferenza e sconfitta”. La visione pessimistica di questa filosofia di vita deriva, come l’anime stesso rivela, da un forte senso d'insicurezza e da traumi infantili che hanno segnato i protagonisti nel profondo del loro animo.
A parte qualche piccolo difettuccio probabilmente derivato da un canovaccio adattato dal ben più vario, lungo e omonimo videogioco, "A tale of melodies" offre spunti di riflessione molto profondi, regala emozioni in un crescendo di rara bellezza e uniformità, fino a un finale dolcissimo, sia triste sia sereno, cosa molto rara e singolare. Le vicende dei protagonisti di entrambe le serie hanno (momentaneamente) una fine, anche se si presagisce come essi continueranno la loro vita.
Il concetto predominante di tutta la storia è “forza di volontà”: tramite quest’arma infallibile si può ottenere qualsiasi cosa!
Una nota di merito va data agli sceneggiatori per alcuni dialoghi che racchiudono chicche e riflessioni molto profonde, delle massime che ricordano tanto i più comuni aforismi, e che rendono unico un finale palpitante, amaro e dolcissimo contemporaneamente.
La parola che più rappresenta questa saga di due stagioni direi che è “Futuro”; guardare avanti con ottimismo, ricordando il passato ma non rimanendone intrappolati.
Sicuramente un prodotto adatto agli amanti del genere, ma che potrebbe sorprendere in positivo molti più neofiti di quanto si possa pensare. "EF - a Tale of Melodies" è magia allo stato puro, condita da ritmo ed emozione.
Le prime cose che colpiscono di quest'opera sono lo splendore ammaliante dei fondali, delle luci e dei colori, subito dopo si comincia a fare i conti con una trama bizzarra e intrigante. Bizzarra e intrigante sono i due aggettivi che a mio parere calzano meglio e "bizzarro" non va inteso solo positivamente, vi sono infatti fasi poco comprensibili, peggiorate da una regia come minimo opinabile, a mio parere.
Il livello tecnico mi è sembrato decisamente superiore a quello del suo prequel, che già era di ottimo livello.
Le meccaniche di narrazione sono simili a quelle di "Ef A tale of Memories" ossia prevedono più personaggi e storie che viaggiano più o meno parallele e andranno, direttamente o indirettamente, a intrecciarsi, anche con ciò che abbiamo visto nel prequel, seppur in modo marginale.
In negativo c'è da segnalare una certa pesantezza di alcune fasi, dovute all'estrema lentezza del tutto. Fortunatamente il primo "punto di svolta", che contribuirà a dare molta profondità all'opera, non tarderà ad arrivare; prima di allora l'impressione avuta era quella di una sfavillante cornice per un quadro insipido.
Senza dubbio si tratta di un anime che si può guardare indipendentemente dall'avere visto o meno il prequel, ma ricordarsi le storie e qualche retroscena dei personaggi aiuterà moltissimo a conferire profondità alla storia.
Come già scritto in precedenza, la trama non è delle più semplici da seguire e proprio per questo motivo l'ideale sarebbe guardare "Ef a tale of Memories" e immediatamente dopo "Ef a tale of Melodies", solo ed esclusivamente in questo modo potremo godere al meglio di tutte le sfaccettature e dei vari flashback. In caso contrario perderemo una buona fetta di profondità e di senso logico.
Il mio voto è un 8 ma con una regia un po' meno bizzarra avrei potuto assegnargli anche qualcosina di più.
Il livello tecnico mi è sembrato decisamente superiore a quello del suo prequel, che già era di ottimo livello.
Le meccaniche di narrazione sono simili a quelle di "Ef A tale of Memories" ossia prevedono più personaggi e storie che viaggiano più o meno parallele e andranno, direttamente o indirettamente, a intrecciarsi, anche con ciò che abbiamo visto nel prequel, seppur in modo marginale.
In negativo c'è da segnalare una certa pesantezza di alcune fasi, dovute all'estrema lentezza del tutto. Fortunatamente il primo "punto di svolta", che contribuirà a dare molta profondità all'opera, non tarderà ad arrivare; prima di allora l'impressione avuta era quella di una sfavillante cornice per un quadro insipido.
Senza dubbio si tratta di un anime che si può guardare indipendentemente dall'avere visto o meno il prequel, ma ricordarsi le storie e qualche retroscena dei personaggi aiuterà moltissimo a conferire profondità alla storia.
Come già scritto in precedenza, la trama non è delle più semplici da seguire e proprio per questo motivo l'ideale sarebbe guardare "Ef a tale of Memories" e immediatamente dopo "Ef a tale of Melodies", solo ed esclusivamente in questo modo potremo godere al meglio di tutte le sfaccettature e dei vari flashback. In caso contrario perderemo una buona fetta di profondità e di senso logico.
Il mio voto è un 8 ma con una regia un po' meno bizzarra avrei potuto assegnargli anche qualcosina di più.
"A Tale of Melodies" è la seconda stagione di questo interessante anime sentimentale/drammatico, nella quale i personaggi che nella prima serie erano secondari divengono quelli principali e viceversa. "Ef – A tale of melodies" si muove su due differenti piani temporali, uno precedente alla prima stagione e uno immediatamente successivo a quest’ultima. L’anime è godibilissimo anche se non è stata visionata la prima serie, tuttavia è preferibile vedere prima "Ef – A tale of memories", poiché entrambe le stagioni sono da intendersi come un’unica serie, dove nella prima parte sono approfondite le due storie di Chihiro/Renji e Hiro/Miyako/Kei, e nella seconda le vicende di Himura/Yuuko e Kuze/Mizuki.
Con un balzo a ritroso nel tempo ci troviamo davanti a un Himura ancora liceale che incontra Yuuko, una ragazza che pare conoscerlo seppure il ragazzo non si ricordi di lei. Nel presente, invece, il violinista Kuze conosce Mizuki, cugina di Renji, e si intuisce fin da subito che l'uomo le nasconde un segreto.
Come nella prima serie troviamo fondali curatissimi che abbracciano magnificamente i nostri personaggi. Il cielo è incantevole, pare essere un altro protagonista dell’anime tanto la sua presenza è costante e fondamentale nel generare atmosfere uniche. Il comparto tecnico è di alto livello e utilizza soluzioni innovative che raramente si trovano in altri anime, soprattutto di questo genere.
In effetti "Ef – A tale of melodies", che in apparenza potrebbe sembrare il classico anime sentimentale ricco di belle ragazze, è in realtà un’opera più complessa, profonda, adulta che ha il coraggio di osare, trattando tematiche molto scottanti in modo delicato e toccante.
La narrazione è lenta e ciò potrebbe scoraggiare i più e probabilmente è il motivo per cui questo prodotto è passato un po’ in sordina. Le BGM, mai invadenti, sono squisite e suonate soprattutto al pianoforte o al violino. Carine l’opening in inglese e le ending.
C’è un sottilissimo filo che unisce tutti i protagonisti, ottimamente caratterizzati e distanti dagli stereotipi a cui ci hanno abituato altri anime. Protagonisti che hanno tante paure, quella di morire, della solitudine, di soffrire, di essere feriti dagli altri, ma che grazie alla propria forza di volontà e all’aiuto della persona amata riescono a superare le proprie debolezze. Sui legami che uniscono i personaggi vengono lanciati vari indizi nel corso degli episodi, già a partire dalla prima serie, dando modo allo spettatore di ricongiungere pian piano tutti i pezzi del puzzle.
Nonostante la trama sia triste, "Ef – A tale of melodies" riesce a lasciarci col sorriso poiché il messaggio trasmesso da quest'anime, anzi i messaggi, dato che ce ne sono molteplici, sono molto positivi e meno scontati o ingenui di quanto possa sembrare. "Ef – A tale of melodies" è un invito a coltivare i nostri sogni e a cercare di realizzarli, malgrado le avversità; a provare a raggiungere grandi traguardi a piccoli passi; a guardare al futuro senza vivere nella gabbia dorata dei ricordi e senza farsi tormentare dai rimpianti, imparando a convivere con le sofferenze che la vita inevitabilmente riserva a ognuno, ma soprattutto cercando insieme alle persone che amiamo di essere felici. Felicità che può avere diverse sfaccettature e che non nasce sempre dall’ottenere tutto ciò che si desidera, ma dal ricavare il meglio da ciò che la vita offre. Felicità che non può essere raggiunta da soli, ma tenendo per mano le persone a noi care.
In conclusione se non vi farete spaventare dalla lentezza della narrazione scoprirete una piccola perla che non mancherà di regalarvi emozioni e, perché no, di farvi riflettere.
Con un balzo a ritroso nel tempo ci troviamo davanti a un Himura ancora liceale che incontra Yuuko, una ragazza che pare conoscerlo seppure il ragazzo non si ricordi di lei. Nel presente, invece, il violinista Kuze conosce Mizuki, cugina di Renji, e si intuisce fin da subito che l'uomo le nasconde un segreto.
Come nella prima serie troviamo fondali curatissimi che abbracciano magnificamente i nostri personaggi. Il cielo è incantevole, pare essere un altro protagonista dell’anime tanto la sua presenza è costante e fondamentale nel generare atmosfere uniche. Il comparto tecnico è di alto livello e utilizza soluzioni innovative che raramente si trovano in altri anime, soprattutto di questo genere.
In effetti "Ef – A tale of melodies", che in apparenza potrebbe sembrare il classico anime sentimentale ricco di belle ragazze, è in realtà un’opera più complessa, profonda, adulta che ha il coraggio di osare, trattando tematiche molto scottanti in modo delicato e toccante.
La narrazione è lenta e ciò potrebbe scoraggiare i più e probabilmente è il motivo per cui questo prodotto è passato un po’ in sordina. Le BGM, mai invadenti, sono squisite e suonate soprattutto al pianoforte o al violino. Carine l’opening in inglese e le ending.
C’è un sottilissimo filo che unisce tutti i protagonisti, ottimamente caratterizzati e distanti dagli stereotipi a cui ci hanno abituato altri anime. Protagonisti che hanno tante paure, quella di morire, della solitudine, di soffrire, di essere feriti dagli altri, ma che grazie alla propria forza di volontà e all’aiuto della persona amata riescono a superare le proprie debolezze. Sui legami che uniscono i personaggi vengono lanciati vari indizi nel corso degli episodi, già a partire dalla prima serie, dando modo allo spettatore di ricongiungere pian piano tutti i pezzi del puzzle.
Nonostante la trama sia triste, "Ef – A tale of melodies" riesce a lasciarci col sorriso poiché il messaggio trasmesso da quest'anime, anzi i messaggi, dato che ce ne sono molteplici, sono molto positivi e meno scontati o ingenui di quanto possa sembrare. "Ef – A tale of melodies" è un invito a coltivare i nostri sogni e a cercare di realizzarli, malgrado le avversità; a provare a raggiungere grandi traguardi a piccoli passi; a guardare al futuro senza vivere nella gabbia dorata dei ricordi e senza farsi tormentare dai rimpianti, imparando a convivere con le sofferenze che la vita inevitabilmente riserva a ognuno, ma soprattutto cercando insieme alle persone che amiamo di essere felici. Felicità che può avere diverse sfaccettature e che non nasce sempre dall’ottenere tutto ciò che si desidera, ma dal ricavare il meglio da ciò che la vita offre. Felicità che non può essere raggiunta da soli, ma tenendo per mano le persone a noi care.
In conclusione se non vi farete spaventare dalla lentezza della narrazione scoprirete una piccola perla che non mancherà di regalarvi emozioni e, perché no, di farvi riflettere.
A tale of Melodies è, a mio parere, il punto d'incontro tra pura arte e musica emozionante e coinvolgente. E' un anime profondamente serio, riflessivo, coinvolgente e per certi versi estremamente filosofico. (Infatti non è solo ed esclusivamente "sentimentale", perché sarebbe un aggettivo troppo riduttivo). Consiglierei vivamente quest’anime a tutti coloro che ricercano negli anime quelle qualità che io ho notato in quest'opera.
Vorrei cercare di fare un analisi dettagliata di quelle tematiche che sono molto difficili da rappresentare anche nel cinema, nell'arte e nella letteratura.
Tema 1: l'amore, il quale è descritto in diversi modi.
a) Esso è una forza che riesce a distruggere le maschere che l'uomo porta per nascondere la sua vera natura, pertanto solo le persone sincere possono veramente amare con profondità.
b) Un altro lato molto interessante e piuttosto originale consiste nella descrizione dell'amore come preparazione psicologica e sfida per l'animo umano.
c) E’ un modo illusorio per guarire profonde ferite: un esempio è il caso di Myamura, che usa Yuuko come un fantoccio avente la funzione di riportare in vita la sorella morta in un terremoto.
d) E’ visto come sublimazione spirituale, infatti Yuuko rappresenta parzialmente, a mio parere, la donna angelicata descritta dagli Stilnovisti. L'anime stesso si conclude con questa descrizione dell'amore in particolare con la frase: “Due anime diventano una e insieme attraversano l'eternità”.
Tema 2: L'utopia (o meglio le riflessioni che personaggi come Yuuko e Yuu-kun fanno in proposito) vista come un mondo non così difficilmente realizzabile, un mondo in cui tutti siano gentili e in cui nessuno possa soffrire la solitudine, poiché secondo la filosofia dei personaggi “il primo passo per realizzare un sogno è avere un sogno”.
Molti letterati hanno scritto su un mondo ideale: basti pensare a Thomas More, a Campanella, a Platone. Tuttavia ognuno di noi dovrebbe riflettere su questa domanda: E' giusto che esista un mondo di pura bontà? L'equilibrio bene-male dovrebbe essere distrutto?
Tema 3: Il dolore espresso come sofferenza dell'uomo capace di distruggere anche il talento più grande che una persona porta con sé e che circonda anche le persone circostanti.
Tema 4: L'inno alla vita, la quale dovrebbe avere come scopo ultimo il raggiungimento della felicità - atteggiamento quasi illuministico. Questo tema si ricava nel dialogo tra Kuze e Mizuki:
“Cosa vuoi fare da grande?” - Kuze
“Essere felice.” - Mizuki
Quindi la vita è intesa come corsa/ricerca verso la felicità e come “carpe diem”, vivere il presente.
E' sorprendente notare quanti spunti di riflessione un' opera riesce a dare. Ogni parola provoca riflessione e molte attenzioni. Tutto questo più una trama particolare e convincente dà come risultato emozioni indescrivibili.
Ragazzi, cosa si può pretendere di più?
Colgo l'occasione per fare gli auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti.
Vorrei cercare di fare un analisi dettagliata di quelle tematiche che sono molto difficili da rappresentare anche nel cinema, nell'arte e nella letteratura.
Tema 1: l'amore, il quale è descritto in diversi modi.
a) Esso è una forza che riesce a distruggere le maschere che l'uomo porta per nascondere la sua vera natura, pertanto solo le persone sincere possono veramente amare con profondità.
b) Un altro lato molto interessante e piuttosto originale consiste nella descrizione dell'amore come preparazione psicologica e sfida per l'animo umano.
c) E’ un modo illusorio per guarire profonde ferite: un esempio è il caso di Myamura, che usa Yuuko come un fantoccio avente la funzione di riportare in vita la sorella morta in un terremoto.
d) E’ visto come sublimazione spirituale, infatti Yuuko rappresenta parzialmente, a mio parere, la donna angelicata descritta dagli Stilnovisti. L'anime stesso si conclude con questa descrizione dell'amore in particolare con la frase: “Due anime diventano una e insieme attraversano l'eternità”.
Tema 2: L'utopia (o meglio le riflessioni che personaggi come Yuuko e Yuu-kun fanno in proposito) vista come un mondo non così difficilmente realizzabile, un mondo in cui tutti siano gentili e in cui nessuno possa soffrire la solitudine, poiché secondo la filosofia dei personaggi “il primo passo per realizzare un sogno è avere un sogno”.
Molti letterati hanno scritto su un mondo ideale: basti pensare a Thomas More, a Campanella, a Platone. Tuttavia ognuno di noi dovrebbe riflettere su questa domanda: E' giusto che esista un mondo di pura bontà? L'equilibrio bene-male dovrebbe essere distrutto?
Tema 3: Il dolore espresso come sofferenza dell'uomo capace di distruggere anche il talento più grande che una persona porta con sé e che circonda anche le persone circostanti.
Tema 4: L'inno alla vita, la quale dovrebbe avere come scopo ultimo il raggiungimento della felicità - atteggiamento quasi illuministico. Questo tema si ricava nel dialogo tra Kuze e Mizuki:
“Cosa vuoi fare da grande?” - Kuze
“Essere felice.” - Mizuki
Quindi la vita è intesa come corsa/ricerca verso la felicità e come “carpe diem”, vivere il presente.
E' sorprendente notare quanti spunti di riflessione un' opera riesce a dare. Ogni parola provoca riflessione e molte attenzioni. Tutto questo più una trama particolare e convincente dà come risultato emozioni indescrivibili.
Ragazzi, cosa si può pretendere di più?
Colgo l'occasione per fare gli auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti.
La prima parte di EF ("A tale of memories") m'era piaciuta così tanto che, una volta terminato il lavoro, sono corso a casa con l'intento di guardarmi subito la seconda tutta d'un fiato. E così è stato: questo "A tale of Melodies" non ha niente da invidiare alla prima serie ma anzi, perfino adesso, non sarei in grado di dire quale delle due sia migliore. In realtà non c'è neanche bisogno di farlo: in fondo non si tratta di un seguito, ma del secondo tempo di un film perfetto.
La meccanica alla base di "A tale of Melodies" è identica a quella del suo predecessore: due storie raccontate contemporaneamente, distinte fra loro, ma che s'intrecciano di continuo. Ricorda vagamente la struttura di Clannad e/o Canon con la differenza che non c'è un unico soggetto protagonista che di volta in volta affronta i problemi dei singoli compagni, ma le storie hanno attori sempre diversi. In più c'è l'elemento della contemporaneità della narrazione, che nelle due opere sopra citate mancava.
Come già accennato, i protagonisti della prima serie quasi scompaiono: questo però non senza rinunciare a svelare alcuni di quei "misteri" che li riguardavano rimasti irrisolti, tipo perché le due gemelle comunicavano solo tramite SMS.
Tra i due principali temi narrativi proposti, la storia di Yuu e Yuuko sovrasta nettamente l'altra che, pur facendo la sua bella figura, è di un livello nettamente inferiore. Per dirla tutta è probabilmente anche la migliore delle quattro proposte nelle due edizioni: i ricordi di Yuu si convertono in una trama emotivamente coinvolgente e svelano insospettabili legami fra tutti i personaggi. Letto in una chiave romantica la vicenda è talmente bella da far perdonare anche qualche trovata un po' troppo ingenua.
Inoltre, nonostante fossi convinto che da tutti questi intrecci ne sarebbero sicuramente derivate delle contraddizioni, finora non ne ho individuata nemmeno una.
<b>[Attenzione! Spoiler!]</b> Il tanto criticato "happy ending", poi, stavolta non c'è: Yuu non può vivere la sua vita accanto a Yuuko e Kuze in fondo rimanda soltanto di poco il momento della sua dipartita. Se non sono stato d'accordo con chi criticava il finale della prima serie perché ritenuto buonista, stavolta, per gli stessi motivi, un finale in cui tutti sono felici è contenti sarebbe stato effettivamente stonato. <b>[Fine spoiler.]</b>
Più in generale la scelta di tutti e quattro i diversi finali m'è sembrata logica e non improvvisata per cui mi ritengo soddisfatto.
Per quanto riguarda il livello grafico, ribadisco l'ottima impressione avuta per "A tale of Memories".
In definitiva quindi EF - a Tale of Melodies è un anime molto molto bello che soddisfa pienamente tutti i miei parametri di valutazione. Tutte e due le serie vanno viste assolutamente: se poi si è pure appassionati del genere non conoscere questo titolo è un vero e proprio delitto.
La meccanica alla base di "A tale of Melodies" è identica a quella del suo predecessore: due storie raccontate contemporaneamente, distinte fra loro, ma che s'intrecciano di continuo. Ricorda vagamente la struttura di Clannad e/o Canon con la differenza che non c'è un unico soggetto protagonista che di volta in volta affronta i problemi dei singoli compagni, ma le storie hanno attori sempre diversi. In più c'è l'elemento della contemporaneità della narrazione, che nelle due opere sopra citate mancava.
Come già accennato, i protagonisti della prima serie quasi scompaiono: questo però non senza rinunciare a svelare alcuni di quei "misteri" che li riguardavano rimasti irrisolti, tipo perché le due gemelle comunicavano solo tramite SMS.
Tra i due principali temi narrativi proposti, la storia di Yuu e Yuuko sovrasta nettamente l'altra che, pur facendo la sua bella figura, è di un livello nettamente inferiore. Per dirla tutta è probabilmente anche la migliore delle quattro proposte nelle due edizioni: i ricordi di Yuu si convertono in una trama emotivamente coinvolgente e svelano insospettabili legami fra tutti i personaggi. Letto in una chiave romantica la vicenda è talmente bella da far perdonare anche qualche trovata un po' troppo ingenua.
Inoltre, nonostante fossi convinto che da tutti questi intrecci ne sarebbero sicuramente derivate delle contraddizioni, finora non ne ho individuata nemmeno una.
<b>[Attenzione! Spoiler!]</b> Il tanto criticato "happy ending", poi, stavolta non c'è: Yuu non può vivere la sua vita accanto a Yuuko e Kuze in fondo rimanda soltanto di poco il momento della sua dipartita. Se non sono stato d'accordo con chi criticava il finale della prima serie perché ritenuto buonista, stavolta, per gli stessi motivi, un finale in cui tutti sono felici è contenti sarebbe stato effettivamente stonato. <b>[Fine spoiler.]</b>
Più in generale la scelta di tutti e quattro i diversi finali m'è sembrata logica e non improvvisata per cui mi ritengo soddisfatto.
Per quanto riguarda il livello grafico, ribadisco l'ottima impressione avuta per "A tale of Memories".
In definitiva quindi EF - a Tale of Melodies è un anime molto molto bello che soddisfa pienamente tutti i miei parametri di valutazione. Tutte e due le serie vanno viste assolutamente: se poi si è pure appassionati del genere non conoscere questo titolo è un vero e proprio delitto.
Recensire quest'anime non è semplice, dal momento che per capire a fondo la complessità e la bellezza della trama si deve per forza guardarlo. In nessun caso si è dimostrato pesante o noioso, quelli cui piace il genere drammatico-sentimentale lo troveranno un capolavoro. E' un anime che consiglio di vedere almeno una volta nella vita, sia la prima serie sia soprattutto la seconda, che mi ha commosso non poche volte.
"A tale of melodies" è il seguito di "A tale of memories", o per meglio dire racconta sia i fatti antecedenti alla prima serie sia i seguenti. Il continuo alternarsi di flashback avviene sempre in maniera precisa e mai superflua. In questa serie vengono raccontate le storie dei personaggi che, in "A tale of memories", erano solo di fondo, senza tralasciare qualche aggiornamento sulle relazioni dei vecchi protagonisti; inoltre viene raccontata la storia del fantasma della ragazza che appariva sempre a consigliare i protagonisti della prima serie.
Rivediamo dunque il violinista Kuze, che personalmente ho rivalutato molto, alle prese con la cugina di Renji: come potete intuire dalle foto qui sotto si tratta di Mizuki, l'amica di Key. La storia d'amore tra i due prende gran parte dello spazio dei momenti del presente. Nei flashback invece vediamo i tre amici Kuze, Himura e Nagi (sorella di Hiro) quando ancora andavano al liceo di Otowa, Giappone. La tranquillità di quei giorni viene poi interrotta dall'arrivo di Amamiya Yuuko, il fantasma della prima serie, amica d'infanzia di Himura e che ora dopo anni gli si ripresenta davanti. Da qui viene raccontata la storia d'amore tra i due, che si dirama in varie peripezie, ma non ve le svelerò ora. L'unica cosa che posso dire è che nell'ultima puntata viene svelato il legame tra i personaggi, della prima e della seconda serie, con Yuuko.
"A tale of melodies" è il seguito di "A tale of memories", o per meglio dire racconta sia i fatti antecedenti alla prima serie sia i seguenti. Il continuo alternarsi di flashback avviene sempre in maniera precisa e mai superflua. In questa serie vengono raccontate le storie dei personaggi che, in "A tale of memories", erano solo di fondo, senza tralasciare qualche aggiornamento sulle relazioni dei vecchi protagonisti; inoltre viene raccontata la storia del fantasma della ragazza che appariva sempre a consigliare i protagonisti della prima serie.
Rivediamo dunque il violinista Kuze, che personalmente ho rivalutato molto, alle prese con la cugina di Renji: come potete intuire dalle foto qui sotto si tratta di Mizuki, l'amica di Key. La storia d'amore tra i due prende gran parte dello spazio dei momenti del presente. Nei flashback invece vediamo i tre amici Kuze, Himura e Nagi (sorella di Hiro) quando ancora andavano al liceo di Otowa, Giappone. La tranquillità di quei giorni viene poi interrotta dall'arrivo di Amamiya Yuuko, il fantasma della prima serie, amica d'infanzia di Himura e che ora dopo anni gli si ripresenta davanti. Da qui viene raccontata la storia d'amore tra i due, che si dirama in varie peripezie, ma non ve le svelerò ora. L'unica cosa che posso dire è che nell'ultima puntata viene svelato il legame tra i personaggi, della prima e della seconda serie, con Yuuko.
"Ef - a tale of melodies" non è un anime come gli altri, lo si riconosce immediatamente. Minori ha fatto davvero un ottimo lavoro: le animazioni sono eccellenti e presentano effetti particolarissimi e intriganti riprendendo esattamente quelli di "Ef - a tale of memories". Quest'ultimo anime è da collocarsi dal punto di vista temporale prima di "Ef - a tale of melodies": le due serie restano comunque indipendenti l'una dall'altra, ma consiglierei, a chi si appresta a iniziare a vedere il "melodies", di vedere prima il "memories", in quanto si rincontrano molti personaggi di cui sarebbe meglio conoscerne la storia personale. Il crossover fra le due serie è a dir poco perfetto: le relazioni fra i personaggi sono di certo abbastanza aggrovigliate e tendono a sviluppare la trama al meglio.
L'anime s'incentra su due storie amorose, ma badate bene, non vi aspettate il solito carattere sentimentale (non è un shoujo, ma un seinen); l'anime parla di temi quali la morte, la violenza sessuale, la solitudine, la malattia, ma anche l'amore. Le colonne sonore sono encomiabili, davvero molto belle.
Particolare è l'opening che, via via che passano le puntate, si trasforma, si evolve con la vicenda, mentre l'ending si adatterà al tema della puntata.
"Ef - a tale of melodies" è un anime particolarissimo che consiglio fortemente. Da non perdere!
L'anime s'incentra su due storie amorose, ma badate bene, non vi aspettate il solito carattere sentimentale (non è un shoujo, ma un seinen); l'anime parla di temi quali la morte, la violenza sessuale, la solitudine, la malattia, ma anche l'amore. Le colonne sonore sono encomiabili, davvero molto belle.
Particolare è l'opening che, via via che passano le puntate, si trasforma, si evolve con la vicenda, mentre l'ending si adatterà al tema della puntata.
"Ef - a tale of melodies" è un anime particolarissimo che consiglio fortemente. Da non perdere!
Ho iniziato a vedere questo anime puramente per caso, avendo trovato l'opening dello stesso molto intrigante, sia per via della canzone sia per la grafica. Non sapevo nulla né della precedente EF - A Tale of Memories, né di che genere di storia trattasse e devo ammettere che EF è stata una bella sorpresa.
Non mi aspettavo che una semplice storia d'amore, invece ho trovato un anime ben più complesso e maturo. La trama è senz'altro incentrata sull'amore, ma molti altri sono gli argomenti affrontati: la voglia di vivere, il coraggio di andare avanti, la solitudine e la paura della morte.
Nei dodici episodi si alternano e si intrecciano due storie, i cui protagonisti sono collegati indirettamente attraverso il tempo. Le due trame si intrecciano in modo intrigante, lasciando lo spettatore a volte col fiato sospeso per una brusca interruzione che porta a chiedersi poi come andrà a finire. Mi aspettavo una serie per adolescenti in vena di dolcezze, mi sono trovata davanti una storia matura e non facile da affrontare, con momenti drammatici o introspettivi, da affrontare con grande attenzione e che culmina con un finale agrodolce per entrambe le storie parallele.
Non sono in genere un'amante degli anime che si svolgono in modo lento, ma EF non mi ha mai annoiato nonostante le vicende per lo più scorrano molto a rilento.
Questi dodici episodi sono legati alla precedente serie, ma possono essere guardati anche in maniera a sé stante, poiché i riferimenti sono comunque spiegati allo spettatore.
Il design è gradevole e le animazioni buone. Anche il sonoro è azzeccato e come ho già detto la sigla iniziale merita almeno un ascolto approfondito. Il doppiaggio giapponese è anch'esso molto buono.
In definitiva, consiglio la serie a chi vuole godersi una storia d'amore non banale o infantile e con una buona dose di drammaticità. A chi invece preferisce storielle non troppo impegnative da leggere, consiglio di scegliere qualche altro anime.
Il mio voto finale è 8 dunque, perché ho davvero gradito molto tutto l'insieme.
Non mi aspettavo che una semplice storia d'amore, invece ho trovato un anime ben più complesso e maturo. La trama è senz'altro incentrata sull'amore, ma molti altri sono gli argomenti affrontati: la voglia di vivere, il coraggio di andare avanti, la solitudine e la paura della morte.
Nei dodici episodi si alternano e si intrecciano due storie, i cui protagonisti sono collegati indirettamente attraverso il tempo. Le due trame si intrecciano in modo intrigante, lasciando lo spettatore a volte col fiato sospeso per una brusca interruzione che porta a chiedersi poi come andrà a finire. Mi aspettavo una serie per adolescenti in vena di dolcezze, mi sono trovata davanti una storia matura e non facile da affrontare, con momenti drammatici o introspettivi, da affrontare con grande attenzione e che culmina con un finale agrodolce per entrambe le storie parallele.
Non sono in genere un'amante degli anime che si svolgono in modo lento, ma EF non mi ha mai annoiato nonostante le vicende per lo più scorrano molto a rilento.
Questi dodici episodi sono legati alla precedente serie, ma possono essere guardati anche in maniera a sé stante, poiché i riferimenti sono comunque spiegati allo spettatore.
Il design è gradevole e le animazioni buone. Anche il sonoro è azzeccato e come ho già detto la sigla iniziale merita almeno un ascolto approfondito. Il doppiaggio giapponese è anch'esso molto buono.
In definitiva, consiglio la serie a chi vuole godersi una storia d'amore non banale o infantile e con una buona dose di drammaticità. A chi invece preferisce storielle non troppo impegnative da leggere, consiglio di scegliere qualche altro anime.
Il mio voto finale è 8 dunque, perché ho davvero gradito molto tutto l'insieme.
Ef - a tale of melodies è l’anime del 2008 che segue al più famoso ef - a tale of memories del 2007 entrambi sono tratti da un gioco per adulti dal titolo ef - a fairy tale of the two. Consiglio di vedere prima memories poi melodies.
In questa storia ritroviamo sullo sfondo Shindou Kei che sembra aver trovato l’amore e dimenticato Hirono Hiro, suo amico d’infanzia e mangaka, che abbandona la scuola per la professione e continua a stare con Miyamura Miyako. Il triangolo è risolto. Ritroviamo ancora insieme Renji e la povera smemorata Chihiro Shindou (che ricorda tanto il film 50 volte il primo bacio anzi peggio 24 h vs 13h di memoria a breve termine) . Ma tutti questi personaggi servono ad introdurre la storia di altri due characters: Shuuichi Kuze il vicino di Renji artista e viveur (già presente nella prima serie in cui sembrava intendersela con la madre di Renji) conosce Hayama Mizuki, giovane cugina di Reji che passa l’estate dai parenti. Mizuki è magnetizzata da Shuuichi e l’uomo allo stesso tempo è affascinato della freschezza della ragazza, Shuuichi dimentica la differenza d’età ma soprattutto dimentica la ragione per cui aveva interrotto ogni legame sentimentale precedente… ma la dichiarazione d’amore di Mizuki lo riporta alla realtà lui non può…
A questa storia ambientata nel presente appena dopo gli avvenimenti di ef - a tale of memories, se ne affianca una seconda ambientata nel passato, appena accennata nell’anime del 2007. Himura Yuu (tutore di Chihiro Shindou nel presente) incontra una ragazza di nome Amamiya Yuuko che sembra conoscerlo ma lui non la ricorda, ma presto ricorda che è stata il suo primo amore… Qui viene risolto il mistero della donna fantasma che si aggira negli “ef - a tale of”.
Molto toccante, drammatico, introspettivo; una pecca: lento. Risultano pesanti certe scene, specie il monologo di Shuuichi Kuze almeno un paio di minuti di aggettivi e sostantivi di getto, stream of consciousness. Vengono usate tecniche grafiche differenti che definirei sperimentali, non presenti solitamente negli anime sentimentali. Sono molto belli i colori e la grafica, mi sono piaciuti in particolare i tramonti.
In questa storia ritroviamo sullo sfondo Shindou Kei che sembra aver trovato l’amore e dimenticato Hirono Hiro, suo amico d’infanzia e mangaka, che abbandona la scuola per la professione e continua a stare con Miyamura Miyako. Il triangolo è risolto. Ritroviamo ancora insieme Renji e la povera smemorata Chihiro Shindou (che ricorda tanto il film 50 volte il primo bacio anzi peggio 24 h vs 13h di memoria a breve termine) . Ma tutti questi personaggi servono ad introdurre la storia di altri due characters: Shuuichi Kuze il vicino di Renji artista e viveur (già presente nella prima serie in cui sembrava intendersela con la madre di Renji) conosce Hayama Mizuki, giovane cugina di Reji che passa l’estate dai parenti. Mizuki è magnetizzata da Shuuichi e l’uomo allo stesso tempo è affascinato della freschezza della ragazza, Shuuichi dimentica la differenza d’età ma soprattutto dimentica la ragione per cui aveva interrotto ogni legame sentimentale precedente… ma la dichiarazione d’amore di Mizuki lo riporta alla realtà lui non può…
A questa storia ambientata nel presente appena dopo gli avvenimenti di ef - a tale of memories, se ne affianca una seconda ambientata nel passato, appena accennata nell’anime del 2007. Himura Yuu (tutore di Chihiro Shindou nel presente) incontra una ragazza di nome Amamiya Yuuko che sembra conoscerlo ma lui non la ricorda, ma presto ricorda che è stata il suo primo amore… Qui viene risolto il mistero della donna fantasma che si aggira negli “ef - a tale of”.
Molto toccante, drammatico, introspettivo; una pecca: lento. Risultano pesanti certe scene, specie il monologo di Shuuichi Kuze almeno un paio di minuti di aggettivi e sostantivi di getto, stream of consciousness. Vengono usate tecniche grafiche differenti che definirei sperimentali, non presenti solitamente negli anime sentimentali. Sono molto belli i colori e la grafica, mi sono piaciuti in particolare i tramonti.
Questo Anime è davvero stupendo. La storia è interamente incentrata sul tema dell'amore. Non saprei da dove cominciare a raccontarne la trama perchè ci sono 5 anzi diciamo sei personaggi anche se 5 sono quelli davvero importanti. Oltre che possedere una trama molto originale per quanto riguarda la gemellina che ha un problema di memoria a causa di un incidente, questo anime è di una dolcezza unica. Ho visto diversi anime ma nessuno mi ha fatto emozionare come questo. Mi sono commossa un paio di volte, soprattutto verso la fine. Merita davvero di essere guardato, non ve ne pentirete. Posso dire solo che, avendo già visto diversi anime sentimentali, secondo me questo è il migliore che abbia mai visto. Magnifico.