Pokémon - Raikou, the Legend of the Thunder
L'universo Pokémon è un panorama praticamente sconfinato: nel 2012, anno del quindicesimo anniversario dalla sua nascita, il brand vanta un bestiario di circa seicento mostriciattoli tascabili tutti da collezionare, presentati in ben cinque generazioni di videogame (e molti altri spin-off) rappresentate da altrettanti allenatori. Il corrispondente animato, tuttavia, si è da sempre fossilizzato su un unico personaggio, l'eterno giovane Ash Ketchum, da cui l'anime sembra ormai non poter prescindere, poiché lo ha reso troppo noto fra i piccoli a discapito del poco trascurabile fatto che si tratti di un protagonista abbastanza stupido e puerile. Sarà pure apprezzato dai più giovani che nei suoi buoni sentimenti e nella sua semplicità possono liberamente rispecchiarsi, ma a meno che il pubblico non venga trascinato nella sua Isola Che Non C'è difficilmente potrà accettarlo sempre. Al contrario, crescendo la possibilità che allontani dal marchio si fa via via più concreta.
Unica eccezione a questo stato di cose è la serie "Pokémon Chronicles", venti episodi speciali realizzati negli anni 2002-2004 per il programma contenitore Weekly Pokémon Broadcasting Station, poi raggruppati e mandati in onda dalle reti occidentali sotto il nome appunto di "Pokémon Chronicles". La stagione così ricavata è composta da diciannove puntate dalla durata standard più un film per la TV spezzato in tre parti trasmesse come episodi canonici in Occidente (per la cui stagione conta ventidue episodi): il presente film si intitola "Pocket Monster Crystal: Raikō: The Legend of the Thunder" (giapponese: "Poketto Monsutaa Kurisutaru: Raikō Kaminari no Densetsu" ポケットモンスタークリスタル・ライコウ 雷の伝説).
In che modo questo lungometraggio (e il resto della serie) innova l'anime di Pokémon?
Lo fa tramite l'inserimento di personaggi inediti, in particolare il protagonista Kenta/Jimmy, il quale, come Ash, è basato (troppo) approssimativamente su Red, avatar dell'omonimo Pokémon Red/Green/Blue, Kenta è ispirato da Hibiki/Ethan di Pokémon Gold/Silver e i rispettivi remake HeartGold/SoulSilver, ma con delle differenze: se Kenta e Hibiki frequentano praticamente lo stesso sarto, il primo è un adolescente, mentre il secondo è più piccolo e con un ineguagliato visino da angioletto. Kenta sembrerebbe quindi Hibiki cresciuto, il cui Cyndaquil si è evoluto in Typhlosion nel corso della loro avventura. Ma il nome è differente: probabilmente, quello inglese deriva da un allenatore che si incontra nel corso del gioco, il cui nome è appunto Kenta e che è reso nella variante inglese come Jimmy. Dunque, si tratta di due personaggi separati (un personaggio ispirato a Hibiki di Pokémon HeartGold/SoulSilver appare come cameo nel film "Zoroark: il Re delle Illusioni").
Kenta è un giovane allenatore proveniente dalla città di Wakaba Town/New Bark Town (come pure di Hibiki), luogo da dove ha iniziato a viaggiare per la regione di Johto dopo aver ricevuto come starter dal professor Elm/Utsugi (altro corrispettivo diretto del personaggio videoludico) il pokémon Fuoco Cyndaquil. Nella stessa occasione, il professore ha affidato uno starter anche agli amici di Kenta Marina (modellata su Kris del gioco), che si prende cura di un Totodile, e a Jun'ichi/Vincent (quest'ultimo tratto da un allenatore random del gioco), che sceglie Chikorita.
Sebbene i tre siano uniti da una profonda amicizia, non viaggiano insieme e lo spettatore di questo special fa la conoscenza di ognuno di loro separatamente e l'origine del loro viaggio la può dedurre indirettamente da alcuni dialoghi. L'unica nota stonata della loro unione è una sorta di rivalità sentimentale tra Kenta e Jun'ichi per Marina, ma ciò non mette in crisi il loro rapporto, tanto più che Marina pare non avere dubbi su chi sia il suo favorito.
I super cattivi di turno appartengono a un duo del Team Rocket che compare per la prima volta, formato da Bashō/Hun e Buson/Attila. Piccola nota di colore: mentre Bashō nella versione originale è un uomo, nel passaggio alle tv americane - e di conseguenza anche a quelle italiane - i responsabili all'adattamento hanno optato per "armonizzare" il personaggio alla sua apparenza fisica femminea rendendolo una donna, a cui fra l'altro presta la voce Veronica Taylor, doppiatrice dell'Ash Ketchum inglese. Inoltre, nell'adattare i nomi è andata persa un'interessante citazione: Bashō e Buson sono infatti i nomi di due importantissimi poeti di haiku, i quali, secondo una specie di leggenda, oltre a viaggiare per il Giappone al fine di ingrossare la propria vena poetica erano anche spie governative in incognito. Armati di una tecnologia che consente loro di attirare i pokémon di tipo elettrico, di assorbire i loro colpi e rilanciarli al mittente, i due intendono costringere alla scoperto Raikō, il pokémon leggendario di tipo Elettro dalle sembianze canine, e catturarlo.
Naturalmente i tre eroi, assistendo al tentativo di cattura del Team Rocket, non rimarranno inerti e si opporranno al loro piano.
In linea generale, le idee di fondo restano quelle di ogni altro film Pokémon: l'amore per la natura, l'importanza del coraggio e dell'amicizia, la condanna della cupidigia umana che rischia di rompere l'equilibrio naturale sconvolgendo i rapporti fra gli uomini e i pokémon e fra gli uomini stessi. Come icona del perfetto allenatore di pokémon Kenta non è poi molto differente da Ash, essendo pronto a mettere in gioco la sua stessa vita pur di proteggere ciò che ama e così facendo guadagnarsi la stima del leggendario di turno. Eppure ci sono delle differenze, anche se sottili: caratterialmente, Kenta è assai più adulto e coerente rispetto ad Ash, e affronta le difficoltà insieme ai suoi amici, che contribuiscono alla battaglia.
Soprattutto, ciò che differenzia "Raikō: The Legend of the Thunder" dagli altri lungometraggi che ho visto è la bravura con cui gli animatori sono riusciti a sfruttare il budget limitato per questa produzione. Come accennato, questo film non è stato creato per essere proiettato nelle sale, bensì è uno special televisivo, e dunque non dispone di grandi effetti scenici, essendo la grafica omologata alla serie TV. Proprio questa caratteristica, che di solito si rivela essere una debolezza, secondo me diventa il punto di forza della visione. Mi spiego meglio: quello che spesso non mi piace di molte produzioni sono le trame create ad hoc sugli effetti visivi che finiscono per proporre contesti apocalittici in cui c'è in ballo il destino del mondo. Esagerazioni senza né capo né coda. "The Legend of the Thunder" invece, non potendo contare su spettacolari effetti visivi, presenta una battaglia, nonostante l'accenno al fatto che se il Team Rocket riuscisse a impossessarsi del potere di Raikō diventerebbe incontrastabile con chissà quali conseguenze, circoscritta alla cattura stessa del pokémon, e lo spettatore si salva dai soliti ampollosi monologhi sul futuro dell'universo che è riposto nelle mani del protagonista, che solitamente per Pokémon è Ash (ora sì che dormiamo tra due guanciali!). In più, gli animatori non si sono potuti adagiare sugli allori confidando solo negli scontri visivamente mozzafiato per catturare l'attenzione del telespettatore, ma hanno dovuto seriamente spremersi le meningi per confezionare un colpo di scena narrativo l'uno dopo l'altro, in maniera semplice ma efficace e di grande impatto emotivo (continue entrate in scena di personaggi, rovesciamenti situazionali e di battaglie, ecc.).
Globalmente, "Raikō: The Legend of the Thunder" è una produzione che dimostra, ancora una volta, come le cose semplici siano in fin dei conti le più efficaci: liberandosi del (non) vecchio Ash e dei discorsoni degni di ogni americanata che (non) si rispetti, questo film porta una ventata di novità (anche se questa corrente da allora sembra essersi esaurita) nell'anime di Pokémon attraverso la presentazione di nuovi personaggi - che sono la controparte degli allenatori dei videogame, mai più presi in considerazione nell'anime se non per sporadiche apparizioni - e un nuovo contesto, che permettono di vedere come l'universo creato da Satoshi Tajiri sia, come quello reale, bello perché vario, un posto tendenzialmente in pace e armonia, in cui chiunque può ritrovarsi dando a tutti un'impressione diversa: è per questa motivazione che è difficile definire in che modo Johto visto da Kenta & Co. differisce da quello di Ash, perché cambia da allenatore ad allenatore, da spettatore a spettatore, e il fan può "solo" entrarvi e viverlo personalmente.
Unica eccezione a questo stato di cose è la serie "Pokémon Chronicles", venti episodi speciali realizzati negli anni 2002-2004 per il programma contenitore Weekly Pokémon Broadcasting Station, poi raggruppati e mandati in onda dalle reti occidentali sotto il nome appunto di "Pokémon Chronicles". La stagione così ricavata è composta da diciannove puntate dalla durata standard più un film per la TV spezzato in tre parti trasmesse come episodi canonici in Occidente (per la cui stagione conta ventidue episodi): il presente film si intitola "Pocket Monster Crystal: Raikō: The Legend of the Thunder" (giapponese: "Poketto Monsutaa Kurisutaru: Raikō Kaminari no Densetsu" ポケットモンスタークリスタル・ライコウ 雷の伝説).
In che modo questo lungometraggio (e il resto della serie) innova l'anime di Pokémon?
Lo fa tramite l'inserimento di personaggi inediti, in particolare il protagonista Kenta/Jimmy, il quale, come Ash, è basato (troppo) approssimativamente su Red, avatar dell'omonimo Pokémon Red/Green/Blue, Kenta è ispirato da Hibiki/Ethan di Pokémon Gold/Silver e i rispettivi remake HeartGold/SoulSilver, ma con delle differenze: se Kenta e Hibiki frequentano praticamente lo stesso sarto, il primo è un adolescente, mentre il secondo è più piccolo e con un ineguagliato visino da angioletto. Kenta sembrerebbe quindi Hibiki cresciuto, il cui Cyndaquil si è evoluto in Typhlosion nel corso della loro avventura. Ma il nome è differente: probabilmente, quello inglese deriva da un allenatore che si incontra nel corso del gioco, il cui nome è appunto Kenta e che è reso nella variante inglese come Jimmy. Dunque, si tratta di due personaggi separati (un personaggio ispirato a Hibiki di Pokémon HeartGold/SoulSilver appare come cameo nel film "Zoroark: il Re delle Illusioni").
Kenta è un giovane allenatore proveniente dalla città di Wakaba Town/New Bark Town (come pure di Hibiki), luogo da dove ha iniziato a viaggiare per la regione di Johto dopo aver ricevuto come starter dal professor Elm/Utsugi (altro corrispettivo diretto del personaggio videoludico) il pokémon Fuoco Cyndaquil. Nella stessa occasione, il professore ha affidato uno starter anche agli amici di Kenta Marina (modellata su Kris del gioco), che si prende cura di un Totodile, e a Jun'ichi/Vincent (quest'ultimo tratto da un allenatore random del gioco), che sceglie Chikorita.
Sebbene i tre siano uniti da una profonda amicizia, non viaggiano insieme e lo spettatore di questo special fa la conoscenza di ognuno di loro separatamente e l'origine del loro viaggio la può dedurre indirettamente da alcuni dialoghi. L'unica nota stonata della loro unione è una sorta di rivalità sentimentale tra Kenta e Jun'ichi per Marina, ma ciò non mette in crisi il loro rapporto, tanto più che Marina pare non avere dubbi su chi sia il suo favorito.
I super cattivi di turno appartengono a un duo del Team Rocket che compare per la prima volta, formato da Bashō/Hun e Buson/Attila. Piccola nota di colore: mentre Bashō nella versione originale è un uomo, nel passaggio alle tv americane - e di conseguenza anche a quelle italiane - i responsabili all'adattamento hanno optato per "armonizzare" il personaggio alla sua apparenza fisica femminea rendendolo una donna, a cui fra l'altro presta la voce Veronica Taylor, doppiatrice dell'Ash Ketchum inglese. Inoltre, nell'adattare i nomi è andata persa un'interessante citazione: Bashō e Buson sono infatti i nomi di due importantissimi poeti di haiku, i quali, secondo una specie di leggenda, oltre a viaggiare per il Giappone al fine di ingrossare la propria vena poetica erano anche spie governative in incognito. Armati di una tecnologia che consente loro di attirare i pokémon di tipo elettrico, di assorbire i loro colpi e rilanciarli al mittente, i due intendono costringere alla scoperto Raikō, il pokémon leggendario di tipo Elettro dalle sembianze canine, e catturarlo.
Naturalmente i tre eroi, assistendo al tentativo di cattura del Team Rocket, non rimarranno inerti e si opporranno al loro piano.
In linea generale, le idee di fondo restano quelle di ogni altro film Pokémon: l'amore per la natura, l'importanza del coraggio e dell'amicizia, la condanna della cupidigia umana che rischia di rompere l'equilibrio naturale sconvolgendo i rapporti fra gli uomini e i pokémon e fra gli uomini stessi. Come icona del perfetto allenatore di pokémon Kenta non è poi molto differente da Ash, essendo pronto a mettere in gioco la sua stessa vita pur di proteggere ciò che ama e così facendo guadagnarsi la stima del leggendario di turno. Eppure ci sono delle differenze, anche se sottili: caratterialmente, Kenta è assai più adulto e coerente rispetto ad Ash, e affronta le difficoltà insieme ai suoi amici, che contribuiscono alla battaglia.
Soprattutto, ciò che differenzia "Raikō: The Legend of the Thunder" dagli altri lungometraggi che ho visto è la bravura con cui gli animatori sono riusciti a sfruttare il budget limitato per questa produzione. Come accennato, questo film non è stato creato per essere proiettato nelle sale, bensì è uno special televisivo, e dunque non dispone di grandi effetti scenici, essendo la grafica omologata alla serie TV. Proprio questa caratteristica, che di solito si rivela essere una debolezza, secondo me diventa il punto di forza della visione. Mi spiego meglio: quello che spesso non mi piace di molte produzioni sono le trame create ad hoc sugli effetti visivi che finiscono per proporre contesti apocalittici in cui c'è in ballo il destino del mondo. Esagerazioni senza né capo né coda. "The Legend of the Thunder" invece, non potendo contare su spettacolari effetti visivi, presenta una battaglia, nonostante l'accenno al fatto che se il Team Rocket riuscisse a impossessarsi del potere di Raikō diventerebbe incontrastabile con chissà quali conseguenze, circoscritta alla cattura stessa del pokémon, e lo spettatore si salva dai soliti ampollosi monologhi sul futuro dell'universo che è riposto nelle mani del protagonista, che solitamente per Pokémon è Ash (ora sì che dormiamo tra due guanciali!). In più, gli animatori non si sono potuti adagiare sugli allori confidando solo negli scontri visivamente mozzafiato per catturare l'attenzione del telespettatore, ma hanno dovuto seriamente spremersi le meningi per confezionare un colpo di scena narrativo l'uno dopo l'altro, in maniera semplice ma efficace e di grande impatto emotivo (continue entrate in scena di personaggi, rovesciamenti situazionali e di battaglie, ecc.).
Globalmente, "Raikō: The Legend of the Thunder" è una produzione che dimostra, ancora una volta, come le cose semplici siano in fin dei conti le più efficaci: liberandosi del (non) vecchio Ash e dei discorsoni degni di ogni americanata che (non) si rispetti, questo film porta una ventata di novità (anche se questa corrente da allora sembra essersi esaurita) nell'anime di Pokémon attraverso la presentazione di nuovi personaggi - che sono la controparte degli allenatori dei videogame, mai più presi in considerazione nell'anime se non per sporadiche apparizioni - e un nuovo contesto, che permettono di vedere come l'universo creato da Satoshi Tajiri sia, come quello reale, bello perché vario, un posto tendenzialmente in pace e armonia, in cui chiunque può ritrovarsi dando a tutti un'impressione diversa: è per questa motivazione che è difficile definire in che modo Johto visto da Kenta & Co. differisce da quello di Ash, perché cambia da allenatore ad allenatore, da spettatore a spettatore, e il fan può "solo" entrarvi e viverlo personalmente.
Speciale di un’ora uscito in Giappone nel 2001, in concomitanza con l’arrivo nei negozi di Pokemon Cristallo per Gameboy Color, Raikou: La leggenda del tuono è contenuto nella miniserie Pokemon Chronicles, trasmessa anche in Italia qualche anno fa.
I protagonisti di questo lungometraggio speciale non sono Satoshi e compagni, ma tre ragazzi originari della regione di Johto, dove lo special ha luogo: Kenta/Jimmy, Marina e Jun’ichi/Vincent.
I ragazzi si troveranno a dover lottare contro Bashou/Attila e Buson/Hun, due membri del Team Rocket che progettano di catturare Raikou, il leggendario Pokemon del tuono.
Guardare Raikou: La leggenda del tuono mi ha riportato indietro di circa una decina d’anni, a quando, nell’ormai lontanissima primavera dei miei 14 anni, guardavo gli episodi televisivi ambientati a Johto e, nel frattempo, giocavo a Pokemon Cristallo su Gameboy Color. Canzoni, pensieri, ricordi e sentimenti di allora mi sono riaffiorati alla mente durante l’ora della visione e con loro un inaspettato sorriso.
A che cosa è dovuto tutto questo? In primis al cast del lungometraggio, che non coinvolge i personaggi classici dei film cinematografici e delle serie televisive, ma è appunto interamente basato sulla popolazione di Johto e in particolare su Kenta e Marina, i quali erano i personaggi selezionabili dal giocatore negli episodi summenzionati.
Avere dei personaggi completamente nuovi dà una ventata di novità a questo film, che riesce così ad essere abbastanza emozionante e gradevole nonostante la trama non sia poi così diversa dalle passate avventure di Satoshi. E’ bello vedere un approccio diverso ai “mostri tascabili”, un’avventura vissuta da un personaggio che, una volta tanto, non è Satoshi, anche se caratterialmente Kenta gli somiglia.
Sia ben chiaro, i nostri Kenta, Marina e Jun’ichi non è che siano chissà quali personaggi complessissimi, ma sono ragazzi come tanti, che hanno un carattere allegro e gentile e un sogno nel cuore. Nulla di particolarmente complicato, ma risultano simpatici. Anche divertenti, perché no?
Tre ragazzi dal cuore puro, amici d’infanzia, alle prese fra l’altro con la loro prima, buffa, cotta adolescenziale e con un bizzarro (e anche un po’ caricaturale e sfortunato) triangolo amoroso che li coinvolge senza intaccare la loro profonda amicizia.
La trama del film non è nulla di particolarmente originale, dato che si tratta semplicemente della solita cattura del Pokemon leggendario di turno da parte del solito cattivo, ma riesce a farsi seguire piacevolmente proprio perché viene rivoluzionato tutto il cast, non soltanto quello dei buoni, ma anche quello dei cattivi. Il Team Rocket di questo film, difatti, non è composto da Musashi, Kojiro e Nyase ma da due malvagi senza scrupoli. La loro caratterizzazione è un po’ piatta, ma svolgono bene il loro sporco lavoro senza risultare indifferenti allo spettatore.
E’ interessante che il lungometraggio sia dedicato a Raikou, che dei tre cani leggendari è quello più sfortunato, dato che non è molto celebre e che non era mai apparso, sinora, nell’anime o nei lungometraggi, a differenza dei suoi compagni Entei e Suicune.
Il buon cagnone elettrico qui fa bella mostra di sé, presentandosi come una creatura maestosa, elegante, possente e con un carattere diffidente nei confronti degli esseri umani, che faticherà non poco ad accettare quei tre chiassosi ragazzini che vogliono proteggerlo anche a costo delle loro stesse vite.
Il rapporto fra umani e Pokemon viene infatti qui esplorato nelle sue più varie sfaccettature, in maniera toccante e capace di regalare molte emozioni agli spettatori, soprattutto a quelli più giovani. Il messaggio di fondo è lo stesso che ci regalano la serie regolare e i videogiochi, ossia l’amicizia, la lealtà, il rispetto per ogni forma di essere vivente e per ogni uomo, Pokemon o avversario che incontreremo lungo il cammino, poiché potenzialmente anche il rivale più acerrimo un giorno potrebbe diventare il nostro amico più caro.
Importante è il simbolismo che si viene a creare fra i personaggi, i Pokemon, gli elementi e i colori. Avremo infatti un colore dominante giallo per l’elemento tuono e per Raikou, il rosso per Kenta e il suo Typhlosion che simboleggia il fuoco, il blu per Marina e il suo Croconaw che rappresenta l’acqua, e il verde per Jun’ichi e il suo Meganium che rappresenta l’erba. L’unione dei tre ragazzi, dei loro Pokemon e degli elementi (con relativi colori) ad essi associati in virtù della lotta per la salvezza di un ulteriore elemento è una cosa che mi ha favorevolmente colpito del film e che viene egregiamente messa in scena dall’ottima grafica colorata, vivida e spettacolare.
Il comparto sonoro non è nulla di particolarmente memorabile (oltre che differente dalla versione giapponese, dato che quella italiana si rifà alla versione americana che è censurata), mentre il doppiaggio italiano è come di consueto abbastanza buono e schiera voci sempre apprezzabili come quelle di Tosawi Piovani, Leonardo Graziano o Massimo Di Benedetto.
Nel complesso, Raikou: La leggenda del tuono è un’ottima variazione sul tema delle medaglie da conquistare e del viaggio di formazione di Satoshi e compagni. Rimane una produzione molto semplice, che purtroppo è isolata e quindi non approfondirà i suoi personaggi più di tanto, ma si lascia seguire con immenso piacere e, fra l’altro, è davvero capace di mandare in sollucchero gli spettatori che abbiano giocato a Oro, Argento e Cristallo, i videogiochi da cui è tratta, dato l’enorme quantitativo di citazioni che il film rivolge loro.
Sicuramente un must per ogni fan dei mostriciattoli Nintendo.
I protagonisti di questo lungometraggio speciale non sono Satoshi e compagni, ma tre ragazzi originari della regione di Johto, dove lo special ha luogo: Kenta/Jimmy, Marina e Jun’ichi/Vincent.
I ragazzi si troveranno a dover lottare contro Bashou/Attila e Buson/Hun, due membri del Team Rocket che progettano di catturare Raikou, il leggendario Pokemon del tuono.
Guardare Raikou: La leggenda del tuono mi ha riportato indietro di circa una decina d’anni, a quando, nell’ormai lontanissima primavera dei miei 14 anni, guardavo gli episodi televisivi ambientati a Johto e, nel frattempo, giocavo a Pokemon Cristallo su Gameboy Color. Canzoni, pensieri, ricordi e sentimenti di allora mi sono riaffiorati alla mente durante l’ora della visione e con loro un inaspettato sorriso.
A che cosa è dovuto tutto questo? In primis al cast del lungometraggio, che non coinvolge i personaggi classici dei film cinematografici e delle serie televisive, ma è appunto interamente basato sulla popolazione di Johto e in particolare su Kenta e Marina, i quali erano i personaggi selezionabili dal giocatore negli episodi summenzionati.
Avere dei personaggi completamente nuovi dà una ventata di novità a questo film, che riesce così ad essere abbastanza emozionante e gradevole nonostante la trama non sia poi così diversa dalle passate avventure di Satoshi. E’ bello vedere un approccio diverso ai “mostri tascabili”, un’avventura vissuta da un personaggio che, una volta tanto, non è Satoshi, anche se caratterialmente Kenta gli somiglia.
Sia ben chiaro, i nostri Kenta, Marina e Jun’ichi non è che siano chissà quali personaggi complessissimi, ma sono ragazzi come tanti, che hanno un carattere allegro e gentile e un sogno nel cuore. Nulla di particolarmente complicato, ma risultano simpatici. Anche divertenti, perché no?
Tre ragazzi dal cuore puro, amici d’infanzia, alle prese fra l’altro con la loro prima, buffa, cotta adolescenziale e con un bizzarro (e anche un po’ caricaturale e sfortunato) triangolo amoroso che li coinvolge senza intaccare la loro profonda amicizia.
La trama del film non è nulla di particolarmente originale, dato che si tratta semplicemente della solita cattura del Pokemon leggendario di turno da parte del solito cattivo, ma riesce a farsi seguire piacevolmente proprio perché viene rivoluzionato tutto il cast, non soltanto quello dei buoni, ma anche quello dei cattivi. Il Team Rocket di questo film, difatti, non è composto da Musashi, Kojiro e Nyase ma da due malvagi senza scrupoli. La loro caratterizzazione è un po’ piatta, ma svolgono bene il loro sporco lavoro senza risultare indifferenti allo spettatore.
E’ interessante che il lungometraggio sia dedicato a Raikou, che dei tre cani leggendari è quello più sfortunato, dato che non è molto celebre e che non era mai apparso, sinora, nell’anime o nei lungometraggi, a differenza dei suoi compagni Entei e Suicune.
Il buon cagnone elettrico qui fa bella mostra di sé, presentandosi come una creatura maestosa, elegante, possente e con un carattere diffidente nei confronti degli esseri umani, che faticherà non poco ad accettare quei tre chiassosi ragazzini che vogliono proteggerlo anche a costo delle loro stesse vite.
Il rapporto fra umani e Pokemon viene infatti qui esplorato nelle sue più varie sfaccettature, in maniera toccante e capace di regalare molte emozioni agli spettatori, soprattutto a quelli più giovani. Il messaggio di fondo è lo stesso che ci regalano la serie regolare e i videogiochi, ossia l’amicizia, la lealtà, il rispetto per ogni forma di essere vivente e per ogni uomo, Pokemon o avversario che incontreremo lungo il cammino, poiché potenzialmente anche il rivale più acerrimo un giorno potrebbe diventare il nostro amico più caro.
Importante è il simbolismo che si viene a creare fra i personaggi, i Pokemon, gli elementi e i colori. Avremo infatti un colore dominante giallo per l’elemento tuono e per Raikou, il rosso per Kenta e il suo Typhlosion che simboleggia il fuoco, il blu per Marina e il suo Croconaw che rappresenta l’acqua, e il verde per Jun’ichi e il suo Meganium che rappresenta l’erba. L’unione dei tre ragazzi, dei loro Pokemon e degli elementi (con relativi colori) ad essi associati in virtù della lotta per la salvezza di un ulteriore elemento è una cosa che mi ha favorevolmente colpito del film e che viene egregiamente messa in scena dall’ottima grafica colorata, vivida e spettacolare.
Il comparto sonoro non è nulla di particolarmente memorabile (oltre che differente dalla versione giapponese, dato che quella italiana si rifà alla versione americana che è censurata), mentre il doppiaggio italiano è come di consueto abbastanza buono e schiera voci sempre apprezzabili come quelle di Tosawi Piovani, Leonardo Graziano o Massimo Di Benedetto.
Nel complesso, Raikou: La leggenda del tuono è un’ottima variazione sul tema delle medaglie da conquistare e del viaggio di formazione di Satoshi e compagni. Rimane una produzione molto semplice, che purtroppo è isolata e quindi non approfondirà i suoi personaggi più di tanto, ma si lascia seguire con immenso piacere e, fra l’altro, è davvero capace di mandare in sollucchero gli spettatori che abbiano giocato a Oro, Argento e Cristallo, i videogiochi da cui è tratta, dato l’enorme quantitativo di citazioni che il film rivolge loro.
Sicuramente un must per ogni fan dei mostriciattoli Nintendo.