Karneval
L'inizio della trama di "Karneval" ruota attorno all'incontro tra Nai, alla ricerca di un uomo che è sempre stato al suo fianco (Karoku), e Gareki, un ladruncolo molto abile nel suo mestiere. I due, per sfuggire dalla grinfie di un Varuga, ovvero un essere umano in grado di trasformarsi in mostro, si trovano a collaborare e si imbattono in una organizzazione di difesa nazionale, il Circus. In seguito l'organizzazione deciderà di tenere con loro i due giovani e, grazie ad essa, verranno a galla molti (ma non tutti) dei misteri che accompagnano Gareki e Nai.
Seppur la trama sembra avere i soliti temi visti e rivisti (quali magia e mostri), risulta scorrevole e decisamente piacevole. Il motivo di questa scorrevolezza lo attribuirei ai colori vivaci che caratterizzano questa serie, alla comicità dei personaggi e alle colonne sonore. Infatti l'uso di questi tipi di colori caldi è da attribuire in riferimento all'organizzazione che prende in custodia Nai e Gareki, così come le colonne sonore, le quali ricordano molto le musiche tipiche del circo. Ma i colori non sono solo in riferimento al Circus: come si può notare all'interno della serie, i colori più scuri e macabri vengono attribuiti all'organizzazione opposta, Kafka, che ha come scopo principale la creazione dei Varuga. Dopo aver notato questa differenza, non ho potuto fare altro che apprezzarne l'idea e appassionarmi ancor di più alla serie, ma non è stato solo questo punto a coinvolgermi maggiormente. La comicità dei personaggi e la loro caratterizzazione l'ho trovata decisamente azzeccata e gradevole. La serietà di Gareki accompagnata all'innocenza di Nai e all'essere infantile di Yogi (membro del Circus) trovo diventi uno spunto naturale per creare situazioni paradossali e comiche. Inoltre lo sviluppo psicologico di alcuni dei personaggi risulta molto evidente (per esempio, se consideriamo Gareki: all'inizio era il tipico personaggio chiuso in sé stesso, mentre alla fine sviluppa un comportamento più aperto e fiducioso nei riguardi dei compagni).
Le animazioni sono molto fluide e, grazie a questa caratteristica, si seguono con piacere, lasciando molto spesso una sensazione di suspense.
Per concludere, ho trovato questo anime molto interessante e ben fatto, tanto da portarmi a leggere anche il manga. I disegni sono molto precisi e dettagliati, le OST insieme all'opening e all'ending molto orecchiabili, la storia fluida e coinvolgente: insomma, mi è piaciuto moltissimo, per cui il mio voto finale è un 10 bello pieno.
Seppur la trama sembra avere i soliti temi visti e rivisti (quali magia e mostri), risulta scorrevole e decisamente piacevole. Il motivo di questa scorrevolezza lo attribuirei ai colori vivaci che caratterizzano questa serie, alla comicità dei personaggi e alle colonne sonore. Infatti l'uso di questi tipi di colori caldi è da attribuire in riferimento all'organizzazione che prende in custodia Nai e Gareki, così come le colonne sonore, le quali ricordano molto le musiche tipiche del circo. Ma i colori non sono solo in riferimento al Circus: come si può notare all'interno della serie, i colori più scuri e macabri vengono attribuiti all'organizzazione opposta, Kafka, che ha come scopo principale la creazione dei Varuga. Dopo aver notato questa differenza, non ho potuto fare altro che apprezzarne l'idea e appassionarmi ancor di più alla serie, ma non è stato solo questo punto a coinvolgermi maggiormente. La comicità dei personaggi e la loro caratterizzazione l'ho trovata decisamente azzeccata e gradevole. La serietà di Gareki accompagnata all'innocenza di Nai e all'essere infantile di Yogi (membro del Circus) trovo diventi uno spunto naturale per creare situazioni paradossali e comiche. Inoltre lo sviluppo psicologico di alcuni dei personaggi risulta molto evidente (per esempio, se consideriamo Gareki: all'inizio era il tipico personaggio chiuso in sé stesso, mentre alla fine sviluppa un comportamento più aperto e fiducioso nei riguardi dei compagni).
Le animazioni sono molto fluide e, grazie a questa caratteristica, si seguono con piacere, lasciando molto spesso una sensazione di suspense.
Per concludere, ho trovato questo anime molto interessante e ben fatto, tanto da portarmi a leggere anche il manga. I disegni sono molto precisi e dettagliati, le OST insieme all'opening e all'ending molto orecchiabili, la storia fluida e coinvolgente: insomma, mi è piaciuto moltissimo, per cui il mio voto finale è un 10 bello pieno.
Guardando la valutazione media dell'anime, mi sono sorpresa un po': effettivamente è un po' bassa per ciò che ho visto io.
Io ho visto delle animazioni stupende e precise, dei personaggi coinvolti in ogni sfera emotiva e delle vicende accuratamente selezionate nella successione per adeguarle alla trama. La fantasia è davvero molto notevole, i neologismi utilizzati altrettanto, la stessa organizzazione Circus è avvolta da un alone di mistero. La pateticità di determinate situazioni rende più sopportabili altri momenti più seri che si riscontrano durante il corso della serie, dunque le emozioni si compensano sempre in modo da non lasciare che nessuna risulti troppo eccessiva. La scoperta che si cela dietro il piccolo protagonista, Nai, mi ha sorpreso e anche lasciata spiazzata, non me lo sarei mai aspettato. D'altro canto però non mi aspettavo neppure una conclusione del genere.
Continui colpi di scena sono a favore della bellezza semplicistica di quest'anime, quindi lo consiglio vivamente!
Io ho visto delle animazioni stupende e precise, dei personaggi coinvolti in ogni sfera emotiva e delle vicende accuratamente selezionate nella successione per adeguarle alla trama. La fantasia è davvero molto notevole, i neologismi utilizzati altrettanto, la stessa organizzazione Circus è avvolta da un alone di mistero. La pateticità di determinate situazioni rende più sopportabili altri momenti più seri che si riscontrano durante il corso della serie, dunque le emozioni si compensano sempre in modo da non lasciare che nessuna risulti troppo eccessiva. La scoperta che si cela dietro il piccolo protagonista, Nai, mi ha sorpreso e anche lasciata spiazzata, non me lo sarei mai aspettato. D'altro canto però non mi aspettavo neppure una conclusione del genere.
Continui colpi di scena sono a favore della bellezza semplicistica di quest'anime, quindi lo consiglio vivamente!
E' una visione molto piacevole, anche se ritengo che la trama sia stata mal o comunque poco sviluppata; purtroppo a causa di questo dettaglio non mi sento di attribuirgli un voto maggiore. Alcune scene non sono molto chiare e sono carenti di dettagli e informazioni che avrebbero potuto rendere il tutto più interessante e coinvolgente. Tredici episodi sono allettanti, in quanto permettono di vedere l'intero lavoro con tutta calma in mezza giornata, ma sono troppo pochi per una storia come questa, che avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per essere meglio articolata. Il fruitore non ha materialmente il tempo di potersi immedesimare e affezionare a nessuno dei personaggi, in quanto l'opera è carente di approfondimenti e digressioni in merito alla loro vita passata.
Elemento che influenza particolarmente il mio giudizio è il disegno (deformazione professionale): ritengo di poter dire che le scene siano graficamente molto piacevoli e dettagliate, a differenza della storia. Il tema circense inoltre è intrigante, consente di arricchire di particolari e creare effetti spettacolari nella vicenda che permettono di fondere realtà, mistero e magia, lasciando nello spettatore un retrogusto stuzzicante di enigmaticità.
Se la storia si fosse dispiegata in un maggior numero di episodi si sarebbe potuto ottenere un lavoro più completo senza richiedere il taglio di molte scene che avrebbero sicuramente aiutato la narrazione. Il troppo stroppia, ma in questo caso tredici episodi sono davvero un numero esiguo rispetto a quello che avrebbe necessitato questo racconto.
Elemento che influenza particolarmente il mio giudizio è il disegno (deformazione professionale): ritengo di poter dire che le scene siano graficamente molto piacevoli e dettagliate, a differenza della storia. Il tema circense inoltre è intrigante, consente di arricchire di particolari e creare effetti spettacolari nella vicenda che permettono di fondere realtà, mistero e magia, lasciando nello spettatore un retrogusto stuzzicante di enigmaticità.
Se la storia si fosse dispiegata in un maggior numero di episodi si sarebbe potuto ottenere un lavoro più completo senza richiedere il taglio di molte scene che avrebbero sicuramente aiutato la narrazione. Il troppo stroppia, ma in questo caso tredici episodi sono davvero un numero esiguo rispetto a quello che avrebbe necessitato questo racconto.
Anime che parte in modo misterioso: ci troviamo in un ambientazione mista tra il '900 e l' '800, infatti possiamo osservare una locomotiva a vapore e i telefoni cellulari, lampade ad olio e illuminazione per strada ecc.
La trama inizia subito con un adolescente dai capelli bianchi e viola (protagonista), prigioniero di una bella donna che sta per "divertirsi" con lui. Siamo in una villa, ci sono anche le guardie di sicurezza e subito l'inquadratura passa su un giovane dal cappotto blu che si introduce nella magione in modo furtivo e aggraziato. Beh, il salvataggio del fanciullo darà inizio a una storia di amicizia tra due ragazzi, uno affettuoso e timido e l'altro sgarbato e tenebroso. Il focus è incentrato su un oggetto, un bracciale che il ragazzo dagli occhi rossi porta con sé e che promette al suo salvatore in caso di salvataggio (sempre che l'amico che gliel'ha dato sia d'accordo a farglielo cedere). Più avanti conosceremo una compagnia governativa chiamata Circus, nella quale fanno parte combattenti estremamente potenti (utilizzano delle tecniche evocative diverse), alla quale si oppongono i "Kafka" con le degne metamorfosi che provocano negli umani, portandoli a un'evoluzione bestiale da cui non possono più tornare indietro; i mostri così ottenuti si chiamano "Varuga". Faranno l'apparizione nuovi personaggi e vedremo in tutti gli episodi questa disperata ricerca del giovane protagonista verso l'amico scomparso (quello del bracciale).
I personaggi non sono particolarmente approfonditi e la trama dopo un'evoluzione di alcuni episodi si blocca e non va più avanti. I "cattivi" non affascinano minimamente e il blocco di narrazione finale lascia con un grosso punto interrogativo che non fa scomparire la noia che abbiamo provato dopo l'inizio. Considerate che il finale è un taglio di trama per far vedere una futura nuova serie.
La cosa positiva invece è l'idea del protagonista "ex animale" che ha subito una trasformazione e che spesso viene visto come animaletto, piuttosto che essere umano, dagli altri personaggi; inoltre ha un potere che può sembrare inutile, ma che onestamente non lo è. Anche l'idea del protagonista numero due, il giovane ladro scorbutico ed estremamente debole, sembra riuscita, perché durante il proseguimento della serie si vorrebbe vedere un power-up che purtroppo non arriverà mai.
Questo è un anime dove i 'fighi' nei combattimenti sono gli amici degli amici e dove le ragazze combattono con stelline e gemme colorate.
C'è un avvicinamento al tema della natura che appassiona sempre, soprattutto perché qui la bellezza non è data dalla vista della natura ma dall'ascolto dei suoi tanti suoni.
Diciamo che è un titolo accattivante, l’idea interessante, e anche l'ambientazione strana ci sta bene, ma pecca nella trama, che in pratica rimane interrotta, e nella psicologia dei personaggi. L'unico personaggio un po' più approfondito è Yogi (non quello di Bubu), che sembra effettivamente provare varie emozioni e riuscire a descriverle, ma probabilmente la cosa viene messa in risalto dal mutismo (non selettivo) degli altri personaggi, perciò anch'egli in fondo pecca di non troppo spessore.
Vedetelo per passare il tempo, ma non aspettatevi il capolavoro; soffermatevi di più sulle possibilità di ispirazione che vengono offerte.
La trama inizia subito con un adolescente dai capelli bianchi e viola (protagonista), prigioniero di una bella donna che sta per "divertirsi" con lui. Siamo in una villa, ci sono anche le guardie di sicurezza e subito l'inquadratura passa su un giovane dal cappotto blu che si introduce nella magione in modo furtivo e aggraziato. Beh, il salvataggio del fanciullo darà inizio a una storia di amicizia tra due ragazzi, uno affettuoso e timido e l'altro sgarbato e tenebroso. Il focus è incentrato su un oggetto, un bracciale che il ragazzo dagli occhi rossi porta con sé e che promette al suo salvatore in caso di salvataggio (sempre che l'amico che gliel'ha dato sia d'accordo a farglielo cedere). Più avanti conosceremo una compagnia governativa chiamata Circus, nella quale fanno parte combattenti estremamente potenti (utilizzano delle tecniche evocative diverse), alla quale si oppongono i "Kafka" con le degne metamorfosi che provocano negli umani, portandoli a un'evoluzione bestiale da cui non possono più tornare indietro; i mostri così ottenuti si chiamano "Varuga". Faranno l'apparizione nuovi personaggi e vedremo in tutti gli episodi questa disperata ricerca del giovane protagonista verso l'amico scomparso (quello del bracciale).
I personaggi non sono particolarmente approfonditi e la trama dopo un'evoluzione di alcuni episodi si blocca e non va più avanti. I "cattivi" non affascinano minimamente e il blocco di narrazione finale lascia con un grosso punto interrogativo che non fa scomparire la noia che abbiamo provato dopo l'inizio. Considerate che il finale è un taglio di trama per far vedere una futura nuova serie.
La cosa positiva invece è l'idea del protagonista "ex animale" che ha subito una trasformazione e che spesso viene visto come animaletto, piuttosto che essere umano, dagli altri personaggi; inoltre ha un potere che può sembrare inutile, ma che onestamente non lo è. Anche l'idea del protagonista numero due, il giovane ladro scorbutico ed estremamente debole, sembra riuscita, perché durante il proseguimento della serie si vorrebbe vedere un power-up che purtroppo non arriverà mai.
Questo è un anime dove i 'fighi' nei combattimenti sono gli amici degli amici e dove le ragazze combattono con stelline e gemme colorate.
C'è un avvicinamento al tema della natura che appassiona sempre, soprattutto perché qui la bellezza non è data dalla vista della natura ma dall'ascolto dei suoi tanti suoni.
Diciamo che è un titolo accattivante, l’idea interessante, e anche l'ambientazione strana ci sta bene, ma pecca nella trama, che in pratica rimane interrotta, e nella psicologia dei personaggi. L'unico personaggio un po' più approfondito è Yogi (non quello di Bubu), che sembra effettivamente provare varie emozioni e riuscire a descriverle, ma probabilmente la cosa viene messa in risalto dal mutismo (non selettivo) degli altri personaggi, perciò anch'egli in fondo pecca di non troppo spessore.
Vedetelo per passare il tempo, ma non aspettatevi il capolavoro; soffermatevi di più sulle possibilità di ispirazione che vengono offerte.
Non è facile condurmi alla triste decisione di abbandonare una serie in corso, solitamente, anche nei casi peggiori, stringo i denti e vado avanti per poter fornire un giudizio il più completo e attendibile possibile ma, aimè esistono dei casi estremi e del tutto particolari come Karneval, appunto.
A volerlo giudicare dal primo episodio mai avrei immaginato di giungere a tale drastica decisione essendomi trovato dinnanzi ad una trama interessante, originale, piena di azione e di colpi di scena ma tutto ciò che mi aveva largamente emozionato in questa puntata d'apertura era destinato a scomparire in men che non si dica, lasciando spazio a trovate narrative mediocri e ridicole, noiose e per niente interessanti, oserei dire persin fastidiose in alcuni passaggi.
A discapito di una caratterizzazione grafica molto interessante, per gran parte dei personaggi denoto una piattezza decisamente fuori dal comune. Si poteva e si doveva fare di meglio considerando che la base di partenza sembrava essere ottima sia narrativamente parlando sia dal punto di vista dell'aspetto estetico decisamente carismatico, ma gli sviluppi narrativi non vanno in questa direzione, ossia non sono affatto d'aiuto nell'approfondimento e nel donare un briciolo di spessore ai suddetti personaggi. Non solo la trama sconclusionata e i personaggi mosci ma anche i dialoghi lasciano spesso a desiderare.
Da non prendere sotto gamba è anche la componente Josei di quest'opera che in pratica porta, seppur non troppo marcatamente, sulla sponda dell'omosessualità (o quasi) buona porta dei personaggi della serie. Non amo questa caratteristica in nessun tipo di opera ma ho già avuto modo di constatare che, se ben realizzata, non viene a darmi eccessivamente disturbo e non rovina gli sviluppi della trama e le caratterizzazioni dei personaggi, tuttavia non è il caso di Karneval.
Quando iniziai la visione non ero ancora al corrente di questa caratteristica che, difatti, non compare nella catalogazione del titolo, ma mi approcciavo a seguire una serie Fantasy di azione, avventura, mistero e fantascienza, quasi tutti generi di mio gradimento. Visto lo stile grafico mi aspettavo qualcosa di fresco e vivace ma non tanto frivolo e insulso. A questo non ero affatto preparato.
Se dalle mie parole ancora non fosse ben chiaro, ribadisco che quest' anime è stato per me una cocente delusione gli assegnerò un 4 unicamente perché non ho avuto la "forza" di portarlo avanti e non mi va di calcare troppo la mano dopo una visione parziale ma la netta impressione è che, proseguendolo, sarei potuto arrivare a livelli critici di esasperazione che avrebbero potuto portarmi a tutt'altro genere di valutazione negativa, probabilmente intorno al 2.
A volerlo giudicare dal primo episodio mai avrei immaginato di giungere a tale drastica decisione essendomi trovato dinnanzi ad una trama interessante, originale, piena di azione e di colpi di scena ma tutto ciò che mi aveva largamente emozionato in questa puntata d'apertura era destinato a scomparire in men che non si dica, lasciando spazio a trovate narrative mediocri e ridicole, noiose e per niente interessanti, oserei dire persin fastidiose in alcuni passaggi.
A discapito di una caratterizzazione grafica molto interessante, per gran parte dei personaggi denoto una piattezza decisamente fuori dal comune. Si poteva e si doveva fare di meglio considerando che la base di partenza sembrava essere ottima sia narrativamente parlando sia dal punto di vista dell'aspetto estetico decisamente carismatico, ma gli sviluppi narrativi non vanno in questa direzione, ossia non sono affatto d'aiuto nell'approfondimento e nel donare un briciolo di spessore ai suddetti personaggi. Non solo la trama sconclusionata e i personaggi mosci ma anche i dialoghi lasciano spesso a desiderare.
Da non prendere sotto gamba è anche la componente Josei di quest'opera che in pratica porta, seppur non troppo marcatamente, sulla sponda dell'omosessualità (o quasi) buona porta dei personaggi della serie. Non amo questa caratteristica in nessun tipo di opera ma ho già avuto modo di constatare che, se ben realizzata, non viene a darmi eccessivamente disturbo e non rovina gli sviluppi della trama e le caratterizzazioni dei personaggi, tuttavia non è il caso di Karneval.
Quando iniziai la visione non ero ancora al corrente di questa caratteristica che, difatti, non compare nella catalogazione del titolo, ma mi approcciavo a seguire una serie Fantasy di azione, avventura, mistero e fantascienza, quasi tutti generi di mio gradimento. Visto lo stile grafico mi aspettavo qualcosa di fresco e vivace ma non tanto frivolo e insulso. A questo non ero affatto preparato.
Se dalle mie parole ancora non fosse ben chiaro, ribadisco che quest' anime è stato per me una cocente delusione gli assegnerò un 4 unicamente perché non ho avuto la "forza" di portarlo avanti e non mi va di calcare troppo la mano dopo una visione parziale ma la netta impressione è che, proseguendolo, sarei potuto arrivare a livelli critici di esasperazione che avrebbero potuto portarmi a tutt'altro genere di valutazione negativa, probabilmente intorno al 2.
Immagino che tutti voi che leggerete questa recensione avrete una vecchia prozia, la classica anziana parente che occasionalmente vi propina regali improponibili, tipo, che so, il vaso barocco o l'accessorio completamente inutile. Ecco, con questa breve metafora, potete già capire il mio giudizio su questo anime, che definire noioso e pedante, é dire poco. E come il vaso della prozia, anche Karneval si rivela bello da vedere, si, ma anche eccessivamente pomposo, pesante e, tutto sommato inutile, e quindi, alla fine, il suo destino é quello di venire riposto nel dimenticatoio.
Peccato perché il comparto tecnico è eccellente, con animazioni e disegni piacevolissimi alla vista, un chara design che é di tutto rispetto e un settore audio di livello analogo, con ottimi doppiatori (Yogi su tutti).
Ma qui finiscono le note positive, perchè a livello di trama, non si va da nessuna parte. Ci sono dei cattivi che non si sa per quale scopo ordiscono le loro trame e si oppongono ai buoni della situazione, i nostri amici del Circus. Ma quanto ad approfondimento delle figure negative della serie siamo prossimi allo zero. E non va meglio agli eroi positivi dell'anime che, seppur approfonditi abbastanza, non suscitano quelle sensazioni positive che ci inducono a conservare il ricordo delle loro gesta nel cuore, ma, anzi, generano spesso e volentieri pensieri di sadismo puro, nei loro confronti.
E' il caso di Nai, personaggio dall'inutilità leggendaria, che sulle sue 1000 battute in tutto l'arco della serie, ci darà inifinito supplizio con le sue invocazioni agli amici "Karoku" e "Gareki" e, credetemi, ho ancora l'eco di questi nomi che mi rimbomba nel cervello.
Un leggero progresso si ottiene quando l'anime si sofferma sui combattimenti, non frequentissimi, comunque, che sono abbastanza vivaci ed interessanti.
Ulteriore fattore che amplifica la sensazione di approssimazione trasmessa costantemente da questa serie é il fatto che spesso e volentieri gli eventi appaiono scarsamente collegati fra loro, e gli escamotage creati dagli autori per giustificare tali connessioni risultano quasi sempre poco credibili, se non ridicoli.
Insomma, francamente questo è un prodotto che a mio parere non ha alcun motivo di essere guardato da un utente italiano, perché noioso, sconclusionato e a volte dà l'impressione di voler essere soltanto un esercizio di stile da parte degli autori. Non di rado, nel guardarlo ho avuto la sensazione che Karneval preparasse semplicemente il campo ad una successiva, seconda serie a cui si rivelerà funzionale, ma vista la qualità della prima, io personalmente mi guarderò decisamente da metterla in wish list.
Peccato perché il comparto tecnico è eccellente, con animazioni e disegni piacevolissimi alla vista, un chara design che é di tutto rispetto e un settore audio di livello analogo, con ottimi doppiatori (Yogi su tutti).
Ma qui finiscono le note positive, perchè a livello di trama, non si va da nessuna parte. Ci sono dei cattivi che non si sa per quale scopo ordiscono le loro trame e si oppongono ai buoni della situazione, i nostri amici del Circus. Ma quanto ad approfondimento delle figure negative della serie siamo prossimi allo zero. E non va meglio agli eroi positivi dell'anime che, seppur approfonditi abbastanza, non suscitano quelle sensazioni positive che ci inducono a conservare il ricordo delle loro gesta nel cuore, ma, anzi, generano spesso e volentieri pensieri di sadismo puro, nei loro confronti.
E' il caso di Nai, personaggio dall'inutilità leggendaria, che sulle sue 1000 battute in tutto l'arco della serie, ci darà inifinito supplizio con le sue invocazioni agli amici "Karoku" e "Gareki" e, credetemi, ho ancora l'eco di questi nomi che mi rimbomba nel cervello.
Un leggero progresso si ottiene quando l'anime si sofferma sui combattimenti, non frequentissimi, comunque, che sono abbastanza vivaci ed interessanti.
Ulteriore fattore che amplifica la sensazione di approssimazione trasmessa costantemente da questa serie é il fatto che spesso e volentieri gli eventi appaiono scarsamente collegati fra loro, e gli escamotage creati dagli autori per giustificare tali connessioni risultano quasi sempre poco credibili, se non ridicoli.
Insomma, francamente questo è un prodotto che a mio parere non ha alcun motivo di essere guardato da un utente italiano, perché noioso, sconclusionato e a volte dà l'impressione di voler essere soltanto un esercizio di stile da parte degli autori. Non di rado, nel guardarlo ho avuto la sensazione che Karneval preparasse semplicemente il campo ad una successiva, seconda serie a cui si rivelerà funzionale, ma vista la qualità della prima, io personalmente mi guarderò decisamente da metterla in wish list.
Prima di intraprendere la visione di un anime come Karneval, consiglio allo spettatore di mettere da parte le etichette e i preconcetti e lasciarsi guidare dalla propria fantasia, perché il mondo nel quale sta per entrare ha una magia talmente particolare, che soltanto i grandi sognatori e quelli capaci di rimanere affascinati dalle piccole cose possono comprendere. E' necessario gettare l'occhio al di là delle maschere di questo carnevale in festa e permettere alla storia, ai personaggi, ai particolari di incantare il cuore, per fargli desiderare in futuro di sentirsi dire "Bentornato".
Karneval è un anime josei che del suo genere porta con sé tutte le caratteristiche e ci gioca senza esagerare; indirizzato ad un pubblico prettamente femminile, stuzzica i sentimenti delle donne facilmente suscettibili a certe realtà, come l'abbandono o l'amicizia fra ragazzi, e così materne da voler coccolare gli sfortunati personaggi, arrivando a voler bene intensamente ai "bambini" del Circo. E' normale quindi che un maschietto non riesca ad apprezzare pienamente un'opera così introspettiva e sentimentale come Karneval, ma sono convinta che esiste ancora l'uomo capace di meravigliarsi come un bambino.
Proprio un bambino è il protagonista di questo anime. Capelli bianchi con due ciuffi violacei simili ad orecchie, occhi rossi e un passato da animale fantastico, Nai, che porta il nome del nulla (il kanji di nai è mu, il carattere di "niente"), sta cercando di trovare il suo unico amico, il suo allevatore, la persona che dava senso alla sua vita prima di uscire dal Bosco degli Arcobaleni. Sulle tracce di Karoku, rapito da un'organizzazione criminale chiamata Kafka (il cui richiamo al noto autore delle "Metamorfosi" non è pura casualità), Nai incontra vari personaggi, come se al suo fato fossero inevitabilmente uniti a doppio laccio i destini di tutti quelli in cui il suo musetto piagnucolone si imbatte. Ovunque Nai arriva smuove il flusso normale della vita, ponendo le gente a domandarsi di sé, del futuro che li aspetta e di chi sono e chi vogliono essere. Gareki è il primo a scontrarsi con l'ineludibile realtà del proprio io; mettendo in discussione tutto il proprio vissuto, si butta in questo carnevale di misteri incomprensibili e segreti col naso rosso, per trovare il senso della sua vita. Ladro interessato di meccanica, che con piccoli espedienti sbarca il lunario, durante uno dei suoi colpi in una grande villa di ricconi, si ritrova a salvare Nai, del quale immediatamente sente di doversi prendere cura. Nai infatti non sa parlare bene, non conosce quasi niente di quello che lo circonda, perché fino a pochi giorni prima di intraprendere il suo viaggio l'unica realtà che gli era naturale era quella del bosco nel quale viveva dal tempo in cui la mente innesca il meccanismo della memoria. L'intreccio di esistenze di Nai e Gareki dà l'avvio alla serie di eventi che seguiranno il loro incontro, coinvolgendo la potente organizzazione governativa del Circo, che dà la caccia a creature chiamate Varga, le nuove chimere di un'umanità incapace di sognare e che perciò si elegge a divinità creatrice.
Il comparto tecnico è ottimo e il chara design strizza l'occhio alle fan del josei, con tanti bishonen e presenza di shotacon. I particolari dell'abbigliamento e dell'ambiente sono resi perfettamente e la magnificenza delle navi del Circo è altrettanto esaltata dall'animazione. Il ritmo narrativo accelera in alcuni episodi e si rilassa in altri, e se le puntate più slice of life sembrano non centrare nell'apparato della trama, in realtà sono funzionali ad approfondire un dettaglio, il carattere di un personaggio, l'interazione fra compagni, il mondo alternativo nel quale è sceneggiata la storia. Anche l'OST e il doppiaggio sono sublimemente realizzati: abbiamo un Mamoru Miyano al microfono di Yogi che ritrova tutto lo splendore del King dell'Host Club, un Hiro Shimono dolcissimo che presta la voce a Nai, e per completare il trio di protagonisti, Hiroshi Kamiya che interpreta Gareki e canta anche la ending "Reason" in coppia con Miyu Irino. Nei versi dell'ending è appunto racchiuso un po' tutto il senso dell'anime: "La luce e l'oscurità iniziano a connettersi come pezzi di un puzzle, perché c'è una ragione sia se accade per scelta sia se è un disegno del destino."
Un simbolismo alla Michael Ende permea l'intera opera, celato nei nomi, nelle lacrime, nei particolari dell'universo fantastico nel quale è ambientato Karneval. Innanzitutto abbiamo il tema della "ricerca": la ricerca di una persona cara, la ricerca di se stessi, la ricerca di un posto nel mondo, la ricerca di pace interiore, la ricerca di una risposta al tutto. Questa stessa ricerca prende l'avvio da Nai, il simbolo del Nulla, perché la materia di cui son fatti gli esseri umani ha avuto origine proprio dal nulla, che nel suo interno è sia distruzione sia creazione. La visione positiva del nulla viene enfatizzata dall'essenza stessa di Nai, che è un niji, ossia un "arcobaleno": dai sette colori dell'iride nascono tutti i colori di questo mondo, capaci di provocare le emozioni più grandi di meraviglia e commozione, risvegliando i sensi del cuore di pietra di questa sempre più cinica umanità. Gareki stesso è un simbolo, nel suo nome è racchiusa la abilità umana di rinascenere dalle sue ceneri, di non lasciarsi abbattere dalla fatalità e di trovare il positivo anche nelle difficoltà della vita: "fiore che sboccia nelle macerie", Gareki è simbolo della paternità di un genitore, che si riscontra anche nella sua sensibilità nei confronti di Nai, che è quasi come un figlio da crescere. Ma passiamo all'associazione del Circo, la cui etimologia è già carica di icone. Durante le parate organizzate dalla Seconda Nave, si può notare un cicaleccio di bambini raccolti intorno ad un enorme peluche che distribuisce caramelle: Nyanperona, nel cui interno batte il cuore di Yogi, uno dei "bambini" della nave di Hirato, il comandante della Seconda Nave del Circo, simboleggia il sogno. Se si guarda Nyanperona con gli occhi patinati di realismo, non si scorge altro che un enorme animale peloso animato da un ragazzo un po' troppo infantile; ma se è lo sguardo dei bambini ad accarezzarne le sue zampe, uno scintillio magico di meraviglia lo coglie e tutto un fremito sognatore agguanta in un caldo abbraccio il fantasioso piccolo di turno.
Potremmo stare per ore a parlare di tutto quello che in Karneval si può leggere se si utilizza la giusta ottica col quale inquadrare l'anime, perciò trovo ingiusto l'atteggiamento di chi si accosta alla visione di questo genere sperando di trovarvi tanta azione e personaggi carismatici. In Karneval i personaggi piangono tanto, arrossiscono, si emozionano, si esaltano di fronte alle cose che piacciono loro e accolgono tutto della vita a braccia aperte. E un inno alla bellezza del vivere non può essere ignorato o classificato in codici stretti e disillusi. Sperando in una seconda serie, lasciate che il fanciullo che c'è in ognuno di noi stringa la mano di Nai ed intraprenda un viaggio sugli arcobaleni della vita.
Karneval è un anime josei che del suo genere porta con sé tutte le caratteristiche e ci gioca senza esagerare; indirizzato ad un pubblico prettamente femminile, stuzzica i sentimenti delle donne facilmente suscettibili a certe realtà, come l'abbandono o l'amicizia fra ragazzi, e così materne da voler coccolare gli sfortunati personaggi, arrivando a voler bene intensamente ai "bambini" del Circo. E' normale quindi che un maschietto non riesca ad apprezzare pienamente un'opera così introspettiva e sentimentale come Karneval, ma sono convinta che esiste ancora l'uomo capace di meravigliarsi come un bambino.
Proprio un bambino è il protagonista di questo anime. Capelli bianchi con due ciuffi violacei simili ad orecchie, occhi rossi e un passato da animale fantastico, Nai, che porta il nome del nulla (il kanji di nai è mu, il carattere di "niente"), sta cercando di trovare il suo unico amico, il suo allevatore, la persona che dava senso alla sua vita prima di uscire dal Bosco degli Arcobaleni. Sulle tracce di Karoku, rapito da un'organizzazione criminale chiamata Kafka (il cui richiamo al noto autore delle "Metamorfosi" non è pura casualità), Nai incontra vari personaggi, come se al suo fato fossero inevitabilmente uniti a doppio laccio i destini di tutti quelli in cui il suo musetto piagnucolone si imbatte. Ovunque Nai arriva smuove il flusso normale della vita, ponendo le gente a domandarsi di sé, del futuro che li aspetta e di chi sono e chi vogliono essere. Gareki è il primo a scontrarsi con l'ineludibile realtà del proprio io; mettendo in discussione tutto il proprio vissuto, si butta in questo carnevale di misteri incomprensibili e segreti col naso rosso, per trovare il senso della sua vita. Ladro interessato di meccanica, che con piccoli espedienti sbarca il lunario, durante uno dei suoi colpi in una grande villa di ricconi, si ritrova a salvare Nai, del quale immediatamente sente di doversi prendere cura. Nai infatti non sa parlare bene, non conosce quasi niente di quello che lo circonda, perché fino a pochi giorni prima di intraprendere il suo viaggio l'unica realtà che gli era naturale era quella del bosco nel quale viveva dal tempo in cui la mente innesca il meccanismo della memoria. L'intreccio di esistenze di Nai e Gareki dà l'avvio alla serie di eventi che seguiranno il loro incontro, coinvolgendo la potente organizzazione governativa del Circo, che dà la caccia a creature chiamate Varga, le nuove chimere di un'umanità incapace di sognare e che perciò si elegge a divinità creatrice.
Il comparto tecnico è ottimo e il chara design strizza l'occhio alle fan del josei, con tanti bishonen e presenza di shotacon. I particolari dell'abbigliamento e dell'ambiente sono resi perfettamente e la magnificenza delle navi del Circo è altrettanto esaltata dall'animazione. Il ritmo narrativo accelera in alcuni episodi e si rilassa in altri, e se le puntate più slice of life sembrano non centrare nell'apparato della trama, in realtà sono funzionali ad approfondire un dettaglio, il carattere di un personaggio, l'interazione fra compagni, il mondo alternativo nel quale è sceneggiata la storia. Anche l'OST e il doppiaggio sono sublimemente realizzati: abbiamo un Mamoru Miyano al microfono di Yogi che ritrova tutto lo splendore del King dell'Host Club, un Hiro Shimono dolcissimo che presta la voce a Nai, e per completare il trio di protagonisti, Hiroshi Kamiya che interpreta Gareki e canta anche la ending "Reason" in coppia con Miyu Irino. Nei versi dell'ending è appunto racchiuso un po' tutto il senso dell'anime: "La luce e l'oscurità iniziano a connettersi come pezzi di un puzzle, perché c'è una ragione sia se accade per scelta sia se è un disegno del destino."
Un simbolismo alla Michael Ende permea l'intera opera, celato nei nomi, nelle lacrime, nei particolari dell'universo fantastico nel quale è ambientato Karneval. Innanzitutto abbiamo il tema della "ricerca": la ricerca di una persona cara, la ricerca di se stessi, la ricerca di un posto nel mondo, la ricerca di pace interiore, la ricerca di una risposta al tutto. Questa stessa ricerca prende l'avvio da Nai, il simbolo del Nulla, perché la materia di cui son fatti gli esseri umani ha avuto origine proprio dal nulla, che nel suo interno è sia distruzione sia creazione. La visione positiva del nulla viene enfatizzata dall'essenza stessa di Nai, che è un niji, ossia un "arcobaleno": dai sette colori dell'iride nascono tutti i colori di questo mondo, capaci di provocare le emozioni più grandi di meraviglia e commozione, risvegliando i sensi del cuore di pietra di questa sempre più cinica umanità. Gareki stesso è un simbolo, nel suo nome è racchiusa la abilità umana di rinascenere dalle sue ceneri, di non lasciarsi abbattere dalla fatalità e di trovare il positivo anche nelle difficoltà della vita: "fiore che sboccia nelle macerie", Gareki è simbolo della paternità di un genitore, che si riscontra anche nella sua sensibilità nei confronti di Nai, che è quasi come un figlio da crescere. Ma passiamo all'associazione del Circo, la cui etimologia è già carica di icone. Durante le parate organizzate dalla Seconda Nave, si può notare un cicaleccio di bambini raccolti intorno ad un enorme peluche che distribuisce caramelle: Nyanperona, nel cui interno batte il cuore di Yogi, uno dei "bambini" della nave di Hirato, il comandante della Seconda Nave del Circo, simboleggia il sogno. Se si guarda Nyanperona con gli occhi patinati di realismo, non si scorge altro che un enorme animale peloso animato da un ragazzo un po' troppo infantile; ma se è lo sguardo dei bambini ad accarezzarne le sue zampe, uno scintillio magico di meraviglia lo coglie e tutto un fremito sognatore agguanta in un caldo abbraccio il fantasioso piccolo di turno.
Potremmo stare per ore a parlare di tutto quello che in Karneval si può leggere se si utilizza la giusta ottica col quale inquadrare l'anime, perciò trovo ingiusto l'atteggiamento di chi si accosta alla visione di questo genere sperando di trovarvi tanta azione e personaggi carismatici. In Karneval i personaggi piangono tanto, arrossiscono, si emozionano, si esaltano di fronte alle cose che piacciono loro e accolgono tutto della vita a braccia aperte. E un inno alla bellezza del vivere non può essere ignorato o classificato in codici stretti e disillusi. Sperando in una seconda serie, lasciate che il fanciullo che c'è in ognuno di noi stringa la mano di Nai ed intraprenda un viaggio sugli arcobaleni della vita.
Ad ogni stagione sono solito inserire dei titoli strani che potenzialmente non possono piacermi per aprirmi a nuovi prodotti che magari potrebbero, alla fine, interessarmi. Avvicinarsi ad un josey è qualcosa che comunque può portare a vari fraintendimenti per le tematiche trattate. Già con "Sakamichi no apollon" avevo testato il terreno rendendomi conto che se viene trattato il tema shonen-ai (lasciatemelo passare per l'opera di Watanabe visto che era un'amicizia molto marcata) riesce comunque a piacermi senza alcun problema, ovviamente se dietro c'è una storia decente e dei personaggi ben caratterizzati. "Karneval" invece non mi è affatto piaciuto. Un anime povero, privo di contenuti. Un prodotto creato solo per alimentare le fantasie delle fujoshi che non perdono occasione per esaltare un prodotto palesemente sprecato - ora vedremo anche il perché.
Lo storia narra di uno strano ragazzo coi capelli bianchi e gli occhi magenta che va alla ricerca dell'uomo che l'ha cresciuto. Tutto ciò che gli è rimasto è un braccialetto che ha un particolare simbolo: quello della Circus. La circus è un'organizzazione di difesa del paese in cui vi sono personaggi del tutto particolari con poteri anch'essi particolari. Nai, il nostro protagonista, per vari motivi incontra Gareki mentre sta derubando una signora. Da questo momento i due cominceranno a viaggiare insieme per riuscire a trovare colui che ha cresciuto il nostro giovane Nai.
Sebbene la storia sia semplice e molto lineare risulta interessante ed intrigante perché ci vengono mostrati dei poteri e quindi la vena dell'anime è abbastanza fantasy. Avrei voluto che si sottolineasse questo aspetto molto di più magari approfondendo per bene tutti i vari aspetti. In realtà anche dopo la visione dei 13 episodi ci rimane poco o nulla rispetto a quello che ci si aspettava. La storia infatti risulta piatta, lo scorrere degli avvenimenti è lento e quasi forzato. Si entra in un loop di noia da cui difficilmente si può uscire e per capire gli episodi proposti occorre riprendere quelli precedenti perché sembra che non ci siano dei veri e proprio collegamenti.
Altro grande punto di difetto sono i personaggi. Piatti, senza carattere e banali. L'unico leggermente interessante si rivela Yogi, peccato che non venga minimamente approfondito e gli vengano lasciate solo parti in cui deve fare lo stupido. Inoltre si nota un certo "imbarazzo" durante le varie discussioni. Questo sarebbe giustificato nel caso in cui esistesse un rapporto di amicizia, amore -anche omosessuale - o attrazione ma in "Karneval" non esistono vere e proprie relazioni. Tutto procede nel nulla ed i personaggi arrossiscono solo per fan service. Davvero povero questo character design a livello psicologico.
A livello tecnico ci sono anche delle pecche. Si passa da episodi perfettamente animati ad episodi in cui le proporzioni non vengono rispettati. Yogi è un esempio di come esistano anche su "Karneval" i "gamba lunga" di "One piece". Le OST non sono tantissime, quasi nulle direi, però l'anime possiede una bella opening ed una stupenda ending. La regia è a tutti gli effetti inutile. Scontri ripresi a mezzo fondo tutto il tempo non sono degni di essere visti perché non si godono affatto.
Peccato, ci avevo creduto alla prima puntata. Una delusione che sconsiglio di vedere
Lo storia narra di uno strano ragazzo coi capelli bianchi e gli occhi magenta che va alla ricerca dell'uomo che l'ha cresciuto. Tutto ciò che gli è rimasto è un braccialetto che ha un particolare simbolo: quello della Circus. La circus è un'organizzazione di difesa del paese in cui vi sono personaggi del tutto particolari con poteri anch'essi particolari. Nai, il nostro protagonista, per vari motivi incontra Gareki mentre sta derubando una signora. Da questo momento i due cominceranno a viaggiare insieme per riuscire a trovare colui che ha cresciuto il nostro giovane Nai.
Sebbene la storia sia semplice e molto lineare risulta interessante ed intrigante perché ci vengono mostrati dei poteri e quindi la vena dell'anime è abbastanza fantasy. Avrei voluto che si sottolineasse questo aspetto molto di più magari approfondendo per bene tutti i vari aspetti. In realtà anche dopo la visione dei 13 episodi ci rimane poco o nulla rispetto a quello che ci si aspettava. La storia infatti risulta piatta, lo scorrere degli avvenimenti è lento e quasi forzato. Si entra in un loop di noia da cui difficilmente si può uscire e per capire gli episodi proposti occorre riprendere quelli precedenti perché sembra che non ci siano dei veri e proprio collegamenti.
Altro grande punto di difetto sono i personaggi. Piatti, senza carattere e banali. L'unico leggermente interessante si rivela Yogi, peccato che non venga minimamente approfondito e gli vengano lasciate solo parti in cui deve fare lo stupido. Inoltre si nota un certo "imbarazzo" durante le varie discussioni. Questo sarebbe giustificato nel caso in cui esistesse un rapporto di amicizia, amore -anche omosessuale - o attrazione ma in "Karneval" non esistono vere e proprie relazioni. Tutto procede nel nulla ed i personaggi arrossiscono solo per fan service. Davvero povero questo character design a livello psicologico.
A livello tecnico ci sono anche delle pecche. Si passa da episodi perfettamente animati ad episodi in cui le proporzioni non vengono rispettati. Yogi è un esempio di come esistano anche su "Karneval" i "gamba lunga" di "One piece". Le OST non sono tantissime, quasi nulle direi, però l'anime possiede una bella opening ed una stupenda ending. La regia è a tutti gli effetti inutile. Scontri ripresi a mezzo fondo tutto il tempo non sono degni di essere visti perché non si godono affatto.
Peccato, ci avevo creduto alla prima puntata. Una delusione che sconsiglio di vedere
Karneval è una serie anime della durata di 13 episodi, tratta dall'omonimo manga di Touya Mikanagi, originariamente serializzato sulla rivista di shojo manga Monthly Comic Zero Sum, pubblicata dalla Ichijinsha dal 2007 e tuttora in corso. In Italia serializzato dalla Goen.
Nai è alla ricerca dell'uomo che lo ha allevato e cresciuto fino ad ora. Gereki è un ragazzo che per andare avanti compie crimini quali la rapina. Il destino vuole che i due si incontrino. Per quale ragione? Cosa ha in serbo per loro il fato?
Premettendo che questo dovrebbe essere un opera dedicata ad un pubblico femminile, questo non significa che anche un maschietto non possa apprezzarne il contenuto. Io da ragazza non ho trovato nulla da apprezzare. Ma andiamo con ordine…
La trama è basata "in teoria" sulla ricerca dell'amico di Nai. Essa però cambierà drasticamente piano, spostandosi prima verso la vita di Gereki e poi sulla compagnia Circus; di per se non è male, se non fosse troppo zuccherina e adornata di episodi superflui. Infatti si biforcherà innumerevoli volte, mostrandoci aspetti e interludi che in 13 episodi non dovrebbero esserci.
Nei primi si presenta come un anime ricco d'azione e misteri da svelare, ma va via via scemando con l'avanzare delle puntate, dedicandosi più a soddisfare altre esigenze, regalando momenti dolci, sguardi teneri e visi arrossati, il tutto tra i protagonisti principali, prettamente maschili e tutti dotati di un aspetto piacevole, anche se per i miei gusti non c'è n'era uno che mi piacesse. Si dimostra di una leggerezza che non boccerei se non per il fatto che non porta da nessuna parte. Ci saranno episodi di un inutilità esagerata, vaneggianti e poco validi in termini di proseguo della trama. Episodi in cui i protagonisti esclameranno: "Ah prendiamoci una giornata di riposo"… Ancora?! E che avete fatto fin'ora?
I caratteri dei personaggi sono quanto di più ammorbante e insulso ci possa essere, soprattutto Nai: debole ed effimero, la futilità di questo è palese, si presta solo ad arricchire la storia di pucciosità, cosa che di per se non mi disturba, il problema nasce quando diventa troppo ripetitiva e rimbombante, riuscendo a dare persino un fermo alla trama che in teoria dovrebbe aggirarsi attorno alla ricerca dell'amico (altro ed unico motivo della presenza di Nai). Inoltre dovrebbe esserci una qualche crescita interiore di quest'ultimo, ma sinceramente a parte "sento calore dentro" e il suo continuo invocare l'amico (molto irritante) non ho visto tutto questo grande cambiamento.
Forse l'unico personaggio che si è un po' evoluto è Gereki.
Anche lui di poco, visto l'impostazione della trama che da spazio a giochi ed acrobazie, piuttosto che a dialoghi significativi, spiegazioni di cui avremo un mero assaggio spiccio, crescita interiore ed evoluzione. L'incontro con "l'amico da salvare" è ovviamente impostato per la fine della serie, prima si continuerà a viaggiare su linee poco chiare fino all'ultimo episodio. Oltre a quelli principali vi sono altre aggiunte tra cui anche qualche ragazza dal carattere più mascolino e deciso della controparte maschile.
Molti di questi li considero dei gran buffoni (alcuni hanno il carattere di un bimbo di tre anni) e gli antagonisti non sono da meno. Le caratteristiche di questi sono sicuramente degni del nome dell'opera.
Il chara non è male. La grafica è buona.
L'opening "Henai no Rondo" dei Granrodeo mi piace; la ending "Reason" di KAmiYU è mediocre come le soundtrack in generale.
L'ho proseguito con la speranza di vederlo migliorare e con la curiosità di scoprire dove volesse andare a parare effettivamente la trama, ebbene signori, non vuol parare proprio da nessuna parte!
Quest'anime, non fosse per episodi inutili che sanno di filler (passatemi il termine, non conoscendo il manga non posso certo saperlo), si sarebbe tranquillamente risolto in non più di 5 episodi.
Quindi se cercate qualcosa di davvero interessante e soprattutto non ammorbante, questo non fa per voi. Continuo a chiedermi cosa volesse esprimere davvero l'opera, perché se l'intento era di commuovere, divertire, regalare momenti di pathos… Ha fallito miseramente, peccato perché poteva uscirne qualcosa di buono.
Nai è alla ricerca dell'uomo che lo ha allevato e cresciuto fino ad ora. Gereki è un ragazzo che per andare avanti compie crimini quali la rapina. Il destino vuole che i due si incontrino. Per quale ragione? Cosa ha in serbo per loro il fato?
Premettendo che questo dovrebbe essere un opera dedicata ad un pubblico femminile, questo non significa che anche un maschietto non possa apprezzarne il contenuto. Io da ragazza non ho trovato nulla da apprezzare. Ma andiamo con ordine…
La trama è basata "in teoria" sulla ricerca dell'amico di Nai. Essa però cambierà drasticamente piano, spostandosi prima verso la vita di Gereki e poi sulla compagnia Circus; di per se non è male, se non fosse troppo zuccherina e adornata di episodi superflui. Infatti si biforcherà innumerevoli volte, mostrandoci aspetti e interludi che in 13 episodi non dovrebbero esserci.
Nei primi si presenta come un anime ricco d'azione e misteri da svelare, ma va via via scemando con l'avanzare delle puntate, dedicandosi più a soddisfare altre esigenze, regalando momenti dolci, sguardi teneri e visi arrossati, il tutto tra i protagonisti principali, prettamente maschili e tutti dotati di un aspetto piacevole, anche se per i miei gusti non c'è n'era uno che mi piacesse. Si dimostra di una leggerezza che non boccerei se non per il fatto che non porta da nessuna parte. Ci saranno episodi di un inutilità esagerata, vaneggianti e poco validi in termini di proseguo della trama. Episodi in cui i protagonisti esclameranno: "Ah prendiamoci una giornata di riposo"… Ancora?! E che avete fatto fin'ora?
I caratteri dei personaggi sono quanto di più ammorbante e insulso ci possa essere, soprattutto Nai: debole ed effimero, la futilità di questo è palese, si presta solo ad arricchire la storia di pucciosità, cosa che di per se non mi disturba, il problema nasce quando diventa troppo ripetitiva e rimbombante, riuscendo a dare persino un fermo alla trama che in teoria dovrebbe aggirarsi attorno alla ricerca dell'amico (altro ed unico motivo della presenza di Nai). Inoltre dovrebbe esserci una qualche crescita interiore di quest'ultimo, ma sinceramente a parte "sento calore dentro" e il suo continuo invocare l'amico (molto irritante) non ho visto tutto questo grande cambiamento.
Forse l'unico personaggio che si è un po' evoluto è Gereki.
Anche lui di poco, visto l'impostazione della trama che da spazio a giochi ed acrobazie, piuttosto che a dialoghi significativi, spiegazioni di cui avremo un mero assaggio spiccio, crescita interiore ed evoluzione. L'incontro con "l'amico da salvare" è ovviamente impostato per la fine della serie, prima si continuerà a viaggiare su linee poco chiare fino all'ultimo episodio. Oltre a quelli principali vi sono altre aggiunte tra cui anche qualche ragazza dal carattere più mascolino e deciso della controparte maschile.
Molti di questi li considero dei gran buffoni (alcuni hanno il carattere di un bimbo di tre anni) e gli antagonisti non sono da meno. Le caratteristiche di questi sono sicuramente degni del nome dell'opera.
Il chara non è male. La grafica è buona.
L'opening "Henai no Rondo" dei Granrodeo mi piace; la ending "Reason" di KAmiYU è mediocre come le soundtrack in generale.
L'ho proseguito con la speranza di vederlo migliorare e con la curiosità di scoprire dove volesse andare a parare effettivamente la trama, ebbene signori, non vuol parare proprio da nessuna parte!
Quest'anime, non fosse per episodi inutili che sanno di filler (passatemi il termine, non conoscendo il manga non posso certo saperlo), si sarebbe tranquillamente risolto in non più di 5 episodi.
Quindi se cercate qualcosa di davvero interessante e soprattutto non ammorbante, questo non fa per voi. Continuo a chiedermi cosa volesse esprimere davvero l'opera, perché se l'intento era di commuovere, divertire, regalare momenti di pathos… Ha fallito miseramente, peccato perché poteva uscirne qualcosa di buono.
La florida e prolifica stagione primaverile 2013, oltre all'aver portato una serie di titoli estremamente interessanti e validi, ha consentito la trasposizione in anime di serie manga piuttosto famose, tra cui Karneval, serie piuttosto particolare, apparentemente rivolta ad un pubblico femminile per via della particolarità delle ambientazioni e della stravaganza di molti dei suoi personaggi, tuttavia si prospetta con l'essere una serie tutt'altro che frivola, proponendosi come serie complessa e nel contempo delicata.
Karneval è un'opera della stagione primaverile 2013 composta da 13 episodi di durata canonica. L'anime deriva dal manga K∀RNEVAL del 2007, cui ne risulta una fedele trasposizione.
Trama: in un mondo alternativo a questo, ove la tecnologia e la scienza si sono sviluppati in maniera differente da come la conosciamo, esistono due potenti organizzazioni. La Circus, adibita a corpo di difesa nazionale. La Kafka, misteriosa organizzazione che raduna figure di spicco in ambito scientifico e politico, responsabile della creazione di esseri mostruosi dotati di poteri sovraumani (i Varuga). Attorno a questo scenario, in un mondo apparentemente stravagante e barocco, un ragazzino di nome Nai è alla disperata ricerca del suo amico Karoku, il quale scomparve anni orsono lasciandogli in custodia un misterioso braccialetto. Tale braccialetto si rivelerà poi essere un oggetto identificativo della Circus. Durante questa ricerca Nai incontra Gareki, un quindicenne con un passato da dimenticare. Durante uno scontro la Circus salva i due ragazzi e li accoglie all'interno di una nave della sua flotta. Una volta presi in custodia dalla Circus, entrambi i ragazzi forniranno il loro aiuto per scoprire la verità sul braccialetto, sui misteriosi Varuga, sui reali obiettivi della Kafka e soprattutto, sulla ricerca di Karoku.
Grafica: assolutamente splendida, il comparto grafico è decisamente ottimo, così come ci si aspetta da una produzione del 2013. Le ambientazioni sono estremamente variegate e colorate, il più delle volte bizzarre e stravaganti, mai sgradevoli esteticamente. Le animazioni sono straordinariamente fluide e piacevoli, ottime per enfatizzare le scelte d'azione. Il character design è estremamente curato e piacevole, addirittura migliorato rispetto al manga. Mecha design straordinariamente originale, talvolta buffo.
Sonoro: ottimo giudizio anche nel comparto sonoro, con un opening sublime e maestosa, un ending più grintosa e dinamica. OST molto belli ed effetti sonori estremamente appropriati. Nota di merito anche all'ottimo doppiaggio.
Personaggi: i personaggi rispecchiano fedelmente la natura onirico barocca della serie, presentandosi spesso come bizzarri e stravaganti, non ci si lasci ingannare dal loro aspetto, poiché nonostante la loro appariscenza, la loro caratterizzazione risulta più che buona. A partire da chi umano non lo è, fino agli umani vittime di esperimenti, si può apprezzare un discreto impegno sotto questo versante, sebbene l'interazione non sempre sia positiva. Capita talvolta che a causa di certi atteggiamenti o di una caratterizzazione troppo marcata certi episodi appaiano fastidiosi o prevedibili. Il fattore introspettivo s'attesta a livelli sufficienti, mentre è presente una notevole evoluzione caratteriale.
Sceneggiatura: il giudizio è piuttosto altalenante. Considerando una gestione temporale piuttosto frammentaria ed intervallata da flashback ricorrenti, si può comprendere che il problema principale dell'opera sussista nel ritmo, talvolta è giustamente rapido e gli eventi si susseguono con una certa consequenzialità, altre volte è troppo lento, finendo col dedicare interi episodi a scene che ben poco hanno a che fare con l'evolversi della trama. È presente una cospicua dose di violenza e tragicità, mentre il fanservice è appena accennato. I dialoghi sono altalenanti come qualità.
Finale: veramente ottimo. L'ultimo episodio è un concentrato di azione e combattimenti realizzati in maniera ineccepibile. Si chiude l'arco del ritrovamento di Karoku e Gareki intende migliorare se stesso affinché possa essere riconosciuto come membro della Circus.
In sintesi: Karneval è, al netto dei difetti sinora riscontrati, un prodotto discreto. La fruibilità dell'opera risulta parzialmente compromessa nei confronti di chi non possiede il manga, tuttavia, nonostante tutto si rivela essere un'opera più che accettabile, con un notevole quantitativo di azione ed avventura. Consigliato agli amanti del manga e a chi ricerca una serie d'avventura diversa dal solito.
Karneval è un'opera della stagione primaverile 2013 composta da 13 episodi di durata canonica. L'anime deriva dal manga K∀RNEVAL del 2007, cui ne risulta una fedele trasposizione.
Trama: in un mondo alternativo a questo, ove la tecnologia e la scienza si sono sviluppati in maniera differente da come la conosciamo, esistono due potenti organizzazioni. La Circus, adibita a corpo di difesa nazionale. La Kafka, misteriosa organizzazione che raduna figure di spicco in ambito scientifico e politico, responsabile della creazione di esseri mostruosi dotati di poteri sovraumani (i Varuga). Attorno a questo scenario, in un mondo apparentemente stravagante e barocco, un ragazzino di nome Nai è alla disperata ricerca del suo amico Karoku, il quale scomparve anni orsono lasciandogli in custodia un misterioso braccialetto. Tale braccialetto si rivelerà poi essere un oggetto identificativo della Circus. Durante questa ricerca Nai incontra Gareki, un quindicenne con un passato da dimenticare. Durante uno scontro la Circus salva i due ragazzi e li accoglie all'interno di una nave della sua flotta. Una volta presi in custodia dalla Circus, entrambi i ragazzi forniranno il loro aiuto per scoprire la verità sul braccialetto, sui misteriosi Varuga, sui reali obiettivi della Kafka e soprattutto, sulla ricerca di Karoku.
Grafica: assolutamente splendida, il comparto grafico è decisamente ottimo, così come ci si aspetta da una produzione del 2013. Le ambientazioni sono estremamente variegate e colorate, il più delle volte bizzarre e stravaganti, mai sgradevoli esteticamente. Le animazioni sono straordinariamente fluide e piacevoli, ottime per enfatizzare le scelte d'azione. Il character design è estremamente curato e piacevole, addirittura migliorato rispetto al manga. Mecha design straordinariamente originale, talvolta buffo.
Sonoro: ottimo giudizio anche nel comparto sonoro, con un opening sublime e maestosa, un ending più grintosa e dinamica. OST molto belli ed effetti sonori estremamente appropriati. Nota di merito anche all'ottimo doppiaggio.
Personaggi: i personaggi rispecchiano fedelmente la natura onirico barocca della serie, presentandosi spesso come bizzarri e stravaganti, non ci si lasci ingannare dal loro aspetto, poiché nonostante la loro appariscenza, la loro caratterizzazione risulta più che buona. A partire da chi umano non lo è, fino agli umani vittime di esperimenti, si può apprezzare un discreto impegno sotto questo versante, sebbene l'interazione non sempre sia positiva. Capita talvolta che a causa di certi atteggiamenti o di una caratterizzazione troppo marcata certi episodi appaiano fastidiosi o prevedibili. Il fattore introspettivo s'attesta a livelli sufficienti, mentre è presente una notevole evoluzione caratteriale.
Sceneggiatura: il giudizio è piuttosto altalenante. Considerando una gestione temporale piuttosto frammentaria ed intervallata da flashback ricorrenti, si può comprendere che il problema principale dell'opera sussista nel ritmo, talvolta è giustamente rapido e gli eventi si susseguono con una certa consequenzialità, altre volte è troppo lento, finendo col dedicare interi episodi a scene che ben poco hanno a che fare con l'evolversi della trama. È presente una cospicua dose di violenza e tragicità, mentre il fanservice è appena accennato. I dialoghi sono altalenanti come qualità.
Finale: veramente ottimo. L'ultimo episodio è un concentrato di azione e combattimenti realizzati in maniera ineccepibile. Si chiude l'arco del ritrovamento di Karoku e Gareki intende migliorare se stesso affinché possa essere riconosciuto come membro della Circus.
In sintesi: Karneval è, al netto dei difetti sinora riscontrati, un prodotto discreto. La fruibilità dell'opera risulta parzialmente compromessa nei confronti di chi non possiede il manga, tuttavia, nonostante tutto si rivela essere un'opera più che accettabile, con un notevole quantitativo di azione ed avventura. Consigliato agli amanti del manga e a chi ricerca una serie d'avventura diversa dal solito.
<b>Il seguente paragrafo contiene spoiler!</b>
"La trama si incentra su Nai, originario di un particolare animale chiamato Niji, che grazie ad un misterioso ragazzo abile nei furti (Gareki ndr), viene salvato da un Varuga. Quest'ultimo fa parte di una specie pericolosa modificata geneticamente, che viene cacciata da una potente organizzazione mondiale: Circus. I loro agenti da anni cercano di risolvere il mistero su cui vengono avvolti i Varuga e ben presto coinvolgeranno Nai e Gareki..."
L'anime inizia avvolto nel misterioso rapporto che unisce Nai e Karoku, e sempre nel mistero si celano i Varuga e l'ente Circus: da ciò nasce la curiosità di districare la matassa che li unisce e invoglia a far luce sulle domande che ci si pone nel corso degli episodi, domande che non trovano risposta nemmeno all'ultimo episodio, lasciando lo spettatore con l'amaro in bocca.
Questa è la sensazione che ho provato dopo aver visualizzato (ammetto con molta fatica) gli ultimi minuti del tredicesimo episodio, e questa delusione nasce da una buona aspettativa che offriva l'anime: fantasy, azione e indagini. Queste caratteristiche, però già dal secondo episodio, vengono oscurate dal bishounen che pare la base su cui focalizzarsi interamente.
Il fatto che sia un josei non può giustificare la mancanza di un'evoluzione nella trama, la superficialità con cui vengono trattate le varie organizzazioni e le spiegazioni approssimative rese per pochi secondi e che, più che chiarire, confondono ancora di più le idee o non soddisfano pienamente.
L'azione poi si riduce a pochi istanti più prettamente scenici che strategici, ci si basa unicamente sulla forza della Circus, ma non vengono analizzati i pro e i contro dei Varuga. Nemmeno nel finale, dove c'è una specie di resa dei conti, si ha la sensazione che il piano venga cavato fuori da un cilindro.
La comicità è approssimativa e prevedibile, ma tuttavia piacevole per finire un episodio già instabile di suo.
Il chara design è reso bene, come anche la soundtrack musicale, ma la regia confusionaria con cui è stato gestito questo anime e per come si è rivelato con i soliti cliché, non riesce, a mio parere, a salvarsi.
"La trama si incentra su Nai, originario di un particolare animale chiamato Niji, che grazie ad un misterioso ragazzo abile nei furti (Gareki ndr), viene salvato da un Varuga. Quest'ultimo fa parte di una specie pericolosa modificata geneticamente, che viene cacciata da una potente organizzazione mondiale: Circus. I loro agenti da anni cercano di risolvere il mistero su cui vengono avvolti i Varuga e ben presto coinvolgeranno Nai e Gareki..."
L'anime inizia avvolto nel misterioso rapporto che unisce Nai e Karoku, e sempre nel mistero si celano i Varuga e l'ente Circus: da ciò nasce la curiosità di districare la matassa che li unisce e invoglia a far luce sulle domande che ci si pone nel corso degli episodi, domande che non trovano risposta nemmeno all'ultimo episodio, lasciando lo spettatore con l'amaro in bocca.
Questa è la sensazione che ho provato dopo aver visualizzato (ammetto con molta fatica) gli ultimi minuti del tredicesimo episodio, e questa delusione nasce da una buona aspettativa che offriva l'anime: fantasy, azione e indagini. Queste caratteristiche, però già dal secondo episodio, vengono oscurate dal bishounen che pare la base su cui focalizzarsi interamente.
Il fatto che sia un josei non può giustificare la mancanza di un'evoluzione nella trama, la superficialità con cui vengono trattate le varie organizzazioni e le spiegazioni approssimative rese per pochi secondi e che, più che chiarire, confondono ancora di più le idee o non soddisfano pienamente.
L'azione poi si riduce a pochi istanti più prettamente scenici che strategici, ci si basa unicamente sulla forza della Circus, ma non vengono analizzati i pro e i contro dei Varuga. Nemmeno nel finale, dove c'è una specie di resa dei conti, si ha la sensazione che il piano venga cavato fuori da un cilindro.
La comicità è approssimativa e prevedibile, ma tuttavia piacevole per finire un episodio già instabile di suo.
Il chara design è reso bene, come anche la soundtrack musicale, ma la regia confusionaria con cui è stato gestito questo anime e per come si è rivelato con i soliti cliché, non riesce, a mio parere, a salvarsi.
Non è nuovo il tentativo di Manglobe di lanciarsi su un titolo il cui manga è ancora in corso: "Deadman Wonderland" ne è un esempio tangibile. Questa volta la patata bollente è passata tra le mani di Karneval, celebre manga scritto e disegnato da Touya Mikanagi, caratterizzato da un'atmosfera minuziosamente curata, che si confà al panorama di costumi sfarzosi e ricamati, come delle linee arabeggianti impazzite su un foglio. In altri termini, un circo - meglio, un "Karnevale" - che si cimenta nella propria esibizione tra piroette e fiotti purpurei.
L'esistenza del manga, già avviato in Giappone da diverso tempo, è sintomo di una storia carica di eventi, le cui basi sono già tracciate e le cui evoluzioni sono già impresse su carta, pronte ad essere trasposte su piano animato. Un sintomo che si manifesta in maniera malata, ossia con l'amara consapevolezza che tale occasione non verrà sfruttata.
Visionando velocemente la trama: "Nai è alla ricerca dell'uomo che lo ha allevato, egli è sparito all'improvviso, lasciando dietro di sé solo un braccialetto, che reca un simbolo riconducibile alla più potente organizzazione del paese, la fantomatica, Circus. Nai per una serie di circostanze si ritrova coinvolto con Gereki, un ragazzo, il quale per per tirare avanti fa il ladro e il borseggiatore. Ma è stato solo un incontro casuale? Ben presto i due vengono braccati."
Gli intenti dell'opera appaiono oscuri, a dirla tutta non appaiono affatto. Karneval, infatti, si nasconde dietro le maschere del proprio circo, per mostrare solo un grande aspetto di facciata, per rivelare un nulla di fondo.
È bene dunque riconoscere una serie per le proprie caratteristiche e potenzialità, ed è proprio questo che rende "Karneval" oggetto di delusione; poiché effettivamente, nel panorama dell'animazione nipponica attuale, sono poche le serie ad avere le carte in regola per realizzare un lavoro coi fiocchi.
E sono ancora meno quelle con le carte in regola, ma senza il Jolly: "Karneval" si posiziona esattamente tra le produzioni animate che ha tutte le carte, ma che le lascia coperte a prendere polvere.
Vorrei premere precisamente su questo: nessuno spettacolo di magia ha mai affascinato qualcuno senza rivelare gli assi nella propria manica. Le potenzialità che, dunque, possiamo trovare nei più variopinti e differenti aspetti dell'anime, vengono inquadrate da una prospettiva in bianco e nero, che non permette loro di innalzarsi e germogliare.
La principale caratteristica di cui la serie potrebbe vantarsi sono i disegni ed i costumi, affascinanti e talvolta eleganti, che risalgono ad un'epoca che s'incrocia tra il moderno ed il barocco. Il comparto musicale, descritto da un'OST che non si erge oltre media delle colonne sonore, dà il meglio di sé nella sigla d'apertura e nelle scene d'azione, in cui si riveste di una carica incalzante; la sigla finale fa sprofondare il giudizio: così come nel ritmo e nelle animazioni, è banale anche nel testo. La regia è confusa, a volte brilla e più volte annoia.
Il doppiaggio, impeccabile, esalta la bellezza - fisionomica e non - di ogni personaggio; bellezza che si perde quando la trama procede a tentoni, e così i personaggi la seguono, vagando in un vortice che li rende nient'altro che bambole dall'aspetto gradevole. In altri termini, il fenomeno della caratterizzazione dei personaggi procede in maniera direttamente proporzionale all'evoluzione della trama.
Non c'è dubbio, lo studio Manglobe ha solo approfittato di un materiale già corposo e ben progettato per ribaltarlo e renderlo uno specchio per allodole, anzi, per la massa e il fenomeno di diffusione commerciale.
In conclusione, cos'è Karneval? Leggendola con la stessa chiave che ci offre lo studio Mangolbe, si potrebbe definire "un carnevale dai colori spenti". In altre parole, una grandissima occasione sprecata.
L'esistenza del manga, già avviato in Giappone da diverso tempo, è sintomo di una storia carica di eventi, le cui basi sono già tracciate e le cui evoluzioni sono già impresse su carta, pronte ad essere trasposte su piano animato. Un sintomo che si manifesta in maniera malata, ossia con l'amara consapevolezza che tale occasione non verrà sfruttata.
Visionando velocemente la trama: "Nai è alla ricerca dell'uomo che lo ha allevato, egli è sparito all'improvviso, lasciando dietro di sé solo un braccialetto, che reca un simbolo riconducibile alla più potente organizzazione del paese, la fantomatica, Circus. Nai per una serie di circostanze si ritrova coinvolto con Gereki, un ragazzo, il quale per per tirare avanti fa il ladro e il borseggiatore. Ma è stato solo un incontro casuale? Ben presto i due vengono braccati."
Gli intenti dell'opera appaiono oscuri, a dirla tutta non appaiono affatto. Karneval, infatti, si nasconde dietro le maschere del proprio circo, per mostrare solo un grande aspetto di facciata, per rivelare un nulla di fondo.
È bene dunque riconoscere una serie per le proprie caratteristiche e potenzialità, ed è proprio questo che rende "Karneval" oggetto di delusione; poiché effettivamente, nel panorama dell'animazione nipponica attuale, sono poche le serie ad avere le carte in regola per realizzare un lavoro coi fiocchi.
E sono ancora meno quelle con le carte in regola, ma senza il Jolly: "Karneval" si posiziona esattamente tra le produzioni animate che ha tutte le carte, ma che le lascia coperte a prendere polvere.
Vorrei premere precisamente su questo: nessuno spettacolo di magia ha mai affascinato qualcuno senza rivelare gli assi nella propria manica. Le potenzialità che, dunque, possiamo trovare nei più variopinti e differenti aspetti dell'anime, vengono inquadrate da una prospettiva in bianco e nero, che non permette loro di innalzarsi e germogliare.
La principale caratteristica di cui la serie potrebbe vantarsi sono i disegni ed i costumi, affascinanti e talvolta eleganti, che risalgono ad un'epoca che s'incrocia tra il moderno ed il barocco. Il comparto musicale, descritto da un'OST che non si erge oltre media delle colonne sonore, dà il meglio di sé nella sigla d'apertura e nelle scene d'azione, in cui si riveste di una carica incalzante; la sigla finale fa sprofondare il giudizio: così come nel ritmo e nelle animazioni, è banale anche nel testo. La regia è confusa, a volte brilla e più volte annoia.
Il doppiaggio, impeccabile, esalta la bellezza - fisionomica e non - di ogni personaggio; bellezza che si perde quando la trama procede a tentoni, e così i personaggi la seguono, vagando in un vortice che li rende nient'altro che bambole dall'aspetto gradevole. In altri termini, il fenomeno della caratterizzazione dei personaggi procede in maniera direttamente proporzionale all'evoluzione della trama.
Non c'è dubbio, lo studio Manglobe ha solo approfittato di un materiale già corposo e ben progettato per ribaltarlo e renderlo uno specchio per allodole, anzi, per la massa e il fenomeno di diffusione commerciale.
In conclusione, cos'è Karneval? Leggendola con la stessa chiave che ci offre lo studio Mangolbe, si potrebbe definire "un carnevale dai colori spenti". In altre parole, una grandissima occasione sprecata.
Prima di iniziare, una doverosa premessa. Questo anime è di genere josei, un genere adatto sopratutto ad un pubblico femminile per i maschioni molto "fighi" e per i loro atteggiamenti (quando per esempio si imbarazzano e quindi le guance si arrossiscono). Io, invece, devo dire che non me ne frega sinceramente niente perché: 1) non si fanno pregiudizi su nessuna serie, se dovete vedere questa serie sapendo già il target soltanto per criticarla, fatene a meno; 2) questo è un anime dedicato alle femminucce, come è giusto che sia, ce ne sono tante altre dedicate interamente ai maschietti (e lo dice un maschio!); 3) credo che questo genere possa essere utilizzato bene con una trama interessante avvolta dal mistero, quindi, mi fa' piacere vedere questo genere di serie, odio soltanto se si perde il tempo per fare scemenze coprendo interamente la trama.
"Karneval" è una serie della stagione primaverile del 2013, tratto dall'omonimo manga di Touya Mikanagi e che conta attualmente in patria 12 volumi, adattato ad anime dallo studio d'animazione giapponese Manglobe.
Inizio fin da subito nel dire che credo che questa serie non abbia sfruttato le sue potenzialità. Si è perso il tempo nel nulla, nel giocare con Yanperona, nel fare le faccine dolci e giocare con i gattini. La trama, seppur non originalissima, mi è riuscita ad intrigare, perché avvolta dal mistero, da personaggi alquanto misteriosi, e dal sogno di Nai - il protagonista - di rincontrare una persona da lui quasi dimenticata e che gli dava sostegno da piccolo, e viene lasciata lì in disparte, ogni tanto ripresa, ma ogni episodio è una nuova sorpresa, infatti si passa da episodi con la trama a episodi senza nulla da raccontare, se non qualcosa per perdere tempo. Ecco, questo è "Karneval" descritto in poche parole.
La serie trova potenzialità nei suoi colpi di scena, che se fossero stati sviluppati al meglio, sarebbe di certo eccellenti, e nei suoi personaggi, ognuno con la sua storia da raccontare, col suo sogno da avverare, con qualcosa da poter fare. Tutti uniti da quella serena aria che circonda i membri della Circus in lotta contro Kafka, un'associazione rimasta segreta fino all'ultimo - e ancora molto segreta in quanto la serie non è riuscita a spiegare più del dovuto - che trasforma gli umani in una specie di mostri, i Varuga. Due trame collegate, collegate a mio parere perfettamente, ahi... se fossero state sviluppate al meglio! Tutto è rimasto così, l'ultimo episodio lascia mille dubbi, e non si sa nemmeno se ci sarà una seconda serie a riempire gli enormi buchi lasciati così, senza una motivazione, senza un qualcosa. Sicuramente, a dirla tutta, la storia di Karneval si poteva adattare in una serie da una stagione, però di certo la colpa non va allo studio che ha seguito fedelmente il manga, ma all'autrice che perde tempo in scemenze, con una commedia che a volte fa ridere, a volte fa piangere.
Animazione ottima, stile dei personaggi ripeto molto buono e che a me piace, opening ed ending carine, così come le OST presenti. Ripeto che "Karneval" poteva essere sviluppato meglio, in quanto le potenzialità ce le ha e il finale lascia ben sperare ad una seconda stagione. Credo di essermelo goduto ed è risultato abbastanza piacevole, pertanto gli attribuisco una sufficienza; consigliato.
"Karneval" è una serie della stagione primaverile del 2013, tratto dall'omonimo manga di Touya Mikanagi e che conta attualmente in patria 12 volumi, adattato ad anime dallo studio d'animazione giapponese Manglobe.
Inizio fin da subito nel dire che credo che questa serie non abbia sfruttato le sue potenzialità. Si è perso il tempo nel nulla, nel giocare con Yanperona, nel fare le faccine dolci e giocare con i gattini. La trama, seppur non originalissima, mi è riuscita ad intrigare, perché avvolta dal mistero, da personaggi alquanto misteriosi, e dal sogno di Nai - il protagonista - di rincontrare una persona da lui quasi dimenticata e che gli dava sostegno da piccolo, e viene lasciata lì in disparte, ogni tanto ripresa, ma ogni episodio è una nuova sorpresa, infatti si passa da episodi con la trama a episodi senza nulla da raccontare, se non qualcosa per perdere tempo. Ecco, questo è "Karneval" descritto in poche parole.
La serie trova potenzialità nei suoi colpi di scena, che se fossero stati sviluppati al meglio, sarebbe di certo eccellenti, e nei suoi personaggi, ognuno con la sua storia da raccontare, col suo sogno da avverare, con qualcosa da poter fare. Tutti uniti da quella serena aria che circonda i membri della Circus in lotta contro Kafka, un'associazione rimasta segreta fino all'ultimo - e ancora molto segreta in quanto la serie non è riuscita a spiegare più del dovuto - che trasforma gli umani in una specie di mostri, i Varuga. Due trame collegate, collegate a mio parere perfettamente, ahi... se fossero state sviluppate al meglio! Tutto è rimasto così, l'ultimo episodio lascia mille dubbi, e non si sa nemmeno se ci sarà una seconda serie a riempire gli enormi buchi lasciati così, senza una motivazione, senza un qualcosa. Sicuramente, a dirla tutta, la storia di Karneval si poteva adattare in una serie da una stagione, però di certo la colpa non va allo studio che ha seguito fedelmente il manga, ma all'autrice che perde tempo in scemenze, con una commedia che a volte fa ridere, a volte fa piangere.
Animazione ottima, stile dei personaggi ripeto molto buono e che a me piace, opening ed ending carine, così come le OST presenti. Ripeto che "Karneval" poteva essere sviluppato meglio, in quanto le potenzialità ce le ha e il finale lascia ben sperare ad una seconda stagione. Credo di essermelo goduto ed è risultato abbastanza piacevole, pertanto gli attribuisco una sufficienza; consigliato.
Ma la storia quando ingrana? Questa è la domanda che mi ha accompagnata nel corso degli episodi di "Karneval", e quando finalmente stavo per congratularmi con me stessa per non aver ceduto al (fortissimo) desiderio di abbandonarlo poiché la trama stava prendendo forma... Ecco che mi rendo conto di essere all'episodio numero 13, l'ultimo.
L'impressione complessiva che questo anime mi ha lasciato è quella di uno specchio per allodole, in prima battuta incuriosisce e sembra interessante ma già al secondo episodio l'idea che si tratti di una bella scatola vuota s'insinua spietatamente per non andare più via.
Graficamente ha un impatto più che gradevole, sia l'animazione che il tratto sono di buon livello. Stile e ambientazioni sono particolari, i colori forti ma ben distribuiti (pregevoli le ambientazioni naturalistiche). Un ultimo elogio lo merita indubbiamente anche la colonna sonora, bella e sempre appropriata con una gradevolissima opening.
Ciò che inevitabilmente, a mio avviso, affossa questa opera è il ritmo. Si passa da episodi confusi o che hanno tutta l'aria di essere filler (non avendo letto il manga non posso esserne sicura) ad altri francamente inutili, in cui non accade assolutamente nulla. Si potrebbe pensare che questo andamento "rilassato" della trama serva a far emergere personaggi ben caratterizzati ma sfortunatamente non è così. Si può apprezzare una pioggia di "bishie" (e su questo nulla da obiettare) ma tutti non solo pescano a larghe mani dai più comuni stereotipi, ma restano piatti come fogli di carta. Gareki e Nai sono forse la delusione più grande in quanto il loro è un rapporto "preconfezionato" offerto allo spettatore come dato di fatto, senza evoluzione, e nessuno dei due esce dai bordi di personaggi già visti e di cui potreste leggere le azioni future come in una palla di vetro. I personaggi secondari sono lì tanto per fare numero, così come i presunti antagonisti che di fatto hanno uno spazio risicatissimo.
La quasi totale assenza di spiegazioni non stuzzica la mente dello spettatore (non siamo di fronte né ad un thriller né ad un mistero) ma infastidisce, e raggiunge vette di parossismo estremo quando giusto due cose in croce vengono chiarite in modo frettoloso ed approssimativo.
Situazioni che tecnicamente dovrebbero se non commuovere almeno emozionare un pochino, appaiono insensate, se non forzate, lasciando nella migliore delle ipotesi indifferenti (la peggiore è quando "slatentizzano" istinti insani, tipo all'ennesimo sospirante "Karoku" di Nai in dieci secondi di una qualsiasi puntata, almeno io avevo voglia di dargli una testata). I colpi di scena, se così si possono chiamare, sono così scontati che se non si presta attenzione potrebbero passare inosservati.
Si salva qualche scena che fa sorridere ma nulla di più... Ah e per "far sorridere" non intendo quando vi viene da ridere su scene che dovrebbero essere drammatiche, ma intermezzi comici anche nell'intento di chi li ha sceneggiati.
Per quanto mi riguarda "Karneval" è stata una delusione, un anime che non mi ha lasciato nulla (neppure la curiosità di vedere un'eventuale seconda stagione), un vero peccato perché se sviluppato in altro modo poteva essere sicuramente interessante.
Lo consiglio a chi ha voglia di passare un po' di tempo a vedere bei disegni senza aspettative (e proprio non ha altro da guardare) e a chi non è amante dell'azione (i combattimenti sono ridicoli ma del resto non costituiscono lo scopo di questo titolo), ma se il vostro istinto dopo i primi episodi vi consiglia di bloccarlo dategli ascolto, non sperate che migliori.
L'impressione complessiva che questo anime mi ha lasciato è quella di uno specchio per allodole, in prima battuta incuriosisce e sembra interessante ma già al secondo episodio l'idea che si tratti di una bella scatola vuota s'insinua spietatamente per non andare più via.
Graficamente ha un impatto più che gradevole, sia l'animazione che il tratto sono di buon livello. Stile e ambientazioni sono particolari, i colori forti ma ben distribuiti (pregevoli le ambientazioni naturalistiche). Un ultimo elogio lo merita indubbiamente anche la colonna sonora, bella e sempre appropriata con una gradevolissima opening.
Ciò che inevitabilmente, a mio avviso, affossa questa opera è il ritmo. Si passa da episodi confusi o che hanno tutta l'aria di essere filler (non avendo letto il manga non posso esserne sicura) ad altri francamente inutili, in cui non accade assolutamente nulla. Si potrebbe pensare che questo andamento "rilassato" della trama serva a far emergere personaggi ben caratterizzati ma sfortunatamente non è così. Si può apprezzare una pioggia di "bishie" (e su questo nulla da obiettare) ma tutti non solo pescano a larghe mani dai più comuni stereotipi, ma restano piatti come fogli di carta. Gareki e Nai sono forse la delusione più grande in quanto il loro è un rapporto "preconfezionato" offerto allo spettatore come dato di fatto, senza evoluzione, e nessuno dei due esce dai bordi di personaggi già visti e di cui potreste leggere le azioni future come in una palla di vetro. I personaggi secondari sono lì tanto per fare numero, così come i presunti antagonisti che di fatto hanno uno spazio risicatissimo.
La quasi totale assenza di spiegazioni non stuzzica la mente dello spettatore (non siamo di fronte né ad un thriller né ad un mistero) ma infastidisce, e raggiunge vette di parossismo estremo quando giusto due cose in croce vengono chiarite in modo frettoloso ed approssimativo.
Situazioni che tecnicamente dovrebbero se non commuovere almeno emozionare un pochino, appaiono insensate, se non forzate, lasciando nella migliore delle ipotesi indifferenti (la peggiore è quando "slatentizzano" istinti insani, tipo all'ennesimo sospirante "Karoku" di Nai in dieci secondi di una qualsiasi puntata, almeno io avevo voglia di dargli una testata). I colpi di scena, se così si possono chiamare, sono così scontati che se non si presta attenzione potrebbero passare inosservati.
Si salva qualche scena che fa sorridere ma nulla di più... Ah e per "far sorridere" non intendo quando vi viene da ridere su scene che dovrebbero essere drammatiche, ma intermezzi comici anche nell'intento di chi li ha sceneggiati.
Per quanto mi riguarda "Karneval" è stata una delusione, un anime che non mi ha lasciato nulla (neppure la curiosità di vedere un'eventuale seconda stagione), un vero peccato perché se sviluppato in altro modo poteva essere sicuramente interessante.
Lo consiglio a chi ha voglia di passare un po' di tempo a vedere bei disegni senza aspettative (e proprio non ha altro da guardare) e a chi non è amante dell'azione (i combattimenti sono ridicoli ma del resto non costituiscono lo scopo di questo titolo), ma se il vostro istinto dopo i primi episodi vi consiglia di bloccarlo dategli ascolto, non sperate che migliori.
Durante il suo vagare alla ricerca di una persona a lui cara, il piccolo Nai si caccia in guai seri e viene fortuitamente salvato da Gareki, un ragazzo che vive di espedienti non troppo ortodossi. La persona che Nai cerca con ardore è Karoku, colui con cui ha vissuto fino a quando questi non è scomparso nel nulla lasciando dietro di sé una scia di sangue e uno strano braccialetto che si scoprirà essere un oggetto identificativo del Circo, la più grande organizzazione di difesa nazionale. Una volta scovati i due ragazzi, il Circo decide di prenderli con sé per scoprirne di più su Nai, Karoku e il bracciale, e al contempo, Gareki decide di restare vicino al piccolo Nai pensando di poterne trarre profitto. Nai e Gareki si ritrovano quindi coinvolti in prima persona in quella che è la realtà del Circo, ovvero la caccia ai Varuga, creature nate a causa di alcuni esperimenti ad opera di un gruppo denominato Kafka. Quello che la serie anime di "Karneval" ci mostra è sì la battaglia contro il Kafka ma anche la storia di due ragazzi in cerca del loro posto nel mondo.
Tratto dal manga omonimo di Touya Mikanagi che allo stato attuale conta undici volumi, nei suoi tredici episodi, l'anime di "Karneval" copre i primi sei volumi del manga (e una minima parte del settimo), mantenendo una sceneggiatura in tutto e per tutto fedele a quella della controparte cartacea, terminando quindi senza un vero finale e lasciando aperta la possibilità di una seconda serie.
La prima cosa che ho notato in riferimento a questa serie è la somiglianza, per genere e target, con un anime della scorsa stagione, ossia "Hakkenden - Touhou hakken ibun"; entrambe le serie nascono da manga scritti da donne per un pubblico femminile, entrambe di genere fantasy/avventura/azione, e accomunate da un similare tipo di narrazione e sviluppo di trama e personaggi.
Come già successo per "Hakkenden - Touhou hakken ibun", anche in "Karneval" l'elemento action non è portato in primo piano, al contrario, la serie fa uso di una narrazione che tende a sviluppare i personaggi, le loro relazioni e la trama stessa, non tramite l'azione e i combattimenti ma grazie a episodi di semplice slice of life. A causa di ciò, è facile classificare come filler un determinato episodio in cui l'azione stenta a decollare, ma guardando lo stesso da una prospettiva diversa, è possibile comprendere come esso sia servito a scoprire un nuovo frammento della caratterizzazione dei protagonisti.
"Karneval" presenta un cast di personaggi abbastanza vasto e vario, concentrandosi soprattutto sul trio indiscusso dei protagonisti (Yogi, Nai e Gareki), ma senza tralasciare minimamente tutti coloro che gli ruotano attorno, delineando così dei personaggi non sempre originalissimi ma sicuramente ricchi di sorprese. Nonostante la sua vena non troppo spedita, la storia non è esente da colpi di scena e quando sembra di aver inquadrato un determinato personaggio, egli mostrerà qualche inaspettato lato della sua personalità, evitando così di ottenere una caratterizzazione piatta o troppo stereotipata.
I tredici episodi di "Karneval" sviluppano in forma embrionale quello che è il filo conduttore della serie, il leitmotiv delle azioni dei protagonisti: la ricerca di un posto in cui stare, in cui poter essere accettati dalle persone che si amano e il forte desiderio di contraccambiare il loro amore e la loro generosità. Il Circo e i suoi componenti possono essere visti come una grande famiglia di cui Gareki e Nai si trovano improvvisamente a far parte, con tutto il carico di sentimenti e sensazioni che ciò comporta. Lasciando da parte Nai che è come un bambino appena nato che scopre un mondo e dei sentimenti del tutto nuovi, Gareki è il personaggio che più soffre e si tormenta per la situazione: lui che un passato ce l'ha, che ha degli affetti cui ha dovuto rinunciare, non riesce ad accettare l'idea di essere preso sotto l'ala protettiva di altre persone senza poter ricambiare in maniera adeguata. E così, il suo carattere da tsundere dall'animo nobile, gli impone di nascondere nel cuore la gratitudine per i suoi nuovi amici ma gli fornisce allo stesso tempo la forza e la determinazione necessarie per guadagnare il loro rispetto e contraccambiare il loro affetto. Gareki non è il mio personaggio preferito, ma adoro la sua figura di ragazzo coraggioso, umile e desideroso di mettersi in gioco per guadagnare la stima e il bene altrui.
Nota di merito ai personaggi femminili, pochissimi ma buonissimi: Tsukumo ma soprattutto Eva, sono ragazze forti, decise e combattive, dovrebbero essercene di più di donne come loro nel mondo degli anime.
La serie purtroppo, termina proprio nel momento in cui le situazioni e i pensieri di cui sopra trovano sbocco e modo di concretizzarsi, lasciando in sospeso praticamente tutte le questioni aperte fino a questo momento.
Caratterizzazione dei personaggi a parte, "Karneval" presenta una trama non troppo originale ma che si lascia apprezzare in virtù dei suoi personaggi, di alcune trovate particolari e dell'aura di mistero che permea ogni situazione. Come succede spesso nei fantasy moderni, lo spazio-tempo in cui i nostri personaggi si muovono mixa un futuro non troppo lontano e alcuni elementi tipicamente retrò, sullo sfondo di ambientazioni che passano da luminose e ridenti città, a foreste incantate in cui dominano gli animali e le piante, arrivando fino a piccoli borghi poveri e oscuri. Quello che ci viene mostrato è quindi un mondo dalle molte sfaccettature, abitato da una flora e da una fauna piuttosto varia.
A livello tecnico "Karneval" è un anime molto buono, che mantiene ottimi livelli di chara e animazioni per quasi tutta la sua durata, subendo appena un paio di passi falsi. Il tratto bello e delicato di Touya Mikanagi è reso bene, ma non abbastanza da cogliere la bellezza dei personaggi e la morbidezza dei loro corpi, che risultano in qualche modo "plasticosi" e rigidi. I colori sgargianti la fanno da padrone in "Karneval", non per niente i membri del Circo vestono in modo bizzarro e colorato, coerentemente con il nome della loro organizzazione. La colonna sonora è di buon livello con musiche sempre azzeccate. La sigla iniziale "Henai no Rondo", cantata dai Granrodeo, e quella finale "Reason", cantata dal duo KamiYu (composto dai doppiatori Hiroshi Kamiya e Miyu Irino), sono potenti, briose e orecchiabilissime, con testi che ben si sposano con la storia. Per il doppiaggio è stato riunito un cast di ottimo livello (lo stesso già utilizzato per i drama cd) che vede Hiroshi Kamiya, Hiro Shimono e Mamoru Miyano prestare la voce al trio Gareki-Nai-Yogi, senza dimenticare, tra i tanti, i bravissimi Daisuke Ono, Yuuichi Nakamura, e l'adorabile Aya Endo che presta la voce alla dolce Tsukumo.
"Karneval" è un anime che, dal mio punto di vista, non ha difetti evidenti, ma come detto in altra sede per "Hakkenden - Touhou hakken ibun", è una serie cui bisogna sapersi approcciare, cercando di entrare nel meccanismo della narrazione e dello sviluppo dell'intreccio senza desiderare di trovarvi qualcosa che è in parte estraneo alla sua stessa natura. Pretendere che i tredici episodi di "Karneval" si muovano continuamente sul filo dell'azione e dei combattimenti significa non averne compreso le basi, che in sostanza, sono più quelle di una storia sentimentale (nel senso più ampio del termine) che non quelle di una storia d'azione. Consigliato quindi a chi ama le storie focalizzate principalmente sui sentimenti, sulle sensazioni e sui rapporti umani che legano i personaggi. Se siete allergici ai bishounen dalle capigliature improbabili e cercate una storia che sia azione allo stato puro, guardate altrove, l'offerta è ampia. Personalmente mi ritengo molto soddisfatta e spero con tutto il cuore che arrivi una seconda stagione.
Tratto dal manga omonimo di Touya Mikanagi che allo stato attuale conta undici volumi, nei suoi tredici episodi, l'anime di "Karneval" copre i primi sei volumi del manga (e una minima parte del settimo), mantenendo una sceneggiatura in tutto e per tutto fedele a quella della controparte cartacea, terminando quindi senza un vero finale e lasciando aperta la possibilità di una seconda serie.
La prima cosa che ho notato in riferimento a questa serie è la somiglianza, per genere e target, con un anime della scorsa stagione, ossia "Hakkenden - Touhou hakken ibun"; entrambe le serie nascono da manga scritti da donne per un pubblico femminile, entrambe di genere fantasy/avventura/azione, e accomunate da un similare tipo di narrazione e sviluppo di trama e personaggi.
Come già successo per "Hakkenden - Touhou hakken ibun", anche in "Karneval" l'elemento action non è portato in primo piano, al contrario, la serie fa uso di una narrazione che tende a sviluppare i personaggi, le loro relazioni e la trama stessa, non tramite l'azione e i combattimenti ma grazie a episodi di semplice slice of life. A causa di ciò, è facile classificare come filler un determinato episodio in cui l'azione stenta a decollare, ma guardando lo stesso da una prospettiva diversa, è possibile comprendere come esso sia servito a scoprire un nuovo frammento della caratterizzazione dei protagonisti.
"Karneval" presenta un cast di personaggi abbastanza vasto e vario, concentrandosi soprattutto sul trio indiscusso dei protagonisti (Yogi, Nai e Gareki), ma senza tralasciare minimamente tutti coloro che gli ruotano attorno, delineando così dei personaggi non sempre originalissimi ma sicuramente ricchi di sorprese. Nonostante la sua vena non troppo spedita, la storia non è esente da colpi di scena e quando sembra di aver inquadrato un determinato personaggio, egli mostrerà qualche inaspettato lato della sua personalità, evitando così di ottenere una caratterizzazione piatta o troppo stereotipata.
I tredici episodi di "Karneval" sviluppano in forma embrionale quello che è il filo conduttore della serie, il leitmotiv delle azioni dei protagonisti: la ricerca di un posto in cui stare, in cui poter essere accettati dalle persone che si amano e il forte desiderio di contraccambiare il loro amore e la loro generosità. Il Circo e i suoi componenti possono essere visti come una grande famiglia di cui Gareki e Nai si trovano improvvisamente a far parte, con tutto il carico di sentimenti e sensazioni che ciò comporta. Lasciando da parte Nai che è come un bambino appena nato che scopre un mondo e dei sentimenti del tutto nuovi, Gareki è il personaggio che più soffre e si tormenta per la situazione: lui che un passato ce l'ha, che ha degli affetti cui ha dovuto rinunciare, non riesce ad accettare l'idea di essere preso sotto l'ala protettiva di altre persone senza poter ricambiare in maniera adeguata. E così, il suo carattere da tsundere dall'animo nobile, gli impone di nascondere nel cuore la gratitudine per i suoi nuovi amici ma gli fornisce allo stesso tempo la forza e la determinazione necessarie per guadagnare il loro rispetto e contraccambiare il loro affetto. Gareki non è il mio personaggio preferito, ma adoro la sua figura di ragazzo coraggioso, umile e desideroso di mettersi in gioco per guadagnare la stima e il bene altrui.
Nota di merito ai personaggi femminili, pochissimi ma buonissimi: Tsukumo ma soprattutto Eva, sono ragazze forti, decise e combattive, dovrebbero essercene di più di donne come loro nel mondo degli anime.
La serie purtroppo, termina proprio nel momento in cui le situazioni e i pensieri di cui sopra trovano sbocco e modo di concretizzarsi, lasciando in sospeso praticamente tutte le questioni aperte fino a questo momento.
Caratterizzazione dei personaggi a parte, "Karneval" presenta una trama non troppo originale ma che si lascia apprezzare in virtù dei suoi personaggi, di alcune trovate particolari e dell'aura di mistero che permea ogni situazione. Come succede spesso nei fantasy moderni, lo spazio-tempo in cui i nostri personaggi si muovono mixa un futuro non troppo lontano e alcuni elementi tipicamente retrò, sullo sfondo di ambientazioni che passano da luminose e ridenti città, a foreste incantate in cui dominano gli animali e le piante, arrivando fino a piccoli borghi poveri e oscuri. Quello che ci viene mostrato è quindi un mondo dalle molte sfaccettature, abitato da una flora e da una fauna piuttosto varia.
A livello tecnico "Karneval" è un anime molto buono, che mantiene ottimi livelli di chara e animazioni per quasi tutta la sua durata, subendo appena un paio di passi falsi. Il tratto bello e delicato di Touya Mikanagi è reso bene, ma non abbastanza da cogliere la bellezza dei personaggi e la morbidezza dei loro corpi, che risultano in qualche modo "plasticosi" e rigidi. I colori sgargianti la fanno da padrone in "Karneval", non per niente i membri del Circo vestono in modo bizzarro e colorato, coerentemente con il nome della loro organizzazione. La colonna sonora è di buon livello con musiche sempre azzeccate. La sigla iniziale "Henai no Rondo", cantata dai Granrodeo, e quella finale "Reason", cantata dal duo KamiYu (composto dai doppiatori Hiroshi Kamiya e Miyu Irino), sono potenti, briose e orecchiabilissime, con testi che ben si sposano con la storia. Per il doppiaggio è stato riunito un cast di ottimo livello (lo stesso già utilizzato per i drama cd) che vede Hiroshi Kamiya, Hiro Shimono e Mamoru Miyano prestare la voce al trio Gareki-Nai-Yogi, senza dimenticare, tra i tanti, i bravissimi Daisuke Ono, Yuuichi Nakamura, e l'adorabile Aya Endo che presta la voce alla dolce Tsukumo.
"Karneval" è un anime che, dal mio punto di vista, non ha difetti evidenti, ma come detto in altra sede per "Hakkenden - Touhou hakken ibun", è una serie cui bisogna sapersi approcciare, cercando di entrare nel meccanismo della narrazione e dello sviluppo dell'intreccio senza desiderare di trovarvi qualcosa che è in parte estraneo alla sua stessa natura. Pretendere che i tredici episodi di "Karneval" si muovano continuamente sul filo dell'azione e dei combattimenti significa non averne compreso le basi, che in sostanza, sono più quelle di una storia sentimentale (nel senso più ampio del termine) che non quelle di una storia d'azione. Consigliato quindi a chi ama le storie focalizzate principalmente sui sentimenti, sulle sensazioni e sui rapporti umani che legano i personaggi. Se siete allergici ai bishounen dalle capigliature improbabili e cercate una storia che sia azione allo stato puro, guardate altrove, l'offerta è ampia. Personalmente mi ritengo molto soddisfatta e spero con tutto il cuore che arrivi una seconda stagione.
La prima cosa che mi ha attratto di questo anime è stato lo stile dei disegni: stile "barocco" molto colorato e particolare. C'è a chi può piacere e a chi no.
Seconda cosa: sono stata attratta dalla presenza della voce di Hiro Shimono (Nai), uno dei doppiatori più bravi, a mio parere. Non mi aspettavo ci fosse persino la voce di Mamoru Miyano (Yogi), anche lui uno dei migliori doppiatori.
Premetto di non aver mai letto il manga, quindi giudicherò l'opera per quello che è.
Devo dire che il primo episodio della serie l'ho trovato un po' confusionario: Nai e Gareki si incontrano nella casa di questa "donna-mostro" (più avanti spiegheranno cos'è), che aveva (da quello che ho capito) rapito Nai; Gareki, che si trovava lì in cerca di denaro, stringendo un patto con il ragazzo, lo libera e insieme scappano; vengono introdotti tutti i personaggi principali (o per lo meno compaiono tutti); già da subito si parla di "Circus" e vedremo Hirato e Tsukumo all'opera. Ho apprezzato molto l'introduzione dell'episodio, le animazioni di qualità (che purtroppo non lo sono in tutti gli episodi), le ottime OST, sigle di apertura e chiusura.
La storia non è nulla di particolare e non mi ha preso del tutto.
I personaggi sono ben caratterizzati: Nai, il ragazzo "innocente", Gareki, quello "chiuso", Yogi, quello "allegro" ecc.
Non ho molto apprezzato il filo "drammatico" che prende in alcune scene, forse troppo visto e rivisto, quando raccontano il passato di alcuni personaggi.
La serie alla fine rimane inconclusa, a quanto pare dovremo aspettare una seconda serie, alcune cose si concludono, molte rimangono in sospeso. Aspetteremo.
Seconda cosa: sono stata attratta dalla presenza della voce di Hiro Shimono (Nai), uno dei doppiatori più bravi, a mio parere. Non mi aspettavo ci fosse persino la voce di Mamoru Miyano (Yogi), anche lui uno dei migliori doppiatori.
Premetto di non aver mai letto il manga, quindi giudicherò l'opera per quello che è.
Devo dire che il primo episodio della serie l'ho trovato un po' confusionario: Nai e Gareki si incontrano nella casa di questa "donna-mostro" (più avanti spiegheranno cos'è), che aveva (da quello che ho capito) rapito Nai; Gareki, che si trovava lì in cerca di denaro, stringendo un patto con il ragazzo, lo libera e insieme scappano; vengono introdotti tutti i personaggi principali (o per lo meno compaiono tutti); già da subito si parla di "Circus" e vedremo Hirato e Tsukumo all'opera. Ho apprezzato molto l'introduzione dell'episodio, le animazioni di qualità (che purtroppo non lo sono in tutti gli episodi), le ottime OST, sigle di apertura e chiusura.
La storia non è nulla di particolare e non mi ha preso del tutto.
I personaggi sono ben caratterizzati: Nai, il ragazzo "innocente", Gareki, quello "chiuso", Yogi, quello "allegro" ecc.
Non ho molto apprezzato il filo "drammatico" che prende in alcune scene, forse troppo visto e rivisto, quando raccontano il passato di alcuni personaggi.
La serie alla fine rimane inconclusa, a quanto pare dovremo aspettare una seconda serie, alcune cose si concludono, molte rimangono in sospeso. Aspetteremo.