Tokyo Revengers
Reduce dalla prima stagione dell’anime, prima di iniziare la seconda stagione, ho deciso di godermi il film live-action disponibile su Crunchyroll con sottotitoli in italiano.
Tratto dall’omonimo manga di Ken Wakui, di 31 volumi, edito in Italia da JPOP, la storia parla del ventiseienne Takemichi; lui non ha un lavoro fisso, sopravvive grazie a un part-time che detesta e vive la vita per inerzia. Ha avuto una sola ragazza, ai tempi delle superiori, e scopre che è stata uccisa dalla Tokyo Manji Gang, una banda criminale.
In questo quadro, mentre aspetta la metro, viene spinto giù nei binari. È rassegnato alla morte, ma quando si sveglia si ritrova nel corpo del se stesso studente. Pensa subito a un flashback premorte, ma scoprirà ben presto che è riuscito veramente a viaggiare nel tempo. Ed è così che il codardo e piagnucolone Takemichi tenterà di entrare a far parte della temuta gang, nella speranza di cambiare il futuro e cercare di salvare la sua amata Hinata.
Quasi subito farà la conoscenza del leader del gruppo Manji, Manjirō Sano conosciuto come “Mikey” e del suo braccio destro Ken Ryūgūji detto “Draken”.
Già parlando della trama si nota subito una grande differenza rispetto a manga e anime: le vicende non sono ambientate tra ragazzi delle medie, ma riguardano adolescenti delle scuole superiori.
Ho apprezzato tantissimo questa variazione perché, anche se è comunque poco realistico che dei ragazzi delle scuole superiori abbiano il controllo completo dei quartieri, è già più veritiero rispetto a ragazzini delle medie che, oltretutto, sono completamente trascurati dai genitori, marinano la scuola e guidano moto rigorosamente senza casco.
Sommato al fatto che forse sarebbe stato più complesso per degli attori recitare la parte di ragazzi così piccoli.
Per quanto riguarda la storia, per questioni di tempistica, è concentrata e toglie tutto ciò che ci può essere di superfluo. Nell’anime appena si arriva ad un punto di svolta, le cose si complicano, ritornando di fatto ad una situazione di stallo simile a quella di partenza. Sembra ci siano solo pochi e lenti progressi.
Nel film non si ha questa sensazione, con il risultato che risulta fluido e godibile, invogliando ancora di più la visione.
Nonostante questo, sia il regista Tsutomu Hanabusa che lo sceneggiatore Izumi Takahashi, che ho entrambi apprezzato in altri live-action, sono stati bravissimi a rimanere fedeli all’anima dell’opera originale.
Forse, rispetto a questa, si ha un maggior focus sull’azione e sulle scene di violenza, diminuendo le gag comiche e le parti romantiche. Strabilianti sono le risse che, con inquadrature particolari, risultano davvero impetuose: i calci di Mikey sembrano davvero fare male!
Anche perché, a tutti gli effetti, è proprio questo il punto forte di Tokyo Revengers: di storie a tema “viaggio nel tempo” per salvare la propria amata o per riconquistarla, in Giappone ne esistono tantissime, tra manga, anime, drama e non solo! Ma la novità in quest’opera è proprio l’unione tra questo argomento e le battaglie fra gang.
La storia d’amore comunque c’è ed è, come sempre, il punto trainante della trama, ma diminuiscono le scene fra Hinata e Takemichi.
L’attrice Mio Imada che interpreta Hinata è stata sicuramente bravissima a far trapelare, anche in poche scene, l’amore che la protagonista ha per Takemichi: toccante la scena in cui lo incoraggia prima che lui vada a salvare Draken.
Ma non solo lei è stata eccezionale, lo sono stati anche tutti gli altri attori: il cast, ognuno di loro, è perfetto nel personaggio che interpreta, sembrando uscito proprio dalle pagine del manga!
Troneggiano fra tutti Ryo Yoshizawa nel ruolo di Mikey e Yuki Yamada nel ruolo di Draken. Bisogna ammettere che questi due attori sono stati impeccabili!
Non che avessi dubbi sul fatto che li avrebbero resi benissimo; ho seguito diversi progetti di questi due attori e sono sempre stati straordinari. Ma mi erano rimasti impressi gli ultimi due film che ho visto con loro: Ryo nei panni di Yu in Marmalade Boy e Yuki come protagonista in You are the apple of my eyes. Insomma dei ruoli completamente diversi da questi!
Loro, non solo sono entrati nel personaggio, rendendoli in maniera eccellente, ma sono perfetti anche fisicamente, con la loro altezza e la loro fisicità. Per il resto, trucco, pettinature e vestiti hanno completato la magia e i due leader della Manji Gang hanno preso vita.
Strepitoso è stato Takumi Kitamura nei panni di Takemichi: finalmente il nostro eroe ha uno sviluppo e una crescita, passando dal lamentoso e vigliacco ragazzino, al coraggioso uomo che si rialza sempre, cosa che non si aveva nell’anime, o comunque nella versione animata si aveva un minimo sviluppo in un periodo di tempo molto lungo.
Takumi Kitamura è riuscito a portare l’impacciato Takemichi adulto nel se stesso del passato e piano piano è riuscito ad avere una rivalsa.
Anche su di lui trucco e parrucco sono stati fondamentali, soprattutto per differenziare il passato e il presente: alle superiori Takemichi aveva una pettinatura bionda un po’ a “galletto” e la divisa, mentre nel presente, riflette la sua scialba vita, con capelli disordinati e pantaloncini corti.
Diventa così una storia di crescita e di rivincita di un personaggio che ha sempre chinato il capo e chiesto scusa, avendo paura di chi pensava fosse più forte fisicamente di lui; ma per salvare chi ama, per Hinata e per i suoi amici, finalmente riesce ad alzare la testa e a fronteggiare chi gli faceva paura e chi gli aveva fatto perdere la fiducia in se stesso, chi lo aveva portato a rinunciare a una vita degna di essere chiamata tale, conducendo un’esistenza di pura sopravvivenza. Perché, dopotutto, forse erano più forti di lui, è vero, ma solo fisicamente.
Ho aperto dicendo che ho visto questo live-action al termine della prima stagione dell’anime, ma in realtà, con la visione, ho scoperto che avrei potuto guardarlo anche prima perché il film raccoglie circa le prime 12 puntate dell’anime, quindi metà della prima stagione, ossia più o meno i primi 30 capitoli del manga.
Questo, secondo me, è comunque il punto più giusto dove fermarsi: perfetto per un finale a sé stante, se non si vuole continuare la trasposizione della storia, ma adatto anche a un sequel. Nel dubbio, sappiate che hanno optato per quest’ultima alternativa, in quanto sono usciti in Giappone altri due film: Tokyo Revengers 2 part 1: Bloody Halloween - Destiny e Tokyo Revengers 2 part 2: Bloody Halloween - Decise Battle.
Sicuramente la cosa che mi è dispiaciuta di più è stata non avere il doppiaggio in italiano. Quasi sicuramente io lo avrei visto in lingua originale, ma non possiamo negare che il doppiaggio riesce a raggiugere un maggiore pubblico. Oltretutto Crunchyroll aveva già i doppiatori dell’anime che poteva usare anche per il live-action. Sono consapevole che doppiare un anime non è la stessa cosa che doppiare un film e che l’approccio è completamente diverso, ma mi sarebbe piaciuto che questo prodotto fosse visto da più persone possibili.
Tratto dall’omonimo manga di Ken Wakui, di 31 volumi, edito in Italia da JPOP, la storia parla del ventiseienne Takemichi; lui non ha un lavoro fisso, sopravvive grazie a un part-time che detesta e vive la vita per inerzia. Ha avuto una sola ragazza, ai tempi delle superiori, e scopre che è stata uccisa dalla Tokyo Manji Gang, una banda criminale.
In questo quadro, mentre aspetta la metro, viene spinto giù nei binari. È rassegnato alla morte, ma quando si sveglia si ritrova nel corpo del se stesso studente. Pensa subito a un flashback premorte, ma scoprirà ben presto che è riuscito veramente a viaggiare nel tempo. Ed è così che il codardo e piagnucolone Takemichi tenterà di entrare a far parte della temuta gang, nella speranza di cambiare il futuro e cercare di salvare la sua amata Hinata.
Quasi subito farà la conoscenza del leader del gruppo Manji, Manjirō Sano conosciuto come “Mikey” e del suo braccio destro Ken Ryūgūji detto “Draken”.
Già parlando della trama si nota subito una grande differenza rispetto a manga e anime: le vicende non sono ambientate tra ragazzi delle medie, ma riguardano adolescenti delle scuole superiori.
Ho apprezzato tantissimo questa variazione perché, anche se è comunque poco realistico che dei ragazzi delle scuole superiori abbiano il controllo completo dei quartieri, è già più veritiero rispetto a ragazzini delle medie che, oltretutto, sono completamente trascurati dai genitori, marinano la scuola e guidano moto rigorosamente senza casco.
Sommato al fatto che forse sarebbe stato più complesso per degli attori recitare la parte di ragazzi così piccoli.
Per quanto riguarda la storia, per questioni di tempistica, è concentrata e toglie tutto ciò che ci può essere di superfluo. Nell’anime appena si arriva ad un punto di svolta, le cose si complicano, ritornando di fatto ad una situazione di stallo simile a quella di partenza. Sembra ci siano solo pochi e lenti progressi.
Nel film non si ha questa sensazione, con il risultato che risulta fluido e godibile, invogliando ancora di più la visione.
Nonostante questo, sia il regista Tsutomu Hanabusa che lo sceneggiatore Izumi Takahashi, che ho entrambi apprezzato in altri live-action, sono stati bravissimi a rimanere fedeli all’anima dell’opera originale.
Forse, rispetto a questa, si ha un maggior focus sull’azione e sulle scene di violenza, diminuendo le gag comiche e le parti romantiche. Strabilianti sono le risse che, con inquadrature particolari, risultano davvero impetuose: i calci di Mikey sembrano davvero fare male!
Anche perché, a tutti gli effetti, è proprio questo il punto forte di Tokyo Revengers: di storie a tema “viaggio nel tempo” per salvare la propria amata o per riconquistarla, in Giappone ne esistono tantissime, tra manga, anime, drama e non solo! Ma la novità in quest’opera è proprio l’unione tra questo argomento e le battaglie fra gang.
La storia d’amore comunque c’è ed è, come sempre, il punto trainante della trama, ma diminuiscono le scene fra Hinata e Takemichi.
L’attrice Mio Imada che interpreta Hinata è stata sicuramente bravissima a far trapelare, anche in poche scene, l’amore che la protagonista ha per Takemichi: toccante la scena in cui lo incoraggia prima che lui vada a salvare Draken.
Ma non solo lei è stata eccezionale, lo sono stati anche tutti gli altri attori: il cast, ognuno di loro, è perfetto nel personaggio che interpreta, sembrando uscito proprio dalle pagine del manga!
Troneggiano fra tutti Ryo Yoshizawa nel ruolo di Mikey e Yuki Yamada nel ruolo di Draken. Bisogna ammettere che questi due attori sono stati impeccabili!
Non che avessi dubbi sul fatto che li avrebbero resi benissimo; ho seguito diversi progetti di questi due attori e sono sempre stati straordinari. Ma mi erano rimasti impressi gli ultimi due film che ho visto con loro: Ryo nei panni di Yu in Marmalade Boy e Yuki come protagonista in You are the apple of my eyes. Insomma dei ruoli completamente diversi da questi!
Loro, non solo sono entrati nel personaggio, rendendoli in maniera eccellente, ma sono perfetti anche fisicamente, con la loro altezza e la loro fisicità. Per il resto, trucco, pettinature e vestiti hanno completato la magia e i due leader della Manji Gang hanno preso vita.
Strepitoso è stato Takumi Kitamura nei panni di Takemichi: finalmente il nostro eroe ha uno sviluppo e una crescita, passando dal lamentoso e vigliacco ragazzino, al coraggioso uomo che si rialza sempre, cosa che non si aveva nell’anime, o comunque nella versione animata si aveva un minimo sviluppo in un periodo di tempo molto lungo.
Takumi Kitamura è riuscito a portare l’impacciato Takemichi adulto nel se stesso del passato e piano piano è riuscito ad avere una rivalsa.
Anche su di lui trucco e parrucco sono stati fondamentali, soprattutto per differenziare il passato e il presente: alle superiori Takemichi aveva una pettinatura bionda un po’ a “galletto” e la divisa, mentre nel presente, riflette la sua scialba vita, con capelli disordinati e pantaloncini corti.
Diventa così una storia di crescita e di rivincita di un personaggio che ha sempre chinato il capo e chiesto scusa, avendo paura di chi pensava fosse più forte fisicamente di lui; ma per salvare chi ama, per Hinata e per i suoi amici, finalmente riesce ad alzare la testa e a fronteggiare chi gli faceva paura e chi gli aveva fatto perdere la fiducia in se stesso, chi lo aveva portato a rinunciare a una vita degna di essere chiamata tale, conducendo un’esistenza di pura sopravvivenza. Perché, dopotutto, forse erano più forti di lui, è vero, ma solo fisicamente.
Ho aperto dicendo che ho visto questo live-action al termine della prima stagione dell’anime, ma in realtà, con la visione, ho scoperto che avrei potuto guardarlo anche prima perché il film raccoglie circa le prime 12 puntate dell’anime, quindi metà della prima stagione, ossia più o meno i primi 30 capitoli del manga.
Questo, secondo me, è comunque il punto più giusto dove fermarsi: perfetto per un finale a sé stante, se non si vuole continuare la trasposizione della storia, ma adatto anche a un sequel. Nel dubbio, sappiate che hanno optato per quest’ultima alternativa, in quanto sono usciti in Giappone altri due film: Tokyo Revengers 2 part 1: Bloody Halloween - Destiny e Tokyo Revengers 2 part 2: Bloody Halloween - Decise Battle.
Sicuramente la cosa che mi è dispiaciuta di più è stata non avere il doppiaggio in italiano. Quasi sicuramente io lo avrei visto in lingua originale, ma non possiamo negare che il doppiaggio riesce a raggiugere un maggiore pubblico. Oltretutto Crunchyroll aveva già i doppiatori dell’anime che poteva usare anche per il live-action. Sono consapevole che doppiare un anime non è la stessa cosa che doppiare un film e che l’approccio è completamente diverso, ma mi sarebbe piaciuto che questo prodotto fosse visto da più persone possibili.