Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean
"Stone Ocean" è una di quelle serie che ti mette hype, ma poi, proseguendo con la visione, episodio dopo episodio l'hype si spegne, sino a giungere a fine serie con poco interesse. La storia è lenta, e presto diventa poco interessante. I misteri attorno a Pucci e al piano generale sono confusi e tirati per le lunghe, con buchi narrativi e deus ex machina a salvarsi in corner. I combattimenti, un punto forte di "Jojo", sono in "Stone Ocean" spesso confusi e poco spettacolari. La regia è statica e poco ispirata, con animazioni spesso mediocri e un ritmo narrativo che lascia a desiderare.
Consiglio questo anime solamente a coloro che vogliono completare tutto quello che c'è su "Jojo".
Consiglio questo anime solamente a coloro che vogliono completare tutto quello che c'è su "Jojo".
Che dire? Una trasposizione perfetta!
L'uso della 3DCGI è fantastico, le opening sono bellissime, il character design dell'anime rimanda in tutto e per tutto al manga e allo stile Araki nei minimi dettagli, hanno aggiustato anche cose come la presentazione di Anasui femminile nel manga.
Se il manga per molti risultava confusionario, qui è tutto comprensibile facilmente grazie a un'animazione dinamica, mantenendo lo stesso stile del manga. Non manca nulla, penso che i fan del manga di "Jojo" che come me hanno amato questa serie ritroveranno il tutto scolpito in un anime perfetto; mancano solo delle piccolezze, che ho notato: nell'anime è omessa la scena dove le detenute del carcere prendono ormoni maschili, ma queste omissioni erano già presenti in "Phantom Blood" con il rito atzeco, o Danny, il cane di Jonathan che brucia con il filo di ferro legato attorno alla bocca quando esce dall'inceneritore, quindi direi che sono tranquillamente trascurabili.
La serie è collegata a "Stardust Crusaders" per eventi che non sto a 'spoilerare'.
Consigliato ai fanatici del manga e a chi fosse risultata confusionaria la lettura della sesta serie.
L'uso della 3DCGI è fantastico, le opening sono bellissime, il character design dell'anime rimanda in tutto e per tutto al manga e allo stile Araki nei minimi dettagli, hanno aggiustato anche cose come la presentazione di Anasui femminile nel manga.
Se il manga per molti risultava confusionario, qui è tutto comprensibile facilmente grazie a un'animazione dinamica, mantenendo lo stesso stile del manga. Non manca nulla, penso che i fan del manga di "Jojo" che come me hanno amato questa serie ritroveranno il tutto scolpito in un anime perfetto; mancano solo delle piccolezze, che ho notato: nell'anime è omessa la scena dove le detenute del carcere prendono ormoni maschili, ma queste omissioni erano già presenti in "Phantom Blood" con il rito atzeco, o Danny, il cane di Jonathan che brucia con il filo di ferro legato attorno alla bocca quando esce dall'inceneritore, quindi direi che sono tranquillamente trascurabili.
La serie è collegata a "Stardust Crusaders" per eventi che non sto a 'spoilerare'.
Consigliato ai fanatici del manga e a chi fosse risultata confusionaria la lettura della sesta serie.
Parlo dell'anime, in quanto il manga lo trovo confusionario: una stagione pressoché inutile, trentotto puntate di nulla, in cui almeno la metà degli episodi è un filler tranquillamente 'skippabile'. Combattimenti talmente assurdi che si risolvono nelle maniere più insensate, da farti venire voglia di chiuderlo di botto (il modo in cui si salvano dall'esplosione dell'aereo, ma sul serio?). Nessun rimando a "Vento Aureo", che a questo punto risulta una serie autoconclusiva, a sé, e un finale sconclusionato con una delle idee più sbagliate di sempre, capace di distruggere l'intera opera di Araki. Ci sono stati dei rari momenti in cui "Stone Ocean" riesce a prendere lo spettatore, soprattutto verso la fine, per poi finire sempre con un facepalm da parte dello stesso.
La prima parte della serie "Stone Ocean" si impone già da subito come un gioiello della cultura pop, dove l'originalità si spinge oltre i limiti. La grande creatività di Araki, che, già dagli albori di "JoJo", se ne infischia della verosimiglianza, procedendo a ruota libera, aggiunge un altro, meraviglioso tassello con "Stardust Crusaders", dove per la prima volta compaiono gli stand e l'iconico Jotaro Kujo, considerato dallo stesso creatore il JoJo per eccellenza, con la sua divisa da mezzo teppista, l'inseparabile berretto, le pose alla Clint Eastwood e l'irresistibile e laconico "Yare, yare daze" , tradotto in italiano con "Ahi ahi" o "Ma guarda te".
Jotaro, padre di Jolyne, ci delizia con la sua apparizione in "Stone Ocean", ma, purtroppo, viene sopraffatto da uno stand avversario, e sarà la figlia a doverlo salvare, recuperando Star Platinum e la memoria paterna sottratti sotto forma di dischi.
Jolyne si presenta con una mise che strappa l'applauso: soltanto l'acconciatura è strepitosa.
Araki, che in passato ha collaborato con Gucci, ha sempre curato nei minimi dettagli la caratterizzazione dei suoi personaggi, con attenzione particolare all'abbigliamento, ispirato spesso al mondo della moda, di cui è appassionato. Ma l'ispirazione di questo sensei tocca i settori più disparati: l'arte michelangiolesca (passando attraverso "Ken il guerriero"), il cinema di Don Siegal e Sergio Leone, l'esoterismo legato ai tarocchi, i miti, la letteratura gotica, l'amore per il mondo musicale (non per niente il nome stand deriva da "Stand by Me").
"Stone Ocean" recupera anche la figura di Dio Brando, altra straordinaria creazione arakiana, il cui ambiguo erotismo dei tratti, delle pose e degli abiti (cuori compresi) fa impazzire i fan. In questa serie apprendiamo che è riuscito a guadagnare la fedeltà di padre Pucci, il confessore del carcere dove Jolyne viene ingiustamente rinchiusa. Portatore di un malvagio e tremendo stand, Pucci vuole naturalmente annientare la stirpe Joestar, per guadagnarsi la ricompensa "divina", ma verrà ostacolato da altre potenti emanazioni psichiche.
L'animazione non sempre è fluida, ma questo sembra un tratto distintivo della saga e quindi non ci disturba, anche perché i colori forti e la grafica ricercata sono esaltanti.
L'opening è un capolavoro. Come tutte le intro di "JoJo" si vorrebbe rivederla all'infinito: immagini che si rincorrono, esplosioni di colori, CG usata con abilità funambolica.
Insomma, arigatou gozaimasu, Araki sensei e David production!
Jotaro, padre di Jolyne, ci delizia con la sua apparizione in "Stone Ocean", ma, purtroppo, viene sopraffatto da uno stand avversario, e sarà la figlia a doverlo salvare, recuperando Star Platinum e la memoria paterna sottratti sotto forma di dischi.
Jolyne si presenta con una mise che strappa l'applauso: soltanto l'acconciatura è strepitosa.
Araki, che in passato ha collaborato con Gucci, ha sempre curato nei minimi dettagli la caratterizzazione dei suoi personaggi, con attenzione particolare all'abbigliamento, ispirato spesso al mondo della moda, di cui è appassionato. Ma l'ispirazione di questo sensei tocca i settori più disparati: l'arte michelangiolesca (passando attraverso "Ken il guerriero"), il cinema di Don Siegal e Sergio Leone, l'esoterismo legato ai tarocchi, i miti, la letteratura gotica, l'amore per il mondo musicale (non per niente il nome stand deriva da "Stand by Me").
"Stone Ocean" recupera anche la figura di Dio Brando, altra straordinaria creazione arakiana, il cui ambiguo erotismo dei tratti, delle pose e degli abiti (cuori compresi) fa impazzire i fan. In questa serie apprendiamo che è riuscito a guadagnare la fedeltà di padre Pucci, il confessore del carcere dove Jolyne viene ingiustamente rinchiusa. Portatore di un malvagio e tremendo stand, Pucci vuole naturalmente annientare la stirpe Joestar, per guadagnarsi la ricompensa "divina", ma verrà ostacolato da altre potenti emanazioni psichiche.
L'animazione non sempre è fluida, ma questo sembra un tratto distintivo della saga e quindi non ci disturba, anche perché i colori forti e la grafica ricercata sono esaltanti.
L'opening è un capolavoro. Come tutte le intro di "JoJo" si vorrebbe rivederla all'infinito: immagini che si rincorrono, esplosioni di colori, CG usata con abilità funambolica.
Insomma, arigatou gozaimasu, Araki sensei e David production!