Teppisti, combattenti di strada, gang giovanili, bande di motociclisti: elementi profondamente radicati nella cultura manga da ormai molti decenni. La figura del liceale-teppista si avvale di una narrativa tutta sua, proponendosi nelle più svariate salse e dietro interpretazioni di molti autori diversi. Gli anni '90 segnano un momento importantissimo in tal senso, grazie alla pubblicazione di opere quali Crows, GTO, Slam Dunk, Rookies e ancora prima, Due come noi. Si tratta di storie molto diverse tra loro, alcune delle quali non pongono nemmeno il focus sui teppisti e i combattimenti di strada, ma in ogni caso presentano personaggi assimilabili al classico modello del "teppista con i capelli a banana".

Sono opere che hanno portato con grande successo questo tipo di narrativa fuori dal Giappone e che restano tutt'oggi iconiche e rappresentative del genere. Negli ultimi anni le cose sono decisamente cambiate e la figura del teppista nei manga ha iniziato a subire dei cambiamenti evidenti, forse per svecchiarsi o per stare al passo con i tempi moderni.
E' il caso di Wind Breaker, il cui anime è tratto dal manga di Satoru Nii, attualmente in corso in Giappone ed edito nel nostro paese da Planet Manga.
La serie tv è disponibile su Cruchyroll, con un totale di 13 episodi.
 
 
 
A lanciare la nuova tendenza teppistica, almeno a livello internazionale, è stato probabilmente Tokyo Revengers, manga di Ken Wakui che ha spopolato in Giappone ma non solo. Bisogna però dire che Nii si è dichiarato fervente lettore di Shonen Magazine, la rivista che ha ospitato le avventure di Takemichi ma anche e soprattutto quelle del Great Teacher Onizuka, un'istituzione in terra nipponica, mai passata di moda.
Insomma, le ispirazioni di Nii possono essere molteplici e di ciò ci rendiamo conto man mano che conosciamo meglio i personaggi e i loro modi di pensare.
 
Haruka Sakura si trasferisce in una nuova scuola, il Fuurin, istituto famoso per essere frequentato da studenti molto forti nei combattimenti. Sakura aspira a diventarne il numero uno e crede che questa sia l'occasione giusta per mettersi alla prova. Con sua grande sorpresa scoprirà presto che il Fuurin è sì una scuola frequentata da abili combattenti, i quali si identificano come Bofurin, ma essi sono principalmente un gruppo atto a mantenere la pace in città. 
I ragazzi del Fuurin fanno lavoretti per i commercianti di quartiere, ritrovano gatti smarriti, aiutano le vecchiette ad attraversare la strada... insomma, sembrano un gruppo di dolcissimi volontari. Sakura è sconvolto: dove sono le botte da orbi? Perché dei combattenti si limitano a fare a botte solo per proteggere qualcun altro? Come possono sentirsi così uniti sotto un leader che sembra più una simpatica zietta contadina?


Cosa significa "diventare il numero 1"? Non lo sa bene nemmeno Haruka Sakura, nonostante se lo sia imposto come obiettivo. Sconfiggere i più forti, arrivare alla vetta... ma una volta giunto lassù, cosa succede? Cosa cambia dentro e fuori di te quando diventi il più forte tra i forti?
Sin dal primo episodio capiamo immediatamente che Haruka è un ragazzo molto solo, che avendo subito emarginazione e discriminazione, probabilmente per il suo aspetto "particolare" (la cosa non viene mai precisata), pensa di non poter trovare un luogo in cui essere se stesso, e soprattutto non ha fiducia negli altri e nelle relazioni interpersonali. 
E' però evidente che questo rifiuto nasconde un desiderio totalmente opposto, e seppur in maniera inconscia, lo comprende lui stesso nel momento in cui inizia a relazionarsi con i compagni del Fuurin e le altre persone che ruotano attorno all'istituto.
 
 
 
La persona che più di tutti spiazza l'incredulo Haruka è il leader del Bofurin, Hajime Umemiya, un senpai dal sorriso innocente e appassionato di orto. Il più forte di tutti è un buffone che coltiva pomodori, ride e scherza come un bambino e nonostante questo è stimato da un'intera scuola e temuto dai gruppi rivali. Il concetto di leader che Haruka ha nella sua testa si sgretola davanti alla genuinità di Umemiya, il quale dietro un sorriso piacione nasconde un carisma e una forza senza pari. 
Tutto quello che Haruka aveva pensato fino a quel momento cambia totalmente di fronte al Bofurin e alle persone che ne fanno parte: sono una famiglia, una squadra, aiutano chi ha bisogno, ci sono l'uno per l'altro. Il modo di vivere e pensare del nostro protagonista non riesce facilmente ad accogliere concetti quali "legami", "sostegno reciproco" e "fiducia", senza rendersi conto che in realtà, ogni volta che agisce, lo fa per il bene di qualcun altro.

Haruka è insomma come un gatto selvaggio, non da addomesticare ma da mettere a proprio agio per fargli capire che esiste un luogo in cui c'è posto anche per lui, perché non verrà discriminato ma accolto nella sua unicità.

Tutto ciò avviene ovviamente tra una scazzottata e l'altra, poiché in questo mondo in cui genitori, insegnanti e forze dell'ordine sembrano non esistere, a questi giovani pieni di energie tocca risolvere tutto a suon di pugni, perché come spiega il buon Umemiya "con i pugni si può dialogare". Una frase e un modo di pensare che fanno sorridere, ma è ironico notare come parole simili vengano pronunciate anche in un cult dello shonen anni '90 come Kenshin, samurai vagabondo (ricordate lo scontro tra Aoshi e Kenshin?). Quando le parole non bastano, non raggiungono l'altra persona o non si è in grado di pronunciarle, ecco che il "contatto" ottenuto con lo scontro fisico diventa un mezzo per conoscere l'altro capirne motivazioni, sofferenze e obiettivi.

 
 
 
Wind Breaker è sostanzialmente la storia della crescita di un ragazzo abbandonato a se stesso, e i concetti di famiglia e accettazione sono sempre ben presenti. Ma per quanto gli scopi narrativi possano essere nobili, la sceneggiatura vacilla quando si cerca di approfondire le dinamiche esterne al Fuurin: i ragazzi frequentano la scuola ma sembrano non fare mai lezione, né si intravede un professore, manco di traverso; famiglia e genitori paiono non esistere per nessuno; le forze dell'ordine si occupano evidentemente di fare altro. Insomma, si tratta di un mondo "a misura di ragazzi", nel senso che non esistendo adulti responsabili, possono muoversi come meglio preferiscono senza alcuna autorità che possa frenarli. Si tratta certamente di un espediente narrativo voluto, così da semplificare dinamiche ed eventi (la stessa cosa succedeva nel già citato Tokyo Revengers), ma resta il fatto che così facendo la costruzione del contesto perde in termini di credibilità.
Allo stesso tempo la storia propone una retorica di base un po' irritante, con tanti bei discorsi che sembrano poter donare il perdono nonostante le terribili azioni messe in atto.

A dispetto di tutto questo, i personaggi presentati nei 13 episodi di Wind Breaker sono interessanti, e per quanto siano costruiti basandosi su cliché più o meno abusati, sono tutti ben definiti e distinguibili.
Partendo da Haruka Sakura, il nostro protagonista dall'indole tsundere, passando per Umemiya, il leader dal capello argenteo sempre sorridente e giocoso ma imbattibile all'occorrenza (Satoru Gojo, sei tu?), il misterioso e pacato Suo capace di spezzarti in 4 sorridendo, Sugishita che parla a grugniti, la bella Kotoha che è un po' mamma chioccia e un po' potenziale interesse amoroso, l'infantile e crudele Choji, il devoto Togame, il fissato delle proteine Tsugeura, l'iracondo Kaji, il "prendi-appunti" Nirei... insomma, non si può negare che il gruppo di protagonisti e antagonisti sia vario e ben amalgamato.
 
  
 
La serie scorre in maniera fluida, diverte ma sa anche far emozionare, perché a dispetto delle zuffe e dei modi assurdi per comunicare, permette ai suoi personaggi di esprimere un disagio interiore e dei vuoti tipici dell'animo degli adolescenti. A volte si fa portatore di messaggi un po' semplicistici ma genuini.

L'anime si avvale di un buon comparto tecnico che ha saputo valorizzare il già più che discreto materiale originale. Il character design è fedele e viene coadiuvato dai colori vivi e sgargianti, le animazioni lavorano molto bene nelle scene di combattimento e il comparto musicale si fa apprezzare nelle parti più concitate.
Gradevolissime anche opening ed ending, rispettivamente Zettai Reido di Natori e Muteki di Young Kee.

Anche il doppiaggio merita una menzione positiva, con il bravo Yuuma Uchida su Haruka, ormai ben avvezzo ai personaggi tsunderelli, l'inossidabile Yuuichi Nakamura su Umemiya (altra cosa in comune con Gojo), il dolce Nobunaga Shimazaki su Suo, "l'esperto di urla" Nobuhiko Okamoto su Kaji e molti altri nomi conosciuti affiancati a giovani in ascesa.
 
 
Wind Breaker è una serie divertente e caciarona, che pur con i suoi difetti riesce a intrattenere e a creare affezione verso i suoi personaggi. La tematica di base è quella dell'accettazione di sé e della capacità di costruire legami saldi in un luogo che si possa sentire proprio, come fosse casa. Il senso di appartenenza a un gruppo è ciò che Haruka ricerca in modo inconscio, perché per quanto ci si possa abituare alla solitudine, l'essere umano non è fatto per vivere da solo, e di certo in solitaria non può compiere grandi imprese. La serie copre circa 5 volumetti del manga e funge sostanzialmente da presentazione dei personaggi principali. Negli ultimi episodi facciamo la conoscenza di altri membri del Bofurin, che si spera potranno avere spazio nella già annunciata seconda stagione.

Gli estimatori di Crows probabilmente non apprezzeranno Wind Breaker, un'opera che segue i moderni stilemi dello shonen d'azione e che sicuramente punta a imbonire anche il pubblico femminile con i suoi personaggi belli e impomatati, ma la serie ha margine di crescita per farsi apprezzare da un pubblico ampio e variegato. La seconda stagione potrebbe confermare o smentire.