Thermae Romae Novae
"Thermae Romae Novae" per certi versi è una sorta di isekai “invertito”, dove il protagonista, invece di spostarsi dai nostri giorni verso un passato più o meno fantasy, viaggia dall’antica Roma al Giappone contemporaneo, e l’unica cosa fantasy di tale opera è una specie di “portale” termale dove, di volta in volta, il nostro eroe cade dentro accidentalmente.
Partiamo subito dalle note negative: il comparto grafico è orribile, se i fondali non sono poi così male (i disegni sono discreti, anche se c’è una fastidiosa tonalità di rosso sugli scenari della Roma antica), la rappresentazione dei personaggi è purtroppo scadente, poiché i soggetti sono così piatti, da sembrare dei cartonati incollati su un fondale 3D; le espressioni dei volti sono poco curate e le animazioni, create con la computer grafica, sono semplicemente agghiaccianti.
Se si è disposti a chiudere un occhio (e mezzo) sul comparto visivo, bisogna dire che, alla fine, la visione degli episodi risulterà piacevole, poiché ci sono comunque delle cose che funzionano bene: l’idea di collegare due mondi così lontani nello spazio e nel tempo, come lo sono la Roma imperiale e il Giappone moderno, tramite il culto delle terme, è semplicemente geniale. Certo, a un italiano non sarebbe venuta mai in mente una cosa del genere, visto che ormai è da secoli che le terme, nel nostro Paese, sono una pratica di nicchia, e non un’istituzione nazionale come in Giappone (tanto da divenire uno dei cliché più usati nelle animazioni di quel lato dell’Estremo Oriente).
Il momento in cui il protagonista riemerge nelle acque del “Sol Levante” è quello in cui questa serie dà il meglio, poiché vi nascono una serie di siparietti che strappano più di un sorriso: un antico romano, che riemerge “ignudo” dalle varie sorgenti d’acqua nipponiche, più o meno artificiali (c’è anche un bagno di una casa), permette all’autrice di imbastire dei piccoli sketch simpatici, divertenti e originali, capaci di creare quelle situazioni tipiche di una commedia degli equivoci.
L’autrice, forse senza desideralo, strizza l’occhio al mondo dell’archeologia alternativa: se da una parte Lucius cerca di carpire il funzionamento delle moderne tecnologie con cui viene in contatto, in una sorta di “reverse engineering” (stile UFO di Roswell), dall’altra spesso, nel suo ritorno a Roma, si porta dietro qualche “souvenir”, che risulterebbe a un ipotetico archeologo contemporaneo un “oggetto fuori dal tempo”. Ogni viaggio nel mondo dei “faccia piatta” (cit.) è anche fonte d’ispirazione per il giovane architetto, e questa esperienza gli permette anche di risolvere con brillantezza il lavoro commissionatogli, di volta in volta, da un suo concittadino romano, che sia un ricco mercante, un senatore o addirittura l’imperatore Adriano.
Non mancano delle forzature nella trama: c’è una certa fierezza nel parlare di Roma e dell’impero, da parte di Lucius, cosa che però mi sembra più comune nelle storie riguardanti i samurai, che non in quelle sugli antichi romani. Traspare una visione un po’ troppo “terme”-centrica e buonista, dove qualsiasi avversione dei personaggi che via via Lucius incontra nelle sue avventure viene “stiepidita” da un bel bagno rilassante.
C’è poi una stranezza a livello di produzione, perché questo anime è successivo a “Thermae Romae” del 2012 (che non ho visto), ma, più che un seguito, sembra un remake, dato che “Novae” inizia quando Lucius è ancora un bambino (a questo punto potevano aspettare di ottenere un budget migliore per rifarlo).
Originale e gradevole è il breve documentario che chiude ogni episodio, dove l’autrice Mari Yamazaki (che ha studiato a Roma) guida gli spettatori tra le varie località termali giapponesi. Tali cortometraggi sono a tutti gli effetti un intelligente “spottone” di questi luoghi, e ti fanno venir voglia di partire per quelle acque.
Essendoci anche un parallelismo tra alcune vicissitudini che vive Lucius nella sua epoca e quelle che devono affrontare alcuni Giapponesi con i quali lui interagisce, si riesce a intravedere anche una piccola morale: alla fine tutto il mondo (in tutte le epoche) è paese!
Partiamo subito dalle note negative: il comparto grafico è orribile, se i fondali non sono poi così male (i disegni sono discreti, anche se c’è una fastidiosa tonalità di rosso sugli scenari della Roma antica), la rappresentazione dei personaggi è purtroppo scadente, poiché i soggetti sono così piatti, da sembrare dei cartonati incollati su un fondale 3D; le espressioni dei volti sono poco curate e le animazioni, create con la computer grafica, sono semplicemente agghiaccianti.
Se si è disposti a chiudere un occhio (e mezzo) sul comparto visivo, bisogna dire che, alla fine, la visione degli episodi risulterà piacevole, poiché ci sono comunque delle cose che funzionano bene: l’idea di collegare due mondi così lontani nello spazio e nel tempo, come lo sono la Roma imperiale e il Giappone moderno, tramite il culto delle terme, è semplicemente geniale. Certo, a un italiano non sarebbe venuta mai in mente una cosa del genere, visto che ormai è da secoli che le terme, nel nostro Paese, sono una pratica di nicchia, e non un’istituzione nazionale come in Giappone (tanto da divenire uno dei cliché più usati nelle animazioni di quel lato dell’Estremo Oriente).
Il momento in cui il protagonista riemerge nelle acque del “Sol Levante” è quello in cui questa serie dà il meglio, poiché vi nascono una serie di siparietti che strappano più di un sorriso: un antico romano, che riemerge “ignudo” dalle varie sorgenti d’acqua nipponiche, più o meno artificiali (c’è anche un bagno di una casa), permette all’autrice di imbastire dei piccoli sketch simpatici, divertenti e originali, capaci di creare quelle situazioni tipiche di una commedia degli equivoci.
L’autrice, forse senza desideralo, strizza l’occhio al mondo dell’archeologia alternativa: se da una parte Lucius cerca di carpire il funzionamento delle moderne tecnologie con cui viene in contatto, in una sorta di “reverse engineering” (stile UFO di Roswell), dall’altra spesso, nel suo ritorno a Roma, si porta dietro qualche “souvenir”, che risulterebbe a un ipotetico archeologo contemporaneo un “oggetto fuori dal tempo”. Ogni viaggio nel mondo dei “faccia piatta” (cit.) è anche fonte d’ispirazione per il giovane architetto, e questa esperienza gli permette anche di risolvere con brillantezza il lavoro commissionatogli, di volta in volta, da un suo concittadino romano, che sia un ricco mercante, un senatore o addirittura l’imperatore Adriano.
Non mancano delle forzature nella trama: c’è una certa fierezza nel parlare di Roma e dell’impero, da parte di Lucius, cosa che però mi sembra più comune nelle storie riguardanti i samurai, che non in quelle sugli antichi romani. Traspare una visione un po’ troppo “terme”-centrica e buonista, dove qualsiasi avversione dei personaggi che via via Lucius incontra nelle sue avventure viene “stiepidita” da un bel bagno rilassante.
C’è poi una stranezza a livello di produzione, perché questo anime è successivo a “Thermae Romae” del 2012 (che non ho visto), ma, più che un seguito, sembra un remake, dato che “Novae” inizia quando Lucius è ancora un bambino (a questo punto potevano aspettare di ottenere un budget migliore per rifarlo).
Originale e gradevole è il breve documentario che chiude ogni episodio, dove l’autrice Mari Yamazaki (che ha studiato a Roma) guida gli spettatori tra le varie località termali giapponesi. Tali cortometraggi sono a tutti gli effetti un intelligente “spottone” di questi luoghi, e ti fanno venir voglia di partire per quelle acque.
Essendoci anche un parallelismo tra alcune vicissitudini che vive Lucius nella sua epoca e quelle che devono affrontare alcuni Giapponesi con i quali lui interagisce, si riesce a intravedere anche una piccola morale: alla fine tutto il mondo (in tutte le epoche) è paese!