Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga Fragola 100%, Shugo Chara e Yu-gi-oh.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento libero, con i manga Fragola 100%, Shugo Chara e Yu-gi-oh.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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100% Fragola
10.0/10
Recensione di npepataecozz
-
Ichigo 100% può e anzi deve essere considerato come una sorta di manuale ideale da seguire se si vuole creare un manga del tipo "harem". Tenendo conto del genere a cui esso appartiene esso è praticamente perfetto, con un insieme di personaggi dalla natura tanto diversa quanto accattivante e con situazioni e colpi di scena bilanciati fra loro in maniera davvero eccezionale.
Manaka Junpei è un ragazzo con una particolare passione per la cinematografia; il suo sogno è quello di diventare un regista affermato. A parte questa particolarità, però, è il solito studente privo di capacità particolari dotato però di una sensibilità particolare. Altro tratto caratteristico è la sua ingenuità ed inesperienza in tema di rapporti sentimentali, una caratteristica che non può mai mancare nei manga di questo tipo. A seguito di una serie di coincidenze che gli permetteranno di mettere in mostra il lato migliore del suo carattere finirà per far innamorare di sè le tre ragazze più desiderate della città: Nishino, ragazza vivace con la passione per la cucina; Toujo, ragazza timida e con la passione per la scrittura; Setsuki ragazza che, complice un fisico prorompente, usa il suo corpo come arma di seduzione.
Dopo queste anche altre entreranno nel suo harem ma preferisco non citarle in quanto avranno un ruolo decisamente marginale.
Tutto il manga è, così come prevede la tradizione, incentrato sull'indecisione di Junpei; il tutto però si svolge con un continuo tira e molla molto ben congegnato che confonderà ad arte lo spettatore che difficilmente riuscirà a costruirsi delle certezze su quella che potrà essere la decisione finale del protagonista. Il trucco utilizzato è tanto semplice quanto efficace: quando una ragazza si avvicina troppo a Junpei viene in qualche modo allontanata, vuoi con un cambio di scuola, vuoi con un cambio di classe, vuoi con un nuovo lavoro e così via. Inutile dire che il posto che resta vacante viene immediatamente occupato da una diversa ragazza creando così un circolo (virtuoso o vizioso a voi la scelta) che durerà fino alle ultimissime pagine.
Ho trovato poi, cosa mai capitata finora, cosa impossibile parteggiare per una delle parti e questo porta quasi a solidarizzare con Junpei e la sua perenne indecisione. E questo è merito dell'ottima caratterizzazione dei personaggi femminili che riescono, nella loro diversità, a conquistare immediatamente chi le osserva; ciò lascerà allo spettatore l'insolita sensazione che la scelta finale del protagonista sarà stata quella giusta e quella sbagliata allo stesso tempo.
Alcuni colpi di scena, poi, sono di quelli che lasciano a bocca aperta per diversi minuti; personalmente li ho trovati davvero geniali.
Quanto ai lati negativi vanno sottolineati un fanservice di dimensioni titaniche e l'occupazione di un arco temporale troppo ampio per essere anche credibile: per diversi anni, seppur provocato in tutti i modi possibili e immaginati, Junpei vivrà solo di eccitazioni rinunciando di fatto ad una vita sessuale in cambio della possibilità di scegliere fra le tre provocanti donzelle. La cosa di per sè non è poi così scandalosa, però sarebbe stato più credibile se il tutto fosse stato circoscritto in un arco temporale più ristretto.
Sono comunque difetti che io ho considerato di scarsissima rilevanza, sovrastati da una valanga di pregi che di fatto collocano 100% Ichigo come il manga di riferimento per il suo genere.
La cosa che, in questo contesto, dispiace è che l'anime si sia invece fermato troppo presto; speriamo decidano di farne una nuova serie perchè questo titolo meriterebbe di essere rappresentato per intero anche nella versione animata.
Manaka Junpei è un ragazzo con una particolare passione per la cinematografia; il suo sogno è quello di diventare un regista affermato. A parte questa particolarità, però, è il solito studente privo di capacità particolari dotato però di una sensibilità particolare. Altro tratto caratteristico è la sua ingenuità ed inesperienza in tema di rapporti sentimentali, una caratteristica che non può mai mancare nei manga di questo tipo. A seguito di una serie di coincidenze che gli permetteranno di mettere in mostra il lato migliore del suo carattere finirà per far innamorare di sè le tre ragazze più desiderate della città: Nishino, ragazza vivace con la passione per la cucina; Toujo, ragazza timida e con la passione per la scrittura; Setsuki ragazza che, complice un fisico prorompente, usa il suo corpo come arma di seduzione.
Dopo queste anche altre entreranno nel suo harem ma preferisco non citarle in quanto avranno un ruolo decisamente marginale.
Tutto il manga è, così come prevede la tradizione, incentrato sull'indecisione di Junpei; il tutto però si svolge con un continuo tira e molla molto ben congegnato che confonderà ad arte lo spettatore che difficilmente riuscirà a costruirsi delle certezze su quella che potrà essere la decisione finale del protagonista. Il trucco utilizzato è tanto semplice quanto efficace: quando una ragazza si avvicina troppo a Junpei viene in qualche modo allontanata, vuoi con un cambio di scuola, vuoi con un cambio di classe, vuoi con un nuovo lavoro e così via. Inutile dire che il posto che resta vacante viene immediatamente occupato da una diversa ragazza creando così un circolo (virtuoso o vizioso a voi la scelta) che durerà fino alle ultimissime pagine.
Ho trovato poi, cosa mai capitata finora, cosa impossibile parteggiare per una delle parti e questo porta quasi a solidarizzare con Junpei e la sua perenne indecisione. E questo è merito dell'ottima caratterizzazione dei personaggi femminili che riescono, nella loro diversità, a conquistare immediatamente chi le osserva; ciò lascerà allo spettatore l'insolita sensazione che la scelta finale del protagonista sarà stata quella giusta e quella sbagliata allo stesso tempo.
Alcuni colpi di scena, poi, sono di quelli che lasciano a bocca aperta per diversi minuti; personalmente li ho trovati davvero geniali.
Quanto ai lati negativi vanno sottolineati un fanservice di dimensioni titaniche e l'occupazione di un arco temporale troppo ampio per essere anche credibile: per diversi anni, seppur provocato in tutti i modi possibili e immaginati, Junpei vivrà solo di eccitazioni rinunciando di fatto ad una vita sessuale in cambio della possibilità di scegliere fra le tre provocanti donzelle. La cosa di per sè non è poi così scandalosa, però sarebbe stato più credibile se il tutto fosse stato circoscritto in un arco temporale più ristretto.
Sono comunque difetti che io ho considerato di scarsissima rilevanza, sovrastati da una valanga di pregi che di fatto collocano 100% Ichigo come il manga di riferimento per il suo genere.
La cosa che, in questo contesto, dispiace è che l'anime si sia invece fermato troppo presto; speriamo decidano di farne una nuova serie perchè questo titolo meriterebbe di essere rappresentato per intero anche nella versione animata.
Shugo Chara è innanzitutto una grande sfilata di moda. Le autrici si sono sbizzarrite nel fare indossare ad Amu e compagnia bella ogni sorta di vestitino possibile e immaginabile, realizzati con cura, passione, e una certa vivacità quasi parodistica nei confronti del suo genere di appartenenza: il majokko. Come tale il manga delle Peach-Pit, serializzato da Kodansha dal gennaio 2006 e arrivato in Italia esattamente cinque anni dopo, sembrerebbe indirizzato verso una utenza femminile pre-adolescenziale, ma non mancano tematiche tipiche dell'adolescenza più matura, la sindrome di Peter Pan della paura di crescere (il personaggio di Yaya), la mancanza di fiducia in se stessi (Amu), infatuazioni proibite e visite notturne (Amu-Ikuto, con addirittura una allusione sessuale chiave-lucchetto? Con lei che arrossisce quando lui gli sussurra "chissà se entra"..) e via di questo passo. Troppo avanti?
Chiara storia di crescita e di formazione con la morale del "sii te stessa" degli Shugo Chara che rappresentano i sentimenti reconditi dei vari personaggi ("io vorrei essere così ma non me la sento"), Amu all'inizio è scontrosa e appare "cool" agli occhi dei suoi compagni ma ciò non gli consente di farsi degli amici, ecco quindi che spuntano fuori queste uova del cuore che permettono alla nostra eroina di fare prima una figura di m.. dichiarandosi alla persona che gli piace davanti a tutti, poi di effettuare strane trasformazioni ("Chara Change!" et voilà) per combattere una misteriosa organizzazione cattura-uova. Non mancheranno ovviamente colpi di scena, intrecci sentimentali, nuovi personaggi e nuove trasformazioni, ci ritroviamo con una degna serie da 12 volumi tutta d'un pezzo dove i momenti morti sono davvero pochi, ma allo stesso tempo le autrici non sembrano mai avere la fretta di concludere.
Il problema di Shugo Chara, come accennato più su, è l'irrealistica maturazione dei personaggi, studenti di quinta e sesta elementare che dovrebbero avere i mattoncini Lego in testa si comportano come diciassettenni con storie d'amore romanzate e problemi filosofici-esistenziali di ogni genere, ciò mi ha leggermente compromesso la lettura, non sono riuscito ad entrare in questa assurda situazione per un majokko, che, in teoria, dovrebbe essere pedagogico e giocherellone, e non una sorta di Dowson's Creek con bacchette.
Degni di nota però gli splendidi volumi finali nei quali ogni personaggio trova il suo posto e lascia soddisfatta la lettrice e il lettore di turno. Il cast di personaggi che popolano la storia è abbastanza variegato con quelli maschili che a mio modo di vedere rubano la scena alle loro partner, come Tadase Hotori, principino dei Guardiani che però ogni tanto mostra un lato decisamente poco nobile, oppure il professor Nikaido, mentre tra le femminucce si segnalano elementi di difficile sopportazione (Rima, e praticamente tutti gli Shugo Chara), persino l'affascinante rivale Utau Hoshina fa tanto la cool all'inizio ma poi si perde per strada tra sdolcinerie varie e una caratterizzazione non ben definita.
Esteticamente Shugo Chara è una festa per gli occhi del pubblico al quale è rivolto, le ragazzine, compiendo quindi egregiamente il suo mestiere con queste tavole ricche di elementi "kawaii", un character design morbido e piacevole, copertine coloratissime su questi volumi che paiono quasi commestibili.
Indubbiamente un ottimo makokko, ma per i motivi sopra elencati e il target ristretto al quale è rivolto (un grande manga per bambini diverte anche gli adulti, Shugo Chara può seriamente andare su di traverso a molti) non mi sento di andare oltre la sufficienza. Avanti il prossimo, se ci sarà.
Chiara storia di crescita e di formazione con la morale del "sii te stessa" degli Shugo Chara che rappresentano i sentimenti reconditi dei vari personaggi ("io vorrei essere così ma non me la sento"), Amu all'inizio è scontrosa e appare "cool" agli occhi dei suoi compagni ma ciò non gli consente di farsi degli amici, ecco quindi che spuntano fuori queste uova del cuore che permettono alla nostra eroina di fare prima una figura di m.. dichiarandosi alla persona che gli piace davanti a tutti, poi di effettuare strane trasformazioni ("Chara Change!" et voilà) per combattere una misteriosa organizzazione cattura-uova. Non mancheranno ovviamente colpi di scena, intrecci sentimentali, nuovi personaggi e nuove trasformazioni, ci ritroviamo con una degna serie da 12 volumi tutta d'un pezzo dove i momenti morti sono davvero pochi, ma allo stesso tempo le autrici non sembrano mai avere la fretta di concludere.
Il problema di Shugo Chara, come accennato più su, è l'irrealistica maturazione dei personaggi, studenti di quinta e sesta elementare che dovrebbero avere i mattoncini Lego in testa si comportano come diciassettenni con storie d'amore romanzate e problemi filosofici-esistenziali di ogni genere, ciò mi ha leggermente compromesso la lettura, non sono riuscito ad entrare in questa assurda situazione per un majokko, che, in teoria, dovrebbe essere pedagogico e giocherellone, e non una sorta di Dowson's Creek con bacchette.
Degni di nota però gli splendidi volumi finali nei quali ogni personaggio trova il suo posto e lascia soddisfatta la lettrice e il lettore di turno. Il cast di personaggi che popolano la storia è abbastanza variegato con quelli maschili che a mio modo di vedere rubano la scena alle loro partner, come Tadase Hotori, principino dei Guardiani che però ogni tanto mostra un lato decisamente poco nobile, oppure il professor Nikaido, mentre tra le femminucce si segnalano elementi di difficile sopportazione (Rima, e praticamente tutti gli Shugo Chara), persino l'affascinante rivale Utau Hoshina fa tanto la cool all'inizio ma poi si perde per strada tra sdolcinerie varie e una caratterizzazione non ben definita.
Esteticamente Shugo Chara è una festa per gli occhi del pubblico al quale è rivolto, le ragazzine, compiendo quindi egregiamente il suo mestiere con queste tavole ricche di elementi "kawaii", un character design morbido e piacevole, copertine coloratissime su questi volumi che paiono quasi commestibili.
Indubbiamente un ottimo makokko, ma per i motivi sopra elencati e il target ristretto al quale è rivolto (un grande manga per bambini diverte anche gli adulti, Shugo Chara può seriamente andare su di traverso a molti) non mi sento di andare oltre la sufficienza. Avanti il prossimo, se ci sarà.
Yu-Gi-Oh!
7.0/10
Recensione di Revil-Rosa
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Come me, molti altri avranno conosciuto questa serie attraverso la sua versione animata (mandata in onda su Italia Uno diversi anni fa), molti saranno cresciuti passando le ricreazioni giocando con le carte (false) tratte dalla serie tv inventandosi spesso le regole perché "Ma nel cartone loro fanno così", ed è proprio per questa carica nostalgica che si porta dietro che mi riesce davvero difficile dare un voto ad una serie come Yu-Gi-Oh!. Anzi, iniziamo smettendola di chiamarla così, con questo nomignolo privo di significato affibbiatogli da un gruppo di americani xenofobi uniti sotto la bandiera di una delle peggiori aziende mai esistite: 4 Kids.
Gli "adattamenti" (o meglio, storpiature) di questa famigerata casa sono stati innumerevoli; in questo caso, tuttavia, riuscirono a dare il peggio di sé con modifiche inspiegabili, tagli ridicoli e un appiattimento dei contenuti fuori dalla norma. L'insieme di queste scelte editoriali segnarono la rovina della serie, cosicché ancora oggi, nonostante l'incredibile successo che riscosse quando uscì (e che le sue nuove incarnazioni continuano ad avere), ogni qualvolta si senta parlare di Yugi Muto o del "gioco di carte di Yu-Gi-Oh" lo si ritrova associato automaticamente a qualcosa di infantile.
Il vero titolo della serie sarebbe "YuuJou" ovvero "Re dei Giochi", ma l'aspetto più curioso è che negli ideogrammi che lo formano si nasconde un gioco di parole che permette diverse interpretazioni: sorvolando sul fatto che il protagonista Yugi viene effettivamente chiamato Re dei Giochi, la pronuncia è molto simile alla parola "Amicizia" così come "Yu" e "Jo" altro non sono che le iniziali dei nomi dei due protagonisti.
È quindi possibile intuire lo spirito che l'autore ha voluto dare a questa sua prima opera semplicemente leggendone il titolo, difatti ingegnosi intrighi e indovinelli, misteri e soluzioni che ogni volta sveleranno differenti chiavi di lettura, la paura e la tensione entrambe derivate dalle scelte che i nostri eroi saranno costretti a prendere per superare le innumerevoli sfide che si troveranno ad affrontare, insieme ad un ricorrente (a tratti esasperante) elogio alla fiducia negli amici e al coraggio nato da questo loro forte legame saranno i mattoni che andranno a comporre questa tanto particolare quanto profonda serie.
Nel corso dei 44 volumi che compongono l'opera assisteremo allo sviluppo di diverse saghe, ognuna delle quali sarà fortemente collegata all'altra, tuttavia ciò che le renderà davvero avvincenti non saranno solo i numerosi misteri, le diverse motivazioni che spingeranno i personaggi o le sfide di difficoltà crescente, bensì il fatto che ogni evento influirà pesantemente sulle psicologie dei protagonisti, rendendo così le avventure di Yugi e compagni non un semplice viaggio verso la salvezza del mondo, ma una strada verso la maturazione; non a caso, infatti, le strategie adottate dai nemici/amici possono essere viste come una manifestazione allegorica del loro modo di essere.
Approfitto del tema della maturazione per aprire una piccola parentesi sull'edizione Planet Manga: con l'avanzare dei volumi non saranno solo i personaggi a crescere, ma l'edizione (e il prezzo) cambieranno con loro! Inizialmente (i primi 12 volumi) troveremo le ormai sempre più rare "edizione sottiletta", successivamente (dal 13 al 19) un maxi-formato che poi andrà pian piano ad assottigliarsi fino a raggiungere le fattezze del classico Tankobon. Alla fine avremo l'originale effetto di una fisarmonica rotta.
Come già detto, la storia è divisibile in saghe. Ognuna di esse ricorrerà ad espedienti diversi per far risaltare la sagacia e la forza d'animo dei personaggi, tuttavia quella che dovrebbe essere la base per le avventure future risulta davvero mal sviluppata.
La prima parte della storia (assente nelle versioni animate uscite fuori dal Giappone) presenterà toni decisamente più cupi e tetri delle altre (piccola nota: il manga non è tutto rose e "Cuore delle carte" come la controparte animata, tuttavia picchi così dark non si troveranno più). Il famoso alter ego di Yugi non sarà quell'implacabile paladino fedele ai suoi amici a cui tutti siamo abituati, bensì troveremo uno spirito vendicativo, leale solo alle regole dei bizzarri giochi che imporrà alle sue vittime; ovviamente anch'essi saranno fortemente collegati alle peculiarità dei vari nemici. Questa misteriosa entità che prenderà possesso del corpo del povero Yugi (a sua insaputa, mentre questi dorme) non si farà scrupoli a punire pesantemente coloro che avessero abusato dei propri poteri per fare del male al suo portatore o ai suoi cari.
In questo inizio opera non ci sarà una vera e propria trama (se non in alcuni sporadici eventi che porranno le basi per relazioni o sviluppi futuri): troveremo piuttosto un susseguirsi di capitoli auto-conclusivi il cui unico vero scopo sarà semplicemente l'introduzione di nuovi ed intriganti personaggi, insieme alla concretizzazione di una fantasia immensa da parte del autore materializzata sottoforma di giochi, indovinelli e sfide. Nella parte finale di questo lungo prologo, la maturazione dei protagonisti, così come la nascita della fiducia reciproca fra alcuni di loro, non verrà mostrata.
Con la stessa velocità con cui lo avete appena letto, la caratterizzazione dell'alter ego di Yugi (protagonista indiscusso di questa prima parte) subirà un drastico cambio di rotta che lo farà passare da "semi-cattivo" a "incarnazione della giustizia", e lo stesso varrà per altri personaggi più o meno importanti. In realtà alcuni eventi potrebbero giustificare questi sbalzi caratteriali e, ad un'analisi più attenta, si noterà che nessuno di loro tradirà mai i propri principi, tuttavia questo cambiamento radicale avverrà letteralmente da un capitolo all'altro, e questa improvvisa accelerazione narrativa difficilmente non spiazzerà il lettore. Fortunatamente sarà un caso isolato.
Nelle saghe successive le battaglie si concentreranno sul gioco di carte già presentato nei capitoli precedenti come "uno dei tanti espedienti".
Questa scelta, probabilmente dovuta all'apprezzamento dimostrato dal pubblico nei confronti del Traiding Card Game, porterà il lato "competitivo" della serie ad un livello completamente nuovo: l'interessante non sarà più vedere come sarà strutturata la prossima sfida, bensì si concentrerà sul come questa verrà sviluppata, come i protagonisti riusciranno a superare le difficoltà avendo a disposizione delle opzioni limitate ricorrendo a sorprendenti combinazioni o brillanti colpi di genio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la trasposizione animata della serie (ovviamente infarcita di filler dalla qualità altalenante nei quali i personaggi si ritrovavano ad usare elementi unici ad ogni occasione), le carte usate dai protagonisti rimarranno sempre le stesse, tuttavia raramente le loro applicazioni verranno ripetute, e così ci troveremo ad assistere a duelli spettacolari dalle forti componenti strategiche, ma mai davvero simili fra loro. Ogni saga rivoluzionerà radicalmente lo stile di gioco, rendendo così ognuna di esse unica e a suo modo interessante.
Gli unici aspetti dei combattimenti che rimarranno invariati dall'inizio alla fine, insieme alle preferenze dei personaggi in fatto di approccio di gioco, saranno la forte componente strategica e i valori simbolici che ogni duello assumerà.
Per concludere, YuuJou è una serie particolare i cui punti di forza non andranno cercati nelle caratterizzazioni dei personaggi, bensì nei percorsi che questi sceglieranno e nei molteplici messaggi (dalle più disparate interpretazioni) che questi poi ci forniranno. È un'opera dai forti insegnamenti morali, rovinata da un adattamento animato che non ha saputo trasmetterli e che quindi ha spinto a sé una tipologia di fan incapaci di coglierne i valori nascosti e, di conseguenza, apprezzarne i veri punti di forza.
Gli "adattamenti" (o meglio, storpiature) di questa famigerata casa sono stati innumerevoli; in questo caso, tuttavia, riuscirono a dare il peggio di sé con modifiche inspiegabili, tagli ridicoli e un appiattimento dei contenuti fuori dalla norma. L'insieme di queste scelte editoriali segnarono la rovina della serie, cosicché ancora oggi, nonostante l'incredibile successo che riscosse quando uscì (e che le sue nuove incarnazioni continuano ad avere), ogni qualvolta si senta parlare di Yugi Muto o del "gioco di carte di Yu-Gi-Oh" lo si ritrova associato automaticamente a qualcosa di infantile.
Il vero titolo della serie sarebbe "YuuJou" ovvero "Re dei Giochi", ma l'aspetto più curioso è che negli ideogrammi che lo formano si nasconde un gioco di parole che permette diverse interpretazioni: sorvolando sul fatto che il protagonista Yugi viene effettivamente chiamato Re dei Giochi, la pronuncia è molto simile alla parola "Amicizia" così come "Yu" e "Jo" altro non sono che le iniziali dei nomi dei due protagonisti.
È quindi possibile intuire lo spirito che l'autore ha voluto dare a questa sua prima opera semplicemente leggendone il titolo, difatti ingegnosi intrighi e indovinelli, misteri e soluzioni che ogni volta sveleranno differenti chiavi di lettura, la paura e la tensione entrambe derivate dalle scelte che i nostri eroi saranno costretti a prendere per superare le innumerevoli sfide che si troveranno ad affrontare, insieme ad un ricorrente (a tratti esasperante) elogio alla fiducia negli amici e al coraggio nato da questo loro forte legame saranno i mattoni che andranno a comporre questa tanto particolare quanto profonda serie.
Nel corso dei 44 volumi che compongono l'opera assisteremo allo sviluppo di diverse saghe, ognuna delle quali sarà fortemente collegata all'altra, tuttavia ciò che le renderà davvero avvincenti non saranno solo i numerosi misteri, le diverse motivazioni che spingeranno i personaggi o le sfide di difficoltà crescente, bensì il fatto che ogni evento influirà pesantemente sulle psicologie dei protagonisti, rendendo così le avventure di Yugi e compagni non un semplice viaggio verso la salvezza del mondo, ma una strada verso la maturazione; non a caso, infatti, le strategie adottate dai nemici/amici possono essere viste come una manifestazione allegorica del loro modo di essere.
Approfitto del tema della maturazione per aprire una piccola parentesi sull'edizione Planet Manga: con l'avanzare dei volumi non saranno solo i personaggi a crescere, ma l'edizione (e il prezzo) cambieranno con loro! Inizialmente (i primi 12 volumi) troveremo le ormai sempre più rare "edizione sottiletta", successivamente (dal 13 al 19) un maxi-formato che poi andrà pian piano ad assottigliarsi fino a raggiungere le fattezze del classico Tankobon. Alla fine avremo l'originale effetto di una fisarmonica rotta.
Come già detto, la storia è divisibile in saghe. Ognuna di esse ricorrerà ad espedienti diversi per far risaltare la sagacia e la forza d'animo dei personaggi, tuttavia quella che dovrebbe essere la base per le avventure future risulta davvero mal sviluppata.
La prima parte della storia (assente nelle versioni animate uscite fuori dal Giappone) presenterà toni decisamente più cupi e tetri delle altre (piccola nota: il manga non è tutto rose e "Cuore delle carte" come la controparte animata, tuttavia picchi così dark non si troveranno più). Il famoso alter ego di Yugi non sarà quell'implacabile paladino fedele ai suoi amici a cui tutti siamo abituati, bensì troveremo uno spirito vendicativo, leale solo alle regole dei bizzarri giochi che imporrà alle sue vittime; ovviamente anch'essi saranno fortemente collegati alle peculiarità dei vari nemici. Questa misteriosa entità che prenderà possesso del corpo del povero Yugi (a sua insaputa, mentre questi dorme) non si farà scrupoli a punire pesantemente coloro che avessero abusato dei propri poteri per fare del male al suo portatore o ai suoi cari.
In questo inizio opera non ci sarà una vera e propria trama (se non in alcuni sporadici eventi che porranno le basi per relazioni o sviluppi futuri): troveremo piuttosto un susseguirsi di capitoli auto-conclusivi il cui unico vero scopo sarà semplicemente l'introduzione di nuovi ed intriganti personaggi, insieme alla concretizzazione di una fantasia immensa da parte del autore materializzata sottoforma di giochi, indovinelli e sfide. Nella parte finale di questo lungo prologo, la maturazione dei protagonisti, così come la nascita della fiducia reciproca fra alcuni di loro, non verrà mostrata.
Con la stessa velocità con cui lo avete appena letto, la caratterizzazione dell'alter ego di Yugi (protagonista indiscusso di questa prima parte) subirà un drastico cambio di rotta che lo farà passare da "semi-cattivo" a "incarnazione della giustizia", e lo stesso varrà per altri personaggi più o meno importanti. In realtà alcuni eventi potrebbero giustificare questi sbalzi caratteriali e, ad un'analisi più attenta, si noterà che nessuno di loro tradirà mai i propri principi, tuttavia questo cambiamento radicale avverrà letteralmente da un capitolo all'altro, e questa improvvisa accelerazione narrativa difficilmente non spiazzerà il lettore. Fortunatamente sarà un caso isolato.
Nelle saghe successive le battaglie si concentreranno sul gioco di carte già presentato nei capitoli precedenti come "uno dei tanti espedienti".
Questa scelta, probabilmente dovuta all'apprezzamento dimostrato dal pubblico nei confronti del Traiding Card Game, porterà il lato "competitivo" della serie ad un livello completamente nuovo: l'interessante non sarà più vedere come sarà strutturata la prossima sfida, bensì si concentrerà sul come questa verrà sviluppata, come i protagonisti riusciranno a superare le difficoltà avendo a disposizione delle opzioni limitate ricorrendo a sorprendenti combinazioni o brillanti colpi di genio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la trasposizione animata della serie (ovviamente infarcita di filler dalla qualità altalenante nei quali i personaggi si ritrovavano ad usare elementi unici ad ogni occasione), le carte usate dai protagonisti rimarranno sempre le stesse, tuttavia raramente le loro applicazioni verranno ripetute, e così ci troveremo ad assistere a duelli spettacolari dalle forti componenti strategiche, ma mai davvero simili fra loro. Ogni saga rivoluzionerà radicalmente lo stile di gioco, rendendo così ognuna di esse unica e a suo modo interessante.
Gli unici aspetti dei combattimenti che rimarranno invariati dall'inizio alla fine, insieme alle preferenze dei personaggi in fatto di approccio di gioco, saranno la forte componente strategica e i valori simbolici che ogni duello assumerà.
Per concludere, YuuJou è una serie particolare i cui punti di forza non andranno cercati nelle caratterizzazioni dei personaggi, bensì nei percorsi che questi sceglieranno e nei molteplici messaggi (dalle più disparate interpretazioni) che questi poi ci forniranno. È un'opera dai forti insegnamenti morali, rovinata da un adattamento animato che non ha saputo trasmetterli e che quindi ha spinto a sé una tipologia di fan incapaci di coglierne i valori nascosti e, di conseguenza, apprezzarne i veri punti di forza.
Forse 10 è un pochino esagerato ma la mia votazione non si distanzierebbe poi troppo (9). E' un manga che mi venne regalato da un'amica " a caval donato non si guarda in bocca" pensai... invece mi piaqque moltissimo!
L'anime ce l'ho da parte da tanto tempo, ho solo notato un comparto tecnico assai "antico" che non invoglia troppo la visione, è una serie che meriterebbe una bel remake, magari completo del resto della trama...
Il vero guadagno è rivenderlo dopo averlo letto ed esserti accorto che:
1) non hai più 14 anni (e non li avevi nemmeno quando hai iniziato)
2) allungare il brodo per 19 volumi è stata veramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso
3) non è che fosse particolarmente frizzante, originale o innovativo nemmeno all'inizio.
A conti fatti una lettura di cui mi sono abbastanza pentito e che consiglierei solo a chi da un manga si aspetta davvero poco, intrattenimento veloce e nulla di più.
Non gli darei più di 5 (non sono il più grande fan dell'universo della serie simili e a Kimagure Orange Road non darei certo 10, ma a Ichigo 100% dà 10 piste, e tanto basta).
Certo non gli dari un 10, e certo, preferisco letture un po' più impegnate, ma è riuscito ad intrattenermi abbastanza senza venirmi a noia come fanno certo shonen infiniti.
L'anime non l'ho neanche visto. Una lettura del manga l'ho ritenuta più che sufficiente. Gli darei 10 solo se dovessi limitarmi al genere harem. Ecco, nel suo genere almeno l'ho trovato ben calibrato. In Orange Road invece ho sempre trovato odiosi tutti i protagonisti.
In sostanza comunque a me Shugo Chara è piaciuto, gli avrei dato anche un punticino in più.
Su Shugo Chara mi trovo più o meno d'accordo con Twinkle ma son stato un pelo più generoso. Certe cose, tipo il protagonista maschile e gli orridi doppi sensi che si porta dietro sono terrificanti, ma nel suo complesso la storia e i personaggi sono molto interessanti.
Yu-gi-oh invece è, nonostante la brutta fama che abbia in Italia, un gran bel manga, originale e molto profondo. Peccato che ormai sia assolutamente impossibile leggerlo, vista la pubblicazione scellerata da parte di Panini.
Per quanto riguarda 100% fragola, fa parte di uno di quei manga che senz'altro vorrei acquistare se lo trovassi su ebay o ad una fiera del fumetto perché ben conscia della sua fama e credo sia giusto dargli una chance.
Shugo chara è in soffitta, in attesa di essere letto appena mi si libera un buco. *vergogna*
Si è alzato un bel vespaio credo. Devo quindi specificare alcune cose:
1. Se avete visto solo l'anime state parlando di un'altra cosa. Quello sì che è pessimo davvero: al tempo gli diedi 8 ma ero giovane e stupido...
2. Io penso che 100% Ichigo sia l'harem "perfetto" (o quasi). Se non amate gli harem è impossibile che possiate apprezzare questo tipo di prodotto. Dedicatevi pure ad altro.
3. E l'harem "perfetto" (o quasi) perchè in genere tutti gli harem nonostante la sovrabbondanza di ragazze che si innamorano del protagonista propongono una scelta limitata a sole due concorrenti e si sa già dall'inizio chi vincerà; in Ichigo 100% sono in tre e non si capisce chi la spunterà alla fine.
4. A chi ha chiesto quali sono questi colpi di scena rispondo che quantomeno non ha letto il manga fino alla fine. La stessa scelta finale è un colpo di scena.
5. Kimagure orange road non è un harem ma un triangolo e non è la stessa cosa. E' vero che nel manga verso la fine vengono inseriti elementi harem ma sono solo accennati. Evitiamo paragoni che non c'entrano niente.
6. Se a qualcuno piace il genere e crede di aver individuato il prodotto migliore del genere stesso deve mettergli dieci e non vergognarsi solo perchè questo genere si chiama harem
Se ho dimenticato qualcosa o qualcuno rispondo con il classico "de gustibus" e in ogni caso saluto tutti caramente
Finalmente qualcuno che la pensa come me su Ichigo 100%
Avevo fatto anche io la recensione, ma non so per quale motivo gli avevo dato 7, un voto che, a essere onesti, è un po' troppo basso. Dopo averlo riletto una seconda volta, forse un pochino più maturo io stesso, non ho potuto che valutarlo come uno dei migliori harem (manga) in circolazione.
Innanzitutto ha vinto la mia preferita, e questo ha aumentato notevolmente il piacere della lettura. Poi non sono d'accordo per quanto riguarda le forzature. E' vero che il protagonista sembra spaesato in mezzo a tutte quelle fanciulle, ma l'autore nel corso dei capitoli continua a lanciare continui suggerimenti su come sarà il finale. Nonostante sperassi con tutto il cuore in uno sviluppo del genere, quando il momento arriva, è riuscito ad emozionarmi come mai.
Senza contare che i vari personaggi mostrano un carattere complesso, che non si ferma alle mere apparenze. Si evolvono nel corso del manga, sia fisicamente che mentalmente.
Ed è ciò che bisognerebbe fare sempre infatti, non puoi paragonare tra loro cose tanto diverse nate con scopi totalmente diversi e per un pubblico totalmente diverso.
Ogni genere ha, di base, diversi obiettivi da raggiungere, non si può fare un minestrone.
Se (per esempio) hai dato 8 a Cowboy Bebop e 9 a 100% Fragola non significa affatto che preferisci 100% Fragola a Cowboy Bebop, vanno analizzati nel loro rispettivo contesto, altrimenti non ha senso.
@Nyx, Zalgadis ha ragione e torto allo stesso tempo. E' vero che il dieci vale perchè è il migliore (o uno dei migliori) del suo genere; ma dire che se metto dieci ad un manga e otto ad un altro non vuol dire che mi piace necessariamente di più il manga che ha preso dieci è sbagliato. E' come ammettere che esistono generi di serie A e e generi di serie B. E' più corretto dire che sono generi non confrontabili così come non lo sono un mecha e uno yaoi e che tutto dipende dal gusto personale.
Ci sono troppi elementi diversi tra una serie che ha lo scopo di far ridere, una che magari deve far riflettere, una che deve far piangere e via discorrendo, devono andare a toccare corde diverse. Trovo sia assolutamente assurdo paragonare carne e pesce, minestra e pasta asciutta... puoi dire quale ti piace di più ma non puoi metterle in una scala di valori universale, la stessa cosa vale per manga ed anime, puoi dire quale genere ti piace di più ma non puoi mettere nella stessa scala di valori l'ecchi con lo psicologico, l'horror con gli sportivi etc etc etc.... non ha alcun senso logico per quanto mi riguarda.
Il mio 10 a Lady Oscar non vale affatto come il 10 che ho dato a Tokyo Magnitude, l'unica cosa che accomuna la valutazione massima a queste due opere (nel mio caso) è che le reputo tra le migliori dei loro rispettivi generi ma non significa affatto che mi piacciano alloo stesso modo
Come dire che due manga sportivi non possono essere paragonati se cambia lo sport.
Un'obiezione che non capisco per niente, sono due commedie romantiche che si basano sulla continua generazioni di equivoci.
Roba che esiste da sempre ed è un genere abbastanza comune, magari non rappresentatissimo in Italia ma comunque esistente e neanche troppo difficile da catalogare (abbiamo comunque avuti i vari I"S, Love Hina ecc ecc).
@ Nyx se a me piacciono gli harem e dò dieci a 100% Ichigo è naturale che mi sia piaciuto più di cowboy bebop, per usare un titolo che hai citato tu e che non è nelle mie corde. Ma la mia mica è verità assoluta è solo il mio gusto. Sul fatto che non siano confrontabili siamo d'accordo è la stessa cosa che ho detto io.
Quando un titolo non è nelle mie corde ma ne riconosco il valore o evito di recensirlo o cerco di dargli una valutazione meno basata sui miei gusti ma su quello che penso possa essere il suo valore reale. Ma non credo proprio che arriverei a dargli dieci perchè il dieci deve soddisfare due requisiti, quello oggettivo e quello soggettivo. Per cui non critico chi non apprezza soggettivamente 100% Ichigo; critico chi non lo giudica oggettivamente.
Però torno a ripeterti, ci sono tante opere alle quali darei (per esempio) 7 che mi son piaciute di più di altre alle quali darei (per esempio) 10 o 9 e questo succede sia perchè evidentemente un certo genere è a me comunque più affine, sia perchè ho tentato di dare un giudizio un pochino più oggettivo e soprattutto di valutare l'opera nel suo genere quindi chiedendomi se aveva fatto quel che ci si aspettava da lei nel suo genere.
Ovviamente non ci tengo a farti cambiare punto di vista, ci mancherebbe!
Ci tenevo solo a spiegare meglio il mio punto di vista, ciò che io reputo giusto e naturale
Gli altri due titoli non li ho letti, uno perchè gli harem di base non li digerisco e l'altro perchè mi è sempre sembrato abbastanza infantile (e gli shojo in genere mi annoiano velocemente).
Sul discorso delle votazioni sono d'accordo con Pepata, ma sinceramente penso che il modo migliore per valutarle sia andare a sentimento, senza stare troppo a pensare a paragoni con altre opere (stesso genere o diverso che siano).
Alla fine quantificare precisamente quanto ti sia piaciuto qualcosa è, almeno per me, virtualmente impossibile. Sono sicuro che anche prendendo 2 serie dello stesso genere a cui su carta darei lo stesso voto, per quanto mi sforzi, finirei comunque per preferirne una rispetto all'altra...perciò, invece che scervellarsi troppo, penso convenga concentrarsi su quanto si ci sia emozionanti durante la lettura/visione.
4. A chi ha chiesto quali sono questi colpi di scena rispondo che quantomeno non ha letto il manga fino alla fine. La stessa scelta finale è un colpo di scena. -> di nuovo sbagliato, perché la scelta finale era comprensibilissima circa da metà manga XD
Al massimo, si può definire 100% Fragola particolare perché non si fossilizza (al contrario di molti altri harem) su protagonista/protagonista, ma evolve piano piano finché lui non finisce per innamorarsi di un'altra e avere la prima come 'qualcosa che poteva essere e non è stato perché non si sono dichiarati in tempo', questo indubbiamente (anche se nulla mi toglie dalla testa che è stato fatto unicamente perché la tipa in questione era la più popolare). Ma /non/ si tratta di un colpo di scena, perché, come ti ripeto, il fatto che lui fosse passato dall'essere presissimo da una all'essere presissimo dall'altra era papabile circa da metà manga - per fortuna, aggiungerei, perché è così che si costruiscono le storie d'amore credibili, non dei triangoli in cui non si capisce una mazza fino alla fine e risultano così fuori senso.
Anzi, la cosa positiva di 100% Fragola è proprio questa: non si fossilizza sulla prima scelta, ma evolve e ti fa capire questa evoluzione, che uno segue e comprende. E' bello proprio perché non è un colpo di scena! XD
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