Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento al cinema, con Il castello errante di Howl, Wolf Children e The Sky Crawlers.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento al cinema, con Il castello errante di Howl, Wolf Children e The Sky Crawlers.
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Il castello errante di Howl
7.0/10
Recensione di Evangelion0189
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A otto anni dalla prima visione e almeno quattro dall'ultima, non immaginavo che avrei rivalutato una pellicola fantasy tendenzialmente sentimentale come Il castello errante di Howl. Ispirato all'omonimo romanzo scritto a metà degli Anni Ottanta dall'inglese Diana Wynne Jones, scomparsa solo di recente, questo elaborato lungometraggio di quasi due ore è frutto di una produzione piuttosto travagliata: dopo aver avviato il progetto, il maestro Hayao Miyazaki aveva infatti affidato la regia del film all'amico Mamoru Hosoda, ma, in seguito ad alcune discordie occorse tra il giovane regista e lo Studio Ghibli, alla fine Miyazaki in persona decise di assumere il controllo della situazione portando a termine l'opera già cominciata. Howl venne così presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia nel 2004, riscuotendo notevoli consensi destinati a tramutarsi in una duratura popolarità tra gli appassionati di animazione giapponese. Sebbene non manchino diversi passaggi narrativi poco chiari derivanti dalle ovvie modifiche e semplificazioni rispetto al racconto originale, nel complesso la trama scorre rapidamente senza troppi intoppi. L'impronta del maestro si palesa agli occhi dello spettatore grazie alla tematica, a lui molto cara ma assente nel romanzo, della guerra che sconvolge l'esistenza di migliaia di persone, così come è evidente l'amore tutto miyazakiano per la rappresentazione di scene di vita quotidiana unitamente alla potente bellezza dei paesaggi naturali.
La vicenda di Howl si colloca nei primi anni di un Novecento fantasioso, in cui immaginarie nazioni mitteleuropee si scontrano in una guerra feroce a colpi di armi e mezzi marcatamente steampunk. È una giornata come tante, quando la nostra giovane protagonista Sophie, appena uscita dal negozio di cappelli della famiglia, incontra uno strano biondino che afferma di averla cercata a lungo. Subito dopo, i due seminano un gruppo di esseri demoniaci che perseguitano il ragazzo... volando letteralmente, con sommo stupore di Sophie. In paese tutte le ragazze non fanno che parlare del misterioso mago rubacuori Howl e del suo stupefacente castello mobile; dal canto suo, non passa molto perché Sophie realizzi di averlo appena incontrato. Dopodiché la perfida Strega delle Lande, spinta dalla gelosia, lancia una maledizione sulla ragazza, invecchiandola precocemente fino a farle assumere le fattezze di una novantenne. Terrorizzata, Sophie fugge via nel tentativo di nascondere il proprio aspetto ai suoi familiari e, giunta alle pendici delle montagne circostanti, si imbatte dapprima in un curioso spaventapasseri saltellante e infine nel castello errante del famoso mago. Per Sophie ha così inizio un'avventura alla scoperta del mistero che aleggia attorno alla figura di Howl e, inaspettatamente, anche del proprio cuore...
Nonostante la maggior parte del film proceda bene, purtroppo lo stesso non si può dire dei venti minuti conclusivi, durante i quali si alternano splendide sequenze evocative come quella del passato di Howl ad altre meno efficaci intrise di un eccessivo buonismo e dei baci affettuosi della protagonista. Ad ogni modo, i personaggi principali sono caratterizzati talmente bene da risultare davvero memorabili: il capriccioso e pacifista Howl che nasconde oscuri segreti, l'insopportabile e irresistibile demone di fuoco Calcifer, la Strega delle Lande nelle sue varie forme, il piccolo tuttofare Markl, il bizzarro spaventapasseri Testa di Rapa e naturalmente la romantica Sophie, vera eroina della storia. A completare il quadro, alcune scene drammatiche come quelle del bombardamento della città della protagonista (pur senza sfociare nella violenza nuda e cruda) e altre assolutamente esilaranti come l'ascesa sfiancante di centinaia di gradini verso il palazzo imperiale da parte di Sophie e della Strega delle Lande. Da un punto di vista prettamente tecnico, ci rendiamo ben presto conto che l'immenso budget a disposizione dello Studio Ghibli (parliamo di circa 24 milioni di dollari) sia stato sfruttato al massimo in ogni singolo fotogramma del film: tra vedute cittadine e panorami foto-realistici, interni riprodotti con dovizia di particolari, animazioni all'avanguardia e una notevole dose di Computer Graphics che tutto sommato non dà particolare fastidio, i nostri occhi ammirano abiti coloratissimi e di foggia sempre diversa, immense corazzate provviste di ali e altri singolari veicoli, porte che conducono di volta in volta in luoghi diversi, cieli azzurrissimi o rossi di fuoco a seconda che osserviamo un altopiano montano o assistiamo a una battaglia, piccole magie e ovviamente lo sgangherato castello semovente che dà il titolo all'opera. Pur non essendo ai livelli di altri capolavori di Miyazaki come Porco Rosso e La città incantata e nonostante alcuni difetti più o meno evidenti, credo che Il castello errante di Howl rimanga comunque un film godibile in grado di regalare momenti di puro intrattenimento.
La vicenda di Howl si colloca nei primi anni di un Novecento fantasioso, in cui immaginarie nazioni mitteleuropee si scontrano in una guerra feroce a colpi di armi e mezzi marcatamente steampunk. È una giornata come tante, quando la nostra giovane protagonista Sophie, appena uscita dal negozio di cappelli della famiglia, incontra uno strano biondino che afferma di averla cercata a lungo. Subito dopo, i due seminano un gruppo di esseri demoniaci che perseguitano il ragazzo... volando letteralmente, con sommo stupore di Sophie. In paese tutte le ragazze non fanno che parlare del misterioso mago rubacuori Howl e del suo stupefacente castello mobile; dal canto suo, non passa molto perché Sophie realizzi di averlo appena incontrato. Dopodiché la perfida Strega delle Lande, spinta dalla gelosia, lancia una maledizione sulla ragazza, invecchiandola precocemente fino a farle assumere le fattezze di una novantenne. Terrorizzata, Sophie fugge via nel tentativo di nascondere il proprio aspetto ai suoi familiari e, giunta alle pendici delle montagne circostanti, si imbatte dapprima in un curioso spaventapasseri saltellante e infine nel castello errante del famoso mago. Per Sophie ha così inizio un'avventura alla scoperta del mistero che aleggia attorno alla figura di Howl e, inaspettatamente, anche del proprio cuore...
Nonostante la maggior parte del film proceda bene, purtroppo lo stesso non si può dire dei venti minuti conclusivi, durante i quali si alternano splendide sequenze evocative come quella del passato di Howl ad altre meno efficaci intrise di un eccessivo buonismo e dei baci affettuosi della protagonista. Ad ogni modo, i personaggi principali sono caratterizzati talmente bene da risultare davvero memorabili: il capriccioso e pacifista Howl che nasconde oscuri segreti, l'insopportabile e irresistibile demone di fuoco Calcifer, la Strega delle Lande nelle sue varie forme, il piccolo tuttofare Markl, il bizzarro spaventapasseri Testa di Rapa e naturalmente la romantica Sophie, vera eroina della storia. A completare il quadro, alcune scene drammatiche come quelle del bombardamento della città della protagonista (pur senza sfociare nella violenza nuda e cruda) e altre assolutamente esilaranti come l'ascesa sfiancante di centinaia di gradini verso il palazzo imperiale da parte di Sophie e della Strega delle Lande. Da un punto di vista prettamente tecnico, ci rendiamo ben presto conto che l'immenso budget a disposizione dello Studio Ghibli (parliamo di circa 24 milioni di dollari) sia stato sfruttato al massimo in ogni singolo fotogramma del film: tra vedute cittadine e panorami foto-realistici, interni riprodotti con dovizia di particolari, animazioni all'avanguardia e una notevole dose di Computer Graphics che tutto sommato non dà particolare fastidio, i nostri occhi ammirano abiti coloratissimi e di foggia sempre diversa, immense corazzate provviste di ali e altri singolari veicoli, porte che conducono di volta in volta in luoghi diversi, cieli azzurrissimi o rossi di fuoco a seconda che osserviamo un altopiano montano o assistiamo a una battaglia, piccole magie e ovviamente lo sgangherato castello semovente che dà il titolo all'opera. Pur non essendo ai livelli di altri capolavori di Miyazaki come Porco Rosso e La città incantata e nonostante alcuni difetti più o meno evidenti, credo che Il castello errante di Howl rimanga comunque un film godibile in grado di regalare momenti di puro intrattenimento.
Wolf Children
9.0/10
Recensione di AkiraSakura
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Hana è una ragazza mite, solare e riservata, che un giorno, all'università, si innamora di un misterioso uomo-lupo. Diventata madre, divide i suoi sforzi tra l'impresa di arrivare alla fine del mese e l'educazione dei suoi figli Ame e Yuki. Per proteggere il segreto dei suoi bambini, che mutano continuamente da cuccioli pelosi a marmocchi con le guance rosee, una volta rimasta sola, Hana decide di trasferirsi con loro in un piccolo villaggio di campagna. Circondati dalla vegetazione lussureggiante, Ame e Yuki dovranno scegliere se diventare uomini o lupi, preparandosi ad affrontare la vita e il destino...
Spesso molti film, dietro a trame complesse e incasinati voli pindarici di regia, nascondono una notevole scarsezza di contenuti e di concetti. "Wolf Children" è l'esatto opposto: con estrema semplicità, poesia e raffinatezza, il capolavoro di Mamoru Hosoda affronta tematiche molteplici, che riguardano la vita, il passaggio all'età adulta, l'ambivalenza della natura umana. Si tratta di un film delizioso e allo stesso tempo drammatico, in cui la metafora del lupo è un modo per raffigurare la necessità degli uomini di affermare la propria identità nel contesto del sociale, senza omologarsi e rimanendo fedeli a sé stessi, ma anche l'ampio spettro degli istinti umani, che si manifestano fin dalla nascita in tutti i bambini e che devono essere controllati dall'educazione.
Hana, nonostante la sua sconvolgente normalità, è comunque una diversa: ama un uomo-lupo asociale e chiuso in sé stesso, temuto dagli uomini comuni che non ne comprendono la grandezza e la sensibilità; dopo una serie di difficoltà tipiche della vita, ella scoprirà da sé la sua vera essenza di madre, nella campagna, lontano dal caos e dalle discriminazioni della standardizzata società giapponese. Per i due cuccioli la società, ovvero il punto d'incontro con il diverso, si rivelerà essere la scuola, oppure la natura stessa, in cui percepiranno la linea di demarcazione che separa la loro identità dagli altri microcosmi, maturando e crescendo grazie all'affetto della mamma che veglia su di loro con totale dedizione. La regia fa percepire allo spettatore un macrocosmo che include tutte le vicende, la natura, che primeggia incontrastata su tutti i personaggi, dando l'impressione che ci sia una madre più grande e impersonale di Hana. Le inquadrature delle montagne, dei prati, dei fiori, gli scorci dei boschi, la luce del sole che passa attraverso le fronde degli alberi, la pioggia... Al di là delle difficoltà implicite della vita umana - e dell'essere uomini, che vuol dire anche essere animali - c'è un'insolita serenità che avvolge il tutto, e che il regista rende benissimo, così come lo scorrere del tempo, che si percepisce come se fosse il flusso leggero di un fiume.
Sono molteplici le sfumature di questa "fiaba" moderna, che con la sua sconcertante semplicità, in sole due ore, raggiunge elevate vette artistiche, sia a livello visivo che di contenuti, con i suoi molteplici livelli di lettura e le sue deliziose atmosfere bucoliche. Il character design di Sadamoto viene sfruttato alla grande dal comparto tecnico del film: le luci, i colori e i suoni si fondono perfettamente con la dolcezza e l'espressività dei volti dei protagonisti.
Una nota di merito va all'edizione in DVD/Blu-ray della Dynit, che ci offre un ottimo doppiaggio, una qualità video eccelsa, molti contenuti extra, un libretto con un'intervista al regista e un cartoncino con degli schizzi a matita di Sadamoto. A tutti gli interessati ovviamente ne consiglio l'acquisto, al fine di supportare l'animazione giapponese in Italia, che con questo film dimostra di saper ancora offrire grandi emozioni e opere di elevata caratura artistica.
Spesso molti film, dietro a trame complesse e incasinati voli pindarici di regia, nascondono una notevole scarsezza di contenuti e di concetti. "Wolf Children" è l'esatto opposto: con estrema semplicità, poesia e raffinatezza, il capolavoro di Mamoru Hosoda affronta tematiche molteplici, che riguardano la vita, il passaggio all'età adulta, l'ambivalenza della natura umana. Si tratta di un film delizioso e allo stesso tempo drammatico, in cui la metafora del lupo è un modo per raffigurare la necessità degli uomini di affermare la propria identità nel contesto del sociale, senza omologarsi e rimanendo fedeli a sé stessi, ma anche l'ampio spettro degli istinti umani, che si manifestano fin dalla nascita in tutti i bambini e che devono essere controllati dall'educazione.
Hana, nonostante la sua sconvolgente normalità, è comunque una diversa: ama un uomo-lupo asociale e chiuso in sé stesso, temuto dagli uomini comuni che non ne comprendono la grandezza e la sensibilità; dopo una serie di difficoltà tipiche della vita, ella scoprirà da sé la sua vera essenza di madre, nella campagna, lontano dal caos e dalle discriminazioni della standardizzata società giapponese. Per i due cuccioli la società, ovvero il punto d'incontro con il diverso, si rivelerà essere la scuola, oppure la natura stessa, in cui percepiranno la linea di demarcazione che separa la loro identità dagli altri microcosmi, maturando e crescendo grazie all'affetto della mamma che veglia su di loro con totale dedizione. La regia fa percepire allo spettatore un macrocosmo che include tutte le vicende, la natura, che primeggia incontrastata su tutti i personaggi, dando l'impressione che ci sia una madre più grande e impersonale di Hana. Le inquadrature delle montagne, dei prati, dei fiori, gli scorci dei boschi, la luce del sole che passa attraverso le fronde degli alberi, la pioggia... Al di là delle difficoltà implicite della vita umana - e dell'essere uomini, che vuol dire anche essere animali - c'è un'insolita serenità che avvolge il tutto, e che il regista rende benissimo, così come lo scorrere del tempo, che si percepisce come se fosse il flusso leggero di un fiume.
Sono molteplici le sfumature di questa "fiaba" moderna, che con la sua sconcertante semplicità, in sole due ore, raggiunge elevate vette artistiche, sia a livello visivo che di contenuti, con i suoi molteplici livelli di lettura e le sue deliziose atmosfere bucoliche. Il character design di Sadamoto viene sfruttato alla grande dal comparto tecnico del film: le luci, i colori e i suoni si fondono perfettamente con la dolcezza e l'espressività dei volti dei protagonisti.
Una nota di merito va all'edizione in DVD/Blu-ray della Dynit, che ci offre un ottimo doppiaggio, una qualità video eccelsa, molti contenuti extra, un libretto con un'intervista al regista e un cartoncino con degli schizzi a matita di Sadamoto. A tutti gli interessati ovviamente ne consiglio l'acquisto, al fine di supportare l'animazione giapponese in Italia, che con questo film dimostra di saper ancora offrire grandi emozioni e opere di elevata caratura artistica.
The Sky Crawlers
10.0/10
Film di Mamoru Oshii, spesso ingiustamente considerato tra i minori del regista, "The Sky Crawlers" è la storia di alcuni piloti di aerei, i Kildren, che in un mondo imprecisato - apparentemente un futuro non troppo lontano - combattono una misteriosa guerra.
Ciò che più colpisce in "The Sky Crawlers", tuttavia, non è la storia, né i personaggi o il mondo in cui ambientato. È l'atmosfera che si respira, in cui è immerso l'intero film. È una atmosfera ovattata, sospesa, costruita, che sa di finto. Si avverte fin dall'inizio questa finzione, questo senso di artificiosità e di vacuità che avvolge il tutto e in particolare la natura della guerra e dei piloti che vi tengono parte. Viene dissimulata per gran parte del film, ma non nascosta: è presente in ogni scena, si percepisce nelle sequenze di vita quotidiana, quasi si respira.
Si scoprirà poi, in modo graduale, la natura di questa finzione, una messinscena per sorreggere la pace, ma questa scoperta non è la rivelazione finale che cambia il senso della storia; è invece un segreto di Pulcinella, di cui tutti sono a conoscenza e che non cambia nulla. Infatti i Kildren, pur venendone a conoscenza, non possono far nulla per cambiare la loro situazione. Sono incatenati a un destino da cui non si può scappare, in cui persino la morte, la tradizionale liberatrice di ogni sofferenza, è impotente e non fa che reiterare lo stesso destino. Solo la decisione del protagonista, l'uccisione del "professore", potrebbe, forse, cambiare qualcosa, ma si rivela un compito impossibile, al di là delle sue forze.
Anche il cielo e il volo, tradizionali simboli di libertà, di ascesi e infinite possibilità, diventano qui simboli di tale impotenza e prigionia. Il cielo di "The Sky Crawlers" è vuoto, statico, incapace di offrire vie di fuga; è un'ulteriore gabbia che sovrasta i personaggi e da cui è impossibile scappare.
La colonna sonora che sorregge il film, e il main theme che ne è quasi simbolo (pensare "The Sky Crawlers" senza questa musica è per me impossibile), è forse quanto di meglio prodotto da Kenji Kawai e si adatta perfettamente al film, suggerendo quell'atmosfera di vuota malinconia di cui si è già parlato.
E così ciò che resta a fine film non è altro che la reiterazione di un destino immutabile, una musica dolce e insieme triste, una sensazione di malinconia e impotenza e un interrogativo senza risposta: "Hai sempre la possibilità di cambiare la strada che percorri ogni giorno, anche se la strada è la stessa puoi vedere cose diverse, non è abbastanza per vivere? O invece, non può essere abbastanza?"
Ciò che più colpisce in "The Sky Crawlers", tuttavia, non è la storia, né i personaggi o il mondo in cui ambientato. È l'atmosfera che si respira, in cui è immerso l'intero film. È una atmosfera ovattata, sospesa, costruita, che sa di finto. Si avverte fin dall'inizio questa finzione, questo senso di artificiosità e di vacuità che avvolge il tutto e in particolare la natura della guerra e dei piloti che vi tengono parte. Viene dissimulata per gran parte del film, ma non nascosta: è presente in ogni scena, si percepisce nelle sequenze di vita quotidiana, quasi si respira.
Si scoprirà poi, in modo graduale, la natura di questa finzione, una messinscena per sorreggere la pace, ma questa scoperta non è la rivelazione finale che cambia il senso della storia; è invece un segreto di Pulcinella, di cui tutti sono a conoscenza e che non cambia nulla. Infatti i Kildren, pur venendone a conoscenza, non possono far nulla per cambiare la loro situazione. Sono incatenati a un destino da cui non si può scappare, in cui persino la morte, la tradizionale liberatrice di ogni sofferenza, è impotente e non fa che reiterare lo stesso destino. Solo la decisione del protagonista, l'uccisione del "professore", potrebbe, forse, cambiare qualcosa, ma si rivela un compito impossibile, al di là delle sue forze.
Anche il cielo e il volo, tradizionali simboli di libertà, di ascesi e infinite possibilità, diventano qui simboli di tale impotenza e prigionia. Il cielo di "The Sky Crawlers" è vuoto, statico, incapace di offrire vie di fuga; è un'ulteriore gabbia che sovrasta i personaggi e da cui è impossibile scappare.
La colonna sonora che sorregge il film, e il main theme che ne è quasi simbolo (pensare "The Sky Crawlers" senza questa musica è per me impossibile), è forse quanto di meglio prodotto da Kenji Kawai e si adatta perfettamente al film, suggerendo quell'atmosfera di vuota malinconia di cui si è già parlato.
E così ciò che resta a fine film non è altro che la reiterazione di un destino immutabile, una musica dolce e insieme triste, una sensazione di malinconia e impotenza e un interrogativo senza risposta: "Hai sempre la possibilità di cambiare la strada che percorri ogni giorno, anche se la strada è la stessa puoi vedere cose diverse, non è abbastanza per vivere? O invece, non può essere abbastanza?"
Wolf Children devo ancora vederlo.
Sky crawlers è piaciuto molto anche a me.
Comunque conoscevo già il libro prima del lungometraggio, mi era piaciuto un sacco, ma il film mi ha lasciato un po' di amaro in bocca :-/
E credo che Howl arrivi al 7, per quel che mi riguarda, sopratutto grazie alla ottima realizzazione tecnica, in questo caso pienamente all'altezza di Ghibli.
Ciao,
Tacchan
Howl dovrei rivederlo per farmi un'idea più chiara, però trovo che come altri film di Miyazaki perda progressivamente la sua verve narrativa e diventi anche un po' confuso, quindi 7 è un voto giusto.
Wolf children è un bel film, però mi fermerei sull'8 perché non è stato toccante come speravo...
"Wolf Children" devo ancora vederlo, ma è in programma, prima vorrei leggere il manga, mentre "The Sky Crowlers" non lo conosco.
C'è da dire che per il castello errante di Howl, forse anch'io gli avrei dato qualcosa in più del sette, ma come avete detto l'otto gli sta un po' largo. Dannazione, perchè i mezzi voti non ci sono?
Wolf Children 8, 9 è decisamente esagerato.
Sky Crawlers invece a me non è piaciuto, mi ha dato un forte senso di incompiuto, è un 5 e mezzo. Ma si sa che non sono affatto un fan di Oshii...
Howl è un film carino e tutto, ma 7 è il voto che si merita (non è eccelso).
Wolf Children mi è piaciuto tantissimo e si meriterebbe anche il 10 secondo me (vedasi rece)
The Sky Crawlers è un po' troppo lento nei ritmi e a volte noioso ma recensendolo gli diedi 6 (lo vidi in tv su Rai4 qualche anno fa)
Complimenti ai 3
Wolf Children va forte di recente e in effetti penso che se lo meriti. Per quanto riguarda The Sky Crawlers, ho dovuto vederlo due volte per comprenderlo e apprezzarlo appieno. Secondo i miei gusti personali gli darei un bell'otto.
The Sky Crawlers è un film che, ogni volta che lo riguardo, riesce a emozionarmi profondamente, riempiendomi di malinconia. Inoltre nasconde diverse tematiche (non nuove a chi conosce Mamoru Oshii) e chiavi di lettura, in questa recensione ho provato a illustrare quella che è la mia interpretazione.
È anche vero quanto detto da altri, ossia che ha un ritmo lento e andrebbe visto più volte per capirlo a fondo, quindi non ha tutti potrebbe piacere. Come si dice, de gustibus
Wolf Children invece è un film che scalda il cuore, mi unisco al coro di quelli che lo elogiano e ne consigliano l'acquisto.
Il castello errante di Howl invece non l'ho visto, come la quasi totalità dei film di Miyazaki. Recupererò, prima o poi
- Il Castello Errante di Howl : Il 7 è un voto alto per un filmetto dalla scarsa qualità artistica del genere, ma in generale Miyazaki è il regista che ha i voti più sballati del forum e quindi poi uno che non lo conosce pensa che sia il più grande regista d'animazione della storia, quando in realtà è uno oggettivamente bravo, ma inferiore a tanti suoi colleghi. Howl l'ho visto due volte e ho letto il libro, che dire...più del 6 non può assolutamente meritare. La regia soffre un casino nella seconda parte di film dove usa scelte registiche...discutibili. Il montaggio nella seconda parte è un delirio, i raccordi sono sbagliati per lo più, con scene senza soluzione di continuità e la storia crolla sino ad implodere su sé stessa. Hisaishi anonimo e che si ricicla strimpellando le solite note, mostrando anche lui di essere in evidente fase di stanca.
Miyazaki e Hisaishi salvano un film fallimentare però, nella scena del passato di Howl, che forse è una delle più belle sequenze della storia dell'animazione, ma il resto...insalvabile, il finale è buonista e soprattutto sensa senso logico visti i precedenti avvenimenti.
In sostanza, un Miyazaki in evidente fase di stanca, con una poetica che dopo Mononoke e Città, si è evoluta raggiungendo il suo apice avendo detto tutto ciò che aveva da dire, anche in Ponyo (voto 7) superiore ad Howl, la poetica di Miyazaki si reitera sempre sulle stesse cose.
- Wolf Children : Il 9 è troppo, non è un capolavoro, ma un ottimo film si. Il miglior film di Hosoda, il campo medio che usa a livello di regia gli permette di focalizzarsi su tanti personaggi e farli muovere nella medesima inquadratura liberamente. La poetica della scelta di Hosoda trova pieno sfogo, eccellente per come è narrata la storia d'amore tra Hanna e l'uomo lupo, forse solo Up riesce a raccontare una storia d'amore meglio di WC.
In sostanza il futuro dell'animazione nipponica.
- The Sky Crawllers : Il 10 è esagerato, il 9 è ok, ma sinceramente poco da dire, capolavoro. Parliamoci chiaramente, dopo aver realizzato svariati capolavori e il miglior film d'animazione della storia (Innocence), da Oshii non ci si aspetta più niente o meglio non si pretende il capolavoro, oramai ha una certa età, ma che non si imbarchi in film che sviliscono il suo talento. Oshii che è una persona intelligente e che dei soldi e del pubblico (a differenza di Miyazaki ad esempio) se ne frega altamente (come un grande regista deve fare giustamente) crea un altro capolavoro ed è il film che racchiude tutta la sua poetica.
Inutile dire che Sky Crawllers potrà essere capito solamente da chi si è visto e ha capito i precedenti film dell'autore, perchè questo film rappresenta il suo punto di non ritorno.
La regia è fantastica, basta già il piano sequenza iniziale che conduce per mano lo spettatore sulla pista d'atterraggio per capire che Oshii è un maestro vivente del cinema, ogni inquadratura è studiata al dettaglio cogliendo bene la vita dei piloti e la spartanità della messa in scena. Ottimo non spettacolarizzare la guerra, visto che la denuncia sostenendo la sua necessità perchè altrimenti l'essere umano dimenticandosi dei suoi orrori, continuerebbe a fare la guerra.
Un nichilismo di fondo estremo poi eleva l'opera e la colonna sonora eterea di Kenji Kawai, fa si che essa è la migliore tra tutte quelle da lui composte. Interessante poi, come il ritmo del film sia lento, ma non ha momenti di vuoto e non pesi quasi mai.
In sostanza Oshii si conferma un genio, chi lo apprezza fa bene ad apprezzarlo, chi lo detesta si ravveda e cominci ad apprezzarlo perchè oggettivamente è bravo.
Chi detesta Oshii usa la scusa del ritmo lento beh...la lentezza di solito è indice di film fatto bene, purtroppo al giorno d'oggi siamo abituati a mestieranti come Bay e Justin Lin che ci propinano film dal montaggio schizzato e inquadrature che durano mezzo secondo, quindi se ascoltiamo due persone che parlano più di un minuto ci stanchiamo di farlo.
Che poi, i voti sono l'appendice della recensione: potrebbero anche non esserci. Mi pare che Eva abbia ben contestualizzato il suo voto, con cui tra l'altro concordo in toto (anch'io sono fan di Miyazaki e penso che, a differenza di quanto pensavo da piccino, sia uno dei "peggiori" del maestro). Rimane da dire che, da un punto di vista prettamente grafico, Il castello errante è qualcosa di spettacolare: il bluray della Lucky Red rende particolarmente onore all'opera.
Per quanto riguarda Wolf Children, ammetto che mi ha scaldato il cuore. Trovo che vi sia una bellissima storia alla base, sapientemente narrata e condita con belle musiche e comparto grafico di alto livello (memorabili le numerose rappresentazioni rurali e i fantastici paesaggi naturali, ripresi sia in estate sia in inverno).
Perfetto per l'opera il chara design di Sadamoto, che rende particolarmente bene grazie all'uso di colori sfavillanti. Alla fine a me piace interpretare la storia, che come dice giustamente il recensore ha più livelli di lettura, come una metaforica (e reale) lotta di una madre per crescere, curare e proteggere i propri figli in un modo che non sempre accetta le diversità.
The Sky Crawlers è in attesa di essere visto; ho già in programma di comprarne il bluray su Amazon
Complimenti ai recensori!
Le sue opere le trovo sì abbastanza elaborate, ma del tutto inconsistenti.
Da quando 7 è un voto negativo? Mah.
Il libro è indirizzato (soprattutto in certi momenti) a persone più grandi rispetto al film, e forse per questo piace di più, ma personalmente amo il film tanto quanto il libro.
Il film è ispirato al libro, non copiato, e lo stesso discorso vale per "La Città Incantata" ispirato dal libro "Il paese oltre la nebbia".
Per quanto riguarda il castello di Howl, per certi versi mi trovo in accordo con il recensore, si sicuramente non sarà tra i migliori film di Miyazaki, è anche vero che da Mononoke in poi in pratica Miyazaki annunciava ogni due per tre che si doveva ritirare e poi non lo ha mai fatto concretamente fino a Kaze Tachinu, ma alla fin fine non credo che questo possa aver inciso direttamente sulla qualità del prodotto, con tutta la mandria di collaboratori e l'enorme budget a disposizione....
Non sapevo dovesse essere inizialmente affidato a Mamoru Hosoda! curioso questo fatto! chissà cosa ne sarebbe venuto fuori....
Per quanto riguarda l'ambientazione, mondo steampunk in una maestosa città fine-ottocentesca, a me è piaciuta molto, i palazzi maestosi liberty o di stile eclettico possono ricordare una eventuale vienna o parigi o londra, insomma l'ho trovato molto evocativo e vivido.
Stupende le colonne sonore, come al solito, sono imprescindibili.
Per quanto riguarda i contenuti anche io ho avuto nel complesso l'impressione di un finale un po semplicistico, che dopo tutto quel discorso del dibattimento interiore di Howl, il suo cuore "che si corrode" ecc, poi finisca tutto in un lieto fine pacificatore, ma bisogna anche vedere quanto si sia potuto modificare del soggetto originale.
Forse dipenderà anche dal fatto che Miyazaki si cimenta molto meglio in pellicole di ambientazione nipponica, in un mondo fittizio o reale che sia, nel passato o nel presente, perchè mi pare che comunque i messaggi vengano sempre da radici culturali comuni: il rispetto per la natura, l'intimità dell'animo umano e la bellezza anche delle piccole cose, magari traspare più in altre pellicole che non in Howl, che è totalmente di genere fantasy e di ambientazione pseudo europea. Il modo in cui viene raccontata l'interiorità e la spiritualità del mondo giapponese nella Città Incantata ad esempio siamo tutti d'accordo che è su un altro livello, ma è proprio un altro discorso appunto.
Per quanto riguarda Wolf Children sono rimasto colpito molto positivamente. Non so se si può dire che Mamoru Hosoda è l'erede di Hayao Miyazaki o forse non c'è bisogno di dare certe etichette, però comunque l'intimismo che è riuscito a raggiungere in questa pellicola manca a tanti altri competitor suoi coetanei seppure dotati di mezzi tecnici altrettanto validi come Shinkai, con la sola differenza che a livello di contenuti c'è un enorme gap tra i due; Hosoda ci racconta di un microcosmo, delle scelte da fare nel passaggi dalla vita adolescenziale alla vita adulta, il tutto tramite un espediente narrativo di genere fantastico. Ambientazioni favolose, personaggi favolosi e con mille sfaccettature. Ho amato molto anche il Chara design, che si pone già sullo stesso filone della "Ragazza che Saltava nel tempo" e "Summer Wars". Wolf Children però li supera entrambi per valore intrinseco.
Complimenti a tutti e tre per le recensioni, scritte molto bene.
Comunque mi è bastato vederlo sottotitolato in inglese per adorare questo film, ed ovviamente ne sto seguendo il manga e non mi lascerò scappare il romanzo (dovrebbe uscire giovedì, giusto?)!
Il castello errante di Howl mi è piaciuto molto, perciò anche secondo me 7 è un voto un po' bassino, però non posso contestare le perplessità sul finale, forse un tantino frettoloso. In ogni caso l'adattamento di Miyazaki mi è piaciuto molto di più del romanzo originale, in cui Howl mi è meno simpatico e Marco è più grandicello e meno presente.
Quanto al 3° film, non l'ho ancora visto (non mi entusiasma la fantascienza), ma forse questo si trova in giro e forse prima o poi potrei farci un pensierino.
Complimenti ai 3 recensori.
7 al castello di Howl per me e' un voto fin troppo generoso, l'ho trovato un polpettone allucinante ed il peggior film di Miyazaki assieme a Laputa, il remake filmico di Future Boy Conan, che, a mio avviso, non ha neanche il 10% del fascino della serie da cui e' stato tratto.
Wolf Children e' un gran bel film, il mio non e' proprio un 9 pieno, ma un 8,5 c'e' tutto. E' piaciuto sia a me che a mia nonna, ergo ha una sorta di universalita' che molti film d'animazione recenti purtroppo hanno perduto.
Per me Sky Crawlers e' da 8, e' troppo lento nella parte centrale (mi stavo addormantando), ha un chara orrendo e la CG, anche se e' stata premiata, e' troppo invadente. Le elucubrazioni mentali di Oshii invece sono ottime come sempre.
Meglio di sicuro i "pirotecnicifattiinserie" 3D che i film copia-incolla di Miyazaki che è da Mononoke che non tira fuori qualcosa di originale.
Visti e apprezzati tutti e tre, soprattutto Wolf Children, tra i tre quello che mi è piaciuto di più (voto 9 a mio giudizio totalmente meritato, l'ho trovato un vero e proprio capolavoro, mi è piaciuto tantissimo)
Personalmente ritengo che 10 sia un voto un tantino troppo generoso per "The Sky Crawlers", l'opera non è male, ma non mi è sembrata da 10 (forse più da
Invece per "Il Castello Errante di Howl" il voto è azzeccato. Miyazaki sforna sembre ottime opere, ma tra tutte quelle che ha creato, ritengo che con "Il Castello Errante di Howl" la qualità è scesa un poco (gli sfondi e i fondali sono sempre ottimi, ma la trama a mio giudizio è stata sviluppata male, soprattutto il finale, troppo sbrigativo).
Complimenti ai recensori
Insomma, di sicuro il miglior film d'animazione dell'anno.
Sky crawlers non proprio da perfect score ma da 10 sì.
Mi sa che ti sei perso qualcosa XD
Comunque, belle recensioni^^ A parte che Eva è sempre troppo buono con Mizzy Ma le sue rece le leggo sempre con piacere!
"Coloro che strisciano nel cielo" è un bel film, non il mio Oshii preferito, ma comunque è un film che merita.
Ma che diavolo ho scritto ? Volevo dire da 9...
Wolf children è bellissimo *_* concordo con il 9
The sky crowlers lo dovrei rivedere perchè la prima volta che l'ho visto c'erano distrazioni che mi hanno impedito di vedermelo bene
Comunque complimenti ai recensori
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