Who Said Death Is Beautiful? è il primo lungometraggio di animazione giapponese creato con il sussidio dell'Intelligenza Artificiale ad essere selezionato al famoso Festival del Cinema d'Animazione di Annecy, che ha luogo ogni anno a giugno nell'omonima città francese. Il film uscirà nelle sale giapponesi il 22 dicembre.
 
Rika vive in Giappone e il paese è infestato dagli zombie, ed egli stessa è stata contagiata dal morbo. Ma è sempre lei che si prende cura del geniale Rei e della sorella Yuna. Yuna diventa uno zombie, Rika e Rei scappano. La prima suggerisce di andare all'estero con Takashiba in cerca di una speranza ma Rei vuole tornare a casa: una volta giunti trovano Yuna, trasformata in zombie, che fa una rivelazione. In tutta questa disperazione, si può ancora avere speranza?

Il film è diretto da Ryo Nakajima ed è stato realizzato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale e la motion capture. La sceneggiatura è di Takahiro Tsuzuki e Reiko Honjo.

La notizia è stata data da Tetsuji Ijichi, responsabile della distribuzione internazionale della pellicola.
 


Il festival dell'animazione francese, da quest'anno, ha anche aperto una nuova sezione dedicata ai corti creati con l'intelligenza artificiale generativa: tra le opere in concorso, quattro sono state realizzate con l'aiuto di questi tool digitali.

Il direttore artistico del festival, Marcel Jean, ha spiegato che Annecy vuole dare spazio, almeno per il momento, ai progetti che hanno usufruito dell'AI. Molti sono stati i commenti contro questa decisione, e questa è stata la sua risposta:

Innanzitutto non abbiamo alcuna regola che proibisce l'uso dell'intelligenza artificiale. In questo caso, come in altri, è importante essere attenti all'evoluzione delle cose e reagire con consapevolezza, sensibilità e senso artistico, che sono proprio le caratteristiche che giustificano la presenza di un comitato di selezione. Le regole ci evitano di pensare troppo mentre l'arrivo dell'AI nella creazione fa proprio spuntare fuori una serie di domande che ci obbligano a pensare.
L'anno scorso abbiamo selezionato un cortometraggio chiamato Algodreams di Vladimir Todorovic, australiano, nella categoria "Off-Limits". Nel 2021, il cineasta ha anche vinto il primo premio di quella sezione per un altro suo film, Tunable Mimoid. Todorovic ha usato proprio l'AI nel suo film per sottolineare le tecnologie di creazione.
Quest'anno non ci siamo sorpresi quando abbiamo ricevuto un grande numero di opere realizzate con l'AI. La maggior parte di queste si leggono come un libro aperto: si vede palesemente che non c'è una visione, una coscienza, nemmeno una sensibilità dietro l'uso della tecnologia. Però, in alcuni di questi lavori, si intravede un raggio di luce. Fanno sovvenire delle questioni su cui riteniamo che il pubblico, l'industria, la giuria debbano riflettere.
Ed ecco giustificata la selezione delle opere, perché ci sono sembrate le più rilevanti e maggiormente in grado di stimolare al dibattito.
Abbiamo anche notato che i video musicali, per via della velocità con cui possono essere fatti, e per la necessità di fondi decisamente minori, sono il vivaio dell'Intelligenza Artificiale. Gli artisti sembrano ricorrere alla tecnologia perché viene chiesto loro continuamente di proporre un nuovo immaginario, di crearlo velocemente e con pochi soldi. Alla fine, spesso i risultati sono datati, con i propri limiti ben in vista, tanto che tra qualche anno sarà addirittura possibile capire in quale quarto del 2023 sono stati realizzati.

 

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Nella sezione dedicata all'AI ci sono quindi quattro corti: Das große Baumstück di Claudia Larcher, Data Flesh di Felipe Elgueta, Glass House di Boris Labbè, ma anche un corto presente nella sezione "Corti di diploma" ha fatto uso della tecnologia, ovvero Echoes of Grief di Verena Repar.


Fonti consultate:
3DVF
Annecy Festival
Twitter di Tetsuki Ijichi