Psycho-Pass 2
«Psycho-Pass 2» è una serie che consta di undici episodi ed è stata trasmessa nell'autunno del 2014.
Dopo aver amato tantissimo la prima serie di «Psycho-Pass», ero un po’ indecisa sul vedere questa, ma l’arrivo di «Psycho-Pass 3» nella stagione autunnale del 2019 mi ha spinto a recuperare la seconda stagione (e i film relativi).
Akane Tsunemori è la protagonista indiscussa di questa serie in cui dovrà affrontare un nuovo avversario, che pare essere invisibile al Sibyl System. L’assenza di Shinya Kōgami e di Tomomi Masaoka si fa sentire: sia perché i personaggi di nuova introduzione non brillano sia perché Nobuchika Ginoza viene relegato a un ruolo decisamente secondario, restando però protagonista di uno dei pochi dialoghi veramente ben riusciti della serie.
Una serie che aveva come punto di forza le interazioni fra più personaggi si trova a doversi così reggere sulla sola Akane.
Purtroppo si perdono i dialoghi caratterizzati dal piacere della conversazione brillante, anche se talora un po’ troppo estetizzanti, della prima serie. Si perdono i colori scuri e il contrasto con il rosso vivo del sangue a favore di una luminosità più diffusa. Esteticamente, secondo me, si perde molto in questa seconda stagione.
Anche i momenti “splatter” sono profondamente diversi: in questa serie sono più giustificati dal punto di vista narrativo, ma perdono quell'essere fine a loro stessi, quella visionarietà che Gen Urobuchi aveva impresso nella prima stagione. Lo “splatter” nella prima serie è disturbante perché ingiustificato, ma è un carattere originale, un tratto distintivo: qui sembra essere utilizzato come riempitivo per una narrazione più lacunosa, quindi “disturbante” in un altro senso. Scelta peculiare (di cui non mi è chiaro il significato) è quella di massacrare le persone senza problemi mostrando le scene, ma di non mostrare le scene se a essere massacrati sono dei cani di razza beagle.
Senza fare spoiler: se nella prima serie il “villain” era indimenticabile, qui manca un avversario degno di tale caratura: più avversari, ma senza alcun fascino (e qualcuno con una, a me indigesta, propensione a fare la vittima).
Questa serie tiene conto della precedente e cerca in qualche modo di mantenere una parte delle atmosfere: anche qui i riferimenti al nostro mondo ci sono (il tema del “paradosso dell'onnipotenza”, le monete dell’euro appese in un quadro nelle stanze che occupa di Ginoza, Puccini con l’aria “Nessun Dorma”, la scelta dei titoli degli episodi) e qualche bel dialogo permane (soprattutto quando è in scena il prof. Saiga), ma la bellezza della prima serie è ben lontana.
Rispetto alle prima serie non raggiunge la sufficienza, ma in generale non è affatto male, e un “7” come voto globale, per me, lo può meritare.
Dopo aver amato tantissimo la prima serie di «Psycho-Pass», ero un po’ indecisa sul vedere questa, ma l’arrivo di «Psycho-Pass 3» nella stagione autunnale del 2019 mi ha spinto a recuperare la seconda stagione (e i film relativi).
Akane Tsunemori è la protagonista indiscussa di questa serie in cui dovrà affrontare un nuovo avversario, che pare essere invisibile al Sibyl System. L’assenza di Shinya Kōgami e di Tomomi Masaoka si fa sentire: sia perché i personaggi di nuova introduzione non brillano sia perché Nobuchika Ginoza viene relegato a un ruolo decisamente secondario, restando però protagonista di uno dei pochi dialoghi veramente ben riusciti della serie.
Una serie che aveva come punto di forza le interazioni fra più personaggi si trova a doversi così reggere sulla sola Akane.
Purtroppo si perdono i dialoghi caratterizzati dal piacere della conversazione brillante, anche se talora un po’ troppo estetizzanti, della prima serie. Si perdono i colori scuri e il contrasto con il rosso vivo del sangue a favore di una luminosità più diffusa. Esteticamente, secondo me, si perde molto in questa seconda stagione.
Anche i momenti “splatter” sono profondamente diversi: in questa serie sono più giustificati dal punto di vista narrativo, ma perdono quell'essere fine a loro stessi, quella visionarietà che Gen Urobuchi aveva impresso nella prima stagione. Lo “splatter” nella prima serie è disturbante perché ingiustificato, ma è un carattere originale, un tratto distintivo: qui sembra essere utilizzato come riempitivo per una narrazione più lacunosa, quindi “disturbante” in un altro senso. Scelta peculiare (di cui non mi è chiaro il significato) è quella di massacrare le persone senza problemi mostrando le scene, ma di non mostrare le scene se a essere massacrati sono dei cani di razza beagle.
Senza fare spoiler: se nella prima serie il “villain” era indimenticabile, qui manca un avversario degno di tale caratura: più avversari, ma senza alcun fascino (e qualcuno con una, a me indigesta, propensione a fare la vittima).
Questa serie tiene conto della precedente e cerca in qualche modo di mantenere una parte delle atmosfere: anche qui i riferimenti al nostro mondo ci sono (il tema del “paradosso dell'onnipotenza”, le monete dell’euro appese in un quadro nelle stanze che occupa di Ginoza, Puccini con l’aria “Nessun Dorma”, la scelta dei titoli degli episodi) e qualche bel dialogo permane (soprattutto quando è in scena il prof. Saiga), ma la bellezza della prima serie è ben lontana.
Rispetto alle prima serie non raggiunge la sufficienza, ma in generale non è affatto male, e un “7” come voto globale, per me, lo può meritare.
Per "Psycho-Pass 2" l'unico protagonista rimasto delle vicende precedenti è Akane Tsunemori, i colleghi sopravvissuti sono ridotti a comparse senza molto spessore. Non essendo possibile ricalcare la linea particolare della serie originale, e visto anche il cambio di sceneggiatura, il tentativo è il seguente: sostituire il cast il più possibile e prendere una direzione diversa dalla precedente. Funziona? Purtroppo no, la trama scricchiola in parecchi punti, i nuovi protagonisti della sezione 1 sono deboli e piatti, l'antagonista è insipido e i sacrifici maggiori (errore fatale) saranno fatti da comprimari che non conosciamo affatto e il cui destino, in fin dei conti, non ci interessa per nulla. Vista l'assenza di Kogami, il compito di fare gli 'spiegoni' delle indagini passa ad Akane, ma la cosa non funziona minimamente, e non mi capacito di come non se ne sia accorta la regia: I ragionamenti di Akane arrivano in ritardo rispetto alle conoscenze dello spettatore e tutto ciò rende lo 'spiegone' noiosissimo. Risultato deludente!
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Partiamo con questa seconda stagione, sulla scia della prima. Ho tenuto conto della serie in maniera obiettiva, senza farmi condizionare molto dalla serie precedente e da giudizi vari.
La serie inizia con l'introduzione di un nuovo Ispettore, Mika Shimotsuki, e due nuovi Esecutori, Hinakawa e Togane. Quest'ultimo, già dai primi minuti, mi puzzava molto di Shinya Kogami II, la vendetta, cosa che è stata confermata purtroppo nel corso della serie.
Con la prima puntata viene introdotto il nuovo villain, Kirito Kamui, che lascia la sua firma sulla scena del crimine, un emblematico "WC?" il cui significato si scopre più avanti essere "What Colour?". Essendo questa seconda serie composta da undici episodi, la trama è andata abbastanza spedita, non stanno lì a tergiversare, andando dritto al punto proprio per delineare una differenza tra la prima, lenta e piena di riflessioni, e la seconda, più azione e meno bla bla. Ho molto apprezzato questa cosa, a volte i dialoghi troppo lunghi rischiano di essere noiosi e senza capo né coda: in questo caso sono stati abbastanza concisi, proprio come piace a me. Tuttavia, alcuni di questi hanno suscitato non poca perplessità: c'erano dei punti che non comprendevo bene e speravo di comprendere meglio durante la visione, cosa che non è successa.
La cosa che mi è piaciuta della serie è la presenza di più di un villain principale. Riflettiamo. Nella prima stagione il villain per eccellenza è Makishima, dopodiché troviamo il Sibyl System con a capo Kozaburo Toma. Ma finisce qui. Nella seconda troviamo Kirito Kamui, Togane, la direttrice Kasei/Togane e, personalmente, aggiungerei anche Shimotsuki. In parole povere, Akane in questa seconda serie sarà attaccata su più fronti. E qui sorge spontanea la domanda: che fine ha fatto Kogami? Dov'è quando serve? Sappiamo, per deduzione, che è fuggito via, lontano dal Sibyl System, e non ha intenzione di fare ritorno, ma avrei gradito una flebile certezza a riguardo (non che fosse il mio personaggio preferito, mi era indifferente, però è rimasto l'interrogativo!).
Il suo sostituto è Sakuya Togane, personaggio che ho odiato dal primo momento: avevo la sensazione che nascondesse qualcosa e infatti si è rivelato per ciò che è, anche se non credevo che la situazione fosse così grave. Togane è l'erede della fondazione Togane e sua madre è Misako Togane, attualmente a capo del Sibyl System. Praticamente Misako Togane = direttrice Kasei. Voglio soffermarmi un attimo su questa cosa. Ma quanti corpi della direttrice Kasei ha a disposizione il Dipartimento di Pubblica Sicurezza? Nessuno si fa qualche domanda? Va beh, torniamo su Sakuya Togane. Lo odio, mi puzzava sin dall'inizio con quella sua faccia da "persona-che-non-ispira-fiducia", e si scopre pure che fa intorbidire di proposito lo Psycho-Pass degli Ispettori... così, perché una mattina si sveglia e decide di farlo! Ok, probabilmente non è così, ma la spiegazione data a riguardo mi riconduce a questa conclusione. Dopotutto lui è pazzo, non sta bene con la capoccia, quindi è naturale pensarla così, era ossessionato da Akane e ha pure ucciso la madre per impedirle di diventare parte del Sibyl System, con scarso successo (complesso di Edipo mode on!). Oltre a questo, mi ha fatto storcere il naso una cosa che forse sono io a non capire. Quando Togane era piccolo, si vede chiaramente che il suo coefficiente di criminalità era molto basso, ma quando Kamui e poi Shimotsuki gli puntano il Dominator contro, il coefficiente arriva addirittura a 899. Cercando di raccapezzarmici, ho letto che il coefficiente di Togane è stato nascosto per permettergli di entrare a far parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Ma è effettivamente così? E come hanno fatto? Cioè, boh! Non viene minimamente spiegato, oppure, se hanno dato una spiegazione, io non l'ho capita. Alla fine Sakuya Togane muore ucciso da Kamui con un colpo alla spalla, se ne sta un po' agonizzante per terra, farfuglia quattro scemenze e forse muore. Dico forse perché non è che sia molto convinta! Non ero soddisfatta, lo sarei stata vedendo la sua testa esplodere! E' stata una morte patetica e insulsa per un villain di quel calibro!
Passiamo a quell'altra che manco sopporto: Mika Shimotsuki. Non le piacciono gli Esecutori, li tratta con riluttanza, vuole sempre fare quello che è giusto per lei, si allea con la direttrice Kasei e il suo figlioccio pazzo, nonché Esecutore Sakuya Togane. Ma sei cretina? E' il personaggio più deficiente della serie! Poi apprende la verità sul Sibyl System e, invece di avere una reazione più umana, non dico dovesse essere come quella di Akane, fa la faccia da pazza, fa l'applauso e decide pure di mantenere il loro segreto una volta morti! Non ho parole per questo personaggio! E la delusione più grande della serie è stata proprio che lei non è morta! Io la volevo morta! Aveva più senso che morisse lei piuttosto che Kamui! Ad un certo punto metti sulla bilancia da un lato Kamui e dall'altro il trio degli orrori Togane madre + figlio + Shimotsuki, e ti rendi conto che Kamui è il male minore!
E a proposito di Kamui, il mio amore! Non credevo di poter considerare tale un villain! Se dovessi fare un paragone tra lui e Makishima, direi che Kamui stravince alla grande! Kamui è praticamente l'insieme di 184 bambini morti in un incidente nella Stagione dell'Inferno (non so e non credo che questa cosa sia scientificamente possibile! Unire le diverse parti del corpo di 184 bambini in una sola persona è una cosa assurda a priori!) e non poteva essere perciò rilevato dal Sibyl System. Il motivo per cui Kamui è un grande villain è legato alla sua sete di vendetta, ed è più comprensibile per me, si vendica in nome di tutti quei bambini morti, mentre Makishima, in confronto, sembra uccidere per un puro senso di solitudine o per capriccio. Purtroppo la morte di questo villain è stata proprio ingiusta, avrei davvero desiderato vedere Kamui mentre spara all'impazzata su tutti i cervelli del Sibyl System! Avrebbe fatto del bene all'umanità! Mi è piaciuto pure come Kamui, in un certo senso, ammirasse Akane e la aiutasse a non lasciar intorbidire il suo Psycho-Pass, quando Togane le ha confessato di aver ucciso la nonna (solo lui poteva essere stato!); è stato un villain molto coerente, devo ammetterlo e mi è piaciuto!
Tutti gli altri sono stati personaggi secondari e quindi marginali: Ginoza è diventato un 'figo' e quindi lo si ama anche per quello (all'inizio lo 'shippavo' con Akane, poi con Aoyanagi e ora di nuovo con Akane); Shion e il suo passato non sono stati proprio menzionati; a Hinakawa hanno dedicato solo dieci minuti. E' stato un vero peccato! L'ispettore Shisui non ho capito nemmeno perché salvarla alla fine, ormai è impazzita del tutto e dubito servirà a qualcosa rinchiusa in gabbia!
Quindi: trama buona, buono il numero di episodi per la serie, personaggi interessanti ma alcuni poco approfonditi, spiegazioni in parte comprensibili e in parte prive di logica, villain spettacolari, finale accettabile, opening ed ending non all'altezza della prima serie, valutazione grafica simile alla prima serie.
Non ho dubbi sul fatto che il voto sia il più consono.
Partiamo con questa seconda stagione, sulla scia della prima. Ho tenuto conto della serie in maniera obiettiva, senza farmi condizionare molto dalla serie precedente e da giudizi vari.
La serie inizia con l'introduzione di un nuovo Ispettore, Mika Shimotsuki, e due nuovi Esecutori, Hinakawa e Togane. Quest'ultimo, già dai primi minuti, mi puzzava molto di Shinya Kogami II, la vendetta, cosa che è stata confermata purtroppo nel corso della serie.
Con la prima puntata viene introdotto il nuovo villain, Kirito Kamui, che lascia la sua firma sulla scena del crimine, un emblematico "WC?" il cui significato si scopre più avanti essere "What Colour?". Essendo questa seconda serie composta da undici episodi, la trama è andata abbastanza spedita, non stanno lì a tergiversare, andando dritto al punto proprio per delineare una differenza tra la prima, lenta e piena di riflessioni, e la seconda, più azione e meno bla bla. Ho molto apprezzato questa cosa, a volte i dialoghi troppo lunghi rischiano di essere noiosi e senza capo né coda: in questo caso sono stati abbastanza concisi, proprio come piace a me. Tuttavia, alcuni di questi hanno suscitato non poca perplessità: c'erano dei punti che non comprendevo bene e speravo di comprendere meglio durante la visione, cosa che non è successa.
La cosa che mi è piaciuta della serie è la presenza di più di un villain principale. Riflettiamo. Nella prima stagione il villain per eccellenza è Makishima, dopodiché troviamo il Sibyl System con a capo Kozaburo Toma. Ma finisce qui. Nella seconda troviamo Kirito Kamui, Togane, la direttrice Kasei/Togane e, personalmente, aggiungerei anche Shimotsuki. In parole povere, Akane in questa seconda serie sarà attaccata su più fronti. E qui sorge spontanea la domanda: che fine ha fatto Kogami? Dov'è quando serve? Sappiamo, per deduzione, che è fuggito via, lontano dal Sibyl System, e non ha intenzione di fare ritorno, ma avrei gradito una flebile certezza a riguardo (non che fosse il mio personaggio preferito, mi era indifferente, però è rimasto l'interrogativo!).
Il suo sostituto è Sakuya Togane, personaggio che ho odiato dal primo momento: avevo la sensazione che nascondesse qualcosa e infatti si è rivelato per ciò che è, anche se non credevo che la situazione fosse così grave. Togane è l'erede della fondazione Togane e sua madre è Misako Togane, attualmente a capo del Sibyl System. Praticamente Misako Togane = direttrice Kasei. Voglio soffermarmi un attimo su questa cosa. Ma quanti corpi della direttrice Kasei ha a disposizione il Dipartimento di Pubblica Sicurezza? Nessuno si fa qualche domanda? Va beh, torniamo su Sakuya Togane. Lo odio, mi puzzava sin dall'inizio con quella sua faccia da "persona-che-non-ispira-fiducia", e si scopre pure che fa intorbidire di proposito lo Psycho-Pass degli Ispettori... così, perché una mattina si sveglia e decide di farlo! Ok, probabilmente non è così, ma la spiegazione data a riguardo mi riconduce a questa conclusione. Dopotutto lui è pazzo, non sta bene con la capoccia, quindi è naturale pensarla così, era ossessionato da Akane e ha pure ucciso la madre per impedirle di diventare parte del Sibyl System, con scarso successo (complesso di Edipo mode on!). Oltre a questo, mi ha fatto storcere il naso una cosa che forse sono io a non capire. Quando Togane era piccolo, si vede chiaramente che il suo coefficiente di criminalità era molto basso, ma quando Kamui e poi Shimotsuki gli puntano il Dominator contro, il coefficiente arriva addirittura a 899. Cercando di raccapezzarmici, ho letto che il coefficiente di Togane è stato nascosto per permettergli di entrare a far parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Ma è effettivamente così? E come hanno fatto? Cioè, boh! Non viene minimamente spiegato, oppure, se hanno dato una spiegazione, io non l'ho capita. Alla fine Sakuya Togane muore ucciso da Kamui con un colpo alla spalla, se ne sta un po' agonizzante per terra, farfuglia quattro scemenze e forse muore. Dico forse perché non è che sia molto convinta! Non ero soddisfatta, lo sarei stata vedendo la sua testa esplodere! E' stata una morte patetica e insulsa per un villain di quel calibro!
Passiamo a quell'altra che manco sopporto: Mika Shimotsuki. Non le piacciono gli Esecutori, li tratta con riluttanza, vuole sempre fare quello che è giusto per lei, si allea con la direttrice Kasei e il suo figlioccio pazzo, nonché Esecutore Sakuya Togane. Ma sei cretina? E' il personaggio più deficiente della serie! Poi apprende la verità sul Sibyl System e, invece di avere una reazione più umana, non dico dovesse essere come quella di Akane, fa la faccia da pazza, fa l'applauso e decide pure di mantenere il loro segreto una volta morti! Non ho parole per questo personaggio! E la delusione più grande della serie è stata proprio che lei non è morta! Io la volevo morta! Aveva più senso che morisse lei piuttosto che Kamui! Ad un certo punto metti sulla bilancia da un lato Kamui e dall'altro il trio degli orrori Togane madre + figlio + Shimotsuki, e ti rendi conto che Kamui è il male minore!
E a proposito di Kamui, il mio amore! Non credevo di poter considerare tale un villain! Se dovessi fare un paragone tra lui e Makishima, direi che Kamui stravince alla grande! Kamui è praticamente l'insieme di 184 bambini morti in un incidente nella Stagione dell'Inferno (non so e non credo che questa cosa sia scientificamente possibile! Unire le diverse parti del corpo di 184 bambini in una sola persona è una cosa assurda a priori!) e non poteva essere perciò rilevato dal Sibyl System. Il motivo per cui Kamui è un grande villain è legato alla sua sete di vendetta, ed è più comprensibile per me, si vendica in nome di tutti quei bambini morti, mentre Makishima, in confronto, sembra uccidere per un puro senso di solitudine o per capriccio. Purtroppo la morte di questo villain è stata proprio ingiusta, avrei davvero desiderato vedere Kamui mentre spara all'impazzata su tutti i cervelli del Sibyl System! Avrebbe fatto del bene all'umanità! Mi è piaciuto pure come Kamui, in un certo senso, ammirasse Akane e la aiutasse a non lasciar intorbidire il suo Psycho-Pass, quando Togane le ha confessato di aver ucciso la nonna (solo lui poteva essere stato!); è stato un villain molto coerente, devo ammetterlo e mi è piaciuto!
Tutti gli altri sono stati personaggi secondari e quindi marginali: Ginoza è diventato un 'figo' e quindi lo si ama anche per quello (all'inizio lo 'shippavo' con Akane, poi con Aoyanagi e ora di nuovo con Akane); Shion e il suo passato non sono stati proprio menzionati; a Hinakawa hanno dedicato solo dieci minuti. E' stato un vero peccato! L'ispettore Shisui non ho capito nemmeno perché salvarla alla fine, ormai è impazzita del tutto e dubito servirà a qualcosa rinchiusa in gabbia!
Quindi: trama buona, buono il numero di episodi per la serie, personaggi interessanti ma alcuni poco approfonditi, spiegazioni in parte comprensibili e in parte prive di logica, villain spettacolari, finale accettabile, opening ed ending non all'altezza della prima serie, valutazione grafica simile alla prima serie.
Non ho dubbi sul fatto che il voto sia il più consono.
C'erano molta attesa e molte aspettative per questo importante titolo, che ha ottenuto un consenso quasi unanime nella sua prima stagione, ma anche diversi elementi e avvenimenti imprevisti.
La più grande preoccupazione risiedeva nel cambio di testimone per la sceneggiatura, che da Urobuchi passa a Ubukata. Spieghiamo per chi non sapesse in poche parole chi sono queste due figure: Urobuchi, fondamentalmente, più che uno sceneggiatore è meglio accostabile a un macellaio disturbato che gode nel massacrare brutalmente i suoi personaggi, sia sul piano fisico che emotivo. Gran parte delle sue opere, oltre alle immancabili cascate di sangue, si contraddistinguono per criptici riferimenti filosofici e letterali, che invogliano la mente del lettore a riflessioni di carattere psicologico e sociologico. Ubukata è uno scrittore di fantascienza leggermente meno deviato, ma con un forte amore verso le tematiche cyberpunk che ha dimostrato le sua potenzialità nell'ottima serie OAV "Ghost in the Shell Arise". Nonostante questo, egli resta palesemente meno intrigante del malato collega.
Un'altra fonte di timore la si deve ricercare nell'improvviso cambio di studio: l'abbandono di Production I.G. e l'entrata nel progetto della storica Tatsunoko Production ("Ping Pong The Animation"), visibilmente più ridotta nel personale e nelle dimensioni. Il fandom si è quindi interrogato se tale studio fosse all'altezza di questo ambizioso progetto, poiché "Psycho-Pass" è un'opera che per luci, ombre, animazioni, sonoro ed effetti richiede un lavoro di realizzazione estenuante.
Ma di fronte a queste congetture come ha reagito l'intero progetto? Abbastanza bene.
Sin dal primo episodio vengono ripresi i temi della prima stagione in maniera quasi citazionistica, tentando di catturare nuovamente l'attenzione dei vecchi fan. Il comparto tecnico è leggermente inferiore per quanto concerne la fluidità delle animazioni, ma la regia aiuta discretamente, e la mano di Ubukata quasi non la si nota. Lo scrittore difatti ha voluto scegliere il modo meno "traumatico" e forse ruffiano per iniziare questa serie, manifestando successivamente una maggior originalità sia per svolgimento che per tematiche.
Il finale della prima serie chiudeva lo scontro tra Kogami e Makishima, ed esibiva l'apparente subordinazione di Akane al sistema, mentre la sceneggiatura globale di fatto resta chiaramente ancora aperta. In ventidue puntate il mondo di "Psycho-Pass" ha avuto modo di delineare diverse linee narrative, alcune delle quali vengono riprese nel suo successore.
Akane è cresciuta, forse troppo. Non è più la ragazzina ingenua e svampita della prima serie. Ha visto morire amici e colleghi, ha sperimentato abbandono, terrore e oppressione esercitata da un sistema irrazionale e imperfetto. Queste esperienze hanno forgiato un carattere forte dominato dall'intelligenza. Lei, parte di questo meccanismo sociale, sfrutta le regole del Sybil System per affermare un ideale di giustizia umano.
Grande assente il protagonista della prima serie, Shinya Kougami. Il non volerlo utilizzare l'ho trovata una scelta controproducente. Forse, data la sua importanza come personaggio principale, avrebbe smosso le fondamenta dell'intera serie, inoltre, data la sua separazione dall'ispettrice, il ricongiungimento avrebbe necessitato diverse puntate per non rivelare uno script eccessivamente forzato. Ma, da qui a non svilupparlo minimamente, la scelta porta a delle conseguenze che all'interno dello spettatore si traducono in una sorta di vuoto narrativo manifesto.
Mika Shimotsuki è la subordinata di Akane. Si presenta da subito come una testa calda, presuntuosa e saccente. Se qualcuno non se la ricordasse, è la stessa ragazzina liceale coi capelli legati, che abbiamo visto nel corso della serie nel collegio femminile Oso. Ha un modo ostile di rapportarsi verso gli esecutori e un'esagerata autostima che sfortunatamente non la condurrà a un’orribile e cruenta morte.
Il cambiamento di Ginoza è rilevante, sa bene di non essere più il superiore di Akane, ma non la teme, anzi - e ciò è quasi straniante da vedere - non è mai stato così in sintonia con lei. Dopo i tragici avvenimenti di più di un anno fa la sua vera personalità è riemersa, differenziandone l'immagine che il fandom conservava precedentemente. Seppur venga messo in secondo piano per esigenze di sceneggiatura, si dimostra comunque una buona presenza e uno dei personaggi in ogni caso più apprezzati della saga.
Togane è un personaggio intrigante, dallo sviluppo inizialmente insolito, però la sua esplosione delirante nelle ultime puntate mostra le sue debolezze in un colpo, scelta forse non originale, che però nel suo contesto non risulta totalmente piazzata a caso.
Kamui, colui che dovrebbe esser l' "antagonista" di questa serie, desta attenzione, soprattutto nel modo in cui manipola gli ologrammi, opacizzando la normale capacità di giudizio dei protagonisti. Il suo obiettivo finale è scoprire il colore del Sybil System - giudicare - e scoprire il proprio colore - essere giudicato. Non essendo possibile misurare il suo Psycho-Pass, egli non figura come essere esistente, e ciò da un punto di vista sociale è per lui di enorme vantaggio. L’incomunicabilità tra Kamui e i suoi cacciatori non verte sull’abusata dicotomia bene-male, ma si erge come barriera simbolica, in quanto, seppur lo spettatore inizialmente non se ne renda conto, il destino di Kamui è già segnato. Pura autodistruzione successiva alla presa di coscienza della sua natura, del suo essere o, se vogliamo, del suo non-colore.
Il ritmo della serie è dinamico e incalzante, e ciò è dovuto sia al limitato numero di episodi che alla piega che prendono gli avvenimenti.
E in questa fase conclusiva di recensione mi assale una domanda. Qual è il colore di questo "Psycho-Pass 2"? Quali sono gli elementi che mi portano così tanto a interrogarmi sul perché questa serie, pur rivelandosi buona, non sia palesemente all'altezza della prima?
La ridotta quantità di episodi realizzabili ha costretto gli sceneggiatori a intraprendere un percorso che, purtroppo, per qualsiasi altro genere avrebbe funzionato, ma non per lo spessore esercitato da "Psycho-Pass". Tale processo, ossia il voler rendere la serie marcatamente action, ne ha sottratto il fascino misterioso, le citazioni di filosofia e psicologia tipiche di Urobuchi, gli affascinanti duelli verbali tra i diversi personaggi, moncando quindi un'importante parte degli elementi caratteristici che i fan del brand avevano adorato.
"Psycho-Pass" era una tela più grande, dipinta da un più abile pittore che ha usato i suoi colori più sapientemente, senza temere confronti. Eppure, non biasimo gli autori. Il voler creare una serie che non sia una pallida imitazione della precedente è una scelta, per certi versi, coraggiosa. Manca l'intrepida follia dello spudorato carnefice Urobuchi, eppure non mi sento di dire che questa serie sia brutta o non mi sia piaciuta. Tuttavia, per essere "Psycho-Pass", e questo è bene sottolinearlo, purtroppo si è rivelata al di sotto delle mie alte aspettative.
La più grande preoccupazione risiedeva nel cambio di testimone per la sceneggiatura, che da Urobuchi passa a Ubukata. Spieghiamo per chi non sapesse in poche parole chi sono queste due figure: Urobuchi, fondamentalmente, più che uno sceneggiatore è meglio accostabile a un macellaio disturbato che gode nel massacrare brutalmente i suoi personaggi, sia sul piano fisico che emotivo. Gran parte delle sue opere, oltre alle immancabili cascate di sangue, si contraddistinguono per criptici riferimenti filosofici e letterali, che invogliano la mente del lettore a riflessioni di carattere psicologico e sociologico. Ubukata è uno scrittore di fantascienza leggermente meno deviato, ma con un forte amore verso le tematiche cyberpunk che ha dimostrato le sua potenzialità nell'ottima serie OAV "Ghost in the Shell Arise". Nonostante questo, egli resta palesemente meno intrigante del malato collega.
Un'altra fonte di timore la si deve ricercare nell'improvviso cambio di studio: l'abbandono di Production I.G. e l'entrata nel progetto della storica Tatsunoko Production ("Ping Pong The Animation"), visibilmente più ridotta nel personale e nelle dimensioni. Il fandom si è quindi interrogato se tale studio fosse all'altezza di questo ambizioso progetto, poiché "Psycho-Pass" è un'opera che per luci, ombre, animazioni, sonoro ed effetti richiede un lavoro di realizzazione estenuante.
Ma di fronte a queste congetture come ha reagito l'intero progetto? Abbastanza bene.
Sin dal primo episodio vengono ripresi i temi della prima stagione in maniera quasi citazionistica, tentando di catturare nuovamente l'attenzione dei vecchi fan. Il comparto tecnico è leggermente inferiore per quanto concerne la fluidità delle animazioni, ma la regia aiuta discretamente, e la mano di Ubukata quasi non la si nota. Lo scrittore difatti ha voluto scegliere il modo meno "traumatico" e forse ruffiano per iniziare questa serie, manifestando successivamente una maggior originalità sia per svolgimento che per tematiche.
Il finale della prima serie chiudeva lo scontro tra Kogami e Makishima, ed esibiva l'apparente subordinazione di Akane al sistema, mentre la sceneggiatura globale di fatto resta chiaramente ancora aperta. In ventidue puntate il mondo di "Psycho-Pass" ha avuto modo di delineare diverse linee narrative, alcune delle quali vengono riprese nel suo successore.
Akane è cresciuta, forse troppo. Non è più la ragazzina ingenua e svampita della prima serie. Ha visto morire amici e colleghi, ha sperimentato abbandono, terrore e oppressione esercitata da un sistema irrazionale e imperfetto. Queste esperienze hanno forgiato un carattere forte dominato dall'intelligenza. Lei, parte di questo meccanismo sociale, sfrutta le regole del Sybil System per affermare un ideale di giustizia umano.
Grande assente il protagonista della prima serie, Shinya Kougami. Il non volerlo utilizzare l'ho trovata una scelta controproducente. Forse, data la sua importanza come personaggio principale, avrebbe smosso le fondamenta dell'intera serie, inoltre, data la sua separazione dall'ispettrice, il ricongiungimento avrebbe necessitato diverse puntate per non rivelare uno script eccessivamente forzato. Ma, da qui a non svilupparlo minimamente, la scelta porta a delle conseguenze che all'interno dello spettatore si traducono in una sorta di vuoto narrativo manifesto.
Mika Shimotsuki è la subordinata di Akane. Si presenta da subito come una testa calda, presuntuosa e saccente. Se qualcuno non se la ricordasse, è la stessa ragazzina liceale coi capelli legati, che abbiamo visto nel corso della serie nel collegio femminile Oso. Ha un modo ostile di rapportarsi verso gli esecutori e un'esagerata autostima che sfortunatamente non la condurrà a un’orribile e cruenta morte.
Il cambiamento di Ginoza è rilevante, sa bene di non essere più il superiore di Akane, ma non la teme, anzi - e ciò è quasi straniante da vedere - non è mai stato così in sintonia con lei. Dopo i tragici avvenimenti di più di un anno fa la sua vera personalità è riemersa, differenziandone l'immagine che il fandom conservava precedentemente. Seppur venga messo in secondo piano per esigenze di sceneggiatura, si dimostra comunque una buona presenza e uno dei personaggi in ogni caso più apprezzati della saga.
Togane è un personaggio intrigante, dallo sviluppo inizialmente insolito, però la sua esplosione delirante nelle ultime puntate mostra le sue debolezze in un colpo, scelta forse non originale, che però nel suo contesto non risulta totalmente piazzata a caso.
Kamui, colui che dovrebbe esser l' "antagonista" di questa serie, desta attenzione, soprattutto nel modo in cui manipola gli ologrammi, opacizzando la normale capacità di giudizio dei protagonisti. Il suo obiettivo finale è scoprire il colore del Sybil System - giudicare - e scoprire il proprio colore - essere giudicato. Non essendo possibile misurare il suo Psycho-Pass, egli non figura come essere esistente, e ciò da un punto di vista sociale è per lui di enorme vantaggio. L’incomunicabilità tra Kamui e i suoi cacciatori non verte sull’abusata dicotomia bene-male, ma si erge come barriera simbolica, in quanto, seppur lo spettatore inizialmente non se ne renda conto, il destino di Kamui è già segnato. Pura autodistruzione successiva alla presa di coscienza della sua natura, del suo essere o, se vogliamo, del suo non-colore.
Il ritmo della serie è dinamico e incalzante, e ciò è dovuto sia al limitato numero di episodi che alla piega che prendono gli avvenimenti.
E in questa fase conclusiva di recensione mi assale una domanda. Qual è il colore di questo "Psycho-Pass 2"? Quali sono gli elementi che mi portano così tanto a interrogarmi sul perché questa serie, pur rivelandosi buona, non sia palesemente all'altezza della prima?
La ridotta quantità di episodi realizzabili ha costretto gli sceneggiatori a intraprendere un percorso che, purtroppo, per qualsiasi altro genere avrebbe funzionato, ma non per lo spessore esercitato da "Psycho-Pass". Tale processo, ossia il voler rendere la serie marcatamente action, ne ha sottratto il fascino misterioso, le citazioni di filosofia e psicologia tipiche di Urobuchi, gli affascinanti duelli verbali tra i diversi personaggi, moncando quindi un'importante parte degli elementi caratteristici che i fan del brand avevano adorato.
"Psycho-Pass" era una tela più grande, dipinta da un più abile pittore che ha usato i suoi colori più sapientemente, senza temere confronti. Eppure, non biasimo gli autori. Il voler creare una serie che non sia una pallida imitazione della precedente è una scelta, per certi versi, coraggiosa. Manca l'intrepida follia dello spudorato carnefice Urobuchi, eppure non mi sento di dire che questa serie sia brutta o non mi sia piaciuta. Tuttavia, per essere "Psycho-Pass", e questo è bene sottolinearlo, purtroppo si è rivelata al di sotto delle mie alte aspettative.
A due anni di distanza dalla prima serie, arriva, nel 2014, l’attesissimo seguito di “Psycho-Pass”, le cui animazioni non sono più affidate alla Production I.G., ma allo studio Tatsunoko Productions.
La trama di “Psycho-Pass” è rimasta pressoché invariata: ci troviamo sempre nel futuro distopico dominato dal Sybil System, che riesce a rilevare e trasformare in numeri la condizione psicologica e il coefficiente di criminalità di (quasi) ogni individuo. Abbiamo però come protagonista indiscussa Akane Tsunemori, affiancata da Ginoza, ora diventato un esecutore, Mika, la nuova ispettrice, più due nuovi personaggi, ovvero Hinakawa e Togane.
Inizio con il dire che, durante tutta la serie, si sente la mancanza di tre elementi che sono stati fondamentali per il successo della prima stagione: Shinya Kougami, Shougo Makishima, nonché lo sceneggiatore Gen Urobuchi. Partiamo da quest’ultimo punto, che si ricollega inevitabilmente ai primi due: quello che avevo più amato della prima serie, e che ho ribadito un centinaio di volte nella mia recensione, sono stati i pensieri, le riflessioni, le citazioni filosofiche. Una gioia per le orecchie e per la mente, rendevano “Psycho-Pass” il prodotto unico e originale che tanto ho apprezzato, e al contempo “alleggerivano” lo splatter di cui la serie era tanto imbevuta. A dare voce alla splendida sceneggiatura di Urobuchi erano essenzialmente il colto esecutore Kougami e il colto villain Makishima. Ma, ora che il secondo è fuggito, il terzo è morto e il primo ha lasciato il posto a Tou Ubukata, era forse inevitabile che questo lato di “Psycho-Pass” scomparisse. Ecco quindi che la violenza e le scene crude aumentano, mettendo un po’ in ombra quei ragionamenti e quelle riflessioni che sono sì sopravvissuti, ma sono stati privati di quelle citazioni e quei riferimenti a letteratura e filosofia che tanto affascinavano. Individuata, quindi, la prima pecca di questo sequel. Tuttavia, la trama in sé e per sé, non è assolutamente da buttare: il nuovo caso è a dir poco interessante, e viene affrontato sin dal primo episodio, sfruttando per bene le sole undici puntate da cui la stagione è composta. Come già detto, la sceneggiatura non è al pari della prima serie, ma i vari accadimenti seguono un corretto filo logico e riescono a non essere troppo veloci o confusionari. Le spiegazioni che vengono date ai misteri come quello di Kamui o del colore del Sybil, dal canto loro, mi hanno fatto storcere un po’ il naso: pur non essendo in completa contraddizione con i principi e i meccanismi della prima stagione, mi sono sembrate abbastanza forzate.
Veniamo all’altro punto debole della serie in questione: i personaggi. L’unica nota positiva è stata sicuramente Akane, che è riuscita a splendere ancor più di quanto non avesse fatto in precedenza. In “Psycho-Pass 2” la troviamo ancora più matura, forte e intraprendente, pur rimanendo l’Akane del primo episodio, legata ai suoi ideali e con un colore limpidissimo. L’ho amata anche per il lato tenero che in lei si intravede quando accende le sigarette che fumava Kougami, a cui più volte ripensa quando è in difficoltà. Rimaniamo concentrati sui personaggi che già conoscevamo: il caro Ginoza, che aveva subito un interessante cambiamento alla fine della prima serie, è stato declassato, a mio avviso, a mera comparsa. Un discorso importante in un solo episodio, poi basta. Che dire di Shion e Yayoi? Stessa cosa di Ginoza (ho perso le speranze di sapere almeno un po’ sulla prima, ormai). Parliamo ora delle new entry: Mika Shimotsuki, a dir la verità, era già apparsa come nuova ispettrice nell’episodio 22, ma non solo. Se ci ricordiamo bene, era la migliore amica di una delle ragazze uccise da Rikako Oryo. Mi sarei dunque aspettata un riferimento al suo passato, magari che avesse spiegato le ragioni per cui era entrata in polizia... invece troviamo solo una ragazzina che altri non è se non schiava del System, fedele al Sybil più di chiunque altro. In pratica, nessun collegamento con il personaggio che avevamo conosciuto. Tuttavia, anche se risulta irritante, non si può dire che non sia stata approfondita. Di simile stampo è Togane, non mi è piaciuto, ma almeno si sono dedicati a lui. Vittima dei pochi episodi è stato Hinakawa, che ancor più di Kagari, che vuole palesemente sostituire, è rimasto quasi anonimo. Infine passiamo all’antagonista, Kamui: dopo un villain come Makishima, era difficile cercare di rimanere sullo stesso livello. Tuttavia, seppur lontanamente comparabile al suo predecessore, è stato meglio di Mika e Togane messi insieme.
Il lato tecnico, per fortuna, non delude mai: la regia è rimasta sublime come sempre, le animazioni, pur con uno studio diverso, sono eccellenti, e il character design si è perfezionato ancor di più. Tra le OST annoveriamo anche qualche brano di musica classica/lirica, che conferisce crescente teatralità a scene di per sé raccapriccianti. Stupenda l’ending “Fallen”, mentre non riesco a trovare aggettivi che possano descrivere al meglio quanto ami l’opening “Enigmatic Feeling”.
Insomma, una seconda stagione penalizzata dall’assenza dello storico sceneggiatore Urobuchi e da quella di personaggi carismatici come Kougami e Makishima, che non sono stati degnamente sostituiti. Tuttavia, lo “splendore” di Akane, una buona dose di adrenalina e il livello di interesse mantenuto sempre alto nello spettatore rendono questa seconda serie, nel complesso, un buon prodotto, anche se non regge il confronto con la prima. Voto: 7 e mezzo.
La trama di “Psycho-Pass” è rimasta pressoché invariata: ci troviamo sempre nel futuro distopico dominato dal Sybil System, che riesce a rilevare e trasformare in numeri la condizione psicologica e il coefficiente di criminalità di (quasi) ogni individuo. Abbiamo però come protagonista indiscussa Akane Tsunemori, affiancata da Ginoza, ora diventato un esecutore, Mika, la nuova ispettrice, più due nuovi personaggi, ovvero Hinakawa e Togane.
Inizio con il dire che, durante tutta la serie, si sente la mancanza di tre elementi che sono stati fondamentali per il successo della prima stagione: Shinya Kougami, Shougo Makishima, nonché lo sceneggiatore Gen Urobuchi. Partiamo da quest’ultimo punto, che si ricollega inevitabilmente ai primi due: quello che avevo più amato della prima serie, e che ho ribadito un centinaio di volte nella mia recensione, sono stati i pensieri, le riflessioni, le citazioni filosofiche. Una gioia per le orecchie e per la mente, rendevano “Psycho-Pass” il prodotto unico e originale che tanto ho apprezzato, e al contempo “alleggerivano” lo splatter di cui la serie era tanto imbevuta. A dare voce alla splendida sceneggiatura di Urobuchi erano essenzialmente il colto esecutore Kougami e il colto villain Makishima. Ma, ora che il secondo è fuggito, il terzo è morto e il primo ha lasciato il posto a Tou Ubukata, era forse inevitabile che questo lato di “Psycho-Pass” scomparisse. Ecco quindi che la violenza e le scene crude aumentano, mettendo un po’ in ombra quei ragionamenti e quelle riflessioni che sono sì sopravvissuti, ma sono stati privati di quelle citazioni e quei riferimenti a letteratura e filosofia che tanto affascinavano. Individuata, quindi, la prima pecca di questo sequel. Tuttavia, la trama in sé e per sé, non è assolutamente da buttare: il nuovo caso è a dir poco interessante, e viene affrontato sin dal primo episodio, sfruttando per bene le sole undici puntate da cui la stagione è composta. Come già detto, la sceneggiatura non è al pari della prima serie, ma i vari accadimenti seguono un corretto filo logico e riescono a non essere troppo veloci o confusionari. Le spiegazioni che vengono date ai misteri come quello di Kamui o del colore del Sybil, dal canto loro, mi hanno fatto storcere un po’ il naso: pur non essendo in completa contraddizione con i principi e i meccanismi della prima stagione, mi sono sembrate abbastanza forzate.
Veniamo all’altro punto debole della serie in questione: i personaggi. L’unica nota positiva è stata sicuramente Akane, che è riuscita a splendere ancor più di quanto non avesse fatto in precedenza. In “Psycho-Pass 2” la troviamo ancora più matura, forte e intraprendente, pur rimanendo l’Akane del primo episodio, legata ai suoi ideali e con un colore limpidissimo. L’ho amata anche per il lato tenero che in lei si intravede quando accende le sigarette che fumava Kougami, a cui più volte ripensa quando è in difficoltà. Rimaniamo concentrati sui personaggi che già conoscevamo: il caro Ginoza, che aveva subito un interessante cambiamento alla fine della prima serie, è stato declassato, a mio avviso, a mera comparsa. Un discorso importante in un solo episodio, poi basta. Che dire di Shion e Yayoi? Stessa cosa di Ginoza (ho perso le speranze di sapere almeno un po’ sulla prima, ormai). Parliamo ora delle new entry: Mika Shimotsuki, a dir la verità, era già apparsa come nuova ispettrice nell’episodio 22, ma non solo. Se ci ricordiamo bene, era la migliore amica di una delle ragazze uccise da Rikako Oryo. Mi sarei dunque aspettata un riferimento al suo passato, magari che avesse spiegato le ragioni per cui era entrata in polizia... invece troviamo solo una ragazzina che altri non è se non schiava del System, fedele al Sybil più di chiunque altro. In pratica, nessun collegamento con il personaggio che avevamo conosciuto. Tuttavia, anche se risulta irritante, non si può dire che non sia stata approfondita. Di simile stampo è Togane, non mi è piaciuto, ma almeno si sono dedicati a lui. Vittima dei pochi episodi è stato Hinakawa, che ancor più di Kagari, che vuole palesemente sostituire, è rimasto quasi anonimo. Infine passiamo all’antagonista, Kamui: dopo un villain come Makishima, era difficile cercare di rimanere sullo stesso livello. Tuttavia, seppur lontanamente comparabile al suo predecessore, è stato meglio di Mika e Togane messi insieme.
Il lato tecnico, per fortuna, non delude mai: la regia è rimasta sublime come sempre, le animazioni, pur con uno studio diverso, sono eccellenti, e il character design si è perfezionato ancor di più. Tra le OST annoveriamo anche qualche brano di musica classica/lirica, che conferisce crescente teatralità a scene di per sé raccapriccianti. Stupenda l’ending “Fallen”, mentre non riesco a trovare aggettivi che possano descrivere al meglio quanto ami l’opening “Enigmatic Feeling”.
Insomma, una seconda stagione penalizzata dall’assenza dello storico sceneggiatore Urobuchi e da quella di personaggi carismatici come Kougami e Makishima, che non sono stati degnamente sostituiti. Tuttavia, lo “splendore” di Akane, una buona dose di adrenalina e il livello di interesse mantenuto sempre alto nello spettatore rendono questa seconda serie, nel complesso, un buon prodotto, anche se non regge il confronto con la prima. Voto: 7 e mezzo.
Dopo due anni ritorna sugli schermi Psycho-Pass, proponendoci una seconda stagione piena di aspettative per molti che non vedevano l'ora di affrontare un sequel della serie.
La trama prosegue le vicende della prima stagione, ambientata in un futuro dove esiste il Sybil-System, un sistema di scansione in grado di misurare precisamente e istantaneamente il livello di criminalità della gente. Quando il limite del coefficiente di criminalità viene superato, un team di ispettori e agenti usano le Dominator, armi in grado di sparare ai soggetti che superano questo coefficiente.
Lo sviluppo di questa stagione è un po' diverso rispetto alla precedente, infatti in molti non si aspettavano un capolavoro comparabile alla prima stagione, ma nel complesso la seconda stagione è da considerare davvero ottima. Iniziando la visione, possiamo subito notare alcuni cambiamenti interni e lo svolgimento delle vicende un po' meno riflessivo, ma contemporaneamente la sceneggiatura è fluida e lineare, senza presentare lacune, e vi garantisco che i colpi di scena non mancheranno neanche questa volta. Un finale diverso da quello presentatoci non poteva assolutamente esserci, visto che l'ho trovato perfetto e ideale per i caratteri di questa serie: controverso, cupo e assolutamente giusto.
I personaggi sono ben caratterizzati anche in questa serie, avendo un impatto più che positivo sulla serie, condizionando per giunta le sorti della trama. L'antagonista purtroppo non è assolutamente comparabile al precedente, ma questo non lo rende negativo per la trama.
Il comparto visivo non vacilla dopo due anni, anzi qualche miglioramento grafico si è intravisto a livello di colori e sfondi, più luminosi e meno cupi, senza rovinare quell'ambiente controverso e da "thriller" che la serie regala. Il comparto sonoro è anch'esso ottimo, con una nuova colonna sonora davvero piacevole ed effetti sonori sempre buoni.
In conclusione, questa seconda stagione di Psycho-Pass si dimostra all'altezza del nome che porta; certo non possiamo compararla alla prima stagione anche per via degli episodi ridotti a circa metà, rispetto alla prima serie, ma nel complesso merita tantissimo.
La trama prosegue le vicende della prima stagione, ambientata in un futuro dove esiste il Sybil-System, un sistema di scansione in grado di misurare precisamente e istantaneamente il livello di criminalità della gente. Quando il limite del coefficiente di criminalità viene superato, un team di ispettori e agenti usano le Dominator, armi in grado di sparare ai soggetti che superano questo coefficiente.
Lo sviluppo di questa stagione è un po' diverso rispetto alla precedente, infatti in molti non si aspettavano un capolavoro comparabile alla prima stagione, ma nel complesso la seconda stagione è da considerare davvero ottima. Iniziando la visione, possiamo subito notare alcuni cambiamenti interni e lo svolgimento delle vicende un po' meno riflessivo, ma contemporaneamente la sceneggiatura è fluida e lineare, senza presentare lacune, e vi garantisco che i colpi di scena non mancheranno neanche questa volta. Un finale diverso da quello presentatoci non poteva assolutamente esserci, visto che l'ho trovato perfetto e ideale per i caratteri di questa serie: controverso, cupo e assolutamente giusto.
I personaggi sono ben caratterizzati anche in questa serie, avendo un impatto più che positivo sulla serie, condizionando per giunta le sorti della trama. L'antagonista purtroppo non è assolutamente comparabile al precedente, ma questo non lo rende negativo per la trama.
Il comparto visivo non vacilla dopo due anni, anzi qualche miglioramento grafico si è intravisto a livello di colori e sfondi, più luminosi e meno cupi, senza rovinare quell'ambiente controverso e da "thriller" che la serie regala. Il comparto sonoro è anch'esso ottimo, con una nuova colonna sonora davvero piacevole ed effetti sonori sempre buoni.
In conclusione, questa seconda stagione di Psycho-Pass si dimostra all'altezza del nome che porta; certo non possiamo compararla alla prima stagione anche per via degli episodi ridotti a circa metà, rispetto alla prima serie, ma nel complesso merita tantissimo.
A distanza di due anni torna a far parlare di sé "Psycho-Pass", una delle serie thriller/sci-fi migliori degli ultimi anni: la Production I.G riprende in mano fiduciosa il brand e a testa alta si getta a capofitto in un sequel diretto, "Psycho-Pass 2"!
Le aspettative sono alte, tutti non attendono altro che gustarsi ancora una volta i nostri ispettori ed esecutori all'opera su nuovi casi, imparare qualche altra lezione di filosofia e, chissà, magari assistere a una degna conclusione di tutta la vicenda...
A dispetto di tale foga iniziale, però, le premesse sono tutt'altro che rosee: Urobuchi non ha più un ruolo cardine alla sceneggiatura, gli episodi sono solo undici e il budget è altamente limitato. Ma si sa, mai dare nulla per scontato, quindi senza essere tanto superficiali iniziamo a tracciare un quadro generale della serie nella sua interezza.
Trama
Nel dipartimento di pubblica sicurezza, senza perdere tempo con episodi introduttivi ed esplicativi, ritroviamo la nostra Akane subito in azione insieme a una giovanissima nuova leva, e con tanti esecutori diversi, pronti a risolvere un caso che si rivelerà molto diverso dal solito. Fine.
Banale? Non proprio, la struttura dell'opera è rimasta invariata, con la differenza che il nostro modo di approcciarci ad essa sarà molto diverso dalla prima serie. Dopo essere venuti a conoscenza dei segreti del Sibyl System, di come una società apparentemente sicura e perfetta fosse in realtà una delle più grandi distopie mai create, ci ritroveremo catapultati in una serie di eventi dove sia noi che la nostra protagonista saremo sempre confusi e titubanti sul dare ragione alla "giustizia" del Sibyl o meno. Un fattore disorientante che già dai primi episodi ci farà annegare nei dubbi e nei misteri, elevando notevolmente la tensione.
Nonostante questi ottimi fattori non tutto è perfetto, la serie infatti parte davvero troppo in fretta e sottotono, gli eventi non fanno che susseguirsi e i nostri personaggi (ad eccezione della nostra protagonista) ne verranno inevitabilmente travolti, senza un attimo di sosta, risultando molte volte come semplici soldatini senza una caratterizzazione marcata, intenti a compiere azioni meccaniche e prevedibili. Per intenderci, totalmente l'opposto di un Kogami o di un Masaoka, che attraverso giochi investigativi e azioni controverse riuscivano a risaltare e sorprenderci ad ogni episodio.
Personaggi
Se nella prima serie la nostra Akane era una figura insicura, tremolante, che faceva sempre troppo affidamento sui propri senpai, ora la storia è cambiata notevolmente: la nostra protagonista infatti è matura, affidabile, sicura di sé, con una dinamicità di pensiero a 360° e, nonostante debba fare i conti più volte con sé stessa, senza mai lasciarsi sopraffare dalla rabbia o dalla paura porta avanti fedelmente la propria idea di "giustizia", il tutto con una "umanità" che mai risulterà poco credibile... insomma, diciamocelo, una donna con le p***e! Con una forza esistenziale tale da far orbitare attorno a sé tutti i restanti personaggi, che ne verranno nel bene o nel male influenzati in modo incisivo, per tutta la durata della serie. La miglior protagonista che mai possiate desiderare!
Ma, se la caratterizzazione della nostra eroina è tale da rappresentare lei stessa un personaggio perfetto e completo, sotto ogni aspetto, purtroppo non si può dire lo stesso per il resto del cast, dove, davvero, i problemi di caratterizzazione sono evidenti.
Ritroviamo un Ginoza esecutore che, a parte rievocare le memorie del padre con i suoi nuovi arti meccanici, fa solo presenza, senza avere mai spazio per azioni/dialoghi individuali importanti (a parte forse uno). Facciamo la conoscenza di Shimotsuki Mika, la nuova ispettrice, che, senza mezze misure, si rivelerà una papera starnazzante simpatica come una cinghiata sulla schiena. Ci viene presentato un nuovo misterioso esecutore, Tougane Sakuya, che nonostante l'affiancamento evidente alla nostra protagonista volto a sostituire la figura del nostro vecchio Kogami, non riesce per nulla nel suo intento, risultando il più delle volte molto stereotipato.
L'antagonista? I restanti personaggi? Meglio non parlarne... Insomma, la mancanza di elementi carismatici e ben caratterizzati come Masaoka, Kagari, Kogami e lo stesso Makishima si sente... e parecchio. Per non parlare del nostro caro Professor. Saiga, con il quale colgo l'occasione per collegarmi al prossimo elemento da analizzare. Ovvero...
Filosofia e critica alla società
Anche in questo capitolo la denuncia alla società è evidente! Questa volta si affronta in modo concreto il tema della ribellione e dell'anarchia da parte dei singoli individui che agiscono come "gruppi" di persone (e di pensiero), e ancora una volta si rimarca il fatto che una società completamente gestita dalle "macchine" rimane tanto imperfetta quanto gli esseri umani che le hanno create. La continua lotta a tale contraddizione da parte dei nostri protagonisti, attraverso dialoghi molto accentuati, è ancora una volta decisa ed efficace, su questo nulla da dire.
E per quanto riguarda gli spunti filosofici e le citazioni? Non c'è un titolo di episodio che non rimandi a una certa opera letteraria, e poi... basta? Purtroppo sì. Come già anticipato, il nostro professor Saiga farà forse uno dei suoi eloquenti soliloqui ad alto contenuto ermetico, ai quali eravamo abituati a cadenza di due episodi nell'opera precedente, per il resto a lui (e a tutti i restanti) verrà riempita la bocca di frasi fatte e discorsi retorici... dalle stelle alle stalle, insomma, ma d'altronde, quando si è circondati da soggetti senza un minimo di cultura, come dargli torto. Un vero peccato, dato che era a tutti gli effetti una delle peculiarità cardine dell'opera.
Sceneggiatura
La serie si prefigge un obbiettivo ben preciso, e lo raggiunge! Forse con delle forzature un po' evidenti, ma tutto torna alla perfezione! Per quanto riguarda il percorso centrale, invece, il calo qualitativo e la mancanza di idee è evidente, il ritmo è altalenante, e in più le scene di indagine vengono lasciate quasi sempre in balia del random. Tutto viene fatto sì alla "Psycho-Pass", ma senza la solita cura.
Quasi tutte le parti, ad eccezione del meraviglioso "Nessun dorma", sono di pochissimo impatto e, fidatevi, sono talmente anonime che tenderete a dimenticarle in fretta. Ma c'è da dire che in fin dei conti l'opera il suo lavoro lo fa bene! La vicenda infatti resta comunque molto stimolante, coinvolgente, e mai tenderà ad annoiare.
Apparato tecnico
Poco da dire, si è fatto quel che si è potuto, la qualità delle animazioni è sì di gran lunga inferiore al primo capitolo, ma resta comunque discreta e godibile (a parte la CGI, che è il solito pugno in un occhio).
Il comparto sonoro e i fondali invece riescono come sempre a stupire magistralmente e creare la giusta atmosfera in modo impeccabile.
In conclusione
Riesce questo sequel ad essere un degno successore dell'opera madre? Diciamo di sì, ma non riesce, in nessun modo, ad esserne di pari livello.
La mancanza di personaggi intriganti, la sceneggiatura a volte insipida e un repertorio di erudizione abbastanza piatto ne sono le cause principali. Resta in ogni caso una serie originale, gradevole e davvero interessante che, malgrado qualche acciacco, riuscirà a intrattenervi appieno e non vi farà abbandonare la poltrona (e il brand).
Nonostante il tentativo, raggiungere il livello della prima stagione (venuta davvero esageratamente bene, sotto ogni aspetto) era davvero troppo arduo.
Forse anche noi, troppo impegnati a fare paragoni, siamo stati altrettanto approssimativi a giudicare troppo severamente una serie che nonostante tutto, nel panorama dell'animazione odierno, resta in ogni caso una perla da ammirare e godere in tutto il suo splendore!
Le aspettative sono alte, tutti non attendono altro che gustarsi ancora una volta i nostri ispettori ed esecutori all'opera su nuovi casi, imparare qualche altra lezione di filosofia e, chissà, magari assistere a una degna conclusione di tutta la vicenda...
A dispetto di tale foga iniziale, però, le premesse sono tutt'altro che rosee: Urobuchi non ha più un ruolo cardine alla sceneggiatura, gli episodi sono solo undici e il budget è altamente limitato. Ma si sa, mai dare nulla per scontato, quindi senza essere tanto superficiali iniziamo a tracciare un quadro generale della serie nella sua interezza.
Trama
Nel dipartimento di pubblica sicurezza, senza perdere tempo con episodi introduttivi ed esplicativi, ritroviamo la nostra Akane subito in azione insieme a una giovanissima nuova leva, e con tanti esecutori diversi, pronti a risolvere un caso che si rivelerà molto diverso dal solito. Fine.
Banale? Non proprio, la struttura dell'opera è rimasta invariata, con la differenza che il nostro modo di approcciarci ad essa sarà molto diverso dalla prima serie. Dopo essere venuti a conoscenza dei segreti del Sibyl System, di come una società apparentemente sicura e perfetta fosse in realtà una delle più grandi distopie mai create, ci ritroveremo catapultati in una serie di eventi dove sia noi che la nostra protagonista saremo sempre confusi e titubanti sul dare ragione alla "giustizia" del Sibyl o meno. Un fattore disorientante che già dai primi episodi ci farà annegare nei dubbi e nei misteri, elevando notevolmente la tensione.
Nonostante questi ottimi fattori non tutto è perfetto, la serie infatti parte davvero troppo in fretta e sottotono, gli eventi non fanno che susseguirsi e i nostri personaggi (ad eccezione della nostra protagonista) ne verranno inevitabilmente travolti, senza un attimo di sosta, risultando molte volte come semplici soldatini senza una caratterizzazione marcata, intenti a compiere azioni meccaniche e prevedibili. Per intenderci, totalmente l'opposto di un Kogami o di un Masaoka, che attraverso giochi investigativi e azioni controverse riuscivano a risaltare e sorprenderci ad ogni episodio.
Personaggi
Se nella prima serie la nostra Akane era una figura insicura, tremolante, che faceva sempre troppo affidamento sui propri senpai, ora la storia è cambiata notevolmente: la nostra protagonista infatti è matura, affidabile, sicura di sé, con una dinamicità di pensiero a 360° e, nonostante debba fare i conti più volte con sé stessa, senza mai lasciarsi sopraffare dalla rabbia o dalla paura porta avanti fedelmente la propria idea di "giustizia", il tutto con una "umanità" che mai risulterà poco credibile... insomma, diciamocelo, una donna con le p***e! Con una forza esistenziale tale da far orbitare attorno a sé tutti i restanti personaggi, che ne verranno nel bene o nel male influenzati in modo incisivo, per tutta la durata della serie. La miglior protagonista che mai possiate desiderare!
Ma, se la caratterizzazione della nostra eroina è tale da rappresentare lei stessa un personaggio perfetto e completo, sotto ogni aspetto, purtroppo non si può dire lo stesso per il resto del cast, dove, davvero, i problemi di caratterizzazione sono evidenti.
Ritroviamo un Ginoza esecutore che, a parte rievocare le memorie del padre con i suoi nuovi arti meccanici, fa solo presenza, senza avere mai spazio per azioni/dialoghi individuali importanti (a parte forse uno). Facciamo la conoscenza di Shimotsuki Mika, la nuova ispettrice, che, senza mezze misure, si rivelerà una papera starnazzante simpatica come una cinghiata sulla schiena. Ci viene presentato un nuovo misterioso esecutore, Tougane Sakuya, che nonostante l'affiancamento evidente alla nostra protagonista volto a sostituire la figura del nostro vecchio Kogami, non riesce per nulla nel suo intento, risultando il più delle volte molto stereotipato.
L'antagonista? I restanti personaggi? Meglio non parlarne... Insomma, la mancanza di elementi carismatici e ben caratterizzati come Masaoka, Kagari, Kogami e lo stesso Makishima si sente... e parecchio. Per non parlare del nostro caro Professor. Saiga, con il quale colgo l'occasione per collegarmi al prossimo elemento da analizzare. Ovvero...
Filosofia e critica alla società
Anche in questo capitolo la denuncia alla società è evidente! Questa volta si affronta in modo concreto il tema della ribellione e dell'anarchia da parte dei singoli individui che agiscono come "gruppi" di persone (e di pensiero), e ancora una volta si rimarca il fatto che una società completamente gestita dalle "macchine" rimane tanto imperfetta quanto gli esseri umani che le hanno create. La continua lotta a tale contraddizione da parte dei nostri protagonisti, attraverso dialoghi molto accentuati, è ancora una volta decisa ed efficace, su questo nulla da dire.
E per quanto riguarda gli spunti filosofici e le citazioni? Non c'è un titolo di episodio che non rimandi a una certa opera letteraria, e poi... basta? Purtroppo sì. Come già anticipato, il nostro professor Saiga farà forse uno dei suoi eloquenti soliloqui ad alto contenuto ermetico, ai quali eravamo abituati a cadenza di due episodi nell'opera precedente, per il resto a lui (e a tutti i restanti) verrà riempita la bocca di frasi fatte e discorsi retorici... dalle stelle alle stalle, insomma, ma d'altronde, quando si è circondati da soggetti senza un minimo di cultura, come dargli torto. Un vero peccato, dato che era a tutti gli effetti una delle peculiarità cardine dell'opera.
Sceneggiatura
La serie si prefigge un obbiettivo ben preciso, e lo raggiunge! Forse con delle forzature un po' evidenti, ma tutto torna alla perfezione! Per quanto riguarda il percorso centrale, invece, il calo qualitativo e la mancanza di idee è evidente, il ritmo è altalenante, e in più le scene di indagine vengono lasciate quasi sempre in balia del random. Tutto viene fatto sì alla "Psycho-Pass", ma senza la solita cura.
Quasi tutte le parti, ad eccezione del meraviglioso "Nessun dorma", sono di pochissimo impatto e, fidatevi, sono talmente anonime che tenderete a dimenticarle in fretta. Ma c'è da dire che in fin dei conti l'opera il suo lavoro lo fa bene! La vicenda infatti resta comunque molto stimolante, coinvolgente, e mai tenderà ad annoiare.
Apparato tecnico
Poco da dire, si è fatto quel che si è potuto, la qualità delle animazioni è sì di gran lunga inferiore al primo capitolo, ma resta comunque discreta e godibile (a parte la CGI, che è il solito pugno in un occhio).
Il comparto sonoro e i fondali invece riescono come sempre a stupire magistralmente e creare la giusta atmosfera in modo impeccabile.
In conclusione
Riesce questo sequel ad essere un degno successore dell'opera madre? Diciamo di sì, ma non riesce, in nessun modo, ad esserne di pari livello.
La mancanza di personaggi intriganti, la sceneggiatura a volte insipida e un repertorio di erudizione abbastanza piatto ne sono le cause principali. Resta in ogni caso una serie originale, gradevole e davvero interessante che, malgrado qualche acciacco, riuscirà a intrattenervi appieno e non vi farà abbandonare la poltrona (e il brand).
Nonostante il tentativo, raggiungere il livello della prima stagione (venuta davvero esageratamente bene, sotto ogni aspetto) era davvero troppo arduo.
Forse anche noi, troppo impegnati a fare paragoni, siamo stati altrettanto approssimativi a giudicare troppo severamente una serie che nonostante tutto, nel panorama dell'animazione odierno, resta in ogni caso una perla da ammirare e godere in tutto il suo splendore!
Valutazione difficile, perché a me "Psycho-Pass" prima serie era piaciuto davvero molto, e forse avevo investito troppo in questa seconda serie. Di fatto, anche se potrebbe forse meritare più della sufficienza, non mi sbilancio proprio in nome di questa delusione.
Partiamo dalla trama: questa volta ci troviamo davanti a un'Akane Tsunemori come somma protagonista della storia, la ritroviamo con tutti i passi di crescita passati e nuovi demoni, ma, errore secondo me madornale, la troviamo al posto di Kagami. Drammi e logiche affini che si ripetono e, omaggio alla prima serie, questa seconda presenta un nuovo membro della squadra (Mika Shimotsuki), che arriva proprio come successe ad Akane con Ginoza, nel caos, ma con un ruolo completamente diverso da quello della protagonista: di fatto con questo personaggio viene introdotta la "devota al sistema", che trova irritante i modi questionanti di Akane.
L'avversario da rincorrere che usa pedine sacrificali (volontarie) questa volta è Kamui Kirito, il Makishima della seconda serie, che però non ce la fa a competere con il suo predecessore, con la sua profondità emotiva e la sua controversa personalità, anche perché in un gioco un po' malato Makishima era il singolo che divergeva dalla massa; Kamui è una massa (di per sé) che non è qualificabile in un singolo e mette in crisi, nuovamente, Sybil e le sue regole, e quindi Akane e il suo ruolo di compensatore ostile.
Ho trovato fastidioso il ruolo di Mika, sebbene utile a raggiungere il punto narrativo voluto: le persone che pensano sono poche, e con Akane forse è stato solo un caso. Di contro questa cosa peggiora la visuale sul buonismo di quest'ultima, che raggiunge livelli paradossali nel tollerare la novellina, mentre si lascia in un angolo in penombra Ginoza, ora divenuto un enforcer a causa del livello del suo psycho-pass.
Il disturbato Togane e la sua storia con mammina onestamente potevano evitarsela di base, ma in questa seconda serie i toni splatter sono esplosi e ci voleva il maniaco psicotico, quindi tutto nel brodo, ma di fatto non c'è qualcuno che ti colpisce davvero a fondo come succedeva nella prima serie e, anche se l'anime in sé mantiene il carattere di analisi critica al sistema malato utopistico di Sybil, qualcosa è cambiato, ed è cambiato in peggio.
Il comparto tecnico è ancora a livelli davvero ottimali, come la precedente serie: musiche intriganti, colori scelti con cura per ambienti e fondali, una regia non criticabile e opening ed ending orecchiabili.
Non mi sento di consigliare questa serie a cuor leggero, soprattutto a chi ha aspettative derivanti dalla prima: la storia non è allo stesso livello e si arriva a trovare davvero irritante Akane a questo giro.
Partiamo dalla trama: questa volta ci troviamo davanti a un'Akane Tsunemori come somma protagonista della storia, la ritroviamo con tutti i passi di crescita passati e nuovi demoni, ma, errore secondo me madornale, la troviamo al posto di Kagami. Drammi e logiche affini che si ripetono e, omaggio alla prima serie, questa seconda presenta un nuovo membro della squadra (Mika Shimotsuki), che arriva proprio come successe ad Akane con Ginoza, nel caos, ma con un ruolo completamente diverso da quello della protagonista: di fatto con questo personaggio viene introdotta la "devota al sistema", che trova irritante i modi questionanti di Akane.
L'avversario da rincorrere che usa pedine sacrificali (volontarie) questa volta è Kamui Kirito, il Makishima della seconda serie, che però non ce la fa a competere con il suo predecessore, con la sua profondità emotiva e la sua controversa personalità, anche perché in un gioco un po' malato Makishima era il singolo che divergeva dalla massa; Kamui è una massa (di per sé) che non è qualificabile in un singolo e mette in crisi, nuovamente, Sybil e le sue regole, e quindi Akane e il suo ruolo di compensatore ostile.
Ho trovato fastidioso il ruolo di Mika, sebbene utile a raggiungere il punto narrativo voluto: le persone che pensano sono poche, e con Akane forse è stato solo un caso. Di contro questa cosa peggiora la visuale sul buonismo di quest'ultima, che raggiunge livelli paradossali nel tollerare la novellina, mentre si lascia in un angolo in penombra Ginoza, ora divenuto un enforcer a causa del livello del suo psycho-pass.
Il disturbato Togane e la sua storia con mammina onestamente potevano evitarsela di base, ma in questa seconda serie i toni splatter sono esplosi e ci voleva il maniaco psicotico, quindi tutto nel brodo, ma di fatto non c'è qualcuno che ti colpisce davvero a fondo come succedeva nella prima serie e, anche se l'anime in sé mantiene il carattere di analisi critica al sistema malato utopistico di Sybil, qualcosa è cambiato, ed è cambiato in peggio.
Il comparto tecnico è ancora a livelli davvero ottimali, come la precedente serie: musiche intriganti, colori scelti con cura per ambienti e fondali, una regia non criticabile e opening ed ending orecchiabili.
Non mi sento di consigliare questa serie a cuor leggero, soprattutto a chi ha aspettative derivanti dalla prima: la storia non è allo stesso livello e si arriva a trovare davvero irritante Akane a questo giro.
La prima cosa che viene in mente dopo aver visto la seconda stagione di "Psycho-Pass" è una domanda fondamentale: "E' più o meno bello rispetto alla prima serie?" Personalmente l'ho trovato veramente bello e, forse, anche superiore rispetto al suo predecessore. Certo, la mancanza di Kougami è una mancanza rilevantissima per tutta l'opera, ma, in linea generale, mostra un aspetto maggiormente dinamico e con spunti ancor più coinvolgenti. La storia si evolve in maniera sensazionale e, con essa, anche i vecchi personaggi riescono a trovare una loro collocazione, ben supportati dai nuovi arrivi.
Questa volta è Akane Tsunemori il protagonista assoluto della vicenda: la precedente avventura l'ha segnata in maniera indelebile e ora mostra un carattere ben più autorevole e determinato. Sente la mancanza di Kougami? Apparentemente cerca di negare ciò, ma alcuni sintomi appaiono chiarissimi. Primi fra tutti il suo nuovo vizio di accendere una sigaretta e lasciarla accesa, mentre il fumo riempie quietamente la stanza. Ma non fermiamoci su questi piccoli dettagli, anche perché, in effetti, non c'è proprio tempo. È passato ormai un po' di tempo dalla risoluzione del caso "Makishima", ma ecco che compare un nuovo pericoloso criminale, uno strano individuo fantasma non rilevabile dal Sybil. Usa metodi alquanto strambi, muove varie pedine, ma, a differenza di Makishima, queste sembrano appoggiarlo fino alla morte. I criminali si fidano di Kamui Kirito (già il nome mi ha fatto innamorare di lui) e sono pronti a dare la vita per portare a termine il suo progetto. Quale? Questo è il mistero che deve essere risolto.
La trama si fa intricata e fitta: i nemici si susseguono in maniera fluida e per nulla caotica. Tuttavia quello che più colpisce è l'aspetto psicologico dell'anime. I vari personaggi vengono analizzati in maniera maniacale, andando a sondare i loro principali sentimenti, ma anche i tormenti e i vizi più reconditi. Nessuno è perfetto e, come si può constatare, neppure gli ispettori appaiono poi così legati alla legge. In una società dove la salute mentale è costantemente tenuta sotto controllo, non appare così strano che lo stress aumenti in maniera così rilevante.
Tra tutti i nuovi personaggi, senza dubbio (almeno per quanto mi riguarda) Mika Shimotsuki e Kamui Kirito sono i migliori. La prima è un giovane ispettore, da poco arrivata, ma subito desiderosa di mostrare le proprie abilità. Una frenesia che la porterà ben presto in contrasto con la nostra Akane. Non ne comprende le scelte e critica il modo con cui Akane si rapporta con i vari esecutori.
D'altro canto Kamui è una sorta di divinità in quest'anime: porta dietro a sé una scia di cadaveri, eppure sembra che soffra ad ogni nuova vittima. Il suo cuore è puro. Sembra paradossale, ma non prova alcun piacere nell'uccidere. Senza contare poi il mistero che si cela dietro la sua persona, la strana particolarità di non essere rintracciabile dal Sybil.
Per quanto riguarda la storia in sé, devo dire che, nonostante il numero ridotto di puntate, le varie vicende scorrono in maniera lineare e coinvolgente. Non ci sono momenti troppo noiosi o rilassanti, ma neanche una caotica sequenza di sparatorie o inseguimenti.
Sono passati due anni dall'uscita della prima serie, ma la grafica non sembra essere cambiata più di tanto. Forse c'è stato un lieve miglioramento, ma, in fin dei conti, non c'era molto bisogno di modificarla vista l'ottima qualità del suo predecessore.
Buono il doppiaggio, così come la regia. Quest'ultima è riuscita ad armonizzare in maniera impeccabile la storia. Se "Psycho-Pass" aveva a disposizione ben ventidue puntate, in questo caso il numero viene ridotto a undici. La metà per una trama che, a conti fatti, contiene un bel po' di materiale.
Concludendo la nostra recensione, vorrei esprimere il mio gradimento per questa nuova opera. Forse, come impatto mediatico, ha avuto un minor gradimento sul pubblico. Ma, in quanto a qualità, l'ho trovato addirittura superiore. Sarà la presenza di alcuni personaggi, oppure l'intrigo psicologico che si cela dietro l'operato di Kamui. Eppure "Psycho-Pass 2" è riuscito a conquistare pienamente il mio cuore otaku.
Unica pecca: la mancanza di Kougami. Una carenza che spero venga colmata nel successivo film, annunciato per il 2015.
Voto finale: 9 meno
Questa volta è Akane Tsunemori il protagonista assoluto della vicenda: la precedente avventura l'ha segnata in maniera indelebile e ora mostra un carattere ben più autorevole e determinato. Sente la mancanza di Kougami? Apparentemente cerca di negare ciò, ma alcuni sintomi appaiono chiarissimi. Primi fra tutti il suo nuovo vizio di accendere una sigaretta e lasciarla accesa, mentre il fumo riempie quietamente la stanza. Ma non fermiamoci su questi piccoli dettagli, anche perché, in effetti, non c'è proprio tempo. È passato ormai un po' di tempo dalla risoluzione del caso "Makishima", ma ecco che compare un nuovo pericoloso criminale, uno strano individuo fantasma non rilevabile dal Sybil. Usa metodi alquanto strambi, muove varie pedine, ma, a differenza di Makishima, queste sembrano appoggiarlo fino alla morte. I criminali si fidano di Kamui Kirito (già il nome mi ha fatto innamorare di lui) e sono pronti a dare la vita per portare a termine il suo progetto. Quale? Questo è il mistero che deve essere risolto.
La trama si fa intricata e fitta: i nemici si susseguono in maniera fluida e per nulla caotica. Tuttavia quello che più colpisce è l'aspetto psicologico dell'anime. I vari personaggi vengono analizzati in maniera maniacale, andando a sondare i loro principali sentimenti, ma anche i tormenti e i vizi più reconditi. Nessuno è perfetto e, come si può constatare, neppure gli ispettori appaiono poi così legati alla legge. In una società dove la salute mentale è costantemente tenuta sotto controllo, non appare così strano che lo stress aumenti in maniera così rilevante.
Tra tutti i nuovi personaggi, senza dubbio (almeno per quanto mi riguarda) Mika Shimotsuki e Kamui Kirito sono i migliori. La prima è un giovane ispettore, da poco arrivata, ma subito desiderosa di mostrare le proprie abilità. Una frenesia che la porterà ben presto in contrasto con la nostra Akane. Non ne comprende le scelte e critica il modo con cui Akane si rapporta con i vari esecutori.
D'altro canto Kamui è una sorta di divinità in quest'anime: porta dietro a sé una scia di cadaveri, eppure sembra che soffra ad ogni nuova vittima. Il suo cuore è puro. Sembra paradossale, ma non prova alcun piacere nell'uccidere. Senza contare poi il mistero che si cela dietro la sua persona, la strana particolarità di non essere rintracciabile dal Sybil.
Per quanto riguarda la storia in sé, devo dire che, nonostante il numero ridotto di puntate, le varie vicende scorrono in maniera lineare e coinvolgente. Non ci sono momenti troppo noiosi o rilassanti, ma neanche una caotica sequenza di sparatorie o inseguimenti.
Sono passati due anni dall'uscita della prima serie, ma la grafica non sembra essere cambiata più di tanto. Forse c'è stato un lieve miglioramento, ma, in fin dei conti, non c'era molto bisogno di modificarla vista l'ottima qualità del suo predecessore.
Buono il doppiaggio, così come la regia. Quest'ultima è riuscita ad armonizzare in maniera impeccabile la storia. Se "Psycho-Pass" aveva a disposizione ben ventidue puntate, in questo caso il numero viene ridotto a undici. La metà per una trama che, a conti fatti, contiene un bel po' di materiale.
Concludendo la nostra recensione, vorrei esprimere il mio gradimento per questa nuova opera. Forse, come impatto mediatico, ha avuto un minor gradimento sul pubblico. Ma, in quanto a qualità, l'ho trovato addirittura superiore. Sarà la presenza di alcuni personaggi, oppure l'intrigo psicologico che si cela dietro l'operato di Kamui. Eppure "Psycho-Pass 2" è riuscito a conquistare pienamente il mio cuore otaku.
Unica pecca: la mancanza di Kougami. Una carenza che spero venga colmata nel successivo film, annunciato per il 2015.
Voto finale: 9 meno
Che questa seconda stagione non sarebbe stata all'altezza della prima lo si poteva prevedere da due semplici fattori:
1) Abbandono di Urobuchi alla sceneggiatura (qui solo supervisore);
2) Ridotto numero di episodi, la metà di quelli della prima stagione.
Tuttavia un calo così evidente non me l'aspettavo proprio! E pensare che era anche partito bene.
Il ritmo delle prime puntate è l'esatto opposto di quello dei medesimi episodi della prima stagione. Data la durata dimezzata, non poteva essere altrimenti: dato che il setting lo conosciamo già, siamo subito catapultati nelle vicende di cui sono protagonisti Akane e il nuovo team di ispettori/esecutori al suo servizio; a differenza di quanto accaduto con Shogo Makishima nella prima stagione, qui l'antagonista principale appare fin da subito (anche se in realtà non è tutto come sembra). Tutto sommato le prime puntate (fino all'ottava/nona) intrattengono e sono coinvolgenti, certo mancano i dialoghi e le elaborate discussioni filosofiche di Kogami, Makishima e compagnia bella, e molti sviluppi potevano essere gestiti meglio, ma questo non pesa troppo sul risultato.
I problemi arrivano negli episodi finali, che ho trovato scialbi, forzati e concludono la storia come peggio non potevano. Non mi è piaciuto quasi nulla di essi, non dico niente per non fare spoiler, ma la piega che prendono le vicende risulta abbastanza ridicola, vedere per credere.
I personaggi sono l'altro tallone di Achille. Ok che in undici puntate è difficile riuscire a dare una buona caratterizzazione a tutti e bisogna inevitabilmente scendere a compromessi, però qui si salva solo Akane, che per fortuna non è cambiata e anzi risulta ancora più tosta e combattiva di prima. Non sarebbero male neanche il professore Saiga Joji e la nuova ispettrice Mika (quest'ultima abbastanza convincente nella sua odiosità, l'esatto opposto di Akane), tuttavia lo spazio a loro dedicato è abbastanza poco e di conseguenza il loro sviluppo pressoché nullo. La delusione più grande è senza dubbio Ginoza, che aveva tutte le carte in regola per rivelarsi uno dei personaggi più intriganti e invece sparisce (letteralmente) dopo le prime puntate.
Nulla da dire sul fronte prettamente tecnico: nonostante il cambio di studio (prima c'era la Production I.G.) la qualità non ne risente e il character design è rimasto quello (ottimo) della prima stagione. Anche le musiche sono state prese in prestito da quest'ultima, a parte poche novità. Molto belle l'opening e l'ending.
Insomma, questa seconda stagione è un mezzo passo falso, non gli do l'insufficienza perché comunque il suo dovere lo fa, ma il confronto con la prima è imbarazzante. Speriamo che con il film (uscito a inizio gennaio in Giappone) la saga si riprenda e possa arrivare a una degna conclusione!
1) Abbandono di Urobuchi alla sceneggiatura (qui solo supervisore);
2) Ridotto numero di episodi, la metà di quelli della prima stagione.
Tuttavia un calo così evidente non me l'aspettavo proprio! E pensare che era anche partito bene.
Il ritmo delle prime puntate è l'esatto opposto di quello dei medesimi episodi della prima stagione. Data la durata dimezzata, non poteva essere altrimenti: dato che il setting lo conosciamo già, siamo subito catapultati nelle vicende di cui sono protagonisti Akane e il nuovo team di ispettori/esecutori al suo servizio; a differenza di quanto accaduto con Shogo Makishima nella prima stagione, qui l'antagonista principale appare fin da subito (anche se in realtà non è tutto come sembra). Tutto sommato le prime puntate (fino all'ottava/nona) intrattengono e sono coinvolgenti, certo mancano i dialoghi e le elaborate discussioni filosofiche di Kogami, Makishima e compagnia bella, e molti sviluppi potevano essere gestiti meglio, ma questo non pesa troppo sul risultato.
I problemi arrivano negli episodi finali, che ho trovato scialbi, forzati e concludono la storia come peggio non potevano. Non mi è piaciuto quasi nulla di essi, non dico niente per non fare spoiler, ma la piega che prendono le vicende risulta abbastanza ridicola, vedere per credere.
I personaggi sono l'altro tallone di Achille. Ok che in undici puntate è difficile riuscire a dare una buona caratterizzazione a tutti e bisogna inevitabilmente scendere a compromessi, però qui si salva solo Akane, che per fortuna non è cambiata e anzi risulta ancora più tosta e combattiva di prima. Non sarebbero male neanche il professore Saiga Joji e la nuova ispettrice Mika (quest'ultima abbastanza convincente nella sua odiosità, l'esatto opposto di Akane), tuttavia lo spazio a loro dedicato è abbastanza poco e di conseguenza il loro sviluppo pressoché nullo. La delusione più grande è senza dubbio Ginoza, che aveva tutte le carte in regola per rivelarsi uno dei personaggi più intriganti e invece sparisce (letteralmente) dopo le prime puntate.
Nulla da dire sul fronte prettamente tecnico: nonostante il cambio di studio (prima c'era la Production I.G.) la qualità non ne risente e il character design è rimasto quello (ottimo) della prima stagione. Anche le musiche sono state prese in prestito da quest'ultima, a parte poche novità. Molto belle l'opening e l'ending.
Insomma, questa seconda stagione è un mezzo passo falso, non gli do l'insufficienza perché comunque il suo dovere lo fa, ma il confronto con la prima è imbarazzante. Speriamo che con il film (uscito a inizio gennaio in Giappone) la saga si riprenda e possa arrivare a una degna conclusione!
Questo "Psycho-Pass 2" è terribilmente difficile da giudicare, per moltissimi motivi, non ultimo la notevole complessità della trama, ma, come avrete già visto dal voto, non ho potuto fare a meno di stroncarlo. Se fosse una serie stand alone, potrebbe anche meritare un voto più alto (niente da far rimanere a bocca aperta, sia chiaro), ma dovendo avere a che fare con quello che è uno dei migliori prodotti di animazione degli ultimi anni, ovvero la prima serie, non può che uscire con le ossa rotte dall'inevitabile comparazione con la serie originaria.
Si dice che arrivare al successo sia (relativamente) facile, ma rimanere in vetta sia molto più complicato: ebbene, gli sceneggiatori di questa seconda serie devono aver lavorato con questa spada di Damocle sopra la loro testa, e il risultato è che se ne sono usciti con una sceneggiatura che, ahimè, non solo è terribilmente cervellotica, ma, e qui risiede il difetto maggiore di questo "Psycho-Pass 2", arriva, alla fine, a contraddire punti fermi, regole e dinamiche che nella serie precedente giravano come l'ingranaggio di un orologio svizzero.
E come se ciò non bastasse, evidentemente oppressi dall'ingombrante presenza del primo "Psycho-Pass", gli sceneggiatori sono scesi a compromessi narrativi ed escamotage di bassissima lega, pur di tentare di far funzionare la loro creatura. Ma come spesso accade in questi casi, questi tentativi servono soltanto a far apparire in modo ancor più lampante in quale difficoltà si siano trovati gli autori nel tentativo di buttare giù qualcosa che potesse competere con il predecessore.
Se la trama, quindi, non fa altro che avvoltolarsi tristemente su sé stessa lungo gli undici episodi, un'involuzione analoga la riscontriamo anche nel cast dei personaggi, dove a salvarsi è probabilmente soltanto l'ispettrice Tsunemori, che anche in questo sequel riceve la giusta cura nello sviluppo della sua personalità. Akane Tsunemori adesso è più matura rispetto al primo "Psycho-Pass", ma appare sempre coerente con il carattere e le convinzioni che ci aveva mostrato al suo esordio come ispettrice. Il resto del cast, viceversa, va dall'anonimato più totale all'odioso cronico. I membri della squadra Tsunemori sono delle vere amebe: scordatevi il carisma e la rassegnata saggezza di Masaoka o la brillante e fredda intelligenza di Kogami. I vecchi cari personaggi sopravvissuti alla prima uscita saranno relegati a ruoli di più che secondaria importanza, mentre i nuovi (la pedante, stupidissima, ispettrice Mika e il sadicissimo esecutore Togane) escono letteralmente massacrati rispetto ai colleghi della prima serie. La giovane neo ispettrice è un personaggio così mal riuscito e fuori posto nel contesto della squadra di Akane che ci si chiede come una persona dall'intelligenza così limitata possa essere stata scelta dal Sybil System per coprire una carica così delicata; e in definitiva non susciterà che odio e antipatia nei suoi confronti, da parte degli spettatori. Altro soggetto inutile è l'esecutore Togane, che non avrebbe ragione di esistere all'interno del Sybil e con la carica di esecutore per di più, viste le sue farneticanti azioni, ma, e questo è ancora più grave, a giustificazione del suo modus operandi ci vengono fornite spiegazioni ai limiti del delirante. E un'ultima parola, per chiudere il commento sui personaggi la spendo su Kamui, il presunto cattivo di turno. Ebbene, anche in questo caso non c'è competizione. Makishima, l'inarrestabile malvagio del prequel è nettamente superiore a Kamui in quanto a carisma (i suoi dialoghi-monologhi sono davvero lo stato dell'arte, con citazioni letterarie e filosofiche da far venire l'acquolina in bocca a chi ama conversazioni decisamente elaborate), obiettivi e modalità per perseguire questi ultimi.
Per fortuna, almeno quello, il comparto tecnico si salva, ed è decisamente rimasto al livello del primo "Psycho-Pass", con uno stile pressoché identico per chara design e scenari, che ci vengono riproposti nel solito freddo e asettico stile già visto in passato.
Stesso discorso per il comparto audio, se si eccettua la scelta di inserire un pezzo dal "Nessun dorma" della Turandot di Puccini in una scena del nono episodio, e che, francamente, in quel contesto, ho trovato fuori luogo.
Concludendo, un anime che sconsiglio decisamente, perché se lo si guarda come stand alone potrebbe anche riuscire a strappare un 6 stiracchiato, ma guardandolo dopo aver visto la prima serie (cosa che è la più logica da fare, anche e soprattutto per capire il tipo di mondo in cui si svolgono gli eventi), non si può che rimanere delusi da questo sequel.
Si dice che arrivare al successo sia (relativamente) facile, ma rimanere in vetta sia molto più complicato: ebbene, gli sceneggiatori di questa seconda serie devono aver lavorato con questa spada di Damocle sopra la loro testa, e il risultato è che se ne sono usciti con una sceneggiatura che, ahimè, non solo è terribilmente cervellotica, ma, e qui risiede il difetto maggiore di questo "Psycho-Pass 2", arriva, alla fine, a contraddire punti fermi, regole e dinamiche che nella serie precedente giravano come l'ingranaggio di un orologio svizzero.
E come se ciò non bastasse, evidentemente oppressi dall'ingombrante presenza del primo "Psycho-Pass", gli sceneggiatori sono scesi a compromessi narrativi ed escamotage di bassissima lega, pur di tentare di far funzionare la loro creatura. Ma come spesso accade in questi casi, questi tentativi servono soltanto a far apparire in modo ancor più lampante in quale difficoltà si siano trovati gli autori nel tentativo di buttare giù qualcosa che potesse competere con il predecessore.
Se la trama, quindi, non fa altro che avvoltolarsi tristemente su sé stessa lungo gli undici episodi, un'involuzione analoga la riscontriamo anche nel cast dei personaggi, dove a salvarsi è probabilmente soltanto l'ispettrice Tsunemori, che anche in questo sequel riceve la giusta cura nello sviluppo della sua personalità. Akane Tsunemori adesso è più matura rispetto al primo "Psycho-Pass", ma appare sempre coerente con il carattere e le convinzioni che ci aveva mostrato al suo esordio come ispettrice. Il resto del cast, viceversa, va dall'anonimato più totale all'odioso cronico. I membri della squadra Tsunemori sono delle vere amebe: scordatevi il carisma e la rassegnata saggezza di Masaoka o la brillante e fredda intelligenza di Kogami. I vecchi cari personaggi sopravvissuti alla prima uscita saranno relegati a ruoli di più che secondaria importanza, mentre i nuovi (la pedante, stupidissima, ispettrice Mika e il sadicissimo esecutore Togane) escono letteralmente massacrati rispetto ai colleghi della prima serie. La giovane neo ispettrice è un personaggio così mal riuscito e fuori posto nel contesto della squadra di Akane che ci si chiede come una persona dall'intelligenza così limitata possa essere stata scelta dal Sybil System per coprire una carica così delicata; e in definitiva non susciterà che odio e antipatia nei suoi confronti, da parte degli spettatori. Altro soggetto inutile è l'esecutore Togane, che non avrebbe ragione di esistere all'interno del Sybil e con la carica di esecutore per di più, viste le sue farneticanti azioni, ma, e questo è ancora più grave, a giustificazione del suo modus operandi ci vengono fornite spiegazioni ai limiti del delirante. E un'ultima parola, per chiudere il commento sui personaggi la spendo su Kamui, il presunto cattivo di turno. Ebbene, anche in questo caso non c'è competizione. Makishima, l'inarrestabile malvagio del prequel è nettamente superiore a Kamui in quanto a carisma (i suoi dialoghi-monologhi sono davvero lo stato dell'arte, con citazioni letterarie e filosofiche da far venire l'acquolina in bocca a chi ama conversazioni decisamente elaborate), obiettivi e modalità per perseguire questi ultimi.
Per fortuna, almeno quello, il comparto tecnico si salva, ed è decisamente rimasto al livello del primo "Psycho-Pass", con uno stile pressoché identico per chara design e scenari, che ci vengono riproposti nel solito freddo e asettico stile già visto in passato.
Stesso discorso per il comparto audio, se si eccettua la scelta di inserire un pezzo dal "Nessun dorma" della Turandot di Puccini in una scena del nono episodio, e che, francamente, in quel contesto, ho trovato fuori luogo.
Concludendo, un anime che sconsiglio decisamente, perché se lo si guarda come stand alone potrebbe anche riuscire a strappare un 6 stiracchiato, ma guardandolo dopo aver visto la prima serie (cosa che è la più logica da fare, anche e soprattutto per capire il tipo di mondo in cui si svolgono gli eventi), non si può che rimanere delusi da questo sequel.
Quello che mi viene in mente dopo aver visto questa nuova stagione di "Psycho-Pass" è: "Era davvero necessaria?"
A dire il vero non mi aspettavo granché, dal momento stesso in cui sapevo che il creatore originale non aveva intenzione di continuare con una seconda stagione e che sia la sceneggiatura che l'animazione sarebbero stati di altri. In questo caso a sceneggiare questa seconda serie abbiamo l'autore di "Hamatora" (e già questo non è un buon inizio...) e la Tatsunoko Productions alle animazioni. La cosa che mi fa alzare il morale è che per fortuna Gen Urobuchi (il creatore originale) e la Production I.G. torneranno per il film atteso per gennaio 2015, e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo, sperando che rimedi a tutto ciò che questa seconda stagione ha fatto.
Perché? Perché questa seconda serie non ha niente di tutto ciò che aveva la prima. Non ha l'atmosfera, non ha la stessa caratterizzazione dei personaggi, non ha la filosofia né i temi affrontati nella precedente. L'unica cosa rimasta sono i nomi, e basta...
Akane è sì maturata, ma non mi dice sinceramente niente, Ginoza viene relegato in sottofondo e diventa improvvisamente irrilevante in questa serie; i due nuovi esecutori Togane e Hanekawa sono sinceramente insipidi (Togane è un bastardo, Hanekawa poteva essere sfruttato sinceramente molto meglio) e il nuovo ispettore comparso alla fine della prima serie, Mika, tremendamente antipatica e odiosa.
Passiamo agli antagonisti: ricordate i meravigliosi dialoghi, il carisma e le citazioni del nostro caro Makishima? Bene, in questa seconda serie l'antagonista è sì apparentemente interessante, ma credetemi se vi dico che alla fine non varrà la metà di quanto valeva Makishima.
Il difetto peggiore che ha questa serie è la troppa carne al fuoco buttata nelle prime puntate (e devo dire che erano piuttosto ben fatte e riuscite), per poi dare alla fine spiegazioni incoerenti e assurde che vanno in completa contraddizione con quanto detto nella prima serie, col solo scopo di far apparire (visto che a quanto pare le idee scarseggiavano già al momento della scrittura di questa seconda serie) ancora più malvagio di quanto non lo fosse già il Sybil Sistem.
Lo sceneggiatore, per cercare di far colpo, ha quindi pensato bene di alzare l'asticella dell'azione, dei colpi di scena (troppi...) e della violenza (spesso inutile e volutamente teatrale), con il risultato di stupire il pubblico.
In conclusione, c'è qualcosa di buono in questa seconda serie oppure no?
Sì, c'è qualcosa di buono, io forse sono stato molto cattivo in questa recensione, ma sono soltanto seccato che una delle mie serie preferite sia stata rovinata da una sceneggiatura povera e da una cattiva scrittura della trama. La cosa buona è che comunque sia questa seconda serie si lascia seguire molto bene, infatti risulta non essere mai noiosa grazie alla grande mole di scene d'azione e la trama, nonostante tutte le incongruenze finali, è, almeno all'inizio, interessante. Sicuramente c'è stato di peggio in questa stagione autunnale, ma questo per me non è "Psycho-Pass", per me questa seconda serie è da dimenticare, e spero vivamente che Urobuchi non la prenda in considerazione per il film, perché sarebbe un oltraggio a chi, come me, ha amato alla follia la filosofia e la complessità della prima serie, per me infinitamente superiore. Detto questo ritorno alla domanda iniziale: "Ce ne era bisogno?"
Assolutamente no, questo a dimostrazione che, se una serie non ha bisogno di seguiti, è meglio lasciare stare, per non rovinare il buon lavoro fatto in precedenza.
Do come voto un sette, perché, obiettivamente parlando, non è stato comunque, preso singolarmente, un brutto anime, ma di più non posso dargli, per rispetto verso la prima stagione...
A dire il vero non mi aspettavo granché, dal momento stesso in cui sapevo che il creatore originale non aveva intenzione di continuare con una seconda stagione e che sia la sceneggiatura che l'animazione sarebbero stati di altri. In questo caso a sceneggiare questa seconda serie abbiamo l'autore di "Hamatora" (e già questo non è un buon inizio...) e la Tatsunoko Productions alle animazioni. La cosa che mi fa alzare il morale è che per fortuna Gen Urobuchi (il creatore originale) e la Production I.G. torneranno per il film atteso per gennaio 2015, e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo, sperando che rimedi a tutto ciò che questa seconda stagione ha fatto.
Perché? Perché questa seconda serie non ha niente di tutto ciò che aveva la prima. Non ha l'atmosfera, non ha la stessa caratterizzazione dei personaggi, non ha la filosofia né i temi affrontati nella precedente. L'unica cosa rimasta sono i nomi, e basta...
Akane è sì maturata, ma non mi dice sinceramente niente, Ginoza viene relegato in sottofondo e diventa improvvisamente irrilevante in questa serie; i due nuovi esecutori Togane e Hanekawa sono sinceramente insipidi (Togane è un bastardo, Hanekawa poteva essere sfruttato sinceramente molto meglio) e il nuovo ispettore comparso alla fine della prima serie, Mika, tremendamente antipatica e odiosa.
Passiamo agli antagonisti: ricordate i meravigliosi dialoghi, il carisma e le citazioni del nostro caro Makishima? Bene, in questa seconda serie l'antagonista è sì apparentemente interessante, ma credetemi se vi dico che alla fine non varrà la metà di quanto valeva Makishima.
Il difetto peggiore che ha questa serie è la troppa carne al fuoco buttata nelle prime puntate (e devo dire che erano piuttosto ben fatte e riuscite), per poi dare alla fine spiegazioni incoerenti e assurde che vanno in completa contraddizione con quanto detto nella prima serie, col solo scopo di far apparire (visto che a quanto pare le idee scarseggiavano già al momento della scrittura di questa seconda serie) ancora più malvagio di quanto non lo fosse già il Sybil Sistem.
Lo sceneggiatore, per cercare di far colpo, ha quindi pensato bene di alzare l'asticella dell'azione, dei colpi di scena (troppi...) e della violenza (spesso inutile e volutamente teatrale), con il risultato di stupire il pubblico.
In conclusione, c'è qualcosa di buono in questa seconda serie oppure no?
Sì, c'è qualcosa di buono, io forse sono stato molto cattivo in questa recensione, ma sono soltanto seccato che una delle mie serie preferite sia stata rovinata da una sceneggiatura povera e da una cattiva scrittura della trama. La cosa buona è che comunque sia questa seconda serie si lascia seguire molto bene, infatti risulta non essere mai noiosa grazie alla grande mole di scene d'azione e la trama, nonostante tutte le incongruenze finali, è, almeno all'inizio, interessante. Sicuramente c'è stato di peggio in questa stagione autunnale, ma questo per me non è "Psycho-Pass", per me questa seconda serie è da dimenticare, e spero vivamente che Urobuchi non la prenda in considerazione per il film, perché sarebbe un oltraggio a chi, come me, ha amato alla follia la filosofia e la complessità della prima serie, per me infinitamente superiore. Detto questo ritorno alla domanda iniziale: "Ce ne era bisogno?"
Assolutamente no, questo a dimostrazione che, se una serie non ha bisogno di seguiti, è meglio lasciare stare, per non rovinare il buon lavoro fatto in precedenza.
Do come voto un sette, perché, obiettivamente parlando, non è stato comunque, preso singolarmente, un brutto anime, ma di più non posso dargli, per rispetto verso la prima stagione...