Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a titoli del 2013, con gli anime Strike the Blood, Golden Time e Uchouten Kazoku.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo a titoli del 2013, con gli anime Strike the Blood, Golden Time e Uchouten Kazoku.
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Strike the Blood
9.0/10
Rygar
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Con ogni probabilità, "Strike the Blood" è una delle serie che ho maggiormente apprezzato nell'ottima stagione autunnale 2013. Una serie che mi ha stupito positivamente per la notevole mole d'azione, per i combattimenti splendidamente realizzati e per la mole di rivelazioni ed evoluzioni nella trama che hanno saputo mantenere alto il mio interesse.
"Strike the Blood" è una serie della stagione autunnale 2013 composta da ventiquattro episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2011, la quale ha dato origine a un manga nel 2012.
Trama: si narra che il più potente tra i vampiri detenga il titolo di "Quarto Progenitore", un individuo tale da dominare ben dodici famigli e possedere poteri tali da scatenare devastazione e calamità naturali. Il Quarto Progenitore si manifesta in Giappone, precisamente nell'isola artificiale di Itogami, luogo creato apposta per gestire le varie creature non umane in relativa pace e armonia. Tale isola è alimentata da una potente forma di energia magica. Il Quarto Progenitore altri non è che Kojō Akatsuki, un apparentemente normale studente liceale, il quale rischia di perdere la ragione alla vista del sangue (e di altre situazioni stimolanti, come il collo nudo di una ragazza). Il ragazzo non sa in che modo ha ottenuto il titolo di Quarto Progenitore, poiché ogni volta che tenta di ricordare l'accaduto è colpito da violenti attacchi di emicrania. Affinché il Quarto Progenitore non si scateni e rechi devastazione, l'Organizzazione del Re Leone invia una sciamana guerriera, Yukino Himeragi, col ruolo d'osservatrice. Yukino possiede Sekkarō, un'arma in grado di poter contrastare i poteri vampireschi di Kojō. Da questo punto avrà inizio una serie di eventi tali da risvegliare gradualmente i poteri del Quarto Progenitore e coinvolgere gli altri abitanti dell'isola (e non solo).
Grafica: dovendo trovare un difetto in questa serie, lo sottolineerei sul comparto grafico. Le ambientazioni non sono molto varie (poiché quasi tutta la serie è ambientata nell'isola artificiale di Itogami), tuttavia sono realizzate ottimamente, con una grande attenzione per il dettaglio. Eccelse le animazioni, dotate di rapidità e una grande fluidità, le quali massimizzano ed esaltano ogni scena d'azione. Bellissimo il character design, il quale riceve notevoli opere di cosmesi rispetto al manga e alle illustrazioni presenti nella light novel. Ottimo il monster design. Il difetto grafico risiede nel fatto che spesso vi è una sfocatura globale, la quale separa le linee, i profili, le ombreggiature; gli stessi colori paiono distaccati dal loro contesto naturale, creando uno sgradevole effetto di bassa risoluzione. Ignoro se tale effetto sia voluto o se sia dovuto a limitazioni grafiche, tuttavia attendo il Blu-ray per accertarmi di tale difetto.
Sonoro: davvero splendido. Forse si è investito di più sul comparto sonoro che su quello grafico. Le opening sono un concentrato energico di dinamismo, splendidi gli arrangiamenti. Le ending tendono a essere più dolci, ma ugualmente ben realizzate. Le OST sono magnifiche, ed enfatizzano splendidamente le varie scene d'azione, così come le parti più dolci e delicate della serie. Ottimi gli effetti sonori. Doppiaggio pressoché perfetto.
Personaggi: ottimi e ben fatti. Ottima la loro caratterizzazione, approfondito e ben sviluppato il fattore introspettivo (nonostante sia una serie d'azione); è presente anche un buon fattore evolutivo di ciascun personaggio (sia in termini di maturazione individuale, sia in termini di abilità nel combattimento), l'interazione non può che essere eccellente.
Sceneggiatura: "Strike the Blood" presenta una struttura composita, costituita da una serie di archi narrativi che nascono e si concludono all'interno della serie. In tal modo si massimizza la fruibilità e la chiarezza narrativa, così da focalizzare maggiormente l'attenzione dello spettatore su ciascuna saga piuttosto che su una visione globale dell'opera. La gestione temporale risulta lineare e progressiva, in un crescendo di avvenimenti e saghe. Ciascun episodio sembra ripercorrere uno schema narrativo ricorrente. La prima parte è dedicata alla componente di vita quotidiana/sentimentale/scolastica con alcuni elementi ecchi. Terminata tale parte (solitamente breve) ci si fionda sull'elemento scatenante delle scene d'azione e dei combattimenti. Il ritmo s'attesta su livelli medio/veloci. Sono presenti rari flashback e flashforward. Le scene di azione sono abbondanti, così come sono presenti diversi combattimenti in cui non manca la violenza e la morte, mai inappropriate e gratuite. È presente un discreto quantitativo di fanservice (mai esagerato o fastidioso). I dialoghi s'attestano su ottimi livelli.
Finale: occorre spendere qualche parola sugli ultimi due archi narrativi (composti rispettivamente da tre e due episodi), i quali sono più brevi rispetto agli archi narrativi precedenti (solitamente composti da quattro episodi ciascuno). Ciò dà un senso di "compressione" rispetto ai ritmi leggermente più distesi delle saghe precedenti, ragion per cui avvengono molti più fatti rispetto al solito e tutto pare più frenetico. Non che questo sia un male di per sé, tuttavia è percepibile una differenza di gestione degli avvenimenti, e questo può non piacere. In ogni caso la conclusione dell'ultimo arco narrativo è molto bella, in particolar modo ciò che accade dopo l'ending sembra preannunciare importanti sviluppi per un'eventuale seconda serie.
In sintesi, "Strike the Blood" è un più che degno rappresentante dell'ottima stagione autunnale 2013. Un'opera fresca, intrigante, coinvolgente, piacevolissima e dal notevole quantitativo di azione e colpi di scena che sa cogliere l'attenzione dello spettatore e la sa mantenere alta fino alla fine, offrendo azione e dinamismo. Mi sarebbe piaciuto un formato da ventisei episodi (così da approfondire meglio gli ultimi due archi narrativi), tuttavia non è possibile incolpare la serie per questo. Confido in una seconda stagione. Consigliata a chiunque ami le serie d'azione con combattimenti d'alto livello e non si scandalizza per la presenza di elementi di natura ecchi.
"Strike the Blood" è una serie della stagione autunnale 2013 composta da ventiquattro episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2011, la quale ha dato origine a un manga nel 2012.
Trama: si narra che il più potente tra i vampiri detenga il titolo di "Quarto Progenitore", un individuo tale da dominare ben dodici famigli e possedere poteri tali da scatenare devastazione e calamità naturali. Il Quarto Progenitore si manifesta in Giappone, precisamente nell'isola artificiale di Itogami, luogo creato apposta per gestire le varie creature non umane in relativa pace e armonia. Tale isola è alimentata da una potente forma di energia magica. Il Quarto Progenitore altri non è che Kojō Akatsuki, un apparentemente normale studente liceale, il quale rischia di perdere la ragione alla vista del sangue (e di altre situazioni stimolanti, come il collo nudo di una ragazza). Il ragazzo non sa in che modo ha ottenuto il titolo di Quarto Progenitore, poiché ogni volta che tenta di ricordare l'accaduto è colpito da violenti attacchi di emicrania. Affinché il Quarto Progenitore non si scateni e rechi devastazione, l'Organizzazione del Re Leone invia una sciamana guerriera, Yukino Himeragi, col ruolo d'osservatrice. Yukino possiede Sekkarō, un'arma in grado di poter contrastare i poteri vampireschi di Kojō. Da questo punto avrà inizio una serie di eventi tali da risvegliare gradualmente i poteri del Quarto Progenitore e coinvolgere gli altri abitanti dell'isola (e non solo).
Grafica: dovendo trovare un difetto in questa serie, lo sottolineerei sul comparto grafico. Le ambientazioni non sono molto varie (poiché quasi tutta la serie è ambientata nell'isola artificiale di Itogami), tuttavia sono realizzate ottimamente, con una grande attenzione per il dettaglio. Eccelse le animazioni, dotate di rapidità e una grande fluidità, le quali massimizzano ed esaltano ogni scena d'azione. Bellissimo il character design, il quale riceve notevoli opere di cosmesi rispetto al manga e alle illustrazioni presenti nella light novel. Ottimo il monster design. Il difetto grafico risiede nel fatto che spesso vi è una sfocatura globale, la quale separa le linee, i profili, le ombreggiature; gli stessi colori paiono distaccati dal loro contesto naturale, creando uno sgradevole effetto di bassa risoluzione. Ignoro se tale effetto sia voluto o se sia dovuto a limitazioni grafiche, tuttavia attendo il Blu-ray per accertarmi di tale difetto.
Sonoro: davvero splendido. Forse si è investito di più sul comparto sonoro che su quello grafico. Le opening sono un concentrato energico di dinamismo, splendidi gli arrangiamenti. Le ending tendono a essere più dolci, ma ugualmente ben realizzate. Le OST sono magnifiche, ed enfatizzano splendidamente le varie scene d'azione, così come le parti più dolci e delicate della serie. Ottimi gli effetti sonori. Doppiaggio pressoché perfetto.
Personaggi: ottimi e ben fatti. Ottima la loro caratterizzazione, approfondito e ben sviluppato il fattore introspettivo (nonostante sia una serie d'azione); è presente anche un buon fattore evolutivo di ciascun personaggio (sia in termini di maturazione individuale, sia in termini di abilità nel combattimento), l'interazione non può che essere eccellente.
Sceneggiatura: "Strike the Blood" presenta una struttura composita, costituita da una serie di archi narrativi che nascono e si concludono all'interno della serie. In tal modo si massimizza la fruibilità e la chiarezza narrativa, così da focalizzare maggiormente l'attenzione dello spettatore su ciascuna saga piuttosto che su una visione globale dell'opera. La gestione temporale risulta lineare e progressiva, in un crescendo di avvenimenti e saghe. Ciascun episodio sembra ripercorrere uno schema narrativo ricorrente. La prima parte è dedicata alla componente di vita quotidiana/sentimentale/scolastica con alcuni elementi ecchi. Terminata tale parte (solitamente breve) ci si fionda sull'elemento scatenante delle scene d'azione e dei combattimenti. Il ritmo s'attesta su livelli medio/veloci. Sono presenti rari flashback e flashforward. Le scene di azione sono abbondanti, così come sono presenti diversi combattimenti in cui non manca la violenza e la morte, mai inappropriate e gratuite. È presente un discreto quantitativo di fanservice (mai esagerato o fastidioso). I dialoghi s'attestano su ottimi livelli.
Finale: occorre spendere qualche parola sugli ultimi due archi narrativi (composti rispettivamente da tre e due episodi), i quali sono più brevi rispetto agli archi narrativi precedenti (solitamente composti da quattro episodi ciascuno). Ciò dà un senso di "compressione" rispetto ai ritmi leggermente più distesi delle saghe precedenti, ragion per cui avvengono molti più fatti rispetto al solito e tutto pare più frenetico. Non che questo sia un male di per sé, tuttavia è percepibile una differenza di gestione degli avvenimenti, e questo può non piacere. In ogni caso la conclusione dell'ultimo arco narrativo è molto bella, in particolar modo ciò che accade dopo l'ending sembra preannunciare importanti sviluppi per un'eventuale seconda serie.
In sintesi, "Strike the Blood" è un più che degno rappresentante dell'ottima stagione autunnale 2013. Un'opera fresca, intrigante, coinvolgente, piacevolissima e dal notevole quantitativo di azione e colpi di scena che sa cogliere l'attenzione dello spettatore e la sa mantenere alta fino alla fine, offrendo azione e dinamismo. Mi sarebbe piaciuto un formato da ventisei episodi (così da approfondire meglio gli ultimi due archi narrativi), tuttavia non è possibile incolpare la serie per questo. Confido in una seconda stagione. Consigliata a chiunque ami le serie d'azione con combattimenti d'alto livello e non si scandalizza per la presenza di elementi di natura ecchi.
Golden Time
5.0/10
Trasferitosi dalla campagna nella grande metropoli di Tōkyō per frequentare l'università, Tada Banri si presenta ai suoi colleghi come un ragazzo normale che vuole godersi al meglio la sua vita da studente, non lasciando nulla al caso ma vivendo appieno l'esperienza della capitale. Richiamando alla mente quei venerdì pomeriggio delle scuole elementari inglesi, definiti per l'appunto Golden Time, nei quali i bambini si divertono, giocano, scambiano una chiacchiera e si rilassano in compagnia dei loro amichetti, gli universitari protagonisti di questa serie non prendono mai un libro in mano e passano il loro tempo fra attività ludiche, club, gite in spiaggia, tra la casa di uno e quella di un altro, in bar, karaoke, discoteche, ecc. La commedia romantica incentrata su un ragazzo affetto da amnesia, in seguito alla caduta da un ponte dovuta ad un pirata della strada, e un'eccentrica figura femminile che con un mazzo di fiori schiaffeggia il fidanzato perché non l'ha avvertita del suo trasferimento, si esplica in 24 episodi divisi fra puntate in puro stile slice of life, che narrano la quotidianità universitaria di quei giapponesi che dopo le sofferenze del liceo e degli esami di ammissione vogliono godersi la società nel microcosmo accademico, e continua in passaggi drammatici che vedono coinvolto lo scandagliamento della psiche di Tada Banri, in un percorso alla ricerca del sé perduto.
Tada Banri, da me ribattezzato Tada Balla o Balle Gratis (in giapponese tada vuol dire appunto "gratis"), data la sua spiccata indole bugiarda che lo obbliga a mentire per quasi tutto l'anime fondando la sua relazione amorosa e le amicizie su una serie di menzogne, è la vergogna del genere maschile. Con la scusa dello spaesamento dovuto all'amnesia, che faceva riaffiorare sentimenti passati e ricordi che travolgevano il personaggio privandolo della sua individualità, Banri compiva scelte dettate dalla paura e da emozioni contrastanti che non sono condivisibili se non dalla categoria degli "stronzi". Da fidanzato accetta il corteggiamento spudorato di un'altra ragazza, che non ha eventuali interpretazioni al di fuori del cercare una tresca; dice di amare una, dice di voler bene all'altra; ha bisogno della luce di una, ricerca nelle tenebre di una discoteca una "limonata" con l'altra; mente sulla sua salute ad una, ricerca l'altra per farsi aiutare con le crisi di personalità. Per quanto abbia voluto capirlo, compartirlo, simpatizzare per un povero ragazzo che è affetto da una grossa amnesia e dal terrore di non essere chi realmente dovrebbe essere, non sono riuscita a passare sopra a determinate scelte che ha compiuto e alla sua maleducazione e mancanza di rispetto: mano a mano che procedeva la storia, ai miei occhi Tada Banri diveniva sempre più saitei, come lo chiama Oka Chinami verso uno degli episodi finali, ossia "lo schifo".
Salvo una leggera empatia con l'otaku 2D-kun e un apprezzamento fisico per il biondino Mitsuo, gli altri personaggi maschili fanno solo da contorno al protagonista, su cui purtroppo ruota l'intero apparato della trama. Lo scettro del potere è invece consegnato alle donne. La fidanzata di Banri, Kaga Kouko, conosciuta anche come la stalker per la sua eccessiva gelosia, che la porta a pedinare il suo boyfriend per sentirsi sicura o a sbucargli sempre in casa, per strada, dietro le spalle, ovunque - nemmeno gli avesse attaccato addosso un rilevatore satellitare-, è una ragazza che dietro la maschera di forza, emancipazione, decisione, di donna fatta e finita, nasconde un animo molto fragile e insicuro. In più di un'occasione ci si può ben immedesimare in lei, che chiede scusa per il suo essere eccentrica, ma che non riesce poi a farne a meno perché è fatta com'è fatta, e che piange, si arrabbia, si dispera, urla, e al contempo sorride, va avanti, combattiva e ferma sulle sue volontà. Kouko dà il 100% di sé nelle cose che fa, è così seria da spaventare a volte chi le sta affianco, com'è accaduto col suo ex Mitsuo, che la vedeva tale e quale al demonio invasore della privacy, una maledizione lanciata da qualche strega quand'era bambino. Purtroppo Kouko condivide il palcoscenico con Linda, la sua rivale in amore, senpai, e novella Maria Goretti, con la quale sarà costretta a dividere tutto, perfino il fidanzato! Linda è uno di quei personaggi femminili che mi fanno più ripugnanza, perché col fare da santarellina e i modi da crocerossina, si insinua come una serpe fra Banri e Kouko, senza un minimo d'accortezza, lasciando il pudore ad altri. Non nego che la sua posizione sia purtroppo difficile e tremenda, vedersi dimenticate dal ragazzo che si ama è orribile e mai lo augurerei a qualcuna; tuttavia non accetto la pretesa di volergli rimanere accanto in modi discutibili e invadenti, che fuorviano Banri più che incanalarlo. E' vero che a differenza di Kouko e delle sue nefaste pensate, Linda è sempre lì presente, disposta ad aiutarlo, a caricarsi in spalla le sue confidenze, dubbi, amarezze, finché non avesse visto la sua felicità; ma proprio perché ha ben dichiarato ciò che prova per lui, è ingenuo credere che dietro tutte queste premure non ci fossero secondi fini o speranze di un eventuale ritorno di fiamma. Ciò me l'ha fatta apparire falsa, arrivista e subdola.
Insomma il quadro dei personaggi non è il massimo, eppure da uno slice of life qual è Golden Time, che si incentra e concentra sulla psicologia dei personaggi e sulle loro interrelazioni, ci si sarebbe aspettati una caratterizzazione più forte, ma soprattutto più corretta, meno vile, per far sì che la storia lanciasse imput positivi e non si perdesse negli intrighi e tradimenti da telenovela spagnola. Inoltre la realtà che ci viene presentata in maniera piuttosto particolareggiata è contaminata da elementi sovrannaturali, nel puro genere del realismo magico, tanto caro alla letteratura giapponese contemporanea (per esempio, Yoshimoto Banana e Murakami Haruki). Questa crisi del vero non solo sposta l'attenzione del lettore e gli insinua il dubbio, ma fa anche perdere aderenza ai fatti narrati, poiché più li presenta come eventi che accadono sul serio, più una volta inserito il fantasma di Banri, che dal passato cerca di impossessarsi del corpo del ragazzo e ritornare a vestire i suoi panni, crolla quel reale che si è messo in scena.
L'apparato tecnico di Golden Time purtroppo non mantiene per tutti e 24 gli episodi e per tutta la durata degli stessi. Se da un lato il chara design è bello e accattivante, sposandosi bene coi gusti sia degli uomini sia delle donne, dall'altro l'animazione non sempre lo risalta e anzi lo imbruttisce, con movimenti poco fluidi e macchinosi, disegni manchevoli di prospettiva, superficialità nella cura del dettaglio. Lo stesso vale per l'OST, che se da un lato si avvale di una prima opening e una prima ending piacevoli e orecchiabili, canzoni che ti fanno venir voglia di riascoltarle, nella seconda parte della serie cambia l'intro e outro con due nuove melodie che non reggono il confronto con le precedenti. Il doppiaggio è invece di buona qualità.
Golden Time è un anime partito bene, che si perde per strada e si conclude in maniera abbastanza becera. Per la prima parte segue la novel di Takemiya Yuyuko, la stessa autrice di Toradora!, per poi prendere una strada diversa verso la fine. Forse la mancata aderenza all'opera dalla quale è tratta non ha giovato a questa serie, che inizialmente era davvero carina, simpatica, spumeggiante, piacevole da vedere. Mi dispiace che abbia preso la piega che ha preso, forse anche per questo il mio giudizio, pari ad un 5, resta più una mancata sufficienza che una sonora insufficienza.
Tada Banri, da me ribattezzato Tada Balla o Balle Gratis (in giapponese tada vuol dire appunto "gratis"), data la sua spiccata indole bugiarda che lo obbliga a mentire per quasi tutto l'anime fondando la sua relazione amorosa e le amicizie su una serie di menzogne, è la vergogna del genere maschile. Con la scusa dello spaesamento dovuto all'amnesia, che faceva riaffiorare sentimenti passati e ricordi che travolgevano il personaggio privandolo della sua individualità, Banri compiva scelte dettate dalla paura e da emozioni contrastanti che non sono condivisibili se non dalla categoria degli "stronzi". Da fidanzato accetta il corteggiamento spudorato di un'altra ragazza, che non ha eventuali interpretazioni al di fuori del cercare una tresca; dice di amare una, dice di voler bene all'altra; ha bisogno della luce di una, ricerca nelle tenebre di una discoteca una "limonata" con l'altra; mente sulla sua salute ad una, ricerca l'altra per farsi aiutare con le crisi di personalità. Per quanto abbia voluto capirlo, compartirlo, simpatizzare per un povero ragazzo che è affetto da una grossa amnesia e dal terrore di non essere chi realmente dovrebbe essere, non sono riuscita a passare sopra a determinate scelte che ha compiuto e alla sua maleducazione e mancanza di rispetto: mano a mano che procedeva la storia, ai miei occhi Tada Banri diveniva sempre più saitei, come lo chiama Oka Chinami verso uno degli episodi finali, ossia "lo schifo".
Salvo una leggera empatia con l'otaku 2D-kun e un apprezzamento fisico per il biondino Mitsuo, gli altri personaggi maschili fanno solo da contorno al protagonista, su cui purtroppo ruota l'intero apparato della trama. Lo scettro del potere è invece consegnato alle donne. La fidanzata di Banri, Kaga Kouko, conosciuta anche come la stalker per la sua eccessiva gelosia, che la porta a pedinare il suo boyfriend per sentirsi sicura o a sbucargli sempre in casa, per strada, dietro le spalle, ovunque - nemmeno gli avesse attaccato addosso un rilevatore satellitare-, è una ragazza che dietro la maschera di forza, emancipazione, decisione, di donna fatta e finita, nasconde un animo molto fragile e insicuro. In più di un'occasione ci si può ben immedesimare in lei, che chiede scusa per il suo essere eccentrica, ma che non riesce poi a farne a meno perché è fatta com'è fatta, e che piange, si arrabbia, si dispera, urla, e al contempo sorride, va avanti, combattiva e ferma sulle sue volontà. Kouko dà il 100% di sé nelle cose che fa, è così seria da spaventare a volte chi le sta affianco, com'è accaduto col suo ex Mitsuo, che la vedeva tale e quale al demonio invasore della privacy, una maledizione lanciata da qualche strega quand'era bambino. Purtroppo Kouko condivide il palcoscenico con Linda, la sua rivale in amore, senpai, e novella Maria Goretti, con la quale sarà costretta a dividere tutto, perfino il fidanzato! Linda è uno di quei personaggi femminili che mi fanno più ripugnanza, perché col fare da santarellina e i modi da crocerossina, si insinua come una serpe fra Banri e Kouko, senza un minimo d'accortezza, lasciando il pudore ad altri. Non nego che la sua posizione sia purtroppo difficile e tremenda, vedersi dimenticate dal ragazzo che si ama è orribile e mai lo augurerei a qualcuna; tuttavia non accetto la pretesa di volergli rimanere accanto in modi discutibili e invadenti, che fuorviano Banri più che incanalarlo. E' vero che a differenza di Kouko e delle sue nefaste pensate, Linda è sempre lì presente, disposta ad aiutarlo, a caricarsi in spalla le sue confidenze, dubbi, amarezze, finché non avesse visto la sua felicità; ma proprio perché ha ben dichiarato ciò che prova per lui, è ingenuo credere che dietro tutte queste premure non ci fossero secondi fini o speranze di un eventuale ritorno di fiamma. Ciò me l'ha fatta apparire falsa, arrivista e subdola.
Insomma il quadro dei personaggi non è il massimo, eppure da uno slice of life qual è Golden Time, che si incentra e concentra sulla psicologia dei personaggi e sulle loro interrelazioni, ci si sarebbe aspettati una caratterizzazione più forte, ma soprattutto più corretta, meno vile, per far sì che la storia lanciasse imput positivi e non si perdesse negli intrighi e tradimenti da telenovela spagnola. Inoltre la realtà che ci viene presentata in maniera piuttosto particolareggiata è contaminata da elementi sovrannaturali, nel puro genere del realismo magico, tanto caro alla letteratura giapponese contemporanea (per esempio, Yoshimoto Banana e Murakami Haruki). Questa crisi del vero non solo sposta l'attenzione del lettore e gli insinua il dubbio, ma fa anche perdere aderenza ai fatti narrati, poiché più li presenta come eventi che accadono sul serio, più una volta inserito il fantasma di Banri, che dal passato cerca di impossessarsi del corpo del ragazzo e ritornare a vestire i suoi panni, crolla quel reale che si è messo in scena.
L'apparato tecnico di Golden Time purtroppo non mantiene per tutti e 24 gli episodi e per tutta la durata degli stessi. Se da un lato il chara design è bello e accattivante, sposandosi bene coi gusti sia degli uomini sia delle donne, dall'altro l'animazione non sempre lo risalta e anzi lo imbruttisce, con movimenti poco fluidi e macchinosi, disegni manchevoli di prospettiva, superficialità nella cura del dettaglio. Lo stesso vale per l'OST, che se da un lato si avvale di una prima opening e una prima ending piacevoli e orecchiabili, canzoni che ti fanno venir voglia di riascoltarle, nella seconda parte della serie cambia l'intro e outro con due nuove melodie che non reggono il confronto con le precedenti. Il doppiaggio è invece di buona qualità.
Golden Time è un anime partito bene, che si perde per strada e si conclude in maniera abbastanza becera. Per la prima parte segue la novel di Takemiya Yuyuko, la stessa autrice di Toradora!, per poi prendere una strada diversa verso la fine. Forse la mancata aderenza all'opera dalla quale è tratta non ha giovato a questa serie, che inizialmente era davvero carina, simpatica, spumeggiante, piacevole da vedere. Mi dispiace che abbia preso la piega che ha preso, forse anche per questo il mio giudizio, pari ad un 5, resta più una mancata sufficienza che una sonora insufficienza.
The Eccentric Family
6.0/10
Yasaburo Shimogamo si mescola nella città dove vive, ma che poco gli appartiene. Passa inosservato tra gli uomini riversati nei locali a cielo aperto che si trovano lungo il fiume che fa da specchio alle luminarie del luogo. Brindano e chiacchierano gli umani, ignari della realtà che convive con loro: i tengu che solcano il cielo, e i tanuki relegati sulla terra; tutti accanto a loro, assumendo le loro stesse sembianze umane. Un equilibrio di cui tengu e tanuki sono consapevoli, e che portano avanti celandolo ai comuni esseri umani invischiati nel traffico quotidiano e nelle chiacchiere tra conoscenti. Anche i tengu e i tanuki, una volta mescolati, difficilmente sanno riconoscersi attraverso le proprie vesti camaleontiche. E, dunque, ci addentriamo nella vita di ogni giorno di queste creature straordinarie, ascoltando la voce narrante del protagonista, Yasaburo, che racconta la storia della propria famiglia.
Yasaburo è il terzo dei quattro figli maschi cresciuti da Souichiro e Haha, due tanuki: minuscoli esseri simili a dei procioni, capaci di cambiare forma a seconda delle proprie abilità. Il primogenito della famiglia sembra essere il duro di cuore dai sani e concreti principi, Yaichiro. Yajiro, invece, è lo sfaccendato di casa, travolto dai dissidi interiori e rifugiatosi nell'inerme forma di una rana relegata all'interno di un pozzo che gli regala una vita monotona e riflessiva (dalle tante parole spese su di lui, vi confermo che è il personaggio che mi è risultato più interessante fra tutti). Infine, il piccolo Yashiro non vede l'ora di crescere e di sfuggire al bullismo dei cugini con le proprie forze. Ma la famiglia non è al completo, una grave ombra incombe sull'amorevole mamma e i suoi quattro figli. L'ombra appartiene al padre venuto a mancare in seguito all'evento più temuto dalla razza dei tanuki: finire nella bocca degli umani.
La serie, Uchouten Kazoku, segue, a un ritmo lento, le vicende di vita quotidiana di una famiglia all'apparenza spensierata, ma che combatte nel rimanere unita nonostante la pesante perdita che torna nella mente di tutti loro. Eppure, quello di finire mangiati, è un destino a cui i tanuki sono preparati. Può capitare, e, anche se fa male, Yasaburo e la sua famiglia non sembrano percepire la sorte del padre come un'eccezionalità, al punto da riuscire a intrattenere dei rapporti con coloro che hanno goduto dello stufato il cui ingrediente principale era Souichiro!
Tralasciando questa particolare stranezza, che può anche starci, passo col criticare l'estrema lentezza e inconsistenza che ha caratterizzato la visione di questo prodotto animato dello scorso anno (2013), tanto ben reclamizzato. A dispetto dei pareri positivi, devo avvisare che la storia di Yasaburo e famiglia non è per niente dinamica, il che può anche starci. Ci sta più stretto, invece, il fatto che, seppure si tratti di una storia famigliare, non è detto che mi interessi osservare le giornate di Yasaburo alle terme col suo vecchio maestro (un tengu) o seguire lo sguardo di vecchietti infatuati della bella Benten. E già che ci siamo, è stato piuttosto deviante il fatto che Benten abbia monopolizzato l'attenzione per buona parte dell'anime, composto da tredici episodi, per poi risultare semplicemente una furbona con un bel visino, che si è pappata Souichiro, ma che è utile ai fini della trama molto meno di quanto lo siano gli effetti dell'alcol per tutti quanti i personaggi. Ma torniamo all'inconsistenza di buona metà di questa serie, i cui sentimenti, se c'erano, non mi sono giunti nelle lente e vacue scaramucce quotidiane raccontate nei primi episodi. Avvicinandosi alla fine, finalmente in Uchouten Kazoku si son decisi a rivelarci qualcosa in più sui personaggi, qualcosa che non sia inutile, ma che faccia sì che il pubblico si senta vicino alle vite di questi tanuki. Ed è nelle battute finali che scopriamo i sentimenti più profondi e potenti che si nascondono nei componenti nella famiglia. Sentimenti che dal passato si trascinano nel presente, determinando quello che sono diventati, come si sono allontanati, e perché sono fondamentalmente uniti. Perché sono uniti? Sono tutti idioti. A uno a uno, tutta la famiglia e anche i conoscenti glielo riconoscono.
A malincuore ho constatato che se si fosse giocato maggiormente sui sentimenti latenti all'interno della famiglia, Uchouten Kazoku sarebbe potuto essere un anime indimenticabile, un anime in cui il senso della famiglia è il fulcro. La famiglia che rinnega i propri legami, che convive con le proprie memorie e i propri rimpianti, con ciò che li accomuna e ciò che li allontana fra i componenti. Sarebbe valsa la pena se ci fosse stato maggior spazio dedicato a riflessioni che risultassero più consistenti di un semplice blaterare dello stufato di tanuki. Tant'è che sulla carta questo era un anime dalle doti considerevoli.
Al di là del chara che può sembrare semplice e abbozzato, quasi infantile, le figure si muovono su dei fondali a dir poco suggestivi dai quali si evince un tocco accurato nei dettagli. C'è un clima in cui si ha voglia di immergersi: l'autunno che incornicia la figura di Benten di foglie rosse, la famiglia quasi al completo investita dai fiocchi di neve mentre è riunita dinanzi ad un albero di Natale, la vegetazione incolta nei pressi del pozzo muschiato dove risiede Yajiro che contempla la magnifica luna dall'oblò che si apre sulla sua testa. Tutto questo e altri scenari, condensati in magnifici colori, sono accompagnati da semplici e orecchiabili musiche in stile tradizionale. Meno tradizionale è l'opening che involontariamente si insinua nella mente dello spettatore, mentre l'ending risulta graziosamente delicata con le sue dolci note molto meno pop. Un'atmosfera incantata, che strizza l'occhio a ciò che c'è di più affascinante nelle tradizioni culturali giapponesi, nelle immagini di luoghi che abbiamo potuto solo sognare e che pochi di noi hanno scoperto. Tutto questo convive con la storia di una famiglia mitica che da oltre 1200 anni convive con la realtà della moderna città. Eppure i tanuki non tengono il passo col ritmo cittadino, e non riescono a comunicare quanto sarebbe stato nelle loro possibilità.
Yasaburo è il terzo dei quattro figli maschi cresciuti da Souichiro e Haha, due tanuki: minuscoli esseri simili a dei procioni, capaci di cambiare forma a seconda delle proprie abilità. Il primogenito della famiglia sembra essere il duro di cuore dai sani e concreti principi, Yaichiro. Yajiro, invece, è lo sfaccendato di casa, travolto dai dissidi interiori e rifugiatosi nell'inerme forma di una rana relegata all'interno di un pozzo che gli regala una vita monotona e riflessiva (dalle tante parole spese su di lui, vi confermo che è il personaggio che mi è risultato più interessante fra tutti). Infine, il piccolo Yashiro non vede l'ora di crescere e di sfuggire al bullismo dei cugini con le proprie forze. Ma la famiglia non è al completo, una grave ombra incombe sull'amorevole mamma e i suoi quattro figli. L'ombra appartiene al padre venuto a mancare in seguito all'evento più temuto dalla razza dei tanuki: finire nella bocca degli umani.
La serie, Uchouten Kazoku, segue, a un ritmo lento, le vicende di vita quotidiana di una famiglia all'apparenza spensierata, ma che combatte nel rimanere unita nonostante la pesante perdita che torna nella mente di tutti loro. Eppure, quello di finire mangiati, è un destino a cui i tanuki sono preparati. Può capitare, e, anche se fa male, Yasaburo e la sua famiglia non sembrano percepire la sorte del padre come un'eccezionalità, al punto da riuscire a intrattenere dei rapporti con coloro che hanno goduto dello stufato il cui ingrediente principale era Souichiro!
Tralasciando questa particolare stranezza, che può anche starci, passo col criticare l'estrema lentezza e inconsistenza che ha caratterizzato la visione di questo prodotto animato dello scorso anno (2013), tanto ben reclamizzato. A dispetto dei pareri positivi, devo avvisare che la storia di Yasaburo e famiglia non è per niente dinamica, il che può anche starci. Ci sta più stretto, invece, il fatto che, seppure si tratti di una storia famigliare, non è detto che mi interessi osservare le giornate di Yasaburo alle terme col suo vecchio maestro (un tengu) o seguire lo sguardo di vecchietti infatuati della bella Benten. E già che ci siamo, è stato piuttosto deviante il fatto che Benten abbia monopolizzato l'attenzione per buona parte dell'anime, composto da tredici episodi, per poi risultare semplicemente una furbona con un bel visino, che si è pappata Souichiro, ma che è utile ai fini della trama molto meno di quanto lo siano gli effetti dell'alcol per tutti quanti i personaggi. Ma torniamo all'inconsistenza di buona metà di questa serie, i cui sentimenti, se c'erano, non mi sono giunti nelle lente e vacue scaramucce quotidiane raccontate nei primi episodi. Avvicinandosi alla fine, finalmente in Uchouten Kazoku si son decisi a rivelarci qualcosa in più sui personaggi, qualcosa che non sia inutile, ma che faccia sì che il pubblico si senta vicino alle vite di questi tanuki. Ed è nelle battute finali che scopriamo i sentimenti più profondi e potenti che si nascondono nei componenti nella famiglia. Sentimenti che dal passato si trascinano nel presente, determinando quello che sono diventati, come si sono allontanati, e perché sono fondamentalmente uniti. Perché sono uniti? Sono tutti idioti. A uno a uno, tutta la famiglia e anche i conoscenti glielo riconoscono.
A malincuore ho constatato che se si fosse giocato maggiormente sui sentimenti latenti all'interno della famiglia, Uchouten Kazoku sarebbe potuto essere un anime indimenticabile, un anime in cui il senso della famiglia è il fulcro. La famiglia che rinnega i propri legami, che convive con le proprie memorie e i propri rimpianti, con ciò che li accomuna e ciò che li allontana fra i componenti. Sarebbe valsa la pena se ci fosse stato maggior spazio dedicato a riflessioni che risultassero più consistenti di un semplice blaterare dello stufato di tanuki. Tant'è che sulla carta questo era un anime dalle doti considerevoli.
Al di là del chara che può sembrare semplice e abbozzato, quasi infantile, le figure si muovono su dei fondali a dir poco suggestivi dai quali si evince un tocco accurato nei dettagli. C'è un clima in cui si ha voglia di immergersi: l'autunno che incornicia la figura di Benten di foglie rosse, la famiglia quasi al completo investita dai fiocchi di neve mentre è riunita dinanzi ad un albero di Natale, la vegetazione incolta nei pressi del pozzo muschiato dove risiede Yajiro che contempla la magnifica luna dall'oblò che si apre sulla sua testa. Tutto questo e altri scenari, condensati in magnifici colori, sono accompagnati da semplici e orecchiabili musiche in stile tradizionale. Meno tradizionale è l'opening che involontariamente si insinua nella mente dello spettatore, mentre l'ending risulta graziosamente delicata con le sue dolci note molto meno pop. Un'atmosfera incantata, che strizza l'occhio a ciò che c'è di più affascinante nelle tradizioni culturali giapponesi, nelle immagini di luoghi che abbiamo potuto solo sognare e che pochi di noi hanno scoperto. Tutto questo convive con la storia di una famiglia mitica che da oltre 1200 anni convive con la realtà della moderna città. Eppure i tanuki non tengono il passo col ritmo cittadino, e non riescono a comunicare quanto sarebbe stato nelle loro possibilità.
Con la salute non si scherza! u_u
:)
Beh, quello della famiglia (e del rinnegarla, vedi Soun) è praticamente l'unico argomento della serie. Il "semplice blaterare dello stufato di tanuki" è solo una delle tante allegorie di cui l'anime è pregno. Mi dispiace che tu non sia riuscita a coglierle!
No, seriamente, ottima la caratterizzazione dei pg? Ma abbiamo visto lo stesso anime? Perché io ho visto solo personaggi stereotipati, stereotipati e, sì, stereotipati. E quale fattore evolutivo? L'unica evoluzione è stata il crescente numero delle ragazze a cui è stato succhiato il sangue.
La sceneggiatura non è lineare, è piatta come la morte. Saghe dalla durata di tre o quattro episodi tutte dalla medesima struttura, nuovo nemico, nuova ragazza che si prende una cotta per il protagonista, botte, tette e culi, viene succhiato il sangue alla ragazza e / o a Yukina per vincere con un nuovo famiglio ipercazzuto.
La trama è di una banalità assurda e sa molto, veramente molto, di copiatura. Ciò nonostante la serie ha anche i suoi pregi, concordo sulle belle ost, opening e ending, buoni gli scontri, con quella violenza che non guasta.
Il penultimo arco narrativo è interessante, la storia cresce in spessore e gli spunti sono buoni, ma si risolve in un nonnulla. L'ultimo arco invece va a distruggere il climax creatosi, è una storiella che potevano benissimo collocare nel mezzo.
Ad ogni modo, potrei affibiare a Strike the Blood un 6, giusto perché ha le possibilità per fare qualcosa. Ma non ci spero poi così tanto. A essere sinceri, un 5 sarebbe più appropriato.
Ovviamente sempre nel rispetto della sua opinione personale
@Nyx: ti ringrazio per tanta premura
Inoltre come serie d'azione non vale granché a mio avviso. Tutte le potenzialità in quell'ambito vengono ammazzate dalle componenti suddette.
Quanto a Uchouten kazoku, per quel che mi riguarda meriterebbe almeno un 7 per via della grafica, delle atmosfere create, dei riferimenti folklorici e di un cast di personaggi vivace e tutto sommato gradevole. D'altra parte sono d'accordo nel definire quest' anime noioso e inconsistente con l' avanzare della storia, ma a prescindere da essa direi che vale la pena provarlo
Golden Time meritava anche di meno, ma ho apprezzato che la recensione contenesse una buona sottolineatura su quanto fa schifo Tada Banri, dato che spesso ce la si prende solo con le due donne intorno a lui. (comunque forse la recensione è un pelino spoiler, andrebbe segnalata)
Uchouten Kazoku infine, l'avrei valutato almeno con un sette. Concordo sulla lentezza, e su certi momenti evitabili, così come sulla figura di Benten un po' troppo evidenziata, per quel che poi si rivelerà essere il suo ruolo (che rimane ancora avvolto nel mistero). Però penso che abbiano fatto un ottimo lavoro nel descrivere il legame famigliare dei tanuki, positivamente e negativamente. Negli ultimi episodi i sentimenti escono fuori, e per quanto siano tutti idioti nel sangue... non si riesce ad odiarli (anche se spesso rimani basito, quando non contestano quasi nulla, in tutto ciò che di sbagliato gli accade).
Avrei preferito invece, un quadro sulla situazione degli umani intorno a tutti questi esseri, ma immagino che non si possa inventare troppo al di fuori dell'opera originale; se questa non ha tali elementi, non si vanno ad aggiungere.
Mi piacerebbe sapere secondo voi quali sarebbero gli ecchi d'azione con un'ottima caratterizzazione dei personaggi e con degli sviluppi narrativi nettamente migliori
per curiosità...
Il mondo è bello perché è vario, ma anche a me vedendo 6 o 6,5 a Uchuzoku (e magari 8 a robaccia tipo Gargantia) sanguinano gli occhi. Forse anche io devo provare col collirio suggerito da Nyx.
Da qualche tempo a questa parte Strike the Blood (ribatezzato da alcuni fansub Strike the Plot), è stato argomento di discussione nella mia scheda utente. Nyx lo sa bene e può testimoniare che abbiamo sviscerato l'argomento in ogni sua parte, se non ci credete vi consiglio di consultare le pagine della mia scheda.
Alla fine abbiamo convenuto che è una serie in cui la componente ecchi è secondaria non solo per importanza, ma soprattutto per presenza all'interno di un episodio. E tra l'altro, quelle poche scene ecchi presenti sono piuttosto leggere e trascurabili. Il paragone che mi viene più immediato per quantitativo di fanservice è col videogioco Soul Calibur, eppure non mi pare di aver sentito chissà quali lamentele.
Che cosa mi è piaciuto della serie? Fondamentalmente quanto espresso nella recensione, ossia: splendidi combattimenti, realizzati e animati divinamente. Una presenza coerente e appropriata di misticismo sciamanico, creature sovrannaturali, magia alchemica e tecnologia futuristica. I personaggi, con i loro background, le loro storie, i loro obiettivi ecc, talvolta confliggono, talvolta convergono. Il loro mix e la loro interazione mi è sembrata ottima e appropriata per il contesto.
Ho apprezzato inoltre la struttura composita ad archi narrativi, la quale consente di creare delle sottosaghe che permettono un'evoluzione globale della trama principale.
£ady K. Non so quale anime tu abbia visto, posso comunque garantirti d'aver visto la serie. Ricordo un fattore di giudizio che esprimo nelle mie analisi recensorie. Per me l'originalità come cosa in sé non ha alcun valore a livello valutazione, per cui, per quanto un personaggio possa essere classico/stereotipato/collaudato/già visto ecc. ciò che conta è come interagisce e che cosa produce ai fini della trama. Per quel che mi riguarda, non ho trovato nulla da ridire per l'evoluzione (sia a livello di comportamento, sia a livello di acquisizione di nuove abilità, sia a livello di interazione) di Asagi, Yukina, di Kanon o dello stesso Kojō, tanto per citare un esempio.
Parlare di copiatura senza fornire delle prove (o quantomeno dei riferimenti) non mi sembra molto saggio. Lo stesso dicasi nell'affermare che la trama sia banale, senza scrivere il perché.
L'ultimo arco narrativo (per chi non lo sapesse) è un'anteprima a Strike the Blood EX, e tratta di un'ipotetica linea temporale futura in cui Kojō è padre di Reina e Moegi, due sorellastre le cui madri sono Yukina e Asagi.
http://en.wikipedia.org/wiki/Strike_the_Blood
Parlare così a cuor leggero di tette & culi in STB significa aver voluto guardare la serie per masochismo e tanto per spararne una, poiché ci sono serie sue contemporanee (e anche più recenti, da Dragonar a KLK), in cui s'è fatto un utilizzo ben più invasivo, pesante, inappropriato e talvolta stucchevole del fanservice.
Poi ognuno ha i suoi gusti e le sue opinioni. Se a qualcuno sanguinano gli occhi o non ha gradito la struttura dell'opera, forse è meglio che stia alla larga da certe serie e lasci che altri possano divertirsi, anche perché, accostare il "rispetto dell'opinione altrui" con "l'aborto" non suona granché bene.
Per quel che riguarda Golden Time, io sono stato più severo di Ilu nella sua analisi dell'opera. La mia severità verte su presupposti differenti. Secondo me il problema non è tanto Tada Banri (che, nonostante la sua infelice condizione psicofisica, ha avuto il suo bel fardello karmico e mi sembra un po' esagerato dargli della vergogna del genere maschile), quanto piuttosto nella figura orrenda di Kōko, ossia la rappresentazione più becera della tipica ricconcella viziata a cui tutto è dovuto e a cui tutti devono prostrarsi.
Kōko mi ha ricordato una serie di persone reali che ho conosciuto di persona. I tipici figli di papà bamboccioni buoni a nulla che sanno di essere belli, sanno di essere ricchi, e pretendono che questa loro consapevolezza sia il motivo per erigersi su un piedistallo e trattare il prossimo come se fosse uno zerbino. E tutto questo che cosa la diventare?
Sostanzialmente un'egoista pretenziosa, un'insicura, una gelosa patologica, una stalker, un'ossessiva psicolabile, una persona che non considera il valore dell'amicizia (basti ricordare il rapporto che ha avuto con Chinami) e che non da nulla e non fa nulla per essere migliore nei confronti di sé stessa e del prossimo. In pratica è un guscio all'apparenza gradevole ma marcia all'interno.
Questa secondo me è la grossa cancrena di Golden Time, una gigantesca forzatura narrativa che ruota attorno alla figura di Kōko, la quale deve ottenere tutto ciò che desidera, nonostante le possibili conseguenze.
Aggiungiamoci anche un comparto tecnico tendente allo scadente e la presenza illogica, innaturale e forzata di una componente mistica/sovrannaturale nell'ultimo episodio e la schifezza è servita.
Concludo complimentandomi con i due recensori, se volete parlare di determinati argomenti senza intasare questo thread, vi aspetto nella mia pagina utente.
cura nella realizzazione tecnica != avere speso tanti soldi
Noto che Golden Time non è piaciuto a molte persone, chi per un motivo, chi per un altro. xD
@Nobume
Fosse stata spoiler, penso che lo staff non l'avrebbe selezionata per la rubrica.
Su STB non mi esprimo. Ho già detto abbastanza quando ci è finita la mia di rece in rubrica.
Uchouten Kazoku gli ho dato 9 tanto l'ho amato e ho detto tutto.
Quindi, anche se non condivido buona parte delle cose dette dagli altri recensori, faccio loro comunque i complimenti
Zello, non è così vero, ci sono scene molto belle (tutta la parte del tram ad esempio).
Credo sia uno degli anime P.A. Works dove c'è stato un maggiore sforzo economico (basta vedere quanto sono fatti in economia i due successivi, Nagi e Glasslip, dove le animazioni sono relegate alle sole opening, tutto il resto è statico o tirato via).
Faccio notare che è un dei pochi, se non l'unico, ecchi in cui le ragazze sono più toste dei maschi e non delle bamboline da spupazzarsi.
Quando ci si avvicina a un ecchi ci si deve liberare dalle reminiscenze femministe, altrimenti è solo masochismo. Anche perché quando i maschietti stroncano i BL sempre tutte pronte a difenderli a oltranza, però gli ecchi sono il male...
Detto questo STB non merita un 9, al massimo un 7. I combattimenti sono ripetitivi e quella frase "no senpai è la nostra battaglia" ogni singola volta che combattono è davvero irritante.
alle volte un buon anime può essere qualcosa di semplice e divertente...basta una risata, un buon combattimento per divertire...mica c'è bisogno di trame complicate o arzigogolate. certo, alle volte l'originalità è un elemento essenzale, ma anche mantenersi sul modello standard può avere i suoi vantaggi e, quest'opera, è riuscita in questo intento, nonostante mantenga numerosi cliché
Vero che PA Works ha fatto più economia con Nagi e Glasslip (ma poi in realtà Nagi è stato osannatissimo), ma con titoli precedenti come Hanasaku e Tari Tari aveva fatto un lavoro più curato.
Questo senza togliere nulla a Uchuzoku che considero la migliore opera PA di sempre, miglior anime dello scorso anno e uno dei migliori dell'ultimo decennio (e spero pure facciano il secondo anche se la vedo dura).
Quello che contesto è "bello esteticamente, ma povero di contenuti". Non ci sto perché di anime più belli a livello estetico ne trovo centinaia, ma migliori a livello contenutistico pochi.
PS ho scoperto giusto l'altro giorno che ne è stato fatto uno spettacolo teatrale messo in scena qualche mese fa, vorrei vederlo!
Ti ricordi davvero male, è praticamente tutta animata a mano con alcuni pezzi veramente belli (quando il tram riparte, quando sta per cascare in acqua e quando poi si schianta alla fine).
Ovvio che paragonato a Canaan (tanto per ricitare i P.A. Works) non è nulla, ma considerando la media delle produzioni non farei passare Uchouten per una serie fatta al risparmio (ce ne sono anche troppe, almeno dove hanno avuto la decenze di animare le parti importanti non mi lamenterei).
Chiaro che il fascino sta da tutt'altra parte e spero anch'io che animino i volumi successivi.
Ora il punto e' o tu non hai mai visto Index o altrimenti non si spiega il voto 9!
I persino sono voluti... perché tutto STB e' un continuo dire: "persino..."
Come dici tu stesso:
"Parlare di copiatura senza fornire delle prove (o quantomeno dei riferimenti) non mi sembra molto saggio."
Possiamo impiegare i prossimi mesi nell'analizzare i personaggi e da quali sono copiati. INDEX (coprese le novel) conta oltre 200 personaggi in totale.
Per quanto riguarda le "copiature" da Index ammetto che nei primi episodi in visione ho pensato più e più volte "certo che assomiglia ad Index"...ma la cosa si è sempre fermata ad un "assomiglia" o "mi ricorda" senza mai sfociare nel "cavoli! ma qui hanno scopiazzato da Index" anche perchè le somiglianze sono definibili "istintive" per chi ovviamente ha visto prima Index anche perchè molte cose possono essere ad esso ricondotto senza però avere una copiatura. L'atmosfera è molto ma molto simile ma arrivare a dire come Sakai-kun che STB è una becera copiatura è una cosa ben lontana!
In primis è vero che certi personaggi potrebbero essere riconducibile per similitudine, più che altro comportamentale, ad alcuni di Index ma non si può parlare di copiature perchè allora anche Index di per sè non presenta grande originalità di situazioni e personaggi tranquillamente riconducibili ad opere precedenti; abbiamo "l'eroe perdente", la tsundere, la yandere e un coacervo di personaggi largamente utilizzati e stereotipici, tipici di certa animazione nipponica.
Lo scenario...come si fa ad assimilare Itogami city ad Academy city? Forse per il city? La somiglianza potrebbe essere riconducibile casomai a Dance in the vampire bund, dove esiste il distretto dei vampiri costruito su di un'isola artificiale e non certo un immenso agglomerato urbano realizzato in piena zona continentale come la Città Accademia!
Le somiglianze sono riscontrabili per sensazione di daja vu, cosa per nulla inconsueta negli anime con connotazione harem che siano essi slice of life, comedy o fantasy.
Nel complesso l'ho trovata una serie senza pretese che non si è mai presa troppo sul serio e chi mi ha regalato ad ogni episodio, 20 minuti di intrattenimento, lungi dal capolavoro ma lontano dal disastro.
Per Golden Time condivido sia il pensiero del recensore che di Rygar: sia Banri che Koko sono personaggi detestabili! Le idee c'erano ma il tutto si è ridotto ad una gargantuesca messinscena quasi demenziale, a tratti tragi-comica, insomma una delusione cocente! 5 meritato e generoso!
Uchouten Kazoku lo recupererò di certo!
E aver completato in stra ritardo Golden Time che mi è piaciuto un casino fin dai primi (nonostante certe varianti di trama che avrei adottato, l'incidente che risulta quasi patetico anche come animazione, ecc)...
Ma avete invertito i voti ragazzi!?!? O.o
Concordo con il voto di Uchouten che non mi è mai piaciuto poi così tanto, fin dal primo episodio...
Serie godibile, ma niente di particolare secondo me...
Questa volta la natura degli ultimi interventi su STB mi sembra migliore rispetto ai precedenti. Leggo più argomentazioni e dei punti su cui si può sviluppare una discussione interessante. Gli argomenti sono molti, per cui procederò per gradi.
C'è gente che scrive "Io a STB darei 6 ,7 o 8". Beh, perché non lo fate? Perché non scrivete queste recensioni? Passate dall'ipotesi alla pratica e scrivete le recensioni in cui motivate il vostro voto. Tacchan si lamenta perché la gente scrive poche recensioni, perché non dare il buon esempio?
Sempre sull'ambito del "numero relativo al voto", c'è chi sostiene che ho assegnato a STB un voto "estremo" o "troppo alto". Eppure mi è parso di aver descritto con dovizia di particolari ciò che reputo valido e ciò che non reputo valido della serie. Tra l'altro ho approfondito ciò che ho ritenuto valido nel mio precedente intervento. Spero che non vi siano più dubbi su ciò che concerne la tipologia di voto.
Ringrazio Kuroi Karasu e Sakai kun per i loro interventi (vi chiedo cortesemente di non utilizzare la lumaca davanti al mio nick, non mi sembra bellissima).
Vi dirò che non ho mai spento il cervello davanti a STB, e se volete una conferma, potete leggere i miei commenti relativi a ciascun episodio della serie. La serie mi interessò molto e catturò la mia attenzione al punto da voler entrare nel dettaglio e approfondire le mie conoscenze a riguardo. STB è meno stupido di come potrebbe apparire.
Quando vuoi: il mio blog è a disposizione per ogni analisi e per ogni disquisizione.
Parliamo della questione del plagio. Io fossi in te, Sakai, ci andrei con più cautela. Sul discorso "non ho visto Index" ti consiglierei di guardare la mia wishlist. Detengo il manga e ho recensito sia il film "Il miracolo di Endimione" sia Railgun S. Tra l'altro ho 2 amici di questo portale (Lina e Nirvash) che mi aggiornano sullo stato della novel e se sfogli le pagine del mio blog, si parla anche di alcuni aspetti che secondo me non sono resi molto bene (si confonde la magia col misticismo, ci sono maghi troppo giovani, ecc.). Ora ti mostro che cos'è secondo me un plagio (o qualcosa che ci va molto vicino).
Questo è Yagami Light (detto Kira) di Death Note.
Come molti sanno, lui aspira a diventare il "Dio di un nuovo mondo".
Questo è Kira di BTOOOM!
Oltre ad essere piuttosto simile esteticamente a Yagami Light, non solo condivide il nome/nick, ma che cosa vuole fare una volta giunto nell'isola dei bombaroli? Diventare il "Dio di un nuovo mondo".
Altro paragone:
Queste sono le Getter Machines di Getter Robot (1974).
E queste sono le Vector Machines di Aquarion (2005).
[img] http://animeoltre.altervista.org/robot/aquarion4.jpg[/img]
Getter Robot nacque nel 1974 e oltre ad essere il primo robot componibile al mondo, fu rivoluzionario poiché queste 3 astronavine potevano combinarsi in 3 modi differenti e creare 3 robot differenti.
Che cosa fanno le Vector Machines? Si combinano in 3 modi differenti e creano 3 robot differenti. Tra l'altro pure i nomi sono quasi identici. Getter Machies e Vector Machines.
Parliamo ora di Index e Samurai Champloo.
Questo è Mugen di Samurai Champloo.
Questo è Saiji Tatemiya di Index.
Secondo me, siamo più vicini al plagio in questi casi che con STB.
Tornando a STB, come ho scritto in precedenza, non si tratta di un'opera "originale", nel senso che tratta di cose mai viste prima. Questo mi sembra consolidato. In STB noto una differenza sostanziale tra alchimia (una tipologia di magia), misticismo sciamanico (ossia una forma di culto basata su rituali e invocazioni) e una fusione tra tecnologia, manipolazione genetica e magia. In Index l'unica distinzione netta è tra questa presunta "magia" e i "poteri ESP", spesso si mescolano i maghi a uomini di chiesa, il che mi sembra davvero un'eresia, contando che tra sacerdoti e maghi non corre buon sangue.
Tu mi citi la Città Accademia Gakuen Toshi e me l'associ all'isola artificiale di Itogami. Non entro in merito alla questione, ma se vogliamo trovare delle similitudini, non è molto più simile l'isola artificiale di Nanaejima di "Nanana's buried treasure"?
Questa è Nanaejima
E questa è Itogami
[img] http://img2.wikia.nocookie.net/__cb20140401185816/strike-the-blood/images/0/08/Empire_of_the_dawn_1.jpg[/img]
Concettualmente mi sembrano piuttosto simili, questa è Gakuen Toshi
Esteticamente mi pare piuttosto differente.
Questo è ciò che scrivono le wikia:
http://strike-the-blood.wikia.com/wiki/Itogami_Island
http://toarumajutsunoindex.wikia.com/wiki/Academy_City
Naturalmente, essendo delle città hanno le loro similitudini, ma leggendo i contenuti delle wiki mi sembra che emergano delle differenze contenutistiche, la prima fra tutti è la "costruzione aurea" secondo precetti mistico/religiosi di Itogami (atta a contenere le varie creature non umane), mentre lo scopo principale della Città Accademia è formare e potenziare gli esper ed espandere il livello tecnologico.
Ma in Index ci sono i vampiri! Deep Blood dove la mettiamo? XD
Tu mi citi Crowley a Mogwai. Sul discorso "affinità" ti posso capire (ma quante volte accade?), ma arrivare a dire che l'evento è praticamente la stessa cosa ce ne vuole.
Le famose "catchphrases" non sono nate con Index. Svalutare STB perché ha degli slogan significherebbe svalutare il Jojo perché Jotaro ripete "Ma pensa te" o Josuke che ripete "Bella storia!". Serie che hanno i tormentoni che ne sono un'infinità, dal "Zitto zitto zitto!" di Shana al "Negro" dei Boondocks o al "Vado, lo sistemo con stile, e torno" Di DNA2. Che poi non piacciano è comprensibile, ma non mi sembra questo un difetto insito di una serie, qualunque essa sia.
Direi che se si vuole approfondire ulteriormente il discorso, credo sia meglio spostarsi altrove, dopo un po' la notizia non sarà più visibile nella home del sito. Fate vobis. U.U
A parte questo, non è che tutti debbano per forza aver visto questo "index" di cui tanto parlate...
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