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kirk

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Dopo “Paranoia Agent”, “Tokyo Godfathers” e “Paprika” sono finalmente riuscito a vedere “Perfect Blue” di Satoshi Kon, e devo ammettere che è diventata la mia opera preferita dell’autore. Rispetto a “Paranoia Agent” e “Paprika” credo che quest’opera si ritrova nel mondo del possibile e credo che (se viene bene) un’opera realistica supera un’opera fantastica.
Eppure i temi sviluppati da Satoshi Kon qui hanno molto in comune con le sue opere fantastiche.
In primis il tema della lotta fra realtà e fantasia, fra malattia immaginaria e sanità di mente.

Mima è un’artista spinta ad uscire dal mondo bambinesco delle idol dal suo manager, perché aveva un successo limitato; il suo gruppo, le Cham, dopo che lei se ne va, riesce ad entrare in top 100.
Entrata nel mondo delle attrici, si trova a girare scene ad alto contenuto erotico e inoltre fa foto osé.
L’opera in cui recita racconta di una ragazza che soffre di disturbi della personalità, ma anche lei nella realtà, causa l’alta pressione, si trova nello stesso stato: iniziamo a non capire più dove è finzione e dove è realtà, ma iniziano ad esserci anche efferati omicidi: è lei? È un fan deluso? E il suo blog è stato hackerato o è lei che scrive quelle cose?
Alla fine avremo un risultato buonista: i dubbi di una bambina/idol si fanno da parte e lei diventa un’attrice di successo, nonostante... e qui non ve lo voglio dire, perché in un thriller è bene non raccontare la soluzione degli omicidi.

Quel che è certo è che questo film aveva un basso budget, in quanto Kon era alle prime armi come regista, aveva solo l’esperienza di disegnatore di medio successo e il sostegno di Otomo. Insomma, questo doveva essere l’equivalente di un B-movie, ma come ogni prodotto innovativo veramente ha dimostrato l’abilità di chi ci lavorava e ha portato un ritorno a chi ci ha creduto.
Insomma, non immune da difetti, è comunque una grande opera.


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Shiryu of Dragon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Il primo film diretto da Satoshi Kon è uscito nel 1997, ma ha raggiunto le sale italiane solo nel 2024. Sicuramente il prodotto merita di essere proiettato al cinema, perché la sua dignità è assolutamente pari a quella di un film d'autore con personaggi in carne ed ossa, né più né meno. Per il Giappone, negli anni '90, i cartoni animati erano già da molto tempo un mezzo espressivo per poter raccontare qualunque tipo di storia, il problema è che stenta a capirlo l'Occidente. Tendenzialmente, si fa confusione tra il medium e il genere. Nelle società occidentali si pensa al cartoon come a un prodotto per l'infanzia a prescindere, ma su quel fronte la situazione è migliorata. Del resto, il nostro cinema ha presentato questo film come un'opera vietata ai minori di quattordici anni. Diversi anni prima il regista puntualizzò, giustamente, che non lo riteneva adatto nemmeno a uno studente delle scuole superiori.

Il film trae l'idea di partenza dall'omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchi, tuttavia vive come opera a sé stante e non è una trasposizione del libro. Mima Kirigoe è una idol e fa parte di un trio di cantanti j-pop: le Cham. Decide di dare una svolta alla sua carriera lasciando quel mondo, e divenendo attrice.

Avevo sentito parlare di questo film ancor prima di vederlo, e Satoshi Kon mi è stato venduto come un registra che mette in atto aspre critiche contro la società giapponese. Ovviamente questa recensione si concentrerà su "Perfect Blue" e non prenderà in esame il resto dei suoi lavori.

Devo dire che se l'intento di questo film fosse veramente stato quello di criticare le contraddizioni della società giapponese, in questa sede avrei detto che si tratta di un film riuscito a metà, ma non è così. È assolutamente vero che Kon ha definito la sua società (totalmente a ragione, tra l'altro) come inerte e stagnante, ma in "Perfect Blue" il suo obiettivo non è la critica sociale, bensì le sfide che Mima si trova a dover affrontare per poter evolvere come artista. Direi che il regista qui mette in atto quella che potremmo definire una critica solo in parte, e solo di striscio. Kon si è definito un artista che sta al di fuori del mainstream, e aveva pienamente ragione a dirlo, ma non per questo si è espresso contro il mainstream. Quel che vuol fare con quest'opera è portare in evidenza un problema dello show business: il divario tra l'immagine idealizzata che i fan si fanno del loro idolo, contro l'immagine che quell'idolo ha di sé stesso. Emblematico il momento in cui, in una delle scene iniziali del film, Mima vede arrivare un fax col messaggio "traditrice" a ripetizione. Nonostante lei abbia deciso di intraprendere l'arte della recitazione, i fanatici la vedono ancora come la pop idol Mima, e la sua lotta consiste nel liberarsi di quell'immagine. Aver costruito un thriller psicologico su questa base non è da tutti. Il regista ha combinato una serie di idee non originali, riuscendo a creare qualcosa che per l'epoca era effettivamente di una certa originalità. Il film dura ottanta minuti, ma per me la parte più interessante inizia dopo la prima mezz'ora di visione. Quel che mi piace in particolar modo è come Kon ha saputo addentrarsi nella tematica senza mezzi termini, il modo in cui ha rappresentato gli shock e i conflitti interiori di Mima; mi piace come ha saputo intrecciare tematicamente i momenti di recitazione, le ambientazioni e le musiche con le vicende centrali del film, e come ha raffigurato l'angoscia di Mima nel tentare di districarsi dal peso di un'immagine non sua. Per superare determinate prove, la protagonista uccide una parte di sé. Ed è quello che in un certo senso facciamo tutti, crescendo: alcune parti della nostra personalità muoiono, oppure perdiamo qualcosa. In alcuni casi il cambiamento e la separazione possono essere molto traumatici, e tante volte possiamo trovarci in situazioni tali d'aver bisogno di uno sfogo, o di un pianto liberatorio.

Kon entra ed esce dalla mente di Mima senza che lo spettatore se ne accorga, andando a creare volutamente confusione tra sogno e realtà. Anche quest'idea era già stata utilizzata in precedenza (vivere un sogno dentro un altro sogno, per esempio, è qualcosa che aveva già pensato Mamoru Oshii molti anni prima), il regista però l'ha declinata e sviluppata a modo suo. Quello che non mi convince di questo film, creativamente parlando, è lasciare appositamente allo spettatore ampia libertà d'interpretazione su molti dei suoi aspetti, con un linguaggio volutamente indecifrabile. Per me l'artista deve prendere posizioni sul piano dell'espressione, altrimenti quel che crea diventa un puro esercizio di stile. Diventa forma senza sostanza, puro esperimento tecnico sul quale non si può dire molto. Il problema è che dare mille possibilità d'interpretazione alla tua storia equivale a darne zero. Per poter scrivere di questo film ho avuto bisogno di ascoltare e leggere le parole del suo autore - per poi scoprire che, a grandi linee, la mia interpretazione coincideva con quella di Kon. Ma non l'avessi fatto, vari elementi d'interpretazione non li avrei mai colti. Mi sembra che in certi momenti il film sia criptico per il solo gusto di esserlo. Fortunatamente Kon non ha fatto questo per l'intera durata del film, infatti il tema principale dell'opera resta lampante e in generale si evince facilmente cosa si vuol raccontare. Ovviamente non racconterò il finale, ma devo dire che si tratta di un finale molto poco interessante (seppur tematicamente coerente), considerato tutto quello che il film aveva costruito prima.

Vediamo gli aspetti tecnici. Il character design è figlio della sua epoca: gli anni '90. In qualche inquadratura ci sono dei disegni (e dei colori) veramente ben fatti, ma nella media non mi piace particolarmente, lo trovo abbastanza insipido e impersonale. Gli elementi grafici migliori sono i fondali dettagliati dalle tinte pastello, assolutamente splendidi. Le animazioni sono buone, anche se lo studio Ghibli dell'epoca faceva già di meglio. E i lavori successivi dello stesso Satoshi Kon presentano animazioni superiori. Il punto più alto di questo film sono quelle musiche che Masahiro Ikumi ha scritto su misura per le scene più cupe, e di maggior tensione. Qui c'è un utilizzo dell'elettronica minuzioso e ricercato; un lavoro impeccabile sia se prendiamo la colonna sonora come un'opera a sé stante sia se la contestualizziamo al film. All'elettronica si aggiunge un pianoforte che con poche semplici note amplifica per mille volte gli stati d'animo di Mima. Le musiche strumentali sono un vero gioiello, un valore aggiunto al film.

In definitiva, questo è un bel film? Assolutamente sì, lo consiglio a chi ne è curioso e può reggerne la crudezza. È un'opera che merita attenzione, e offre qualche spunto di riflessione interessante su quello che è il mondo degli artisti nell'epoca contemporanea. È un film clamoroso e sconvolgente? No, per quelle che sono state le mie impressioni e la mia percezione ha dei punti deboli abbastanza vistosi, anche se non troppo gravi.

Nicola Scarfaldi Cancello

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Da procrastinatore seriale quale sono, erano almeno due anni che mi dicevo di voler recuperare "Perfect Blue", ma motivazioni più o meno legittime mi hanno portato, appunto, a procrastinare.
Alla fine, è "Perfect Blue" ad essere venuto da me, apparendo per tre giorni nelle sale della mia zona - e sarò anche pigro, ma non così tanto da non supportare iniziative del genere.

Cosa dire di questo film che probabilmente non sia già stato detto da altri?
Io lo ritengo semplicemente il miglior risultato possibile per raccontare e rappresentare i messaggi e le sensazioni che voleva veicolare: l'opera prima di Satoshi Kon è un thriller psicologico che parla della società giapponese e della figura delle idol in quella società, ma va anche oltre, parlando del rapporto tra l'io di una celebrità e la maschera pubblica che il mondo dello spettacolo, e la percezione dei suoi fan, le ha creato. Questo dialogo artistico si sviluppa non tanto per le strade più comuni in questo tipo di opere, ovvero quelle riguardanti l'ossessione di un individuo per una celebrità e l'immagine idealizzata che ha di essa, o la falsità di tale immagine artificiale; segue invece un percorso più intimo, più interno al mondo psicologo di Mima, la protagonista, e alla progressiva dissociazione causata dal non sapersi più riconoscere tra l'immagine del suo passato, quella idealizzata di idol amata dai suoi fan, e quella reale, di persona che ha scelto una nuova carriera e un nuovo percorso di vita, diverso e pieno di asperità e cambiamenti. Una dissociazione alimentata dal fatto che i suoi fan, tramite un blog online, sembrano conoscere ogni singolo aspetto della sua vita e, pur interpretandoli in una maniera diversa e idealizzata, la portano a chiedere quale delle due sia la Mima "vera".

Tale dissociazione è rappresentata con una pulizia e una linearità tale, pur nelle sue convolute diramazioni di sogni, suggestioni e allucinazioni, che non sorprende abbia fatto scuola per molti registi ben noti in tutto il mondo. Non è mai facile il racconto della realtà che si confonde con l'immaginazione, poiché deve disorientare senza far perdere, e deve illudere senza prendere in giro lo spettatore: non è un caso se trovate narrative come "era tutto un sogno del protagonista" sono spesso ritenute infami, perché è fin troppo facile essere pretenziosi per poi crollare nella bieca meschinità, vuoi involontariamente per impreparazione, vuoi volontariamente per occultare le proprie mancanze.
"Perfect Blue" non è questo, ma è esattamente quello che ho detto in precedenza: il miglior risultato possibile. Quando si ha la sensazione di aver capito il film come evolverà, si viene prontamente sorpresi e indirizzati verso un'altra direzione, che non sappiamo a quel punto se essere quella corretta o meno, sino alla fine; eppure, a visione finita, tutto riesce a quadrare, e ci si sorprende di un'opera che ha mantenuto questa coerenza senza perdersi neanche per un istante.

Come posso concludere questa recensione se non invitandovi a guardarlo?
Perché sì, in tanti hanno parlato di "Perfect Blue", e in tanti altri ne parleranno sicuramente, ma tali parole sarebbero vuote, se non disorientanti, se voi per primi non vi gettate in questa esperienza. Solo coloro che hanno l'ardire di comprendere la materia della realtà possono contemplare quale opera magnificente sia l'universo, e questa cosa vale anche per l'arte e per la conoscenza tutta.

Auf wiedersehen!


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kazenouchi

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Se cercate un thriller psicologico degno di questo nome, “Perfect Blue” è il film che fa per voi.

Mima Kirigoe, giovane idol giapponese, decide di abbandonare il mondo della musica per dedicarsi interamente alla carriera di attrice; carriera che, almeno inizialmente, stenta a decollare e alimenterà i dubbi della protagonista non solo su quale sia la strada giusta da percorrere, ma anche su quale sia la sua vera identità. Questo cambiamento porterà amarezza anche in alcuni fan, in uno in soprattutto, che diventerà particolarmente ossessivo...

In questo film Satoshi Kon ci trasporta in una vera e propria seduta psicanalitica, in cui le contraddizioni e le fratture della personalità umana creano dinamiche e divisioni intra-psichiche, a volte anche estreme, che portano a dubitare di quale sia la vera realtà, quale sia il vero Sé, e quali “realtà” siano invece solo frutto di fantasie, emozioni e desideri sepolti. Il film trascina con un ritmo incalzante in una trama in cui, ad un certo punto, ci si perde e si fatica a capire cosa è reale e cosa è finzione, cosa è reale e cosa è sogno, cosa è reale e cosa fantasia, o peggio, delirio. Le volontà e i desideri contrastanti di ogni individuo possono spingerlo a creare realtà parallele, non sapendo più quale scegliere e quale sia la più “vera”; ma le parole di uno dei personaggi risuonano più volte, indicando come “nessuna illusione si concretizza in realtà". Anche per lo spettatore diventerà difficile capire cosa è realtà e cosa no, con scene che mischiano sogno e reale, susseguendosi in modo molto ripetitivo, forse anche troppo.
Piano piano si scoprirà che la storia esplora la psiche e le contraddizioni non solo della personalità di Mima, ma anche degli altri personaggi, che si intrecceranno creando un clima complesso e violento, il quale porterà la protagonista a dubitare non solo della realtà esterna, ma anche di quella interna, e minando la sua integrità psichica.

Da un punto di vista puramente visivo, pur essendo il primo lavoro da regista di Kon, le inquadrature e atmosfere sceniche mostrano già come ogni scelta sia accurata, nessuna immagine è mostrata a caso, nessun dilungamento è inutile. L’espressività dei volti dei personaggi, nel pieno stile del regista, trasmette alla perfezione il loro vissuto interiore, mentre le musiche di sottofondo accompagnano le animazioni nel trasmettere il senso di oppressione e asfissia della protagonista, nonché le scene di estrema violenza.
Un ulteriore interessante spunto, degno del talento di Satoshi Kon e presente poi anche in “Millennium Actress”, è la sovrapposizione tra cinema e realtà, soprattutto nella professione dell’attore: colui/lei che interpreta un personaggio, mischiandosi con esso/a e la sua realtà.

Già da questo primo dinamico film si palesano chiaramente i temi tipici dei lavori di Satoshi Kon, che poi torneranno con “Millennium Actress”, “Paprika” e “Paranoia Agent”; ciò fa di questo un anime assolutamente da non perdere per gli amanti dell’autore, del genere, e degli anime in generale.


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Gustavo69

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Perfect Blue", il primo film animato del compianto Satoshi Kon, tratto da un romanzo del 1991, è un film che arrivò in sordina da noi, senza troppo clamore, ma che catturò fin da subito la mia attenzione. All'epoca lo vidi su un'obsoleta VHS, in tempi recenti in un formato digitale a più alta definizione, come merita di essere visto. Ora come allora "Perfect Blue" rimane un thriller potente e ricco di colpi di scena, che trascina lo spettatore nel mondo delle idol e dello spettacolo giapponese, un mondo spietato in cui i sogni di gloria sono spesso mera illusione.

La protagonista, Mima, fa parte di un gruppo di idol emergenti composto da altre due ragazze. I loro manager tuttavia decidono che Mima ormai deve provare altre strade, e cercano di lanciarla come attrice. Mima non è troppo felice, perché il suo sogno era continuare a fare la cantante, si era trasferita a Tokyo proprio per quello. Così comincia la sua nuova carriera, con una piccola parte in una serie TV abbastanza nota. Nel frattempo il gruppo di idol, diventato un duetto, comincia a riscuotere maggiore successo senza Mima, e la cosa ovviamente la deprime alquanto. Per promuovere ancora di più la sua carriera, i manager di Mima le propongono di fare un servizio fotografico con foto osé, in maniera da fare salire la sua popolarità. Ma qualcuno nell'ombra non approva tutto ciò, non approvano che l'immagine pura e idilliaca di Mima venga offuscata dalla nuova immagine di Mima più disinibita e disponibile (in maniera virtuale) al pubblico. Cominciano così una serie di incidenti e poi omicidi di persone collegate a Mima. La ragazza è sempre più stressata, anche a causa del lavoro che non la soddisfa come quello di idol: ad un certo punto comincia a confondere realtà e fantasia, a tal punto che comincia a dubitare della sua sanità mentale. Sarà proprio lei stessa la mano vendicatrice dietro a tutti questi fatti da cronaca nera?

"Perfect Blue" è un film quasi... perfetto, ha un ritmo che la maggior parte dei thriller si possono solo sognare, ha una trama semplice ma intrigante, ha dei personaggi ben caratterizzati, mostra i dietro le quinte del mondo dello spettacolo senza filtri e senza fronzoli, come pochi altri film hanno fatto. "Perfect Blue" è un film che dopo venticinque anni ha ancora molto da insegnare, un film in grado stupire e ammaliare. Ineccepibile, o quasi, dal punto di vista tecnico, alcune scene sono ormai diventate memorabili.


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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
"Quando si evade troppo dalla realtà, si rischia di diventare prigionieri della propria immaginazione." (E. Breda)

Di "Perfect Blue" credo che sia stato scritto tanto, ma veramente tanto. La prima opera di animazione di Satoshi Kon (Anno Domini 1997, un'era geologica fa...), deceduto nell'ormai lontano 2010, e ritenuta un punto di riferimento dell'animazione giapponese, non può lasciare indifferente lo spettatore per i temi trattati e, soprattutto, lo stile registico, che riesce a instillare in chi vede il film un forte senso di immedesimazione nella protagonista, un misto di confusione che sfocia nella percezione distorta della realtà, in un crescendo di disagio, inquietudine, paura, incapacità di reazione, fino al terrore per la propria incolumità.

E devo riconoscere che S. Kon è riuscito anche a costruire un buon thriller, realistico, partendo da un fenomeno come quello delle idol che in Giappone è un tema di costume molto radicato (a differenza dell'Italia) e "critico" da gestire, nel senso delle implicazioni sulla vita delle ragazze per l'impostazione piuttosto oppressiva/svilente della loro personalità/libertà imposta da parte delle agenzie che gestiscono il business e dai fan (i c.d. "wota"), che idolatrano le ragazzine fino al limite del maniacale/ossessivo, perdendo a volte il senso della realtà.

E che il film abbia come leit motiv la perdita della consapevolezza della realtà, prendendo spunto dal fenomeno delle idol, sembra essere confermato dallo stesso regista, che in una intervista in Giappone, alla richiesta di chiarire il senso e il significato del film, ha dichiarato che potrebbe essere "perdere la realtà", ma sarebbe difficile da spiegare.

Effettivamente, durante visione del film e in particolar modo nella parte in cui la protagonista Mima Kirigoe si rifugia da Rumi, sua manager e mentore, la confusione/sovrapposizione tra realtà e immaginazione è particolarmente marcata, tanto da ingenerare nello spettatore uno stato di perplessità e disorientamento tale, da non riuscire più a seguire il filo logico della narrazione e a diventare a sua volta angosciato dallo status confusionale della protagonista, non riuscendo più a distinguere la realtà dalla fantasia in un loop temporale dove la stessa scena è ripetuta in modo maniacale, facendo sembrare il tutto un frutto di un incubo continuo.

In questo si vede tutta la capacità tecnico/artistica di Satoshi Kon a supporto del messaggio quanto mai attuale della difficoltà di vivere nella realtà e non in una dimensione di finzione creata ad arte come confort zone dalla propria immaginazione. Tema quanto mai moderno ed evergreen, cui si aggiunge, in modo visionario e anticipatorio (alla "Serial Experiments Lain"), anche la questione "parallela" della "confusione" tra vita reale e quella creata ad arte e "virtuale" in Internet, in cui ci si rifugia e si ritiene "vera", o che serve per utilizzare un'immagine di sé diversa da quella reale, in cui si cerca di apparire in una versione migliore di quello che si è.

Il parallelismo vita "virtuale"/vita immaginaria è quanto mai denso di significato, soprattutto quando la protagonista scopre che a sua insaputa uno stalker ha creato un sito in rete in cui divulga la sua vita anche nei minimi dettagli, e si rende conto, nella sua qualità di personaggio pubblico, di come si possa essere controllati, inseguiti e diffamati, diventando per assurdo vittima "di sé stessa" e della sua fama, pagando a caro prezzo la scelta di cambiare la sua vita professionale, abbandonando la carriera di idol per provare quella che lei riteneva più appagante di attrice.

E qui si innesta anche la questione, altrettanto ponderosa, della libera determinazione del proprio modo di essere in contrasto con le aspirazioni degli altri.
Tema delicato sia a livello personale sia a livello sociale: il cambiamento messo in atto dalla protagonista Mina Kirigoe, per quanto legittimo e lecito, diventa la sua condanna a causa delle aspettative di alcune persone che la circondano (Rumi) o che la seguono (i fan ossessionati dal suo personaggio di idol).

La forza di disattendere le aspettative altrui su di sé diventa pertanto l'elemento di fondo della storia di "Perfect Blue": S. Kon ha scelto di narrare il contrasto tra ciò che si vuole essere e ciò che vogliono gli altri in un modo anche metaforico molto suggestivo.
Traveste la storia con un thriller ben congegnato in cui documenta la volontà di "crescere" della protagonista non solo da un punto di vista professionale, ma anche personale. Tale percorso si percepisce in modo significativo quando la protagonista, al primo incarico da attrice, sceglie di recitare la scena dello stupro.

S. Kon riesce a rendere molto bene il disagio, ma anche il senso di colpa, che Mina prova nel passaggio da "ragazzina-idol" a "donna-attrice", che non si sostanzia tanto nel recitare la violenza simulata e subita in sé, quanto la distruzione volontaria dell'immagine della "ragazzina-idol" che, notoriamente, nell'immaginario collettivo giapponese (e forse orientale in generale), rappresenta una sorta di figura eterea e pura, tuttavia oggetto delle più indicibili pulsioni dei fan più "accaniti" e, in pratica, "proprietà" dei fan.
Scrivo "proprietà" dei fan nel senso che le idol non possono far emergere di avere interessi diversi e realistici diversi da quelli di soddisfare le attese dei loro fan durante la loro carriera: un mondo di finzione e falsità in cui devono indossare una "maschera" in cui recitano la parte delle ragazzine ammiccanti, 'pucciose', simpatiche, completamente dedite a loro fan e al soddisfacimento delle loro richieste.

Cercando di imporsi come realmente vuole essere, ossia una donna che sta seguendo il suo percorso di crescita personale e professionale, Mina si mostra senza troppi veli in una scena in cui rinnega tutti i canoni classici della cultura idol, distruggendoli e riappropriandosi della sua essenza e anche del suo corpo in una scena in cui lo stupro simulato diventa la distruzione della sua vecchia immagine di sé.

Ma il tutto non viene recitato senza problemi, pressioni e rimorsi di Mina: si percepiscono in modo chiaro le considerazioni contrarie della manager Rumi, affinché desista dal recitare tale scena, e i dubbi della ragazza sul passo compiuto, il tutto mixato in modo sapiente da Kon con la storia thriller del misterioso killer che ad uno ad uno uccide e sevizia le persone che hanno determinato il nuovo percorso professionale dell'attrice Mina. In questo senso, l'agente, il fotografo del servizio senza veli, ecc. sono tutti ritenuti responsabili della trasformazione di Mina da idol ad attrice.

Il finale del film, visto e interpretato secondo la visione del percorso di maturazione del personaggio di Mina, è il conseguente corollario dell'impostazione adottata da Satoshi Kon alla trama e rappresenta l'inno alla resilienza e perseveranza di Mina.
Sembra in apparenza buonista e positivo, ma diventa, a suo modo, attraverso la "ribellione" al sistema "malato" del finto mondo delle idol, l'inno all'affermazione di sé nella sua pienezza, senza influenze esterne che possono costituire solo un limite, cinico e interessato dalle più svariate motivazioni, alla espressione di sé.

E su questo aspetto devo riconoscere che Kon è riuscito a trasmettere in un'opera finita e originale nella rappresentazione un messaggio potente senza scadere nel banale, perché in fondo "non si possono scoprire nuovi oceani fino a quando non si ha il coraggio di perdere di vista la spiaggia dalla quale proveniamo".


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nanachi

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
L'anime è un puro capolavoro psicologico. Con una trama del tutto originale e innovativa a tratti molto cruda l'anime è continuamente un colpo di scena, mai scontato: fino alla fine si rimane con la suspense per comprendere il vero senso e la spiegazione di ciò che succede, con un finale assolutamente inaspettato ma non deludente.

Prima parte: la prima parte del film anime scorre abbastanza dinamicamente, si comprende pienamente l'accaduto esposto e si tratta un tema fortemente innovativo, e purtroppo ben raro da trovare nell'animazione giapponese: l'oggettificazione delle donne. Si tratta crudamente tale tema, dal momento in cui Mima decide di intraprendere la carriera di attrice si trova ad essere considerata semplicemente come un corpo da essere messo continuamente in mostra per soddisfare il piacere maschile, fino ad arrivare alla scena tragica del suo stupro durante la ripresa di un film.

Seconda parte: dal momento dello stupro di Mima, ella sembra rispondere al trauma in modo totalmente confusionario. Dopo la scena della sua disperazione con questo grido da miserabile incapacitato di essere ascoltato, ripreso poi da vari film famosi, il tempo che prima correva in un puro ordine cronologico sembra come frammentarsi. Si ripetono costantemente i sogni di Mima che si mescolano alla realtà, fino a non far più comprendere il distacco vero tra la realtà immaginaria e quella concreta, pragmatica. In tutto ciò, nella più grande confusione illogica si arriva a un finale assolutamente non immaginato precedentemente, che però in qualche modo riesce a soddisfare la suspense creatasi.


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EikichiElric

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Parto col dire che questo è il mio film preferito, amato fin dai primi minuti di visione. Quindi per me è particolarmente difficile esprimere a parole ciò che mi ha trasmesso, ma ci provo.
Satoshi Kon, compianto maestro dell'animazione giapponese, esordì con questo straordinario film che fece conoscere al mondo il suo enorme talento; raramente ho visto un thriller psicologico così ben scritto e diretto.

La storia parla di Mima, giovane idol giapponese che, ormai stanca di quella vita, decide di abbandonarla per intraprende una più, almeno secondo lei, promettente carriera nella recitazione. Arriverà a provare di tutto pur di sfondare in questo campo, anche ad accettare controvoglia scene che cambieranno radicalmente la sua immagine pubblica.
Ma quando inizierà ad essere perseguitata da uno stalker e una serie di uccisioni ad accadere intorno a lei, verrà risucchiata in un inquietante viaggio all'interno della sua psiche, che diverrà sempre più contorta e oscura, portandola a chiedersi chi lei sia veramente e a riflettere su ciò che ne sarà della sua vita.

La trama è molto criptica e necessita più di una visione per essere compresa.
Ciò che più ho apprezzato in questo film è l'esplicita e tagliente critica che Kon muove verso il sistema dello spettacolo giapponese, mostrandoci senza un minimo di censura quanto una giovane ragazza possa essere surclassata da un business che si basa tutto sul denaro, fregandosene delle persone coinvolte. Spesso le persone dello spettacolo, soprattutto quelle femminili, sono forzate a non essere appieno sé stesse, costrette a sostenere un'immagine creata ad hoc per loro dalle case di produzione. Soprattutto le idol giovanili devono sottostare a severe regole comportamentali che proibiscono loro persino di avere una relazione amorosa, in quanto, secondo la loro mentalità, esse appartengono ai fan e devono essere il loro sogno proibito, l'incarnazione della ragazza perfetta. In un ambiente del genere è facile essere vittima di stress e paura, e il regista riesce tranquillamente a trasmetterci queste sensazioni.
La regia è spettacolare, appunto, come in ogni film di Kon. Inquadrature ben studiate e con repentini cambi continueranno a confonderci e a giocare con le nostri menti, portandoci a non distinguere il vero dal falso, la realtà dalla finzione.

Musiche più che buone si adattano bene al contesto e, soprattutto nelle scene di tensione, accentuano maggiormente l'inquietudine che proverà Mima durante tutto il film.
Nonostante il comparto grafico non sia eccelso, le animazioni sono fluide e riescono a sostenere appieno la narrazione.
Un plauso inoltre ai disegni, molto realistici e totalmente privi dei soliti dettagli iper-caricaturali che ormai siamo abituati a vedere negli anime.

Consiglio questo film praticamente a chiunque, appassionati e non. Si tratta di un vero e proprio capolavoro capace di trascinarti all'interno della trama, lasciandoti a bocca aperta fino ai titoli di coda.
In particolar modo lo consiglio a chi non ha mai visto nulla di Kon, dato che è perfetto per avvicinarsi alla filmografia di questo grande autore, in quanto si tratta della sua opera migliore, nonché quella che più di tutte fa capire quale sarà il suo stile, che si è sempre evoluto ma mai snaturato: l'ossessione, l'invida, l'identità, realtà e illusione, tutti temi affrontati con sapienza e senza ingenuità.
Un'opera capace di convincere chiunque e che a fine visione ti lascia volutamente più domande che risposte. Sta a noi interpretare e riflettere su ciò che abbiamo visto, per trarne le nostre personali conclusioni.


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DarkSoulRead

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Satoshi Kon è entrato nella storia, “Perfect Blue” infatti è il suo primo lungometraggio e anche il primo thriller psicologico animato. In quanto film d’esordio, oltre a fare i conti con una produzione low budget, “Perfect Blue” viene brutalmente compresso in ottanta minuti (dei centoventi iniziali); questo purtroppo comporta un’eccessiva velocizzazione di alcuni eventi riscontrabile soprattutto sul finale.

“I grandi artisti non copiano, rubano”
Con questa affermazione Tarantino mise a tacere tutti coloro che lo accusavano di prendere a piene mani dal cinema di Leone e Kurosawa. Citazione che in questo caso calza a pennello.
Il titolo in questione è un chiaro riferimento a “Velluto blu” di David Lynch, il quale si è ispirato a sua volta al film di Kon con “Mullholand Drive” e soprattutto “Inland Empire”. Anche “Il Cigno Nero” di Aronofsky strizza l’occhio a “Perfect Blue”. Nonostante qui Kon mostri uno stile ancora abbastanza acerbo, quest’opera divenne in men che non si dica un vero e proprio cult dell’animazione nipponica. La fortuna di aver precedentemente lavorato con geni del calibro di Oshii e Otomo ha un’influenza da subito estremamente positiva su Kon, influenza che poi si trasforma in uno stile unico e riconoscibile nelle pellicole successive.

La storia racconta di Mima, una idol facente parte di un terzetto di pop star, le CHAM. Mima viene persuasa dal suo manager ad abbandonare il gruppo per intraprendere una carriera d’attrice. I fan non prenderanno bene la sua decisione e inizieranno a minacciarla con lettere intimidatorie. Intanto salta fuori un portale web che descrive con disarmante precisione tutte le azioni che Mima compie durante il giorno. Tra i suoi ex ammiratori si cela un assassino, i membri del cast a cui sta lavorando verranno decimati da brutali omicidi. Quando accetterà di girare una scena che la ritrae vittima di uno stupro, la sua psiche inizierà a vacillare, a tal punto da farla dubitare che possa essere lei stessa l’autrice di quegli efferati delitti. La finzione cinematografica e la realtà si confonderanno, accrescendo il climax fino a confluire in un inquietante finale che lascia non pochi punti interrogativi.

“Perfect Blue” incarna perfettamente il lato oscuro del Giappone. Il disagio di un otaku cosi ossessionato dalla sua beniamina da arrivare allo stalking, adulti che sbavano sugli abiti succinti di ragazzine innocenti plagiate da un sistema che le mercifica, un fan che si sente così tradito da trasformare il suo rancore in una violenta furia omicida, il tutto racchiuso in una parola: follia. Satoshi Kon non teme censure, e i contenuti di questa sua opera prima, nonché il modo in cui vengono espressi, parlano chiaro. Nel 1997 di certo non si poteva neanche lontanamente immaginare quanto internet avrebbe influito e gravato sul ventunesimo secolo, eppure, in modo terribilmente profetico, questa pellicola evidenzia quanto facile sia la divulgazione di informazioni personali su un portale web, a discapito di una privacy che ormai va via via scomparendo.

Dopo aver girato la scena dello stupro, rientrando nella sua stanza, Mima trova nell’acquario i suoi pesci morti; i quali allegoricamente rappresentano la perdita della purezza. Il fatto che lei veda la sé stessa idol etichettarla come “sporca”, oltre a uno sdoppiamento di personalità, indica il pentimento della decisione presa. Le CHAM, infatti, senza di lei stanno scalando le hit parade, concretizzando un successo dopo l’altro.

Lo stile di disegno è riuscito, e la resa grafica è abbastanza buona. Purtroppo i personaggi son troppo spesso statici e le animazioni abbastanza legnose, poco fluide. Il comparto sonoro sarebbe ottimo, se non fosse per quell’atroce traccia finale che parte appena dopo l’ultima battuta e accompagna tutti i titoli di coda. Nulla da dire sul doppiaggio italiano, che, come sempre, ben figura. I dialoghi purtroppo sono anonimi e piatti. Punto su cui il regista lavorerà molto nelle sue produzioni successive.

“Perfect Blue” è l’esordio coi fiocchi di un regista leggendario, un’opera che ha lasciato il segno nel cuore di ogni cinefilo che si rispetti. Da visionare più volte per coglierne ogni sfaccettatura, visto anche che i tagli obbligati e una sceneggiatura intricata talvolta rendono la pellicola un tantino confusionaria.

Voto: 8

Utente55863

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Utente55863

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Forse sembrerà esagerato il mio voto, ma è assolutamente giusto, perché "Perfect Blue" è un gioiello come pochi, un thriller psicologico stile "Lynch"; inizia tranquillamente, quasi come un film "leggero e spensierato", poi piano piano lo sviluppo della storia si fa più interessante, fino a farti entrare in un incubo ricco di colpi di scena, violento e angosciante, intenso, opprimente e allucinante, pertanto ne sconsiglio vivamente la visione ai minori o alle persone impressionabili. I disegni sono ottimamente realizzati, la regia perfetta, le musiche giustissime e degna di nota la canzone "Cherish These Moments", ballad memorabile.


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ryo79

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Perfect Blue" è un thriller psicologico che segna l'esordio alla regia di Satoshi Kon, già famoso disegnatore e sceneggiatore. Si tratta di una storia con una sceneggiatura intricata che ha come protagonista Mima, una idol convinta dal suo produttore ad abbandonare la carriera canora per intraprendere quella di attrice. Purtroppo la transizione non è così facile e, oltre a dover abbandonare la sua "innocenza" di idol, viene perseguitata da un misterioso fan che non accetta questa sua nuova vita. Diversi eventi potano Mima a soffrire di una crisi d'identità e chiedersi quale sia la vera sé stessa. Come se non bastasse, una serie di inquietanti omicidi rischia di far vacillare la sua sanità mentale. In tutto questo, la realtà si confonde con il sogno, con le allucinazioni e la finzione dello sceneggiato televisivo in cui recita Mima (che tratta anch'esso di personalità multiple e di macabri omicidi).

Il lungometraggio apre una finestra sul mondo patinato delle idol, che occupa una buona parte dell'industria dello spettacolo giapponese, analizzando quello che c'è dietro e trattando argomenti molto pesanti come la violenza fisica e i problemi psicologici. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, che dà la sensazione allo spettatore di poter entrare nella testa della protagonista. Dal lato tecnico si nota molto l'influenza di Otomo, di cui Kon è stato assistente per lungo tempo. I disegni sono molto curati e ricchi di dettagli, con ottime animazioni. La regia è decisamente valida e segue ogni singola scena fino a comporre il complicato puzzle che costituisce il thriller. Le musiche che accompagnano il film si dividono nettamente in due. Da un lato le canzoni tipiche del mondo delle idol e dall'altro delle musiche che accentuano i ritmi più cupi del film. Si tratta di un bellissimo thriller psicologico, in cui Satoshi Kon dimostra per la prima volta la bravura registica con cui si è fatto conoscere.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Questo è il secondo film che vedo di Satoshi Kon, dopo "Paprika", e posso dire con certezza che questo autore ha catturato la mia più completa attenzione.
L'autore propone un thriller psicologico in cui la protagonista è una giovane idol giapponese di ventuno anni, Mima Kirigoe, cantante molto apprezzata soprattutto nel mondo degli otaku, che però essendo sulla cresta dell'onda abbandona tristemente il mondo della musica per diventare attrice. Costretta a girare scene di nudo e posare nuda per una rivista, un suo fan sfegatato non accetta il cambiamento di Mima, e questo può significare solo una cosa.

La storia, così come il suo sviluppo, è ben costruita e presenta lati positivi, come un'ottima ambientazione che mette suspense in ogni scena grazie alla combinazione con il comparto sonoro, una musica di sottofondo in stile giallo; parlando di sonoro, il doppiaggio è uno dei migliori che ho ascoltato, è molto realistico. Anche il comparto visivo non è da buttare: nonostante la grafica degli anni '90, sono riuscito ad apprezzare tranquillamente i disegni e le animazioni.
Il punto forte del film, secondo me, sono i personaggi, soprattutto la protagonista Mima, che trasmette ogni suo timore e contrarietà riguardo il suo nuovo lavoro di attrice, e non solo, riesce anche in alcuni momenti a farti percepire il suo stato d'ansia riguardo lo stalker.
In conclusione, consiglio questo film a chi apprezza il genere poliziesco-thriller e ama le storie di suspense. Voto finale: 7


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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Perfect Blue" è la storia di Mima, giovane ragazza cantante di punta in un gruppo idol che, invece di godersi il successo, decide di abbandonare tutto per iniziare una carriera da attrice. Fin dal primo minuto, però, le difficoltà non mancheranno, perché fa molta fatica ad adattarsi a questo mondo cinico, in cui non è nessuno, e alla vita solitaria a Tokyo. Per non parlare della scena di stupro che deve girare pur contro la sua volontà e che la distrugge psicologicamente. Per non parlare dei fan che non apprezzano la sua "fuga": uno giunge a minacciarla di morte, e non sono solo vuote minacce. Dato tutto questo, non potremo non chiederci con lei se abbia fatto la scelta giusta, o dovrei dire: "Chi me l'ha fatto fare?", dato che le sue compagne, intanto, macinano un successo dopo l'altro, mentre lei è al palo e in pericolo di vita. Ma il pericolo è reale? Il fan assassino non esiste o, al contrario, è più vicino di quanto non pensino Mima e la sua manger, ex idol che le fa da madre?

"Perfect Blue" è nato come un B-movie, ma ha avuto un successo incredibile, per me meritato, dato che è un vero thriller, dal ritmo incalzante e spiazzante. Ma è anche un romanzo di formazione per la giovane Mima, che maturerà alla svelta come attrice e come donna, e che, come direbbe Albione de "I cavalieri dello zodiaco", "svilupperà un cuore così forte da saper perdonare". Certo le atmosfere, i personaggi e il ritratto estremo dell'otaku maniaco potrebbero sembrare eccessivi, e in parte lo sono, perché chi si comporta così non è otaku, ma solo pazzo. Ma comunque tutto si mantiene coerente, e il realismo è buono. Non è da tutti mostrare come il mondo dello spettacolo non sia facile, ma anzi molto duro, e il fallimento potenzialmente dolorosissimo e devastante. Anche il tema dell' "Avrò fatto la scelta giusta?" viene descritto in maniera davvero efficace. La grafica e la regia di Satoshi Kon sono ottime, così come la colonna sonora.

Un film che può essere usato come uno psicofarmaco per chi crede ancora che cartone animato sia sinonimo di intrattenimento per bambini. Se conoscete qualcuno che la pensa così, fategli vedere "Perfect Blue". Magari il dosaggio sarà troppo forte, ma almeno avrete provato a convertirlo.

Voto: otto.


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Kida_10

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Perfect blue" è un lungometraggio della durata di circa ottanta minuti prodotto dalla Madhouse nel 1998, tratto dall'omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchiche, e che vede alla regia una leggenda dell'animazione giapponese, Satoshi Kon.

La protagonista della storia è Mima, un'idol molto apprezzata che decide a malincuore di abbandonare la sua carriera da cantante per dedicarsi a quella di attrice. Dopo aver ottenuto una parte di poco conto in una serie TV, Mima lascia definitivamente i suoi fan, che però non prendono affatto bene la cosa. Lettere minatorie e minacce più o meno velate non tardano ad arrivare, e ad inquietare in modo particolare la protagonista è uno sconosciuto che gestisce un sito web chiamato "la stanza di Mima", dove racconta particolari dettagli della vita dell'ex idol, dettagli che nessuno dovrebbe essere in grado di conoscere. La fragile psicologia di Mima non prenderà affatto bene l'improvviso cambiamento e faticherà a sopportare le nuove preoccupazioni che piano piano continueranno ad accumularsi, finendo inesorabilmente per cedere.

"Perfect blue" è un'opera forse non adatta alla totalità del pubblico, ma in grado di regalare delle emozioni uniche e sconvolgenti. Inizialmente l'atmosfera è piuttosto leggera, la protagonista è tutto sommato serena, seppur non convinta della propria scelta di vita, ma nel giro di pochi minuti assistiamo a un cambiamento radicale. L'intera vicenda viene presentata attraverso gli occhi di Mima, attraverso quindi gli occhi di una persona mentalmente instabile che si ritrova ad affrontare il peggior periodo della propria vita. Le distorsioni della sua mente sono rese in maniera impeccabile, la tensione diventa palpabile ed è un continuo crescendo, soprattutto nella seconda metà. Lo spettatore si ritroverà spaesato e confuso, incapace di distinguere il sogno dalla realtà, imprigionato in un continuo ripetersi di eventi e situazioni, così come la protagonista stessa finirà per non distinguere la vita reale dalla serie TV nella quale è impegnata a recitare.

Tecnicamente è un lavoro pressoché perfetto. Il comparto tecnico è ottimo, considerata la data di produzione: apprezzabile il design dei personaggi, fluide le animazioni, sufficientemente dettagliati i fondali. Un comparto sonoro di indiscusso livello ci propone un doppiaggio adeguato e delle ottime OST in grado di ricreare sempre la giusta atmosfera. In questo caso una particolare menzione va fatta alla regia, che riesce ad elevare l'opera trasformandola in un capolavoro. Il finale è perfetto, lascia spazio all'interpretazione dello spettatore e allo stesso tempo regala una risposta più o meno certa su come interpretare il tutto.
L'opera presenta e analizza il mondo delle idol, denunciando l'industria e le macchinazioni che si trovano dietro le quinte, e che regolarmente la maggior parte delle persone ignora. Si può ritrovare nell'opera anche una sorta di critica allo sviluppo eccessivo della rete informatica e della diffusione delle informazioni, mostrandoci una possibile strada attraverso la quale è possibile abusare di questo potere (il film è del 1998, quando Internet era ancora un privilegio per pochi).

In conclusione, "Perfect blue" è un 'opera di immenso valore, degna di essere vista e rivista innumerevoli volte. Un'opera attraverso la quale si è aperta la strada a uno dei più geniali registi di tutti i tempi. Una visione consigliata a tutti.


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giacgiac

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

Onirico e reale, o se preferite finzione e realtà, questo il binomio magico che fin dagli albori della sua carriera è stato associato al genio Satoshi Kon, artista e regista visionario che ci ha tragicamente lasciati ormai quattro anni fa. I primi passi nell'animazione che conta, Kon li ha mossi alle spalle di giganti della scena giapponese, occupandosi della scenografia del secondo film di Patlabor per Mamoru Oshii e soprattutto curando sceneggiatura e direzione artistica del primo episodio di Memories, Magnetic Rose, sotto la supervisione del maestro Katsuhiro Otomo. Da questi due maestri il trentenne Kon ha carpito sì la tecnica, ma anche ereditato il target e in parte le tematiche, intraprendendo un percorso cinematografico di animazione sì, ma per un pubblico maturo. Spesso una delle accuse che vengono mosse da persone di scarso spessore culturale a chi si interessa di animazione giapponese è quello di guardare ancora i cartoni animati; ebbene, la mia risposta spesso è di guardare Ghost in the Shell o in alternativa proprio Perfect Blue.

Il titolo in questione è il primo lavoro autonomo di Kon e risente in buona parte delle esperienze del novello regista in casa Otomo, in particolare le analogie a livello di regia e impostazione della trama con Magnetic Rose sono evidenti, sebbene i generi delle due opere differiscano radicalmente. Infatti la storia che Perfect Blue propone è ambientata nella Tokyo degli anni Novanta e ha per protagonista Mima, una idol di moderato successo che dopo due anni di carriera decide di tentare il salto di qualità e ottiene una parte di scarso rilievo all'interno di una serie TV. La reazione dei fan non tarda certo ad arrivare, con numerose lettere anonime, e non invocano un ritorno sul palco della idol Mima, ma una in particolare cattura l'attenzione della ragazza: un fanatico afferma di seguire ogni giorno La stanza di Mima, un sito web in cui qualcuno che si spaccia per la ormai ex-idol riporta nel dettaglio le azioni e gli stati d'animo della protagonista, giorno per giorno e con un'accuratezza tale da inquietare profondamente la ragazza; contemporaneamente un fan molto accanito e dai lineamenti quasi deformi appare sempre più spesso sui set, portando Mima quasi alla paranoia. La situazione degenera definitivamente quando la produzione della serie TV decide di far apparire Mima in una scena di stupro e poco dopo la ragazza posa nuda per un servizio fotografico di una rivista; ella è ormai preda di insoddisfazione e rimpianto per la propria scelta, mentre una serie di macabri eventi iniziano ad accadere alle persone che hanno contribuito a traviare la pura e casta Mimarin. Il limite tra sanità mentale e follia si assottiglia sempre di più, la protagonista perde la cognizione di continuità temporale e quasi si dissocia in due identità distinte, iniziando ad avere frequenti visioni della propria controparte idol che la rimprovera di aver abbandonato la carriera di cantante per darsi al cinema.
Il film a questo punto assume in tutto e per tutto i connotati di un thriller: un assassino a piede libero dal modus operandi macabro e ben riconoscibile, personaggi ben approfonditi psicologicamente e al contempo circondati da un alone di mistero e inquietudine, l'incitamento da parte di La stanza di Mima ad eliminare lo staff che l'ha costretta a posare in modo indecente per la rivista, tutto accompagnato da una regia che se fino a metà era stata solo incalzante, ora presenta sequenze frammentate e temporalmente indefinite, mentre il punto di vista slitta marcatamente verso quello della protagonista; lo spettatore è portato a vivere in prima persona lo stato d'animo e il tracollo mentale di Mima, incapace di ricordare anche solo cos'abbia fatto il giorno precedente e sempre più incerta se i pochi ricordi che conserva siano finzione o realtà. Il lato onirico e visionario della regia di Kon riesce perfettamente in questo intento, gettando anche lo spettatore in quello stato di incertezza perpetua e inquietudine che perdura fino alla fine del film.

Mima e la figura dell'assassino dalla personalità multipla, il personaggio che la ragazza interpreta nella serie TV, vengono quasi a coincidere nella mente della protagonista, che si perde completamente nella mente instabile della ragazza. Emblematico sotto questo aspetto è il dialogo che Eri Ochiai, attrice protagonista della serie TV, e il personaggio di Mima interpretano in una scena:
- Io... non riesco più a capire chi sono... - dice Mima, nei panni dell'assassino.
- Ascolta, lo sai perché riesci a capire perché tu in questo momento sei la stessa persona di un secondo fa? Perché c'è la continuità della memoria. È l'unica cosa che ci permette di costruire l'illusione di avere una personalità unica e coerente.
E in questa scena è rappresentato un po' il colpo di grazia per la psicologia della protagonista, la quale ormai pensa di essere essa stessa a gestire La stanza di Mima e ad aver istigato, se non commesso, gli svariati delitti sopra citati. Tutti gli elementi sono ora predisposti per un finale capace di lasciare di stucco chiunque, che esalta le doti del regista Kon, portando all'esasperazione quanto era stato visto nel corto Magnetic Rose, in cui realtà e finzione sono sovrapposte e indissolubili, facendo della pellicola un lugubre viaggio onirico.

Perfect Blue rappresenta l'ingresso di Satoshi Kon nell'olimpo dei registi d'animazione e al contempo uno degli apici dell'animazione d'autore degli anni Novanta; fondamentale per comprendere il percorso formativo dell'autore, nonché terreno di prova a livello di sperimentalismo registico per la realizzazione, diversi anni dopo, di Millennium Actress, capolavoro indiscusso di Kon in cui egli raggiunge forse l'apice della propria poetica dell'onirico. Non piacerà a tutti, ma almeno una visione dell'opera è caldamente consigliata.


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Evangelion0189

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Come fa un'ombra a uccidere?"

Pochi cineasti iniziano la propria carriera registica con film atipici e coraggiosi in grado di lasciare un ricordo indelebile nella mente di chi li guarda: è il caso di Satoshi Kon e del suo primo lungometraggio animato dal titolo Perfect Blue, nato dalle ceneri di una produzione in live action finita male a causa dello spaventoso terremoto di Kobe del 1995. Due anni dopo, e con la collaborazione del sempre presente Katsuhiro Ōtomo, Perfect Blue vede per la prima volta la luce sotto forma di prodotto animato al Fantasia Film Festival di Montreal, per poi sbarcare nei cinema giapponesi soltanto nel 1998. Per la trama del suo lungometraggio d'esordio, Kon trae ispirazione dall'omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchi ma, nondimeno, sembra quasi voler rendere omaggio ai thriller di David Lynch, tanto che già il titolo ricorda il famoso Blue Velvet ("Velluto blu" in Italia) con protagonista un'allora giovane e misconosciuta Isabella Rossellini. Tuttavia, il lavoro di Kon è personalissimo, e ora vedremo in che modo.

Fin dalle prime battute del film seguiamo le vicende di Mima Kirigoe, una popolare idol giapponese che, a un certo punto della sua carriera di cantante nel popolare gruppo musicale delle CHAM!, per motivi di lavoro deve cambiare rotta e sfondare nel mondo dello spettacolo come attrice. Il problema è che anche nell'ambito del cinema e della televisione non tutto è "rose e fiori": non mancano critiche da parte degli altri attori, oltre che fan un po' troppo affezionati ed esaltati. A tal proposito, una sera Mima scopre l'esistenza di un blog a lei dedicato, il che da un lato naturalmente è piuttosto lusinghiero; peccato però che il sito descriva le sue azioni quotidiane per filo e per segno, giorno per giorno, addirittura attribuendole per iscritto pensieri che in realtà non le appartengono. In tutto questo, la nostalgia della sua vita da idol, le difficoltà insite nel tentativo di raggiungere il successo nello spietato mondo del cinema e il senso d'inquietudine provocato dalla soffocante presenza di un vero e proprio stalker tra le file dei suoi fan getteranno nel panico la povera Mima, in una spirale di paura, incubi e sconcertanti rivelazioni...

Se dovessi descrivere Perfect Blue in poche parole direi che è un thriller psicologico denso di scene disturbanti (gli omicidi cruenti, gli "stupri") e dalle atmosfere gelide e inquietanti, come se fossimo immersi in un incubo a occhi aperti (lo "spettro" ne è un esempio). Sotto una patina di sensualità (il servizio fotografico) e di onirismo separato dalla realtà da un confine labilissimo (la spettacolare corsa finale), Satoshi Kon riesce a catapultarci nella vita e nella mente della protagonista come pochi altri autori sono stati capaci di fare finora. Di per sé, la trama si dipana tra poche scene dall'aria allegra e molte altre in cui domina invece un'atmosfera cupa e claustrofobica (telefonate con respiro affannoso, preoccupanti fax, persino un set cinematografico o un gioioso spettacolo possono essere fonte d'inquietudine), provocando quindi uno strano disagio nello spettatore (ad esempio, sono memorabili le scene dell'ascensore con la radio in funzione e quella con protagonista un punteruolo). Non solo Kon è capace di trasporre sullo schermo in maniera efficace il romanzo originale, ma cura personalmente il character design realistico e a tratti grottesco che sarà ripreso anche nei film successivi, rendendoli riconoscibili alla prima occhiata. La colonna sonora azzeccata di Ikumi Masahiro contribuisce al senso di angoscia che permea l'intero lungometraggio. In ultimo, il colpo di scena alla fine del film vale già da solo la visione. Se eccettuiamo Tokyo Godfathers, a mio avviso l'apice della carriera di Kon, Perfect Blue rientra a buon diritto tra le opere migliori del regista, persino più di Millennium Actress (comunque un originale ritratto di un'attrice alla fine della sua vita) e dell'affollatissimo Paprika (tutto fumo e poco arrosto, secondo l'opinione di chi scrive). Nel nostro paese, l'opera prima di Satoshi Kon è stata localizzata e distribuita in VHS dalla Yamato Video ma, per ovvi motivi, allo stato attuale è praticamente impossibile da reperire sul mercato dell'home video. Il doppiaggio milanese, nel quale spiccano Stefania Patruno ed Elisabetta Spinelli, voce storica di Usagi Tsukino in Sailor Moon, si attesta su ottimi livelli, sebbene per i miei gusti tenda anche a fare un uso eccessivo di termini scurrili, soprattutto nella prima parte. Comunque, se consiglio Perfect Blue? Certo che sì, ma solo se si è dell'umore giusto per una storia torbida e morbosa intrisa di follia. Da vedere rigorosamente al buio.


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AkiraSakura

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Dopo aver visto tutti i film di Satoshi Kon, devo ammettere che il migliore è il primo. Infatti questo film è molto equilibrato nella regia e nel plot, contrariamente alle ultime opere di Kon in cui si vede che il regista è troppo sicuro di sé stesso e non si cura più del fatto che esistano oltre a lui anche degli spettatori che verranno fuorviati dagli eccessivi voli pindarici di stile.
"Perfect Blue" è un thriller psicologico di qualità, con una ottima regia che ricorda quella del David Lynch di "Mulholland Drive" e un buon character design, molto più raffinato rispetto a quello del recente "Paranoia Agent".
La protagonista è una idol, ovvero una cantante di bell'aspetto, che deve affrontare una svolta nella sua vita per poter far carriera: diventare un'attrice. Tuttavia i fans rimangono sconvolti da questo cambiamento e uno in particolare inizia a stalkerarla e minacciarla.
La carriera di attrice inoltre non è tutta rosa e fiori, e ad un certo punto la nostra ex-idol dovrà girare una scena di stupro contro la sua volontà e incominciare a posare nuda in riviste per maschietti. Si ha quindi una perdita di innocenza del personaggio principale, che rimpiange i tempi in cui era una purissima e castissima cantante amata da tutti. Questo forte cambiamento repentino creerà degli scompensi psicologici nella protagonista, che varranno comunicati allo spettatore in modo impeccabile dalla regia. Tuttavia non è possibile sfuggire al circolo vizioso delle esigenze di mercato e la nostra eroina tra stalker, ex fan rabbiosi e disturbi mentali finirà inevitabilmente in una spirale di terrore simile ad una camminata da scalzi su dei cocci di vetro.
Questo film quindi è molto vicino a "Paranoia Agent" nella critica alla società giapponese che nasconde le sue malattie dietro alle innocenti figure di idol e orsacchiotti rosa vari. Tuttavia penso che al contrario di "Paranoia Agent", che è una sterile critica fine a sé stessa e piena di autocompiacimento, "Perfect Blue" sia la critica sociale elevata al rango di arte visiva.


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Perfect blue" è, sostanzialmente, un anime che analizza secondo una chiave fortemente pessimista il mondo dello spettacolo e i suoi "perversi" meccanismi. Questo mondo, sembra dirci l'autore, è fatto solo per creare delle immagini che sono tanto suadenti agli occhi del pubblico finché dura la magia che le avvolge quanto evanescenti nel momento in cui questa magia svanisce. Questo sogno chiamato spettacolo, però, si svolge nel mondo reale ed è realizzato da persone in carne e ossa, dando vita a un duplice effetto: l'ossessione dello spettatore e la frustrazione dell'artista tormentato o dimenticato.

La trama narra le vicende di Mima, una cantante di giovane età; quello delle idol, però, è un settore in crisi per cui viene convinta dal suo agente ad abbandonare la musica per dedicarsi al cinema nelle vesti di attrice. La strada che conduce al successo, però, non può aspettare la maturazione di un'artista alle prime armi il cui unico "vantaggio competitivo" è legato a un passato che sarebbe stato dimenticato in fretta: in fondo il gruppo a cui Mima apparteneva non ha cessato d'esistere dopo il forfait della ragazza ma, anzi, sembra riscuotere un successo ancora maggiore. Occorre dunque qualcosa che dia una brusca accelerata alla carriera di Mima: e che c'è di meglio di girare una scena in cui la ragazza resta vittima di uno stupro?

Sono evidenti l'immoralità di certe "scorciatoie" adottate per garantire la popolarità, ma anche l'ipocrisia del mondo delle idol: una volta girata questa scena Mima si rende conto di non potere più far marcia indietro e rientrare nel suo vecchio gruppo, in quanto quella scena l'ha "sporcata" agli occhi del pubblico mentre una idol dev'essere pura, incontaminata. In certi momenti lo spettatore avverte la sensazione che Mima sia stata stuprata sul serio, e non per finta; la stessa ragazza in certi momenti lo pensa.
Chi l'aveva sostenuta fino a quel punto si sente ferito, diventa la vittima di un tradimento, un po' come un marito che scopre la propria moglie a letto con un altro uomo, e ciò genera reazioni scomposte, spesso violente.
E, infine, vengono raccontati i rimpianti di chi è stato dimenticato da quello che considerava il "suo" mondo e che adesso lo vede come un protagonista marginale e assolutamente trascurabile. Ciò risulta difficile da accettare per chi per un tempo più o meno lungo aveva goduto delle "luci della ribalta".

Trovo che tutto questo, a prima vista alieno e lontano dalla realtà del nostro Paese, presenta invece sinistre similitudini con quanto sta accadendo in questi anni nel mondo dello spettacolo nostrano: mi vengono in mente, ad esempio, programmi come il "Grande fratello" o "Uomini e donne" i cui protagonisti hanno diverse caratteristiche in comune con quelle delle idol nipponiche.
In entrambi i casi, infatti, il successo non è basato sul talento dell'artista, ma solo sull'immagine che questo riesce a trasmettere al pubblico; e ciò inevitabilmente è anche sinonimo di una carriera destinata a una fine molto prematura. Le similitudini, sfortunatamente, terminano qui: infatti mentre le idol giapponesi hanno comunque qualche qualità artistica, il "tronista italiano" non ne possiede davvero nessuna. In definitiva, la critica pesantissima rivolta da quest'anime a questo culto dell'immagine non può che trovarmi perfettamente d'accordo.
Promosso a pieni voti e consigliato a tutti.


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Rumiko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Secondo la mia modesta opinione questo film di "perfect" ha solo il nome. Ora, per carità, non è per niente orrendo, difatti gli ho dato 7. E' buono, tutto qui, nulla di più. Ora spiego il perché.
La trama è di quelle originali e ben costruite: Mima è una idol, cantante idolo degli adolescenti, che decide però di abbandonare la carriera musicale per fare l'attrice. Le cose, però, almeno all'inizio non vanno come crede: ottiene solo particine, accetta di girare una scena di stupro che ne compromette l'immagine casta e pura, posa nuda per un servizio fotografico e si attira le ire degli ex-fan, in particolare di un misterioso stalker. Si aggiunga che scopre una pagina internet dove qualcuno si spaccia per lei descrivendo la sua giornata nei minimi particolari e si condisca tutto con allucinazioni a più non posso. Chi è lo stalker? Chi è il creatore della pagina? Come fa a conoscerla così bene? Non sarà tutto frutto della pazzia di Mima? Questo deve scoprirlo lo spettatore.

L'opera è buona, la tensione e il mistero crescenti creano suspense e inchiodano lo spettatore allo schermo. Com'era costume di Kon, anche qui il regista ha indagato la mente umana, la follia e la paranoia, mescolando magistralmente sogno e realtà. Fa la sua figura anche quel tocco di splatter che contribuisce a rendere tutto più realistico.
Detto questo, per me l'opera ha delle pecche. Innanzitutto il colpevole non è così sorprendente: facendo due più due si capisce chi è l'unica persona che poteva conoscere così bene Mima.
Viste le premesse, il film a mio avviso è un'occasione un po' sprecata. In secondo luogo, non amo i disegni di Kon: i personaggi, a mio avviso, sembrano robot con movimenti abbastanza meccanici. Per quanto riguarda la grafica, credo che all'epoca fosse abbastanza all'avanguardia, ma per me subisce inesorabile gli effetti del tempo che passa.
Ciò detto, tuttavia, mi sento di consigliare questo film, vale la pena vederlo, ma per me non dovete aspettarvi chissà che capolavoro del thriller.


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Bramoki

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Se Alfred Hitchcock avesse diretto un anime, quest'anime sarebbe stato "Perfect Blue".
Questa frase rappresenta al meglio ciò che questo capolavoro è, perché, sì, "Perfect Blue" è un vero e proprio capolavoro.
La storia narra di Mima Kirigoe, una idol giapponese che ha deciso di intraprendere la carriera come attrice e che ottiene un posto come attrice in una serie drammatica. Tuttavia la situazione degenera e Mima comincia a ricevere minacce da qualcuno che la ritiene una traditrice, e soprattutto, in un sito chiamato "Mima's Room", qualcuno descrive con inquietante precisione le sue giornate. La giovane stella comincia così a impazzire e a pensare che sia lei stessa a scrivere su questo sito, mentre la realtà e la serie che Mima sta interpretando si fondono in un capolavoro registico incredibile. Infatti il maestro Satoshi Kon ci ha mostrato una direzione registica praticamente perfetta, che non lascia tempo di distrarsi allo spettatore: il ritmo è altissimo, l'atmosfera eccezionale, l'amalgamarsi tra realtà e finzione è qualcosa d'immenso. Kon ci ha messo nell'occhio del ciclone della tempesta dentro la testa della protagonista, è arrivato a non far capire la realtà neanche a noi, fino agli ultimi angoscianti minuti finali che ci renderanno chiara ogni cosa.

E pensare che la trama non è neanche così articolata, ma Kon ci spiazza, usando la formula che ci farà commuovere con "Millennium actress". Qui questa formula viene usata come strumento di terrore, un terrore invisibile, impalpabile, che ci fa brancolare nel buio prima di buttarci in faccia la realtà nel finale.
I dialoghi sono eccezionali, i personaggi ottimi, anche se potevano essere approfonditi di più, ma la tortura psicologica della protagonista che Kon ci ha mostrato è una vera e propria perla del thriller.

Passiamo all'aspetto tecnico: il character design è quello tipico degli anni '90, piacevole e piuttosto realistico. Le animazioni sono davvero ottime: fluididissime e anch'esse realistiche. Le inquadrature sono sempre eccellenti e riescono a mostrare tutto lo stato di confusione dei personaggi coinvolti con sapiente abilità. L'audio è anch'esso eccezionale: le musiche conturbanti, angoscianti sono tutto ciò che la colonna sonora di un thriller dovrebbe essere; il doppiaggio è ottimo.

Che altro dire di questo "Perfect Blue"? Guardatelo, ma questo penso si fosse intuito dalla recensione: spegnete le luci, chiudete le finestre, mettete le cuffie, e infine fatevi travolgere dalla pazzia.
Io concludo con l'unica parola che può definire questo film: capolavoro.

Pagella finale:
Trama: 9,5.
Disegno: 9.
Sonoro: 9,5.
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5.
Voto globale: 9,5.

Elettra_

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
81 minuti angoscianti, deliranti e onirici, nei quali sogno, finzione scenica, realtà e allucinazioni si fondono in un miscela perfetta. Nella parte introduttiva – che, forse, può risultare meno interessante - il film getta le basi per quello che sarà un viaggio nella soggettività della protagonista.
Fino a non molto tempo fa non credevo avrei mai visto un film d’animazione così ben congegnato appartenete al genere psico-thriller – ad oggi uno dei pochissimi anime appartenenti a questo genere - fino a non molto tempo fa non avevo ancora fatto conoscenza con le opere del maestro Kon.

Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi, Perfect Blue ha come protagonista una idol - Mima Kirigoe - il cui ruolo le sta un po’ stretto. La storia inizia quando Mima decide di lasciare il trio canoro di cui fa parte - le Cham - e di intraprendere la carriera di attrice. Il passaggio da idol ad attrice è tutt’altro che indolore, e metaforicamente rappresenta l’abbandono dell’adolescenza e l’ingresso nella vita da adulta. Mima dovrà fare delle scelte amare e scendere a compromessi per poter iniziare ad essere vista dal pubblico come un’attrice e non più come una semplice idol. A completare il quadro c’è, poi, la presenza invasiva e allo stesso tempo invisibile di uno stalker.

Kon ha sempre dimostrato di essere un attento osservatore delle derive a cui può portare la nostra cara società ed infatti già nel suo debutto da regista – e che debutto! – cosparge il suo film di spunti di riflessione su alcuni temi, come quello del meccanismo feroce e implacabile dello show business, che sfrutta le giovani debuttanti come merce da vendere. In questo mondo o si è pronti ad andare anche contro i propri principi morali o si viene fatti fuori - in senso metaforico ovviamente! - senza tanti complimenti. L’analisi di Kon non risparmia neppure il fan che permette tutto ciò. Fan a volte spietato e pronto a dimenticare facilmente le idol che poco prima aveva osannato. Fan a volte malato, con un attrazione perversa per queste ragazze. In Perfect Blue la sua critica si rivolge anche ad un medium che nel 1997 era da poco approdato nel Sol Levante, Internet, dimostrando come esso possa essere un’arma a doppio taglio. Lo schermo del computer o lo specchio diventano il veicolo delle allucinazioni della protagonista per quasi tutto il film fino alle battute finali, quando, paradossalmente, è lo specchio a mostrarci la realtà.
Perfect Blue vanta una regia assolutamente geniale e un montaggio che spiazza e confonde più volte lo spettatore e lascia senza fiato. Quando il film finisce, ormai si è coinvolti talmente tanto che pare di destarsi improvvisamente da un sogno, o forse sarebbe più corretto dire da un incubo.

Elisabetta Spinelli, famosissima doppiatrice di Sailor Moon, mi ha stupito in positivo, era la prima volta che la sentivo prestare la sua voce ad un personaggio adulto e l’ho trovata molto credibile nel ruolo di Mima. Il character design, curato dallo stesso Kon, è veramente molto bello. Le musiche accompagnano degnamente tutto il film come una seconda pelle, alcune in stile pop altre cupe e adattissime alle scene più sinistre. Il finale è perfetto e per nulla banale, ci lascia volutamente con alcuni dubbi ma è interessante anche per questo.
Segnalo che Perfect Blue contiene delle sequenze estremamente violente e quindi è sconsigliato a persone facilmente impressionabili ed è comunque adatto ad un pubblico maturo. Quando vidi Perfect Blue la prima volta mi colpì a tal punto da spingermi a vedere tutti i sorprendenti film del maestro Kon (Millennium Actress, Tokyo Godfathers, Paprika) e l’altrettanto valida serie TV da lui diretta (Paranoia Agent). Spero davvero che questo film possa sortire tale effetto su tutti coloro che decideranno di visionarlo perché Kon era un regista eccezionale, genialmente fuori dalle righe, oltre ad essere un acuto osservatore della società – come ho già sottolineato - e dell’uomo in generale. Nelle sue opere Kon non abbandonerà mai la riflessione ontologica, sempre presente, in modo più o meno implicito. Fatevi trascinare dalla sua lucida follia, perdetevi nei suoi film, non ve ne pentirete!

bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Perfect thrill

Opera prima di Satoshi Kon nelle vesti di regista e character designer, "Perfect blue" è un lungometraggio del 1998 prodotto dalla Madhouse. In principio b-movie destinato al solo mercato home-video, il film riscuote un tale consenso di critica e di pubblico che ben presto trova una distribuzione anche nelle sale, vincendo diversi premi in giro per il mondo.

La storia ruota intorno a Mima, band leader di un trio 'idol' di discreto successo, le Cham. Quando si presenta l'occasione di dare una svolta alla sua carriera, evolvendo da cantante ad attrice, Mima si lancia con impegno e ambizione nella nuova avventura. Ma il passaggio non è del tutto indolore e il cambio di 'immagine' comporta sacrifici e traumatici compromessi. A complicarle ulteriormente la vita il morboso accanimento di uno stalker, fan nostalgico della idol, che la perseguita con la sua presenza ossessiva. Gli eventi precipiteranno quando quest'ultimo comincerà a lasciarsi dietro di sé una scia di sangue, e per Mima, ormai in preda al terrore, si spalancheranno le porte di una tormentata e allucinante discesa agli inferi …

"Perfect blue" è uno psicho-thriller (il primo anime del genere) a tinte fosche maledettamente ben congegnato. Geniale e astuto, il regista prende le mosse dalle classiche basi narrative del giallo e del noir per svilupparle con la grammatica e le tecniche dell'anime che gli consentono una libertà d'azione e rappresentazione apparentemente illimitata. Con un accattivante stile visionario mette in scena una successione di shock e cortocircuiti narrativi con effetti destabilizzanti, mescolando diversi livelli di percezione (la realtà, la finzione, l'incubo e l'allucinazione) che si confondono a vicenda in un flusso continuo d'immagini sempre più frenetico e visualizzando in modo efficace e suggestivo i disturbi della personalità e la confusione mentale della protagonista.

Affascinato dai processi di produzione del cinema e dello spettacolo, il regista si sofferma a osservare con occhio critico il 'dietro le quinte' e lascia trasparire, fra le righe, un'amara riflessione sui cinici meccanismi dello show business e sulle derive dei media, ponendo l'accento sul lato morboso del web e sul problema dello sdoppiamento d'identità internet-realtà, anticipando una tematica che sarà al centro dell'attenzione di tanti altri cineasti dopo di lui.
La solida e compatta sceneggiatura di Sadayuki Murai, che si confronta con Hitchcock e De Palma, riesce a tenere saldamente i fili della suspense tessendo una trama a incastri perfetti, e il montaggio, calibrato come un orologio sui tempi di una psicosi latente e perturbante, scandisce il ritmo in un crescendo di tensione.
Bellissime le musiche minimali e introspettive di Masahiro Ikumi che contribuiscono a creare l'atmosfera di asfissiante e claustrofobica inquietudine, mentre il j-pop di plastica, facile e orecchiabile, delle Cham ricorre come un 'fil rouge' per tutto il film e suona come un apologo del mondo delle 'idol' e della loro apparente purezza.

Satoshi Kon, che già aveva collaborato con maestri del calibro di Katsuhiro Otomo e Mamoru Oshii, con "Perfect Blue" acquista una nuova dimensione artistica, autonoma e indipendente, si propone come personaggio di primo piano della scena anime e comincia a esprimere la sua poetica e il suo personalissimo linguaggio che svilupperà nelle sue opere successive e lo distinguerà per originalità e raffinata ricerca stilistica.


 1
Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Un'opera indubbiamente lynchiana. Sogno, reale, sesso e violenza che si mischiano a formare un'opera fantastica.
Il tema delle idol, le piccole star giapponesi; il tema dello stalker, del fanatico, che vive della sua preda, che può essere un normale umano, oppure un vip; il tema della ricerca di una fama maggiore, passando da idol ad attrice; il tema della violenza sessuale, che segna la mente della violentata; il tema della pazzia dovuta alla gelosia e all'invidia.
Tutto si mescola per creare la prima opera di Kon-sensei, un'opera graficamente ancora grezza, ma già "di Satoshi Kon".
Geniale.


 1
deathmetalsoul

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Il 1997 vede il debutto come regista di Satoshi Kon (Tokyo Godfathers, Millennium Actress, Paprika) con Perfect Blue, thriller psicologico tratto dal romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi. Il debutto con questo film è stato esplosivo ed ha iniziato la carriera registica di un Kon che oggi viene collocato tra i migliori di sempre nel settore.

Il film dà un impatto visivo davvero molto forte; la protagonista è la giovane e bella idol Mima Kirigoe, che insoddisfatta della sua carriera, visto il sogno di diventare un'attrice, accetta la prima offerta datale, lasciando così il suo "vecchio" lavoro di cantante.
La cosa molto bella ed interessante è che anche il film di cui è attrice è un thriller, e questo sarà molto importante per il proseguo del prodotto.
Quando Mima riceverà delle minacce, e comincerà ad essere insicura sulla sua vita e su ciò che ha lasciato per la nuova avventura da attrice, inizierà ad avere una certa instabilità mentale, e confonderà sogno e realtà, in più alcuni omicidi e fatti strani condiranno il tutto.

Col passare dei minuti è impossibile non focalizzare l'attenzione su quello che si sta guardando, l'atmosfera del thriller è resa meglio di molti film con attori in carne ed ossa, inoltre le tecnica utilizzate di cui Kon è maestro rendono il tutto quasi impressionante.
L'immaginazione si confonde con la realtà, con il passato il presente, con gli incubi e i sogni.
L'anime va avanti liscio fino alla fine, anche il finale è inatteso e stupefacente.

Tecnicamente l'anime è ad un ottimo livello, la regia di Kon anche se alla prima apparizione è già molto matura (anche se migliorerà molto negli anni successivi), la sceneggiatura, le animazioni ed i disegni sono molto buoni, infine la colonna sonora è incalzante e penetrante, davvero imperdibile.
Non posso nascondere che il film è per palati forti, per persone che vogliono andare oltre il semplice prodotto, per questo lo consiglio strettamente a chi vuole fare nuove esperienze. Il genere che affronta non è stato mai esplorato a fondo nell'animazione, per cui può sembrare qualcosa di nuovo, perciò chi sta cercando questo qualcosa non lo perda.


 3
M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Tratto da un romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi, <i>Perfect Blue</i> non solo segna l'ingresso di Satoshi Kon nel pantheon dei mostri sacri dell'animazione nipponica, ma resta, ancora oggi, uno dei più originali esempi di thriller psicologico in formato animato. L'esordio del regista è dunque esplosivo, salvo pochissime eccezioni, che non scalfiscono minimamente un lavoro da dieci e lode.

La trama vede la giovane Mima, cantante idol nel gruppo delle Cham, catapultarsi bruscamente in un nuovo mondo, quello del cinema. Decisa a intraprendere la professione di attrice, viene scritturata per un serial TV intitolato Doppio Legame, e il suo primo ruolo consiste nell'interpretare la parte di una ragazzina psicologicamente instabile. Ma nella mente di Mima qualcosa comincia a non funzionare: presente e passato si confondono, così come realtà e finzione. A complicare le cose, subentra una catena di omicidi che colpiscono le persone che le sono vicine. La realtà si trasforma man mano in incubo e tutta la vita di Mima diventa un gioco di specchi, in cui sono riflessi i vari aspetti della sua personalità. Nel frattempo, il serial killer le si avvicina sempre di più, mentre la sua identità resta un mistero inquietante...

Il film fornisce, innanzitutto, un quadro abbastanza preciso del mondo delle idol, cantanti giovanissime tenute sulla cresta dell'onda da continue apparizioni in programmi televisivi, riviste, ecc. spingendo a riflettere sui meccanismi dell'industria a loro legata, ma non è solo di questo che la storia ci vuol parlare. La protagonista rappresenta eccellentemente una gioventù talentuosa che è spesso vittima dei media, del business, ma anche delle proprie scelte, conducenti a nuove ma false speranze in cambio dell'allontanamento dalle vere passioni. Duro e crudo fino alla fine, magistralmente curato in ogni aspetto di una struttura narrativa composta da scatole cinesi, flashback e tranelli mentali, animato e disegnato in grande stile, impreziosito da una colonna sonora soggiogante, <i>Perfect Blue</i> è uno di quei titoli capaci di ammutolire, di mozzare il fiato per oltre ottanta minuti di fila.
Se non è questa una produzione da oscar...

Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Perfect Blue" segna l'esordio come regista di uno dei personaggi più apprezzati nel panorama anime più recente: Satoshi Kon, che aveva già partecipato ad altri progetti come "Patlabor 2: the movie" e "Memories". Sicuramente grazie anche alle sue precedenti esperienze, con "Perfect Blue" Kon ha saputo creare un prodotto maturo e molto riuscito, forse con qualche piccola ingenuità, ma che sa coinvolgere molto bene lo spettatore.

Questo film s'inserisce dichiaratamente nel filone dei thriller psicologici, rifacendosi anche al maestro Hitchcock e proponendo atmosfere lugubri e opprimenti, con molti momenti intimisti e tanta suspence, che spesso sfocia in scene di grande impatto emotivo. La storia inizia in modo abbastanza prevedibile, diventando più corposa solo verso la metà del film, ma ciò non inficia la qualità del lavoro, ben diretto e con una sceneggiatura adeguata. Le scene di violenza vera e proprie non sono tante, ma la vera forza del film non sta tanto nella rappresentazione di efferati omicidi, quanto in quella del viaggio interiore della protagonista, che si ritrova in una dimensione esistenziale piena di confusione e paranoia, perdendo così il senso della realtà.

Graficamente parlando, non sempre i disegni e le animazioni sono all'altezza del prodotto, ma nel complesso non deludono, mentre le musiche sono sempre adeguate, sia quelle più spensierate, perfette per spaesare ancora di più lo spettatore, visto che Perfect Blue non è un film allegro, sia quelle più inquietanti, usate nelle scene di massima tensione.

Perfect Blue è davvero un prodotto pregevole, adatto a chi vuole vedere qualcosa di maturo, lontano dai trend tipici degli anime, ma che invece sa ritagliarsi una dimensione tutta propria. Curiostià: ha partecipato al film anche Katsuhiro Otomo (maestro di Satoshi Kon), ma fortunatamente Perfect Blue non parla di fine del mondo...


 1
kitaniano

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Senza nulla togliere altri altri lavori, tutti peraltro molto belli, Perfect Blue è l'opera perfetta di Satoshi Kon. E' uno psico-thriller con alcune scene piuttosto forti. Un anime per adulti, non certo adatto ai bambini.
Una giovane cantante per adolescenti (una idol) tenta la carriera di attrice, rinunciando alla sua immagine di ragazza pulita si spoglia, recita in scene di sesso, cambiamento che a un fan maniaco non va giù. Questa in breve la trama, non originalissima, sulla quale Satoshi Kon costruisce il lungometraggio giocando tra realtà e serial televisivo (quello dove recita la ragazza) e confondendo così lo spettatore prima del chiarimento finale. Decisamente meglio di tanti film thriller dal vivo.
Buono il doppiaggio.

Limbes

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
'Perfect Blue' è il primo lungometraggio diretto dall’allora semisconosciuto Satoshi Kon, tratto dal romanzo originale di Yoshikazu Takeuchi e curato nelle animazioni dallo studio Madhouse. Era il 1997.
Da questo punto in avanti Kon diventò l’incarnazione di un determinato cinema d’animazione, una forma del tutto nuova che si amalgama in modo funzionale con l’analisi strutturale dei fenomeni d’attualità sociale, con la messa a nudo della psiche nei suoi momenti più estremi e con l’investigazione del fenomeno onirico in sé. La relazione tra la protagonista e la sua percezione della realtà, portata ai limiti delle sue nevrosi, si avviluppa nel gioco di immagini dove momento, ricordo e illusione si generano l’uno dall’altro e danzano a fasi alterne e senza continuità di soluzione.

La messinscena del film segue difatti passo passo la debacle psicologica della protagonista. Mia, dal mondo patinato di idol solleva la sua carriera, verso il successo e trascina specularmente la sua vita in una spirale di decostruzione del proprio io, di dissociazione dalla stessa realtà e di caos percettivo tout court. Proprio lo specchio e l’immagine sono il simbolo e l’ossessione onnipresenti che frammentano la certezza di quello che si vede. Sono il veicolo della proiezione del doppio e del suo sostituirsi all’originale. Per realizzare ciò Kon utilizza un gioco d’incastri e rimandi spiazzante, e mescola fluidamente il thriller della vita della Mia reale con il thriller della finzione del suo ruolo d’attrice. Kon ne sovrappone le parti, facendo ricalcare alle esperienze vere le scene girate, e mette in discussione i concetti stessi di verità e illusione, giungendo al caos della comprensione labile di ciò che si vive come vero. Solo alla fine Mia – dopo che ha inseguito il suo riflesso/doppio e dopo che è stata infine inseguita dallo stesso, le due sequenze forse più belle di tutto il film – ritrova la lucidità e il posto occupato nel mondo, tornato limpido almeno per una delle due donne.

Contestualmente a questo filo, Kon prende in esame alcuni fenomeni (allora agli inizi) del mondo globalizzato e commerciale, li denuda della loro superficie pop e li analizza negli aspetti più inquietanti nei quali possono degenerare. Inoltre lascia lo spazio per diverse citazioni dal mondo del cinema - “Il silenzio degli innocenti” è per esempio il richiamo più esplicito -, per l’esposizione dei suoi processi realizzativi interni e, perché no, per un accenno di riflessione tra le righe e non sul medium cinematografico stesso.
Sul piano della realizzazione tecnica, 'Perfect Blue' è piuttosto curato, ma non svetta su livelli di eccellenza. Sia le animazioni e i fondali sia i disegni e i colori sembrano più inerenti a una serie televisiva di medio/alto livello che a un lungometraggio, mentre si fa apprezzare la fotografia, che con i suoi passaggi di tono rende perfette le varie sequenze di delirio visivo del film. I risultati sono dunque notevoli soprattutto negli interni di luci al neon e nelle ambientazioni notturne. Ottime anche le musiche di Masahiro Ikumi, che ai motivi pop senza pretese delle idol contrappone atmosfere e cori suggestivi e d'estrema tensione.

Sul piano autoriale l’impronta di Kon, benché alla sua opera prima, è sbalorditiva e si può dire - con il senno di poi - già formata e consapevole oltre ogni modo. Difatti da 'Perfect Blue' in avanti Kon si rivelerà un regista dalla messa in scena così spontanea da lasciare allibiti, un regista che “gioca” con il montaggio e dà del tu al cinema. E con questo film Kon ha posto le basi della sua concezione dell’animazione e della sua più ampia riflessione, che ha poi portato sotto gli occhi di tutto il mondo e che lo ha fatto assurgere come il nome nuovo e l’innovatore del lungometraggio d’animazione prima, e in seguito come uno dei più grandi e apprezzati registi nipponici sul palcoscenico internazionale.


 1
Micerino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Dimenticate di aver acquistato un Anime. Dimenticate tutte le vostre convinzioni su questo genere. Dimenticate che quello che state guardando è una sequenza di fotogrammi disegnati. Perfect Blue.
Solo con questa coscienza si può entrare in questo nuovo universo disegnato, con il passo timoroso di chi si avventura realmente su terre oscure. Il risultato è un mix perfetto (perfect) di thriller, psicologia, immaginazione, introspezione, avventura. Un capolavoro per il genere. Un "blue" perfetto, come la notte, che attraversa ogni scena. Un susseguirsi di scene mozzafiato, di tensioni che arrivano al collasso senza mai scadere, neppure per un istante, in un qualche stereotipo già visto o vissuto. Un giallo, un film di azione e violenza, un vero Thriller che nulla ha da invidiare ai film, anzi, grazie proprio alla sua natura, riesce ancora di più a confondere chi lo guarda spiazzandolo e lasciandolo sospeso tra la domanda e la risposta. Ogni cosa verrà svelata, Perfect Blue è un esperimento ben riuscito, non ha bisogno di sequel, è completo così, al 100%. Quando si arriva alla fine la tensione svanisce, i muscoli, tesi per tutta la pellicola, scaricano l'adrenalina accumulata e si rilassano, la mente riprende a respirare. Quella ragnatela che ha trattenuto lo stomaco per tutta la successione delle sequenze animate finalmente sciama... ma è come una corsa su una montagna russa mai provata prima, un'esperienza unica che è difficile davvero da superare.
Altamente sconsigliato a chi non regge le emozioni forti, o a chi non ama i Thriller... per adulti, questo è certo. Fenomenale.


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Aioria2

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Perfect Blue è caos. E' sangue. E' violenza. E' morte. Ma è anche una manifestazione di genio, un atto d'amore verso l'animazione e il cinema, un esordio sconvolgente di un futuro maestro. Satoshi Kon, grazie. Il 1997 è l'anno del contatto tra i miseri spettatori, ignari di ciò che li attendeva, e questo pugno sferrato alla velocità della luce dritto nello stomaco. Novanta minuti che spaventano, stupiscono, scuotono decenni di pregiudizi sull'animazione in generale e su quella giapponese nello specifico. Sembra parlare con lo spettatore il regista quando, attraverso uno dei suoi personaggi, pronuncia la frase "qui in Giappone non sappiamo fare thriller". Tutto l'opposto. Perfect Blue è lo specchio dell'angoscia che riflette l'uomo come individuo e come persona che fa parte di una società profondamente malata.
La protagonista Mima abbandona la carriera di idol, si spoglia della veste indossata pubblicamente fino a quel momento e comincia a soggiacere ad una serie di compromessi personali e professionali per recitare un nuovo ruolo da attrice. Ma non c'è una sola maschera da indossare, fuori dal mondo dello spettacolo la recita continua e finisce per avere il sopravvento sulla vita reale. Intorno a Mima cominciano a morire delle persone...
Il tema è sviluppato con una narrazione degna della migliore tradizione Lynchana, con un meccanismo a scatole cinesi che vuole spiazzare e ci riesce perfettamente. Lo svolgimento confonde e intreccia piani narrativi diversi, alcuni reali altri schegge impazzite di una mente che si sta distruggendo, impossibile distinguerli. Sullo sfondo della follia raccontata, Satoshi Kon disegna una società che sta cambiando, con la diffusione di internet, la cultura idol e il mondo degli otaku alle sue spalle. Racconta inoltre una degenerazione nei meccanismi mediatici di comunicazione che ad una più attenta analisi non appare poi cosi lontana dai costumi occidentali, sempre più alla ricerca della spettacolarizzazione più che del contenuto. Piccolo appunto ai disegni, non sempre curatissimi, ma in fondo qui il ragazzo era ancora giovane.
Il meglio doveva ancora arrivare.


 1
oberon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
(Recensione esente da spoiler)
Nel film si parla di una ragazza che, dietro consiglio dei suoi manager, decide di abbandonare la carriera di cantante per dedicarsi alla recitazione. Questa scelta però non verrà condivisa da qualcuno che deciderà di perseguitarla, portando la vicenda a dei risvolti drammatici ed inquietanti…
Da questo momento in poi, inoltre, la protagonista vivrà un dilaniante conflitto interiore, causato dal contrasto tra la sua passata identità come innocente “idol” e quella nuova di attrice esordiente che è costretta ad accettare dei pesanti compromessi pur di fare carriera.

La narrazione ha del geniale, infatti si gioca magistralmente col flebile confine tra il serial cinematografico (un thriller) nel quale l’attrice recita, e le sue persecuzioni nella vita reale. Queste due realtà finiranno per fondersi e confondersi con l’incalzare delle angosce personali (alimentate tra l’altro da una serie di omicidi), al punto che diverrà arduo operare una distinzione tra queste due realtà, sia per la protagonista che per lo spettatore stesso.
Inutile specificare che tale risultato è stato reso possibile da una magistrale caratterizzazione del personaggio principale (soprattutto), ma non è il solo…

La parte grafica è forse l’unico aspetto lievemente calante dell’opera, visto che essenzialmente rientra nella media, con qualche sporadico picco raggiunto forse solo in quel paio di scene di nudo presenti, abbastanza dettagliate e realistiche.
Anche le animazioni, inoltre, si limitano a fare il loro dovere e nel complesso l’anime è abbastanza statico. Possiamo dire che questo aspetto comunque risulta discreto, ma non all’altezza forse degli standard soliti di un lungometraggio. Questa comunque è una caratteristica delle prime produzioni di Satoshi Kon che agli esordi era solito lavorare con budget abbastanza ristretti.

C’è da specificare che questo è un film destinato ad un pubblico decisamente maturo, infatti non mancano scene di nudo integrale e dettagliato, nonché scene di violenze sessuali molto crude. Non si tratta però di banale fan service, ma di elementi narrativi essenziali alla trama, nonché agli sviluppi psicologici della protagonista.

Il sonoro è velatamente angosciante, e ben si adatta al ritmo tendenzialmente lento dell’opera (ricordiamo che si tratta di uno “psycho-thriller”), ma ben si evolve nelle scene di azione più concitate.

Trattandosi anche di un thriller dai caratteri psicologici ed introspettivi, la trama ha bisogno di un minimo di concentrazione per essere apprezzata, ma non per questo l’opera risulta noiosa o pesante, anzi, si tratta infatti di un film decisamente intrigante e accattivante che una volta superata la prima parte introduttiva, non mancherà di appassionare fino all’insospettabile grosso colpo di scena finale (grandioso!).
In poche parole un’opera assolutamente magistrale, che ormai è diventata da tempo un autentico cult, e non solo tra gli anime. Consigliatissimo!

by Oberon


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HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Perfect Blue, in estrema sintesi, è uno psico-thriller che parla di una ex idol, che tenta la carriera da attrice recitando in uno...psico-thriller.Basterebbe già questo a complicare alquanto la situazione, ma se ci mettiamo anche la regia di Kon, che di queste situazioni, in cui realtà e fantasia si sovrappongono, si compongono e scompongono, è maestro, beh allora la questione diventa veramente ingarbugliata. Su questo apprezzato regista oramai è stato scritto di tutto e di più; non sempre il suo stile l'ho apprezzato, ma ho sempre apprezzato la sua bravura nella regia. Un film che vale la pena di essere visto, un film "adulto" per un pubblico adulto.

Ivan180378

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Ivan180378

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Opera molto bella di Satoshi Kon. Davvero molto bella. Molto belle le animazioni, belle le musiche. Insomma, un lavoro molto ben fatto. Un thriller crudo, dove non mancano scene violente di sangue e sesso. Lascia il segno. Davvero ottimo. Non perfetto, forse. Forse la trama si poteva articolare un pochino di più. Ma siamo comunque ad altezze vertiginose, alle altezze di Kon, Otomo, Oshii e Miyazaki. info: [email protected]

Daniel

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Daniel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Opera prima (e che prima) targata Satoshi Kon.
Quando vidi i primi Minuti pensai: "ma che schifo ho acquistato!". Sembra sailor moon!, per fortuna durante il susseguirsi degli avvenimenti mi rimangiai quello che avevo detto. E' incredibile come il Maestro Kon avvia preso una storia gia vista e rivista è l'abbia rielaborata in maniera così interessante e psicologicamente CATTIVA! (ho ancora impressa nella mente l'omicidio del fotografo, ahi!).
Consigliato agli amanti dei thriller psicologici e denigratori dell'animazione giapponese, perché con quest'opera dovranno ricredersi!
Con questo è tutto, buona visione.

PS: SCONSIGLIATO AI DEBOLI DI STOMACO!

torakiki

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torakiki

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
”Se Hitchcock avesse fatto un cartone animato avrebbe realizzato Perfect Blue!” Cosi una rivista specializzata presentava questo film.
Nulla e` mostrato a caso, nulla e` detto a caso, tutto ha uno scopo!
Scene crude nella loro autenticita`, mostrateci con movimenti di camera tremolanti (tipo film amatoriale) che ne accentuano la durezza.
Trama fitta e ben orchestrata, giocata su piu` livelli (sogni, incubi, realta`), accompagnata sempre dal dubbio. Io il finale l' ho capito solo 2 secondi prima della protagonista, vero pugno nello stomaco, rimanendo spiazzato pure da tutto cio` che segue! Consigliato solo ha chi ha lo stomaco forte (eppure le scene piu` sconvolgenti sono quelle "quotidiane" e non quelle puramente "sanguinolenti").

Goidil

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Goidil

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Qual è il confine tra il sogno e la realtà, il quotidiano e il sogno? Per Satoshi Kon non esiste e mette in mostra la sua teoria in questo dramma psicologico di grandissima qualità. Una introspezione sul mondo dello spettacolo e sulla gente che ci lavoro; l'ingenua Mina viene coinvolta in un mondo più grande di lei e anche in una complessa deviazione psicologica prodotta dalla sua mente. Il montaggio fà sì che l'intreccio del film sia assolutamente labirintico, nel tentativo di alienare lo spettatore da qualsiasi logica contemporanea. Per buona parte del film vi arrovellerete senza capire un accidenti nel tentativo di seguire la finezza registica di Kon, che dà coerenza al cambio scena come mai nessun altro è riuscito a fare nel mondo dell'animazione. Perfect Blue è un film di una elevata cifra stilistica, sublime thriller e un accattivante giallo con una colonna sonora straniante, perforante, ma di grandissimo effetto.
Un anime davvero maturo che non lesina in violenza e sessualità, esplicitando entrambe le cose in maniera cruda e dura, come denuncia verso una realtà mondana e non fondata su queste perversioni.

kayyam

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kayyam

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Quando devo spiegare a qualcuno che gli anime non sono necessariamente qualcosa per bambini gli mostro "Perfect Blue", e finora ho sempre ricevuto pareri entusiastici. Kon ha sapientemente giocato con la peculiarità del disegno animato, che non permette in alcun modo di distinguere cosa è realtà e cosa finzione; da antologia la sequenza della triplice risveglio, che genera un effetto di straniamento totale; nel secondo film di Ghost in the shell c'è una sequenza simile, ma assai meno riuscita. E non so se siano più inquietanti le scene di sangue o il mondo delle idol... lo sguardo di Kon s'incunea da subito sulle forme di alienazione della società nipponica. Mima è un personaggio di grande forza... in fondo la sua è la storia di chiunque decide di lasciare la strada vecchia per avventurarsi nell'ignoto.

MIK64

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MIK64

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Un anime sinceramente orrido. Costruito su una sceneggiatura, furbescamente, gialla (?), il film prova, senza riuscirci minimamente, a spiazzare lo spettatore cambiando sempre contesto e genere. Non sapere da che parte si vuole andare, e mi riferisco soprattutto alla regia, non è sempre un bene (a meno che tu non sia un maestro...), e questo porta Perfect Blue a essere un pastiche di difficile valutazione. Le parti interessanti, come poteva ad esempio essere la lettura della figura dell'otaku, non state approfondite lasciando una sensazione di (plasticoso) vuoto per tutto il film. Un film francamente bruttino, dalla storia poco interessante e in generale finta, da qualunque lato la si legga. E qualcuno a Taormina 97' a Hitchcok....bha...

AngeL

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AngeL

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Una ragazza aspirante attrice ex cantante, un'ambiente cittadino, un fan maniaco: Sembrerebbe il solito giallo in cui l'assassino sembra già essere rivelato a metà film... Niente di tutto ciò.
A parte le ottime animazioni, questo anime è un mezzo trip mentale, dove lo spettatore cade e ricade continuamente nel confusionario gioco sogno-realtà che il regista ha abilmente creato. Inimmaginabile il finale. Perfetto per gli amanti del genere.

conzumata

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conzumata

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Perfect Blue = capolavoro
Non ha nulla da invidiare a un film appena uscito al cinema.
La protagonista rinuncia alla sua cariera da idol per diventare attrice, lascia il suo bel vesstitino rosa molto dolce e caramelloso perrecitare in un triller, dove, tra l' altro per avere un pò più di battute deve girare una scena dove viene violentata in un night, ormai sentitasi sporca incomincia anche a posare nuda per un servizio fotografico.
Da qui incomincia la vicenda vera e propria. Intorno a lei incominciano a morire le persone della produzione dello sceneggiato. E poi... guardatelo ve lo consiglio vivamente.
La regia è straordinaria, vita reale della protagonista e scene dello sceneggiato vengono mixate magistralmente al punto di non capire più quale sia la realtà.
Persino la sigla cantata dalla ragazza quando era ancora idol è carina ed orecchiabile, una di quelle che di fa canticchiare il motivetto.
Buona visione

aNiMa

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aNiMa

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Nato nel '63... bene. Anzi, molto bene. Satoshi Kon è ancora giovane e ciò significa che ci potrà ancora torturare per molto con i suoi personaggi paranoici vittime delle seghe mentali più interessanti della mente umana.
Con questo genio dell'animazione, espressioni stereotipate come "Gli anime sono per bambini" vanno a farsi benedire. Perfect Blue è veramente un capolavoro ma paragonandolo a Paranoia Agent non riesco a a dare più di 9. Ci sono tanti enigmi che si mostrano irrisolvibili anche dopo una seconda visione. Credo proprio che Kon abbia fatto apposta a ricoprire con un velo di mistero quest'opera. Anche la colonna sonora è molto buona.
Detto ciò, Perfect Blue è un anime che consiglio vivamente a chiunque. Sempre a patto che non siate emofobici:)
PS: La minima disattenzione può essere fatale per la comprensione di questo anime.

Nausicaa979

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Nausicaa979

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Mi sono stupita che Perfect Blue abbia così poche recensioni, considerando che è un capolavoro, non solo nel panorama dell'animazione ma in quello del cinema in generale. Quoto Zelgadis, Satoshi Kon è probabilmente il migliore regista di anime "adulti" in circolazione, e Perfect Blue tiene lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine, confondendo realtà e immaginazione come accade anche in altri lavori di Kon, e gode di animazioni, regia e sceneggiatura di altissimo livello. D'altronde che ci si poteva aspettare dall'allievo prediletto di Katsuhiro Otomo?

Zelgadis

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Zelgadis

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Quando vidi per la prima volta Perfect Blue rimasi colpito da una regia assolutamente straordinaria. Mi dissi: ma chi è quel genio che ha concepito una simile regia? Dopo averne letto il nome pensai: "Mai sentito nominare. Ma sono convinto che farà strada. Voglio proprio seguire i suoi prossimi lavori". Beh non ce n'era bisogno: quel tizio era Satoshi Kon e qualche anno dopo sarebbe diventato un grandissimo dell'animazione giapponese in grado di rivalegiare anche con Miyazaki.
Già questo basterebbe a presentare Perfect Blue, che possiamo considerare come un preludio di Paranoia Agent. Si tratta di un thriller psicologico dai tratti forti. La protagonista è una giovane idol all'apice della sua carriera che decide di fare il salto e diventare un'attrice. Viene così scrittuarata per un serial televisivo dal titolo "Doppio Legame". Ben presto il mondo patinato delle idol sparisce per far posto ad un mondo in cui viene trattata come "carne da macello". Nel serial deve recitare frequentemente scene di nudo e cosa ben peggiore una scena in cui viene violentata. Come se non bastasse tutte le persone che fanno parte dello staff cominciano a morire per mano di un misterioso omicida.
Kon da il meglio di sé giocando con lo spettatore e confondendolo continuamente mescolando realtà e serial televisivo. Un'unica controindicazione è la presenza di scene molto forti. Sebbene la violenza sessuale subita dalla protagonista sia solo recitata, è una scena che ha un forte impatto emotivo e potrebbe dare in qualche modo fastidio. Il regista che dice "Stop! Non va bene, rifacciamo la scena" non fa che accentuare la violenza psicologica della situazione.
Se pensate di essere vaccinati, allora è un film assolutamente da non perdere. Certo, nonostante le tantissime false piste seminate da Kon il finale rimane intuibile (a 3/4 di film avevo già svelato il mistero), ma forse senza Perfect Blue non ci sarebbe stato neanche Paranoia Agent.
Il doppiaggio italiano, realizzato a Milano, è sorprendentemente buono, ed Elisabetta Spinelli (famosa per il doppiaggio mediaset di Sailor Moon) se la cava egregiamente in un ruolo diverso dal solito. L'unico neo è che a tutt'oggi l'unica versione disponibile è quella in vhs e siamo ancora in attesa di una versione in DVD. Quanto ci farà aspettare la Yamato?