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Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Legend of Lemnear (Scadenza: 8/10/2014)

[ANIME] Geobreeders (Scadenza: 12/10/2014)

[MANGA] Time Stranger Kyoko (Scadenza: 15/10/2014)

[ANIME] Panda! Go, Panda! (Scadenza: 19/10/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con l'anime Kamigami no Asobi, il manga Present from Lemon ed il live action Lady Vendetta.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.

8.0/10
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Otto persone aspettano su di una lunga panca il proprio turno. Sono coperti da un involucro di plastica trasparente per non sporcare i propri abiti. Tutti tranne una signora, la più anziana dell'improbabile comitiva, che non ha più nulla da perdere e non teme di sporcarsi le mani. Una cosa accomuna il gruppo seduto in attesa del proprio turno. Ma cosa sarà? E cosa stanno aspettando, vi chiederete voi.
Non aspettano di certo Geum-ja, la galeotta dalle palpebre del colore del sangue sul bianco e angelico volto. La calma apparente del viso di Geum-ja buca lo schermo di questo film del 2005 prodotto nella Corea del Sud. La pellicola è il capitolo conclusivo della "trilogia della vendetta" del regista Park Chan-wook, regista di Old boy e Mr. Vendetta. La storia di Lady Vendetta ruota attorno alle pulsioni umane di famiglie distrutte, vite spezzate e rappresentate dall'eterea figura di Geum-ja, interpretata da Lee Young Ae. La protagonista di questa storia è la pentita, e successivamente scarcerata per buona condotta, del famoso caso di rapimento di un bambino di sei anni, che perse la vita per mani sue tredici anni fa. Ad aspettarla, all'uscita dalla prigione, il parroco che ha creduto al suo pentimento l'accoglie. Ma non c'è perdono per ciò che è accaduto, e Geum-ja non può accettare che glielo si offra. Così, una volta che la "santa" esce di prigione, sveste i suoi abiti di amorevole compagna di cella, di purificata assassina, e si attiva alla ricerca di vendetta.

Lady Vendetta è una storia molto delicata e trasportata sul grande schermo con una tecnica narrativa composta da un mosaico di immagini e scene temporalmente sfasate. Ma non è questa la sola peculiarità del lavoro. Le foto prendono vita; l'angolazione della cinepresa cambia; e lì dove si trova un personaggio, improvvisamente questo scompare. Effetti ottici, illusioni, immagini evocative e atmosfere surreali. Eppure, quella che ci viene narrata è una storia che ha un sapore tragicamente reale. Si tratta di famiglie distrutte dal dolore dalla perdita dei propri piccoli bambini; che per alcuni sono nipoti, e per altri fratelli, ma che per tutti sono la famiglia. La famiglia distrutta da questa perdita e da questo dolore ingestibile. Anche Geum-ja sa quanto questo dolore sia insopportabile; ciononostante lo sopporta, per ben tredici anni. La sopportazione che la muove prende il nome di vendetta.
La vendetta e il dolore non sono i soli temi che muovono il film: il già citato pentimento, quella forma di remissione dai peccati, si contrappone alla spietata logica che muove Geum-ja fin dentro la cella. La giovane donna cerca future alleate, eliminando le compagne ostili da cui non potrà trarre giovamento in futuro. Sfrutta il parroco che si espone per la sua scarcerazione e pianifica fin nei dettagli la tortura che infliggerà all'uomo che l'ha privata di tutto: della libertà, della vita, di sua figlia.

- Perché l'ha fatto? - domanda la madre di un bimbo morto.
- In questo mondo, non esiste nessuno che sia perfetto, signora. - dirà il professore. Quell'uomo che ha preso con sé numerose giovani vite, adesso è legato ad una sedia, e aspetta la vendetta degli otto famigliari delle sue vittime.[/i]
La potenza narrativa di questo lungometraggio è indiscutibile. La miscellanea di immagini e scene che si susseguono, talvolta in ordine sparso, sin dall'inizio del film risultano evocative. Evocano emozioni. Il film è lento, e la voce narrante di Geum-ja è la colonna sonora costante di questo film che si muove lento, a tratti statico, e poi improvvisamente veloce e grottesco. Un'ottima prova cinematografica, più che originale. La visione è d'impatto, ma i pensieri non si affacciano subito alla mente e le parole riescono ad emergere solo alla conclusione del film, il che non è propriamente un pregio. Determinate immagini sono singolari, come l'animale con la faccia del professore che lei uccide con un colpo di proiettile in uno sfondo innevato. Sono forse fantasie e distorsioni mentali provocate da un dolore racchiuso per oltre un decennio nel cuore della protagonista. Molte di queste scene sbigottiscono lo spettatore che viene lasciato col proprio smarrimento a riflettere su ciò che ha visto.



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Present From Lemon non è esattamente uno dei lavori iniziali di Masakazu Katsura; è, invece, una delle opere che segnano un punto di svolta nello stile dell'autore, che precedentemente a questa breve storia mostrava un tipo di disegno e di narrazione assai diversi, nonché quasi irriconoscibili per gli amanti dei suoi eccellenti disegni.

Il manga è composto da quattro volumetti di 100 pagine l'uno, ed è stato pubblicato nel 1996 da Star Comics, nella collana Storie di Kappa, quando ancora le pubblicazioni di manga si contavano sulle dita di una mano. Non stupisce, dunque, un'edizione molto scarna ed essenziale, ma tutto sommato gradevole per un racconto senza troppe pretese; il maggior difetto si riscontra nel lettering adottato, faticoso da leggere perché lettere e righe sono state con ogni probabilità realizzate a mano, l'una appiccicata all'altra, e non agevolano lo scorrimento degli occhi da una tavola all'altra, ma anzi la rallentano più volte.
L'edizione presenta comunque un senso di lettura alla giapponese, singolare per i tempi in cui questo manga è stato proposto.

Si tratta di una storia breve ambientata nel mondo della musica, in cui il protagonista è Lemon Sawaguchi, un adolescente che mostra un infinito talento per il canto. Dieci anni prima Lemon assistette dall'improvvisa morte del padre, avvenuta durante la manifestazione canora che avrebbe dovuto segnare il debutto di quest'ultimo: il bambino prese allora il microfono e improvvisò, esibendosi di fronte ad un pubblico allibito dalla sua splendida voce. Lemon promette dunque a sé stesso e al padre di realizzare il loro sogno di cantare di fronte alla gente.
Il produttore che all'epoca sostenne il padre, però, cerca di ostacolare in tutti i modi il debutto del ragazzo, mettendolo di fronte alla talentuosa e dolce Maimi Hirokawa, della quale Lemon dovrà adombrare il successo; nel frattempo si innestano altre variabili, come la tenace manager Konoe Akino e i fraintendimenti che coinvolgono Lemon e Maimi, che si piacciono in maniera evidente.
Nel mondo dello star system, in cui nessun errore e nessuno scandalo sono concessi, Lemon vi si affaccia con tutta la purezza del suo animo, e dovrà imparare a reagire, a crescere interiormente e fare progressi con la voce, perché anche uno spaventoso talento come il suo non può sopravvivere, senza accortezza. Solo allora il ragazzo troverà il suo spazio, e la ragione delle tante difficoltà che sembrano precludergli la realizzazione del suo sogno.

E' già piuttosto accentuata l'evoluzione del disegno intrapresa da Katsura: si osserva con piacere l'impeccabile rappresentazione del corpo umano, unitamente al delineamento di volti espressivi e piuttosto curati, ma non ancora così tanto da rasentare l'eccellenza. Altrettanto si ha nel disegno delle mani e delle dita, talvolta un po' trascurate se paragonate al resto.
Il bellissimo tratto che il mangaka farà totalmente suo con video Girl Ai, I''s e Zetman, viene come sempre abbinato all'utilizzo di costumi piuttosto originali, quando non eccentrici, per abbigliare i personaggi: ne osserviamo un esempio nel vestito da Video Girl di Ai, nell'omonimo manga, benché in Present From Lemon le bizzarre scelte in materia d'abbigliamento ben si accosterebbero a rappresentare quegli anni '80 in cui, a mio parere, le vicende possono trovare ideale collocazione.

Questo manga, forse non molto conosciuto, offre una lettura tranquilla e abbastanza scorrevole, e tuttavia un po' soffocata dalla brevità con cui le vicende volgono a compimento.
Le tematiche affrontate avrebbero avuto bisogno di molto più spazio narrativo per poter offrire un quadro ben delineato del mondo della musica, che così resta purtroppo solo inizialmente abbozzato; allo stesso modo, la caratterizzazione dei personaggi è un po' carente nell'evidenziare le evoluzioni psicologiche che, pur nella brevità della storia, ci sono.
In questo modo il protagonista compie un percorso di crescita, ma in maniera piuttosto forzata dalla velocità dello sviluppo narrativo; all'opposto, la presenza di alcune tavole piuttosto scenografiche contribuisce a restituire alcune sensazioni di stupore e immedesimazione molto più dei dialoghi e delle introspezioni personali del protagonista.

Nel complesso, un'opera da leggere per tutti i fan di Katsura; non altrettanto consigliabile a chiunque desideri leggere un manga breve ma che apporti una sensazione di soddisfazione, poiché i difetti della storia potrebbero forse sovrastare le sue indubbie qualità positive, altrettanto presenti, così come è accaduto a me.
Voto 5,5



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"Sailor Apollo!"
"I fiori che sbocciano e i due biondini che allungano subito le mani!"
"Hades è troppo tenero!"
"Le papere volanti!"
"Il costumino di Dee-Dee, io non…"

Ecco alcune opinioni ampiamente condivise dagli spettatori dopo la visione delle prime puntate di "Kamigami no Asobi". Tratto dall'omonimo otome game by Broccoli (gli stessi di "Uta no Prince sama", per intenderci), l'anime racconta le vicende di Yui Kusanagi, una fortunata donzelletta che un bel giorno si vede trascinare in una sorta di dimensione parallela da Zeus in persona, che con tuonante "gentilezza" le impone di frequentare una speciale scuola assieme a divinità appartenenti a diversi pantheon. Yui dovrà quindi insegnare a questi dèi capricciosi, egoisti e anche parecchio stupidi, come capire e amare gli esseri umani. Una bella rottura, ma al cospetto di un gruppetto di divinità così carine, Yui accetta l'incarico senza troppa remore.

Abbiamo avuto gli scolaretti, gli idol, la Shinsegumi, i vampiri, i fratelloni... stavolta è toccato agli dèi. Dalla visione delle primissime puntate di "Kamigami no Asobi", salta subito all'occhio una caratteristica rara dei reverse-harem: il quoziente intellettivo della protagonista che si eleva oltre la decina. Se è vero che la protagonista passiva e dalla personalità debole è un classico espediente del genere, atto a mantenere una sorta di neutralità della stessa e un basso profilo che non sovrasti le personalità maschili, sono sempre stata dell'idea che una protagonista con un minimo di carattere non avrebbe danneggiato nessuno, anzi, avrebbe portato solo benefici, poiché invece di perdere tempo a insultarla per la sua stupidità, avrei potuto concentrarmi su ciò che davvero conta in un reverse: i ragazzi. Yui riesce nell'impresa titanica di mostrare una discreta caratterizzazione, un linguaggio che va oltre la lallazione infantile e una discreta capacità di prendere decisioni in autonomia. Certo non raggiunge il ruolo di Miss indipendent (altrimenti i ragazzi che ci stavano a fare?!), ma risulta comunque un personaggio apprezzabile quanto basta, che arriva addirittura a cantarle a Zeus stesso. Spese anche troppe parole sulla protagonista femminile, passiamo ai giovani aitanti dèi; innanzitutto è utile premettere che il contesto "divino" è solo un pretesto per creare situazioni e contorni particolari che favoriscano l'unico vero scopo della serie (il flirt selvaggio), quindi meglio non aspettarsi caratterizzazioni che in qualche modo riconducano i ragazzi alle loro origini divine, sarebbe un errore e certamente una delusione (pensiamo al tenerissmo Hades). Lo stereotipo romanticizzato è il pane dei reverse. A livello estetico i ragazzi si presentano in modo abbastanza vario, così come caratterialmente, difficile quindi non trovare almeno un preferito. Nonostante la loro natura divina, i ragazzi sono tutti molto "umani", sembrano addirittura degli studenti delle elementari alla scoperta del mondo; ciò li rende parecchio infantili e sciocchi, ma allo stesso tempo molto simpatici e divertenti in virtù del contrasto che viene a crearsi tra il loro aspetto da ragazzotti cresciuti e il loro ruolo divino, e gli atteggiamenti di chi per la prima volta si affaccia alla scoperta del mondo e dei sentimenti umani, creando così situazioni assurde ma molto divertenti. Per descriverli userei le parole del professor Thoth: il tonto, l'idiota, il depresso, l'imbecille, l'ubriacone, il somaro e il palo della luce. Menzione speciale alla bambola trans Melissa: meritava più spazio, altro che lo scoiattolo rompiscatole di "Brothers Conflict".
Ciò che non ho gradito particolarmente è stato un momento di svolta drammatica e melensa in mezzo a un clima generale di goliardia e armonia, un momento che fortunatamente dura poco e che, seppur si ripresenti in seguito, lo fa in maniera più contestualizzata e gradevole. La storia è carica di messaggi di redenzione, buoni sentimenti, zucchero filato, caramelle e canditi, ma date le personalità bonaccione dei protagonisti e il contesto fondamentalmente rilassato, non poteva essere altrimenti.

Tecnicamente "Kamigami no Asobi" si presenta bene: un chara vispo e bello, colori accesi, paesaggi gradevoli e una cura non indifferente per l'abbigliamento divino dei ragazzi e per le uniformi scolastiche. La trasformazione di Sailor Apollo, poi, è la cosa più bella mai vista dai tempi di "Sailor Moon", una vera chicca (anche se ci tengo a ricordare il bel Sailor Sytry di "Devils & Realist"). Musiche orecchiabili e belle opening ed ending, come al solito, cantate dal gruppetto di doppiatori principali. Ineccepibile anche il fronte voci, con un doppiaggio ad opera dei soliti Kamiya, Ono, Irino, Hosoya & Co., un vero godimento per le orecchie.

Fondamentalmente, tenuto conto dell'appartenenza al suo genere, "Kamigami no Asobi" è una serie molto gradevole, divertente e ridicola in modo simpatico, dotata di un fanservice ben dosato. Personalmente, a parte la seconda stagione di "Uta no Prince sama", non ho trovato qualcosa di altrettanto valido tra i reverse-harem, anzi, se paragoniamo "Kamigami no Asobi" all'altro reverse di stagione, ossia "La Corda d'Oro: Blue Sky", le nostre divinità dovrebbero vincere a mani basse il premio come reverse dell'anno, facendo pure una pernacchia ai musicisti della Corda. Di certo "Kamigami no Asobi" non porta nulla di nuovo nel campo dei reverse-harem (a parte la protagonista meno ebete del solito), ma se guardiamo all'opera in sé, come puro intrattenimento dal fine soprattutto estetico e 'flirtoso', la serie merita la visione, dopotutto con queste divinità strampalate le risate sono assicurate.

P.S. Sono rimasta delusa dal fatto che solo di Sailor Apollo ci sia stata mostrata per intero la trasformazione, io volevo vederle tutte!